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Autore: Marge    12/04/2012    4 recensioni
Accademia di Arti Magiche: un giovane Howl stupisce studenti ed insegnanti con il suo talento, sfidando regole e precetti.
Scritta per la 10disneyfic con il prompt “Ma questo non è un ragazzo! È il figlio del Demonio, o suo nipote!”; fic legata alla saga nata dalla mia storia "Flowers Wall".
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Calcifer, Howl, Madame Suliman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Flowers Wall'
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IL VOLO DEL DEMONIO



Quel ragazzino dallo sguardo beffardo ed intelligente incuteva timore nella maggior parte dei maestri dell’Accademia.
“È arrivato solo l’anno scorso, ed è già così capace” commentava il mago Céline, esperto di pozioni.
“Rabbrividisco, al pensiero di cosa sarà capace di fare un giorno” sussurrava la strega che sovraintendeva alla biblioteca, che così spesso lo vedeva gironzolare tra gli scaffali colmi di volumi; e si stringeva nel suo scialle dorato, quasi il ragazzo fosse veramente capace di gelarle l’animo.
Suliman lo osservava da lontano, ed alla meraviglia iniziale si era sostituita una bramosia di averlo per sé, di crescerlo alla sua ombra, ben protetto ed innaffiato, per farne un leale servitore. Sarebbe stato potente, sicuramente, ed ancora di più nelle sue mani, pensava.
Non era facile spiegarsi perché fosse così dotato: non aveva che nove anni, ed era smilzo come un fuscello. Sicuramente, come dimostravano studi secolari, nella magia c’era una parte d’ereditarietà, e lo zio mago l’aveva cresciuto in odor di incantesimi fin da subito; ma non era solo questo: imparava in fretta, ricordava tutto, e non si distraeva in giochi inutili.
Questo, almeno, finché non crebbe un po’.

“Howl! Dove ti eri cacciato?”
Scoperto, il ragazzino ossuto si voltò e fece una linguaccia: “Madame Suliman! Ero nella mia camera, ovviamente.”
“Non eri lì, monellaccio. Sai perfettamente che non potrei mai credere ad una bugia tanto stolta.”
Senza opporre ulteriore resistenza, Howl uscì dal suo nascondiglio, facendo scivolare in tasca, senza parere, un foglio appallottolato.
“Hai svolto tutti i tuoi esercizi?” chiese l’imponente strega, e si mise a camminare lungo il corridoio candido. Il ragazzino le andò dietro.
“Credo di sì.”
“Quante volte ti ho ripetuto che non diventerai un grande mago, se non seguendo la via che io stessa ti indico?”
Senza esser visto, Howl alzò gli occhi al cielo.
Suliman si fermò improvvisamente, e lui fu quasi sul punto di finirle addosso. “C’è qualcosa che non va?” chiese, e lo scrutò dall’alto.
“Non che io sappia” bofonchiò lui, anche se per un attimo aveva pensato di dirle ciò che gli frullava nella testa: che era solo.
“L’altro giorno ho sorpreso un gruppo di studenti occupati a provare un incantesimo di divinazione: cercavano di sapere chi fra loro una delle ragazze dell’Accademia avrebbe scelto per non so che ballo. Non ammetto simili sciocchezze, non nella mia scuola.”
“Lo so bene” recitò lui, sorridendo sornione.
“Ero convinta che tu avresti fatto parte di quel gruppetto di pesti, ma non eri con loro. Stai tramando alle mie spalle un piano ancor più oscuro, o cos’altro?”
Spalancò gli occhi azzurri e trasparenti come acqua cristallina, con fare così accattivante ed ingenuo, che la stessa grande maga Suliman vacillò nelle sue certezze.
“Oltretutto, vi sono incantesimi che ragazzini della vostra età, e con la vostra preparazione, non potrebbero mai far funzionare. Comunica ai tuoi compagni di non tentare più scherzi del genere. L’Accademia Reale di Arti Magiche è un luogo che Ingary ha istituito secoli orsono per formare valenti e coraggiosi maghi da porre al servizio del regno, non certo una giostra per esaltati come voi. Negli intenti del suo fondatore…”
La voce continuò, monotona, a recitare pomposamente la storia dell’Accademia, ed elencarne i suoi nobili intenti. Howl seguì Suliman per i corridoi, che parevano infiniti e tutti uguali, strascinando i piedi e chiedendosi quali eccezionali avventure gli si sarebbero presentate, una volta uscito di lì.

L’avventura arrivò quell’estate stessa: a soli tredici anni, Howl imparò come si può rinunciare ad ogni cosa, perfino al proprio cuore, e sopravvivere comunque.
Sopravvivere.

“Madame Suliman! Madame Suliman, presto, correte!”
“Ma cosa vuol fare? Cosa fa, in cima a quel cornicione?”
“Howl è impazzito, è impazzito definitivamente!”
“Lo dicevo, io, che non è normale, quel ragazzo!”
Dal suo punto di vista privilegiato, gli studenti ed i maghi raccolti sotto di lui sembravano tante formichine impegnate: agitavano le braccia, gli urlavano di scendere, o di star fermo.
Alle sue spalle, Calcifer taceva, ed Howl sapeva benissimo che disapprovava tutto quel clamore.
“Non potresti farlo di notte, od in un luogo sconosciuto?” aveva commentato, quando quel folle piano era nato nella mente di Howl.
“E come farlo sapere a tutti, altrimenti?” aveva ribattuto lui, schernendolo.
“Madame Suliman, il vostro studente, quell’Howl così strano, si vuol buttare giù da una delle torri dell’Accademia!”
Per la prima volta, Suliman credette che il fiato non le avrebbe retto, in quella folle corsa tra i corridoi immacolati.
“Howl, scendi di lì!” esclamò perentoria, quando giunse nel piazzale. “So che mi senti, quindi rientra immediatamente nella finestra, o mi costringerai a farti venir giù a modo mio, e giuro che ne proverai vergogna per cent’anni!”
Era livida di rabbia, perché in lui aveva investito tante energie, e non credeva che avrebbe mai potuto mancarle di rispetto a quel modo.
“Ma questo non è un ragazzo! È il figlio del Demonio, o suo nipote!”
“Ma cosa vuol fare?”
Howl si tirò in piedi, e spalancò le braccia. Oh, sarebbe stato uno spettacolo bellissimo, da laggiù, e quasi si dispiacque di non potervi assistere.
“Avremmo dovuto organizzare una serie di specchi sospesi nell’aria, per potermi vedere” commentò, ed alle sue spalle, nel braciere, Calcifer rispose con un lungo fischio.
“Non pensare a questo, ora” disse poi il demone del fuoco, e si concentrò.
Howl chiuse gli occhi; una lieve brezza spirò sul suo volto, e le punte nere dei capelli gli solleticarono il volto. Alle sue spalle, un vento di magia soffiò impetuoso, gonfiandogli la camicia, e lontano da lui il suo cuore batté forte, per la curiosità, l’eccitazione, la paura. Sottovoce, pronunciò poche parole in un’altra lingua.
Quando vide il primo dei piedi sporgersi oltre il cornicione, Suliman alzò il suo bastone, pronta a calarlo in terra con forza e metter fine a quella orribile messinscena.
Ma non fece in tempo: Howl camminò, ed obbediente al suo incantesimo l’aria si prestò a far da scalino; un passo dopo l’altro planò dolcemente verso terra, e quando atterrò fece una piroetta, inchinandosi.
Un applauso entusiasta e le voci urlanti dei suoi compagni ammirati segnarono definitivamente la sua storia.




***
Scritta con il prompt “Ma questo non è un ragazzo! È il figlio del Demonio, o suo nipote!” di 10disneyfic (qui la mia tabellina). Come promesso, continua la serie con uno scorcio sul giovane Howl.
  
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