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Autore: Julia Veiss    12/04/2012    2 recensioni
This is a story about friendship. That's all.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia, se così posso chiamarla, è per te, per te che hai ascoltato tutte le mie paranoie quando avresti potuto voltarmi le spalle in qualunque momento e andartene ma, nonostante tutto, sei rimasto.
Ecco, questa storia è per te.



La luce mi ferisce gli occhi quando li apro. Sbatto le palpebre, velocemente, tentando di mettere a fuoco ciò che mi circonda. Ma non c'è niente attorno a me.
Una corridoio lunghissimo, non riesco nemmeno a vederne la fine. Un corridoio bianco. Vuoto.
Mi guardo attorno. Vorrei gridare per farmi sentire, ma non sono davvero sicura che ci sia qualcuno ad ascoltarmi, qui.
L'unica cosa che posso fare è andare avanti, camminare. Un piede dopo l'altro avanzo sempre di più dentro al corridoio. La mia mente si mette in moto, come una piccola formichina impazzita. Va a ripescare ricordi, frasi, sensazioni che credevo di aver sepolto per sempre sotto a un mare di... menefreghismo? Forse. Fatto sta che mi tornano in mente tanti, troppi ricordi che avrei voluto aver dimenticato.

C'è un gran chiasso nel cortile della scuola elementare. Bimbi che si rincorrono, giocano, gridano.
Una mia compagna di classe si avvicina, saltellando, con un pelouche in braccio.
"Mi hanno detto che non puoi andare a giocare a pallone con loro. Hanno detto di no perchè sei una femmina." dice.
"Allora posso venire a giocare con voi?", chiedo speranzosa.
"Ma tu sembri un maschio, non puoi venire con noi a giocare con le bambole. Le spaventi". ribatte, e se ne va come era venuta.
Metto la faccia tra le mani, e piango. Lacrime calde, salate. Lacrime di rabbia.


Mi asciugo gli occhi in fretta. Anche se nessuno può vedermi qui, detesto piangere.
Da quanto sto camminando? Giorni, ore o forse solo da qualche minuto? Il corridoio non è cambiato di una virgola, anzi, sembra quasi più bianco e spoglio di prima.
La mia mente ricomincia a scavare, sempre più a fondo nella memoria.
"Tu sei solo un fottuto errore!" è ancora mia madre che urla. Una delle tante discussioni che abbiamo, solo che stavolta è arrabbiata davvero.
"Io e tuo padre non ti volevamo! Sei solo il frutto di un preservativo difettoso, ecco cosa sei" mi urla contro. Mi sento inutile, superflua, stupida, piccola, indifesa. Ho paura.


Basta, basta, basta, non ce la faccio più! Non voglio rivivere tutti i brutti momenti che ho passato.
Perchè mi stanno tornando in mente? Non potevano restarsene seppelliti, che ne so, per sempre?
Chiudo gli occhi. Perchè non compare una porta, così, da un momento all'altro? Nei libri e nei fumetti succede sempre. Un passo dopo l'altro, sempre avanti. E la mia testa ricomincia a girare, sempre più forte, e fa sempre più male.

Sono arrivata. Posso sentire lo scroscio dell'acqua sotto i miei piedi. Il ponte è deserto, come sempre a quest'ora.
Appoggio la bicicletta ad un albero e comincio a camminare in direzione del ponte. Arrivo più o meno a metà, mi fermo e mi appoggio al parapetto. Guardo l'acqua scura, fredda che scorre impetuosa sotto ai miei piedi. Chissà quanto è profonda.
Sono arrivata fin qui per questo, no? Non ha senso tornare indietro.
Il parapetto non è molto alto, lo scavalco con facilità. Sono seduta, con le gambe a penzoloni sopra al fiume.
Devo solo saltare. Tanto non se ne accorgerebbe nessuno. Non metterebbero neanche l'articolo sul giornale. "Quattordicenne trovata morta in un fiume", scriverebbero.
Faccio un respiro profondo. Ha anche cominciato a piovere. Che scenario deprimente.
Sto per darmi la spinta per saltare giù dal ponte e farla finita con tutto e con tutti.
Uno, due...

Apro gli occhi, colmi di lacrime. Davanti a me lo scenario è cambiato. Niente più corridoio bianco, infinito.
No, questo posto lo conosco. E' la mia scuola.
Mi avvicino alla cattedra. Nella stanza c'è qualcuno.
Quel qualcuno che mi ha salvata, quella sera sul ponte. Quel qualcuno che è stato a sentire tutte le mie paranoie e avrebbe potuto voltarmi le spalle in qualunque momento ma, nonostante tutto, è rimasto al mio fianco.
Mi ha fatta ridere, mi ha fatto capire che anche se sono un po' diversa questo non è un problema, anzi.
E' come se fosse il mio angelo, lui. Un po' pallido, i capelli lunghi.
Il mio angelo dagli occhi scuri e dal viso triste.
Grazie, grazie di tutto.
Davvero.

Ecco, questa storia era per te. Anche se non la leggerai mai, l'ho voluta scrivere comunque. Tu c'eri quando nessun altro c'era. Con questa storia, forse un po' stupida, volevo dirti solo grazie.

Everything that keeps me together is falling apart.

  
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