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Autore: Beckett66    13/04/2012    6 recensioni
Episodio 4x20 - attenzione spoiler. Si parte dall'episodio e si vola verso altri lidi.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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“Chiamate il 911: subito!”

Beckett uscì dalla sala interrogatori e si diresse alla sua scrivania. Il caffè era sul tavolo ma di Castle non c’era traccia. Kate si guardò attorno ma senza successo poi si rivolse ad Esposito: “Hai visto Castle?” chiese mentre prendeva il caffè e glielo mostrava.
“È passato prima, ha seguito parte dell’interrogatorio poi è uscito”.
“Non ha detto dove andava?” Chiese Kate sperando che la sua voce non tremasse troppo.
“No”.
“Ok, grazie”. Kate bevve lentamente il suo caffè cercando di mantenere regolare il suo respiro. Castle aveva sentito tutto ed ora sapeva che lei gli mentiva da mesi. “Mi hanno sparato al petto ed io ricordo ogni secondo”. La frase che aveva pronunciato mentre interrogava Bobbie continuava a risuonarle nella mente.
Terminò il caffè e si mise a guardare alcuni documenti. “Kate stai calma, vedrai che aggiusterai anche questo casino”. Si disse mentalmente.
Istintivamente estrasse il cellulare e  premette il tasto verde per chiamare l’ultimo numero: l’ultimo che aveva sentito era Castle. La chiamata venne rifiutata. Lo stomaco cominciò ad attorcigliarsi ma soprattutto una strana sensazione, come un dolore lontano, un bruciore al petto, si fece strada in lei: era come se la ferita avesse deciso inspiegabilmente di riaprirsi. Sentiva la testa girarle e la vista cominciava ad offuscarsi. Respirò a fondo cercando di non dare nell’occhio ma la situazione non migliorava, anzi cominciava a fare fatica a respirare. Si premette con la mano lo sterno ma senza risultato. Cercò di alzarsi appoggiando le mani al tavolo ma le gambe non la ressero e perse i sensi.
Fortunatamente Ryan aveva capito subito cosa stava succedendo ed era corso appena in tempo per permetterle di cadere tra le sue braccia. Il viso di Kate divenne cadaverico. Era completamente inerme ed il respiro usciva a fatica.
“Beckett!” urlò Kevin “Beckett che succede?”
Esposito si precipitò e la portarono nella saletta relax. “Beckett accidenti rispondi!” La voce dell’ispanico era decisamente allarmata. Uscì a razzo dalla saletta e corse a chiamare Lanie.

Entrò nella sala dove l’anatomopatologa stava lavorando senza bussare. Lei sollevò lo sguardo accigliata ma lui non le dette il tempo di parlare “Corri, Beckett si è sentita male, non respira”. Lanie si sfilò i guanti e corsero insieme verso la saletta.
Lanie le sentì il polso: era molto debole: “Chiamate il 911: SUBITO!”.
“Stanno arrivando” rispose Ryan. Lanie cercò di scuotere Kate ma senza successo. Pochi minuti dopo arrivarono i paramedici. Le attaccarono l’ossigeno e la portarono via di corsa. “Memorial”. Fu l’unica parola che uscì dalle loro bocche. Mentre entravano in ascensore si sentì uno di loro dire “Avvertite Davidson di preparare la cartella; è Katherine Beckett”.
Proprio in quel momento Victoria Gates, che era al telefono, era finalmente riuscita a liberarsi del suo interlocutore ed apparve nel corridoio affollato di persone. “Cosa è successo a Beckett?” Aveva lo sguardo severo come sempre ma si vedeva benissimo che era preoccupata e non poco.
“Non lo sappiamo. Era seduta al suo tavolo, aveva appena bevuto il caffè. Poi ha cominciato a respirare male. Credo abbia cercato di alzarsi ma ha perso conoscenza” Rispose Ryan.
“Ha il polso molto debole” aggiunse Lanie. Il suo viso era davvero spaventato e stava per piangere.
“Dove l’hanno portata?” chiese il capitano Gates.
“Al Memorial Hospital” rispose Esposito
“Bene, almeno lì sanno chi è e cosa le è successo. E voi cosa fate ancora qui, andate con lei; qui ci penso io ma tenetemi aggiornata”.
“Grazie!” risposero all’unisono e si precipitarono all’ascensore
“Qualcuno di voi avverta Castle” Aggiunse con un sorriso.
Entrarono in ascensore ed Esposito si attaccò al telefono per chiamare lo scrittore.
“Scusami amico ma...”
Non fece in tempo a finire la frase che l’amico gli rovesciò addosso la terribile notizia.
“Ehi Castle dovunque tu sia e qualsiasi cosa tu stia facendo corri al Memorial: Beckett si è sentita male, ha perso conoscenza. L’hanno portata via di volata”. Il mondo si fermò all’improvviso attorno a lui. Il respiro gli mancò ed il cuore gli si fermò.
“Arrivo immediatamente” e chiuse la chiamata.
Il suo piede parve improvvisamente attratto dal pedale dell’acceleratore. Sperò che per una volta il traffico fosse clemente e prese la via del Memorial.

L’ambulanza arrivò all’ospedale e Josh era ad attenderla accanto ad un collega più anziano. I paramedici si avvicinarono con la barella “Frequenza cardiaca 55”.
Kate fu portata in sala rianimazione.
Pochi istanti dopo arrivarono Lanie, Ryan ed Esposito. Josh sapeva che sarebbero arrivati e li stava aspettando. “Venite con me” disse mentre un affannato Castle faceva il suo ingresso. Sapeva che ci sarebbe stato ma ancora non gli aveva perdonato di averle tolto Kate e forse non glielo avrebbe perdonato mai. Il gruppo si recò nel corridoio di attesa che purtroppo ben conosceva. Rimasero tutti vicini come a volersi far forza a vicenda.
Le lacrime cominciarono a segnare il volto di Lanie, che rimaneva silenziosa. Esposito le si avvicinò e la strinse a se “Ehi, non fare così; vedrai che non è niente di grave. In questi giorni si è molto affaticata”. Lei gli si appoggiò. Aveva bisogno di sentirlo vicino a sé.

Castle si avvicinò a Kevin e gli chiese “Raccontami cosa è successo, dall’inizio” precisò. Un terribile sospetto si stava facendo strada nella sua mente. Era solo colpa sua, questa volta non c’erano dubbi. “Niente di particolare. Aveva appena bevuto il caffè. Si è alzata, credo che avesse bisogno d’aria ed è svenuta”. Rispose il biondo.
“No, prima. Voglio dire quando ha finito l’interrogatorio”.
Esposito intervenne “Ha visto il caffè e mi ha chiesto di te. Io gli ho detto che eri passato, e poi eri andato via”.
“Le hai detto che ho assistito a parte dell’interrogatorio?”
“Ah si, si gliel’ho detto. In effetti pensavo che ti fosse venuta qualche idea”.
Castle sbiancò. “Ora torna tutto” disse criptico.
“Cosa torna?” chiesero i tre.
“Ora sa che io so che mi ha mentito”.
“Castle, di grazia, fai capire qualcosa anche a noi” chiese Lanie.
“Ok ragazzi ma sediamoci. Ora mi odierete. Quando le hanno sparato io ero vicino a lei e tutti avete visto che l’ho placcata ma non sapete cosa le ho detto”. Gli sguardi attorno a lui erano interrogativi ed ansiosi “Avevo paura di perderla e volevo che lottasse per sopravvivere. Volevo che tornasse da me e le ho detto quello che provo per lei. So che voi lo sapete da tempo. Lei ha sempre detto di non ricordare nulla ed invece prima mentre interrogava quel ragazzo, quel Bobbie, lui le ha fatto perdere la pazienza dicendo che non sapeva, non ricordava e che forse era ancora sotto shock. Lei gli ha risposto...” Mise il volto tra le mani e trasse un respiro profondo.
“Dai fratello, tanto non potremo mai farti stare più male di quanto stai già” lo incoraggiò Esposito.
“gli ha risposto..” le parole gli morivano in gola “gli ha risposto: mi hanno sparato al petto ed io ricordo ogni secondo. È stato lì che sono andato via. Mi ha mentito; mi sta mentendo da mesi”.
“Accidenti a te Castle! Scusa stai già abbastanza male ma non potevi ...” Castle lo interruppe con la mano.
“Il peggio è che dopo mi ha chiamato ed io ho rifiutato la chiamata”. Era davvero disperato.
“In effetti non è stata una gran mossa” disse Ryan.
“Il problema vero è che ora potrebbe non avere un motivo per lottare”. Aggiunse Esposito.
“Devi andare da lei, devi dirglielo che vuoi che torni da te”.
“E come faccio?”
“Non lo so ma bisogna trovare il modo. Vado a cercare Josh” Disse Lanie staccandosi da Esposito.
Castle si ricordò in quel momento che aveva dato un appuntamento ad Alexis.
“Alexis!” disse e prese il telefono per comunicare alla figlia tutto quello che era successo quella mattina. Le disse di avvertire sua madre.
“Dai papà, vedrai che andrà tutto bene. Certo che tra tutti e due siete proprio irrecuperabili”. Concluse Alexis.
Lanie si avvicinò al banco delle infermiere. Una giovane bionda dal viso dolce e dall’aria stanca la guardò “Desidera?”
“Avrei bisogno di parlare col dottor Davidson”.
“Si tratta del detective Beckett?”
“Si”
“Non è lui che se ne occupa”.
“Lo immaginavo ma devo parlare con lui, la prego” La ragazza capì che c’era qualcosa che non sapeva e attivò il sistema di comunicazione interna “Il dottor Davidson al banco informazioni, il dottor Davidson al banco informazioni”.
Pochi istanti dopo Josh comparve. Vedendo Lanie si irrigidì un poco. “Non qui” le disse con voce gentile ma distaccata e la condusse nel suo studio.
“Dimmi”
“C’è qualcosa che devi sapere e che non ti farà piacere”.
“Kate si è finalmente messa con Castle” disse rassegnato
“Magari! se lo avesse fatto ora non saremmo qui”. Lui la guardò con aria interrogativa.
“Quando le hanno sparato Castle le ha detto quello che prova; immagino le abbia detto ti amo o qualcosa di simile, prima che lei perdesse conoscenza. Lei ha sempre detto che non si ricorda nulla del dopo sparatoria ma oggi abbiamo scoperto, o meglio Castle ha scoperto, che non è vero. Lui si è arrabbiato e se ne è andato senza dirle nulla. Quando lei ha saputo che lui aveva sentito tutto si è sentita male”. Josh abbassò gli occhi: aveva capito tutto, molto più di quanto Lanie non credesse. Ora capiva la rabbia di Kate, la delusione che doveva aver provato quando al suo risveglio aveva trovato lui e non Castle. Ora era tutto chiaro.
“Senti Josh, lo so che non ti fa piacere, sono cose che fanno male ma siamo entrambi medici ed ora sappiamo che Kate non è stata salvata solo dall’intervento tempestivo dei medici o dalla sua forte fibra. Bisogna che lei sappia che non è come pensa, che Castle non se n’è andato. Oltretutto il poveretto è fisicamente divorato dai sensi di colpa”.
“Ok, va bene Lanie. Ci penso io”. Uscirono dallo studio di Josh e lui oltrepassò le porte che gli altri stavano fissando con ansia.
Poco dopo giunsero Martha ed Alexis. Vedendo Rick in quello stato gli si avvicinarono per cercare di sostenerlo. “Richard” cominciò la madre.
“Lo so madre, sono un idiota. L’ho uccisa con le mie mani”. La sua voce era atona.
“Beh adesso non esageriamo. Non è ancora morta e non lo farà”.
“È come se lo avessi fatto”.
“Senti Richard mi pare che per oggi di pasticci tu ne abbia combinati abbastanza e su questo per una volta sono pienamente d’accordo con te ma ora bisogna risolvere questa situazione”.
“La nonna ha ragione” aggiunse Alexis.
“Ho già parlato con Josh” si intromise Lanie.
Le due donne la guardarono con stima “Grazie” dissero all’unisono. “Richard Castle, spero che tu ti renda conto di che montagna di bene queste persone ti vogliono!” lo rimproverò Martha. “Si mamma, lo so”.
In quel momento Josh uscì ed avvertì che Kate si era stabilizzata e si stava risvegliando.
“Castle vieni con me” ordinò il medico con voce tagliente. Lo detestava, avrebbe volentieri evitato di farlo ma doveva consegnargli ufficialmente il cuore di Kate.
I due uomini si avviarono lungo il corridoio che ormai conoscevano entrambi e memoria. Giunti davanti alla porta della stanza di Kate Josh si fermò e lo guardò dritto negli occhi “Cerca di non combinare altri casini!” sibilò indicandogli la porta.
Castle entrò nella stanza di Kate. Lei giaceva con le braccia lungo il corpo. Era ancora molto pallida. Aveva una flebo al braccio ma si stava lentamente risvegliando. Rick si sedette e le prese la mano. La strinse così forte che entrambe divennero rosse.
“Se hai paura che ti spari ... stai tranquillo Castle ... puoi allentare la stretta... Al momento non ne ho la forza”. Kate senti qualcosa bagnarle la punta delle dita. Castle stava piangendo.
“Scusami Kate, scusami ti prego. Mi sono comportato come un bambino. Potevo almeno chiederti il perché. Perché mi hai mentito?”
Lei cercò di prendere fiato “No, scusami, non sforzarti. Abbiamo tempo Kate. Ora stai tranquilla. Sono qui con te. Stai tranquilla non mi muoverò di qui fino a quando non mi caccerai a pedate”. Lei sorrise e iniziò a parlare piano.
“No Castle... voglio dirtelo. Ci metterò un po’... ma ce la faccio – pausa -  a parlare”.
“Sicura?” il suo tono era preoccupato
“Sicura...  Avevo paura ... di esporti al pericolo”.
“Ma noi rischiamo insieme da quattro anni” disse Castle.
“No... non il lavoro...: io sono un pericolo... per chiunque mi stia vicino”.
“Ti sbagli Kate. Tu mi fai sentire vivo ogni giorno”.
“Tu sai che non smetterò... fino a che non troverò il mandante”.
“Nemmeno io”.
Kate si fermò e lo guardò fissa. Non stava capendo. “C-cosa vuoi dire?”
“Te lo spiegherò la prima volta che verrai a casa mia. Ora cerca di riposare”.
“Voglio andare a casa”.
“Non credo che sarà possibile”.
“Ti prego Rick... non voglio stare ancora qui sola – respiro – non in questo posto”.
“Ok ora  vedo cosa si può fare”.
“Non ti azzardare... a muoverti”
“Non ci pensavo nemmeno”. Castle chiamò l’infermiera premendo un interruttore posto sul letto. Josh entrò e chiese “tutto bene?”
“Si, almeno credo. Il problema è che Kate ha avuto la geniale idea di andarsene a casa”.
“Per noi non ci sono problemi. Una volta terminata la flebo può anche uscire. Naturalmente ad alcune condizioni”.
“Cioè?” chiese Kate.
“A condizione che non sia sola, che stia assolutamente a riposo almeno per i prossimi tre giorni e quando dico a riposo significa che al massimo può fare due passi nel parco se farà caldo ed accompagnata. Senza scuse”.
“Ok” disse lei rassegnata.
“Vado a far preparare i documenti” disse Josh ed uscì.
Rimasti soli Rick e Kate si guardarono ed i loro occhi si incatenarono. Lei alzò la mano dal letto e la portò al suo viso. Lui la strinse le baciò le punte. “Ti amo Katherine Beckett”.
“Anch’io ti amo Richard Castle”.
 
  
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