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Autore: Sherly Liddell    13/04/2012    1 recensioni
Un episiodio tranquillo [sicura?] vissuto a Baker Street.
Indecisa ancora se ci sarà un seguito... ma abbastanza soddisfatta per poterlo far leggere a tutti coloro a cui manca Sherlock Holmes.
Forse è più uno studio sul cercare di inquadrare i personaggi e renderli più simili possibili all'idea che ci siamo fatti... buona lettura!
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes , Sig.ra Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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La vibrazione del cellulare sembrò peggio di un terremoto.

Alle quattro in punto di un fresco mattino di primavera essere svegliati da scosse violente a solo pochi centimetri dal naso non poteva essere un buon segno. Ancora ad occhi serrati, un uomo biondo e stravolto allungò il braccio, e cercò a tastoni quell'orribile aggeggio che non la smetteva di ricordargli che non stava più sognando.

Rimase per qualche secondo col cellulare in mano e la faccia sprofondata sul cuscino. Era sveglio, ma non voleva affatto esserlo.

La sera prima, come quella ancora prima, si era conclusa a notte fonda, piena di lavoro in fine archiviato come 'inutile', lavoro che inoltre aveva dovuto sbrigare completamente da solo. era già da giorni, anche se non sapeva bene il motivo; le uniche certezze erano arrivate a disturbarlo proprio in quel momento, e forse, almeno ci sperava, non solo quelle.

Scostò maldestramente le lenzuola e uscì dal letto; era ancora con gli occhi chiusi, con la mano libera aprì la porta della camera e afferrò la vestaglia a quadrettoni rossi e marroni.

Scese le scale un passo alla volta, sbucò in cucina ed aprì il frigo: non c'era bisogno di controllare, sapeva che era di nuovo vuoto. Afferrò la bottiglia di latte e la appoggiò sul tavolo, poi passò alla tazza e fece la stessa cosa. Il cellulare era ancora nell'altra mano, pronto ad essere sbloccato. John aprì un occhio, cominciò lentamente ad inclinare la bottiglia e sbloccò la tastiera, mostrando sullo schermo rettangolare 6 nuovi messaggi invitati nello stesso minuto e dallo stesso numero.

“Sono le 4 e stai ancora dormendo?!”

“Sì, sono tornato, tu sarai contento ma io assolutamente no.”

“Certo che poi ti spiego, non fare quella faccia.”

“Manca il latte.”

“Lo prendi tu quando aprono?”

“Interessante quello che hai scritto sull'ultimo caso, ho già risolto, comunque.”

SH.

 

John si accorse solo dopo averli letti tutti, che sul fondo della tazza si depositò qualche misera goccia biancastra.

Il suo risveglio poteva essere riassunto in un unico testo digitale, invece, a quanto pare, il collega alto, moro, e dannatamente stressante, voleva che John fosse pronto e mentalmente vigile.

Non era certo al suo pari, ma poteva dedurre che Sherlock sarebbe ricomparso a casa dopo pochi istanti e che tutto ciò che aveva concluso, nemmeno dieci ore prima, fosse ovviamente sbagliato. Elementare.

Per quanto si sforzasse e per quanti caffè potesse bere, John non riusciva a capire perché fosse stata scelta proprio quell'ora indecente e perché ogni volta che deducesse un paio di cose, una delle due era sempre vera, ovvero che l'altro avesse sempre ragione.

Si avvicinò alla scrivania e lo stesso fascicolo che aveva faticosamente riposto nel penultimo cassetto, ora era aperto sul tavolo di legno, e ricoperto di appunti e scarabocchi neri simili a correzioni. Sherlock era già ritornato, probabilmente non appena John si era addormentato come un sasso con l'aiuto di una bella tazza di melassa – riportata nel lavabo – e aveva già accuratamente revisionato il lavoro fatto, elaborato, cancellato, messo a punto e infine, lasciato in disordine.

 

<< Potevi almeno sistemare... >> sospirò tra sé e sé. << Che accidenti ancora avrà da- >> ma non finì di parlare che subito una voce profonda, dietro di lui, lo interruppe.

<< E' esattamente quello che ho fatto, dottore, ho sistemato. Precisamente ho sistemato te e tutte quelle che tu chiami ipotesi. >>

 

Holmes era apparso, la sua sagoma statuaria, e stranamente rigida, era diversa dal solito: portava una tunica turchese, di lino forse, e la sua chioma riccia era nascosta da una specie di sciarpa arrotolata sulla testa.

 

<< … E l'hai fatto in perfetta forma. >>

<< Certamente! >>

 

Sherlock lanciò a caso la sciarpa e si lasciò cadere lungo il divano, come fa un bambino dopo aver giocato tutto il pomeriggio e con l'aria di quello che ha bisogno di riprendersi dopo ore di giro tondo e acchiappa il ladro. John rimase a fissarlo imbambolato per un attimo, poi alzò le braccia e le fece ricadere, scuotendo la testa.

 

<< E riguardo al fatto che tocca proprio a me rimettere insieme i fogli sparsi per il salotto? >>

<< Oh, ma dai! >> sbottò il moro, dietro le sue mani giunte sotto il naso. << Quello mi rallenta... >>

<< Non è una cattiva idea, se pensi che ancora non c'è il sole e già avrei voglia di tornare a letto. >>

 

Sherlock aprì un occhio, come fanno i gatti quando vogliono spiare senza che nessun altro lo sappia, e sbirciò la faccia di John dal riflesso della finestra.

Era visibilmente stanco, ma non riuscì a sentirti in colpa per questo.

Dopo di che emise un lamento continuo, in modo da attrarre l'attenzione: voleva che il collega lo riempisse di domande, e lui lo accontentò.

 

<< Cosa c'è... hai bisogno di essere confortato? Cosa non ti torna? >>

<< Assolutamente il contrario, mio caro. >> Sherlock restò immobile nella stessa posizione. << Non sei, invece, ansioso di chiedermi dove sono stato? Perché ci ho messo più del solito? Avanti, stai evidentemente per essere premiato come l'uomo più curioso dell'anno! >>


John sorrise dentro di sé pensando che Holmes, una volta ogni tanto, non azzeccasse proprio tutto: questo fortunatamente lo rendeva umano, e quindi il rapporto era più vivibile sotto lo stesso tetto, ma di sicuro sapeva che la sua espressione in quel momento non mostrava altro che curiosità verso la camera da letto e di come si sarebbe alzato dopo almeno quaranta ore di sonno.

John distolse lo sguardo dalle scale, sospirò e si piazzò davanti al divano, sperando di non pentirsene.

 

<< Va bene, sono pronto, credo. >>

<< Un po' di animo, stiamo lavorando del resto. >>

<< Sherlock, non sono ancora le cinque di notte e->>

<< Del mattino! >> corresse lui, sorridendo di scatto.

<< Del mattino, e vuoi che sia così lucido da seguire ogni tuo passaggio, fino a che la signora Hudson non salga e si accorga che abbiamo già digerito la colazione! >>

<< Meglio, vorrà dire che ne faremo due! >>

<< Quando hai intenzione di cambiarti comunque? >>

  
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