Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: _Trixie_    13/04/2012    11 recensioni
Si diceva che lei odiasse il genere maschile indiscriminatamente e che il suo orgoglio non le permettesse di riconoscere all’uomo alcun merito.
Ma queste cose si sussurravano, si bisbigliavano, e si taceva se lei era presente, perché una frase sbagliata poteva farla infuriare e allora lei avrebbe snocciolato una serie di nozioni, imparate in anni e in anni di letteratura femminista, così articolate che nessuno avrebbe trovato con che ribattere.
E se la superficialità, propria del genere umano, non li avesse accecati, avrebbero trovato nel passato di quella stessa donna un’argomentazione di ferro, in grado di annientare anche l’animo più forte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CHE SUONO STRANO FANNO, I BACI
 

 
Si diceva che lei odiasse il genere maschile indiscriminatamente, che fosse una donna con le palle e che il suo orgoglio non le permettesse di riconoscere all’uomo alcun merito.
Si diceva che non si sarebbe mai sposata, che fosse lesbica, che il suo femminismo l’avrebbe portata alla lapidazione, prima o poi.
Ma queste cose si sussurravano, si bisbigliavano, e si taceva se lei era presente, perché una frase sbagliata poteva farla infuriare e allora lei avrebbe snocciolato una serie di nozioni, imparate in anni e in anni di letteratura femminista, così articolate che nessuno avrebbe trovato con che ribattere.
E se la superficialità, propria del genere umano, non li avesse accecati, avrebbero trovato nel passato di quella stessa donna un’argomentazione di ferro, in grado di annientare anche l’animo più forte.
 
Aveva invitato un amico, di quelli con cui si condivide tutto, quello che le ragazze definiscono innocuo: gentile, premuroso, il fratello maggiore.
Avevano entrambi sedici anni, qualche esperienza sporadica riguardo la crudeltà del mondo e nell’animo un caos di bisogni, paure e speranza.
Lei lo aveva accolto con un sorriso, un abbraccio caldo, tanto da scaldarle quelle braccia sempre fredde. Un bacio sulla guancia, una stretta intorno alla vita.
Sono qui, cosa ti turba?
Lei lo prese per mano, gli fece strada, anche se lui quei gradini che portano all’ingresso li conosceva bene.
«Permesso» disse lui.
«Chiedi ancora permesso?» ridacchiò lei. «Fosse la prima volta che vieni a trovarmi!»
Lui si tolse le scarpe, lei recuperò il libro che stava leggendo sul divano mentre lo aspettava.
«Possibile che tu legga sempre?» le chiese scuotendo il capo divertito.
La conosceva già la risposta: sì, è possibile. A lei si illuminavano gli occhi, se si parlava di libri.
«Possibile che tu sia sempre in ritardo?» lo punzecchiò lei, mettendo il segnalibro tra le pagine di Delitto e Castigo.
«C’era traffico!»
«C’è sempre traffico!»
«E allora se lo sai già perché mi rimproveri?»
«Partire prima ti costa troppo?»
«No, è che- »
«Saliamo che è meglio!» esclamò lei, indicando la scala a chiocciola che portava alla sua camera.
«Odio questa scala!» si lamentò lui, come al solito, salendo per primo.
Lei sapeva già cosa avrebbe detto appena entrato in camera: hai preso dei libri nuovi, vero? Prima o poi il pavimento cederà sotto il peso di tutta questa cultura.
«Hai preso dei libri nuovi, vero? Prima o poi il pavimento cederà sotto il peso di tutta questa cultura» sospirò lui, guardandosi intorno. Null’altro era cambiato, se non la libreria ancora più piena.
«Dovresti leggere qualcosa anche tu, sai? Così forse ti entrerebbe qualcosa in quella zucca vuota.»
«Blasfemie, mia cara, le tue sono solo blasfemie!» 
«Conosci il significato del termine blasfemia?! Mi stupisci!»
Si sedettero sul letto, a gambe incrociate, in compagnia delle loro mille, piccole storie del quotidiano, che premevano per essere raccontate, ma loro scherzavano, preferendo un paio di battute alla serietà della vita.
«Quando avrai finito di darmi dell’ignorante, ti andrebbe una partita a bowling?» domandò lui, accennando alla Tv di fronte al letto e alla console bianca. Ovviamente, lui si stava riferendo a una partita virtuale di bowling.
«D’accordo, però arrangiati tu perché io non ho voglia di mettere il gioco» accettò lei, indicando il telecomando abbandonato sul tappeto e i dischi dei giochi impolverati.
«O forse non ti ricordi come si accende?» insinua lui.
«Non essere blasfemo
«Touchè» sorrise lui, mentre lo schermo da nero passava a bianco, accecandolo momentaneamente.
«Tanto perdi, perché vuoi giocare?» chiese lei con l’intento di stuzzicarlo.  
«Impossibile» decretò lui con tono incredulo. «Prima le donne» le dice, lanciandole il controller.
Lei gli rivolse una smorfia in risposta: siamo nel ventunesimo secolo, caro, e Superman può solo lucidare gli stivali a Wonder Woman, ormai!
Lei guarda lo schermo, i birilli, la pista. Sa che movimento fare, quale tasto premere.
Strike.
«Sei solo stata fortunata!»
«Non è vero, non mi sminuire, Babbano!»
«Quando la smetterai con Harry Potter? Non sei troppo cresciuta per queste cose?» chiese lui, preparandosi a tirare e sua volta.
Non si accorge dello sguardo sconsolato di lei, ma solo del suo sibilo.
«Babbano!»
Lui tira, cadono quasi tutti i birilli, uno solo tentenna e ondeggia pericolosamente. Non cade.
«Ma questa è sfiga!» esclamò lui inveendo contro il baricentro del birillo.
«Non hai il mio tocco magico, non te la prendere!» gongolò lei.
La partita si concluse velocemente, tra frecciatine e strike di entrambi, e poi accadde.
Accadde che lui la abbracciò, come faceva spesso, e che lei gli gettasse le braccia al collo, scaldandosi, rilassando i muscoli.
Accadde che lui le diede un bacio sulla guancia, poi sul collo, e che indietreggiò e la portò con sé.
Sdraiati, ancora avvinghiati, sentivano l’uno il respiro dell’altra.
«Stai bene?»
«Sì, certo, perché?»
«Perché respiri come se stessi piangendo».
«Ma non sto piangendo».
Una mano tra i capelli, un braccio attorno al collo, un dito che scivola lungo la schiena.
«Sei la cosa più bella che mi sia rimasta».
«Potrei rimanere per sempre».
Un sorriso baciato, uno sguardo scambiato, un brivido condiviso.
«Ti voglio bene. Ti voglio bene e tu non immagini quanto».
«Non parlarne allora. Stringimi e fammi capire, così non dovrò immaginare».
Una carezza, un labbro morso, un respiro profondo.
«Baciami».
«Che suono strano fanno, i baci».
«A me piace, vorrei risentirlo».
E poi torna quel freddo, quel respiro irregolare, quel non lasciarmi non detto.
«Abbiamo fatto una cazzata. Non avrei dovuto, io… non so cosa mi abbia preso, scusami».
Lei lo guarda ferita, nasconde tutto quanto e sorride.
«Non importa. Hai ragione. Forse è meglio dimenticare tutto quanto, non credi?»
«Sì, e poi lo sai, no? A me piace un’altra».
Lei aveva pianto, quella sera.
Incapace di farsi forza, con il suo profumo addosso, con il cuscino che sapeva di lui, con il materasso che aveva la forma del loro abbraccio, si era abbandonata alla disperazione.
Era un’illusa, ecco cosa era, un’illusa!
Quel pomeriggio aveva ceduto alla debolezza, si era venduta per un po’ di affetto, si era venduta a uno che voleva comprare un’altra e lei lo sapeva.
«Accanto a te sono confuso e non avrei dovuto.»
«Non importa, davvero, non importa.»
«Scusa, mi sento di merda ad essermi comportato così con te.»
«Dobbiamo dimenticare, eri d’accordo, no?»
«Perdonami, di te ho bisogno. »
«Sono qui. Ma fammi dimenticare, te ne prego.»
«Scusa, ti voglio bene».
«Ti voglio bene».
Lei strinse i denti, nascose il malessere sotto strati di allegria, sembrò aver dimenticato tutto quanto.
Rifiutarsi di piangere, di stare male, di ammettere che lui per lei era qualcosa di più che un amico, era il suo modo di ritrovare se stessa.
 
E di lei si arrivò a dire che odiasse il genere maschile indiscriminatamente, che fosse una donna con le palle e che il suo orgoglio non le permettesse di riconoscere all’uomo alcun merito.

   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Trixie_