Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Haruakira    13/04/2012    2 recensioni
Le Parche erano intervenute nella precedente guerra. Erano state chiare: una vita per una vita è il compromesso a cui bisogna cedere per riportare indietro chi si è perso nella bocca dell' Ade. Ma se questo patto nel momento stesso in cui si tinge di sangue rompe un faticoso equilibrio? E se le custodi perdono la luce? Per scongiurare la fine del mondo i cavalieri di Atena dovranno percorrere per intero il filo sottile condiviso dalla vita e dalla morte, da giusto e sbagliato. Le senshi infine dovranno fare i conti col dubbio: una vita vale l' errore, vale il tradimento?
Possibili OOC.Forse.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
c nuovo
Capitolo 14
Conoscersi



Antares si mosse sul sedile aprendo lentamente gli occhi, si passò una mano sulla faccia mentre muoveva l' altra, indolenzita per essere stata appoggiata sotto la guancia fino a quel momento. La prima cosa che notò fu che il sole volgeva al tramonto e non potè fare a meno di chiedersi per quanto tempo avesse dormito. Saga, di fronte a lei, guardava pigramente fuori dal finestrino senza dire una parola. Rimasero ancora in silenzio in quella placida quiete accompagnata dal movimento rapido del treno sui binari. Avevano attraversato la Manica a bordo di una nave. Ricordava che a un certo punto del viaggio si era affacciata alla balaustra contemplando i flutti scuri dell' oceano. La giornata era tiepida, l' aria profumava di umidità per la pioggia della notte precedente e la luce illuminava l' acqua su cui navigavano, eppure Antares non potè fare a meno di avvertire una certa inquietudine, un senso di paura e di piccolezza che si era impadronito di lei mischiandosi alla nostalgia e a vecchi dolori. Temeva l' acqua sin da quando ne avesse memoria, odiava i luoghi troppo stretti e chiusi, evitava persino gli ascensori. Per lei era vitale lo spazio, lo paragonava quasi a una possibilità maggiore di respiro, per questo temeva l' acqua, perchè se l' avesse sovrastata non ci sarebbe più stata l' aria. Rimase imbambolata a fissare la schiuma del mare sotto di sè, i flutti che si muovevano di più al passaggio della nave e non potè fare a meno di pensare a Sophia che in acqua praticamente ci viveva, non poteva farne a meno, si trovava a suo agio, sempre, che fosse una  piscina o  l' acqua agitata del mare. Era una specie di sirena e più di una volta aveva provato a convincerla a imparare a nuotare, a vedere il mare, e l' acqua più in generale, come amici, come dispensatori di vita.
Non ci era mai riuscita. In quell' esatto istante di trance le venne alla mente un vecchio ricordo, antico come il mondo. Era doloroso e bello insieme. Era doloroso perchè in quel ricordo stava morendo nell' acqua di un' enorme vasca*, era bello perchè suo fratello la salvava. Era il suo eroe.
Si ricosse all' impovviso solo quando Saga le toccò una spalla preoccupato.
-Che diavolo vuoi fare?- aveva chiesto aggrottando le sopracciglia
-Di che parli?
In risposta si limitò ad allontanarla dalla balaustra, solo in quel momento si accorse di essersi sporta troppo.

-Quante cose ricordi?- La voce del cavaliere interruppe i suoi pensieri, Antares spostò lo sguardo su di lui tacendo qualche momento nel tentativo di riordinare le idee. Si fissò le scarpe domandandosi cosa poter ripondere.
-Ricordo... tante cose... e altre credo di averle scordate. A dire il vero non so cosa ci sia di vero e di falso in quello che so- sorrise amaramente- questo non vuol dire essere usciti fuori di banana.
Saga sospirò pesantemente:- No. Sfrutteremo il viaggio per mettere ordine. Puoi iniziare a dirmi tutto quello che ricordi.
Antares chiuse un attimo gli occhi e sorrise beata:- Camus.
Il cavaliere non potè fare a meno di irritarsi. Ovviamente, si disse.
-Potresti essere più precisa?- domandò infastidito
-E tu potresti stare più calmo? Ecco... lo vedi? Abbiamo ricominciato. Mi ricordo anche di questo.
Sì, avevano ricominciato. In effetti era strano che ancora non avessero discusso.

Talia camminava per le vie affollate di Atene insieme a Shaka. Si domandò perchè diavolo lei dovesse farsi largo tra la folla a suon di spintoni mentre il suo santo accompagnatore sembrava galleggiare tra la gente, non era possibile che non trovasse alcun ostacolo al suo passaggio. E Talia per girarsi a vedere se fosse ancora dietro di lei aveva persino sbattuto contro un palo guadagnandosi una botta sul naso.
-Dannazione, non poteva essere almeno un bel ragazzo?!- piagnucolò per un attimo prima di ricordarsi che lei di uomini non ne voleva più sapere niente. Forse era stato decisamente meglio il palo.
Si era fermata davanti a una vetrina sospirando. C' erano un paio di pantaloni azzurri carinissimi. Doveva ricordarsi di telefonare ai propri genitori e farsi mandare qualche soldo, sua mamma di sicuro non avrebbe avuto nulla in contrario a qualche piccola spesa, potevano andare a fare shopping insieme, si sarebbero divertite un sacco.
-Andiamo?- la voce pacata di Shaka la riportò alla triste realtà. Tutto era stato stravolto in quegli stupidi mesi, si maledisse per aver fatto preoccupare i suoi genitori con il suo stupido atteggiamento. Non se lo meritavano. Aveva telefonato a casa poco dopo essere arrivata al Tempio, era scoppiata a piangere chiedendo il loro perdono più e più volte. Poteva immaginare dall' altra parte del telefondo il sorriso un po' commosso di sua madre stretta nell' abbraccio sollevato di papà.
-Non c' è nulla da perdonare tesoro, la morte di Sophia vi ha fatte soffrire tutte quante. Sappiamo che quello che è accaduto è stato dovuto solo a questo, cercavi una via di fuga dal dolore... e ne hai trovato dell' altro. Ma io e papà lo sappiamo che non avresti mai fatto nulla del genere altrimenti, tu sei la nostra piccola- le aveva detto sua madre.
Avrebbe voluto abbracciarli e sentirsi coccolata nel loro abbraccio. I suoi genitori avevano insistito per andare a trovarle, volevano riabbracciare tutte loro e viziare il bambino di Febe, le avevano persino riproposto di ritornare a casa insieme alle ragazze, che avrebbero parlato con la famiglia di Febe.
La sua risposta era stata un "ci penserò, sento anche cosa dicono le altre", era consapevole che in quel momento -benchè desiderasse con tutta sè stessa ritornare a casa- non poteva prendere alcuna decisione senza prima consultarsi con Atena e Shion.
Aveva ottenuto di potere andare all' appartamento per prendere alcune cose -e gettarne altre-, dopo il ritorno di Antares sarebbe potuta tornare un paio di giorni a casa per rivedere i suoi familiari e tranquillizzarli.
L' appartamento era buio, sostò un momento all' ingresso insieme a Shaka prima di andare ad attaccare la luce. Passò velocemente dalla sala principale quasi ad occhi chiusi, guardando un momento con la coda dell' occhio il ripostiglio semi aperto. Le venivano ancora i brividi. Il letto nella sua camera era ancora sfatto da quel maledetto giorno. Aprì freneticamente l' armadio e i cassetti sotto lo sguardo attento del cavaliere di Virgo tirandone fuori vestiti -o pseudo tali-, collane e bracciali che le aveva regalato Andrea o che semplicemente aveva comprato per compiacerlo. Li infilò tutti in qualche borsa trovata in un cassetto della cucina schiacciandoveli dentro con forza e cercando di non pensare e di non guardarli perchè ognuno le ricordava solo un attimo doloroso di violenza e cattiveria.
Shaka percepiva il suo dolore, a un certo punto sentì anche i singhiozzi di Talia. Si abbassò alla sua altezza cercando di cacciare via le lacrime con le mani, delicatamente come solo lui sapeva fare. Rimpiangeva la ragazza allegra e rumorosa che aveva conosciuto e si augurava che sarebbe tornata al più presto quella di prima, confidava nella sua forza.
-Tutto passa. Affronta anche questo dolore, vincilo, non impedire che ti faccia vacillare. Non permettere ad altri di soffocare la tua voglia di vivere e il tuo essere o soffrirai in eterno. Andrea è morto, non farà più del male a nessuno, non permettere che un cadavere uccida la tua essenza. Hai vinto, Talia, sei riuscita a liberati delle sue angherie, sei riuscita a riabbracciare le tue amiche come un tempo, a chiedere perdono ai tuoi genitori. Manca poco, devi sorridere adesso.
-Come posso? Sophia... è... c' è un' altra guerra....
-Lo stai dicendo tu che c' è un' altra guerra. Chi è il nemico di grazia?
-...-
-Salverete Sophia.
-Ne sei troppo sicuro.
-Ho visto l' affetto che vi lega, è lo stesso affetto che vi ha permesso di uscire dal dolore di tutti questi mesi- Shaka sorrise quieto aiutandola a rialzarsi e afferrando alcune borse- prendi la tua macchina fotografica e buttiamo la spazzatura.
Talia non potè fare a meno di annuire con forza, non era sola, non avrebbe mai affrontato nulla da sola, era un grande conforto. Il cavaliere di Virgo in quel momento le aveva dato un poco della pace che emanava in quella sua grandezza di uomo e di santo.

Antares in quel momento sembrava più avvicinabile. Era calma, quasi intimidita, era quasi tenera addirittura.  Saga dovette soffocare una risata, di tutti gli aggettivi che poteva trovare tenera era di sicuro il meno adatto per la ragazza che aveva di fronte
-Tu mi mandi in confusione- aveva detto lei a un certo punto sospirando rassegnata. Prima o poi sarebbe saltato fuori anche quell' argomento, quello relativo al loro rapporto, era inevitabile e quando aveva visto le labbra di Saga incresparsi in un sorriso che sembrava promettere qualcosa di più si era chiesta cosa potesse suscitare tanta ilarità in quel momento e quella frase le era uscita spontanea fuori dalla bocca.
-Anche tu.
-Non è vero! Quando sono andata via ti ho detto chiaramente che... - aveva distolto lo sguardo rigirandosi i pollici- ti ho detto cosa sentivo per te... e tu mi hai mandato a quel paese senza troppi complimenti- la sua voce si era fatta via via più agguerrita- non mi fraintendere, eh, non che volessi che tu provassi per forza le stesse cose nei miei confronti. Ma almeno potevi essere un poco più delicato!
-A volte avrei voglia di strangolarti. Seriamente. Forse non sarò stato l' uomo più delicato di questo mondo ma, insomma, Ann, siamo realisti... te ne stavi andando quando mi hai detto che eri innamorata di me. Ti saresti scordata tutto. Cosa volevi che facessi?
-Niente, non volevo che facessi niente. E comunque il problema non si pone, tanto tu non mi vuoi e io... e io...
Saga si era sporto sul sedile, il viso all' altezza del suo, gli occhi fissi nei suoi:- Tu... cosa...?- sembrava quasi minaccioso.
Antares si allontanò appoggiandosi contro il sedile.
Il ragazzo prese una ciocca rossa rigirandosela intorno al dito:- Siamo stati sposati, qualche migliaio di anni fa- sottolineò guadando i suoi capelli- quando ci siamo rivisti non abbiamo fatto altro che litigare. E' strano che nasca un amore, non trovi?
-Che vorresti dire? Che ti ho mentito?
Saga sbuffò:- Sempre sulla difensiva, eh?- lasciò ricadere le ciocce rosse allontanandosi e poggiandosi a sua volta contro il proprio schienale:- Stai sempre a pensar male, dannazione. E' assurdo. Non fai altro che fraintendere le mie parole, Ann.
-Forse perchè tu non riesci ad essere chiaro.- borbottò lei
La guardò pigramente, appoggiando il viso sotto il palmo chiuso della mano:- Vorrei conoscerti. Vorrei che ti fidassi di me, vorrei vederti stare bene con me come riesci a stare con gli altri. Sembro essere l' unica persona che odi.
-Sei l' unica persona che mi fa uscire fuori dai gangheri in maniera esponenziale- ci tenne a precisare.
-Mi ami- sorrise lui malevolo facendo piegare il  viso di Antares in un' espressione rossa e indignata- però mi sei ostile.
Si sarebbe volentieri messo a ridere, sia per l' ovvietà di quell' affermazione che per la faccia di Antares. La vedeva, con i denti stretti che magari pensava a quanto fosse dannato e si divertisse a metterla in imbarazzo. Invece si fece serio:- Non sono un uomo delicato- la avvisò -e le ricordò- mentre la guerriera si asteneva dal fare domande a proposito di quell' affermazione.

Quando finalmente scesero dal treno si incamminarono verso la città, notarono che era stato montato un luna park non lontano dal centro. Antares si fermò guardando in lontananza le giostre illuminate, alcune di esse svettavano imponenti e colorate verso l' alto, la ruota panoramica girava lentamente. Sarebbe davvero voluta andarci, le piacevano un sacco i luna park. Afferrò il braccio di Saga camminando in direzione di quelle luci.
-Ehi, dove stai andando?! Dobbiamo andare al tempio.
-Voglio andare alle giostre.
-Che?- Saga si fermò di colpo facendo girare la ragazza verso di sè- Tu forse non ti rendi conto della situazione, Antares. Ti sei dimenticata di tutto quello che ti ho detto sul treno?
La ragazza gli si avvicinò agitando le mani:- Non dirlo, perfavore. Non ricordarmelo. Per una volta non ricordarmelo. Ti chiedo solo cinque minuti, solo per vedere le giostre. Non ti farò perdere tempo, lo prometto.
Saga le prese la mano entrando con calma all' interno del luna park:- Se vuoi provare qualche attrazione in particolare dimmelo.
Antares si guardò intorno, vide delle ragazze camminare con tanti peluche tra le mani. Si ricordò che ogni volta che andava alle giostre le veniva voglia di vincere qualcosa. Da piccola trascinava suo padre per un sacco di bancarelle fino a che non avesse ottenuto almeno un pupazzo, da grande ci pensava lei stessa cercando disperatamente di vincere qualcosa per tutte, per sè stessa, per Sophia, Talia e Febe. Sul momento, quando vedeva qualcuno camminare con parecchi premi pensava che era facile ma ogni volta non lo era per niente e si ritrovava a spendere quasi tutti i suoi soldi.
Anche adesso, in quel momento, avrebbe voluto vincere qualcosa. Quando una coppia le passò accanto pensò che magari avrebbe potuto regalare il premio a Saga... o no, forse Saga avrebbe potuto vincere qualcosa per lei.
Si guardò intorno spaesata osservando le varie bancarelle, gettò lo sguardo in alto sulla ruota panoramica. Sarebbe voluta salirci ma non poteva chiedere tutto questo a Saga.
Strattonò un poco la mano del ragazzo:- Andiamo- disse quando si fu girato.
-Siamo arrivati da poco. Non vuoi salire da nessuna parte?
-No, andiamo. Va bene così e poi vorrei passare un attimo dall' appartamento per prendere delle cose.
Prima di tutto dei soldi, si disse. Non si sarebbe mai fatta pagare niente da nessuno. Se Talia fosse stata lì le avrebbe urlato nelle orecchie che era stupida, orgogliosa e testarda come un mulo.
Entrare nell' appartamento che aveva condiviso con le ragazze era diventato una specie di trauma. Fino a poco tempo prima era un luogo felice ma adesso sembrava essersi riempito solo di sentimenti negativi. Erano state felici di poter andare a vivere insieme, erano una famiglia.
Andares andò immediatamente nella propria stanza seguita discretamente da Saga che si stupì della quantità di peluche e di salvadenai che si trovavano all' interno. Antares mise l' essenziale in un borsone, poi prese un altro zaino e scelse un paio di salvadenai di latta richiudendo la porta dietro di sè a malincuore, adorava tutte quelle cose.
-Ne hai tanti- notò Saga.
-Cosa? Pupazzi o salvadenai?
-Entrambi. Sei una risparmiatrice?- le sorrise fermandosi accanto al tavolo della cucina. Antares annuì:- Abbastanza, sì.- poi spostò lo sguardo sul frigorifero, c' era una piccola lavagnetta luminosa e dai colori sgargianti con la scrittura di Sophia che ricordava a Talia di chiudere il gas prima di uscire, le sottolineature e le freccette intorno le aveva fatte Antares aggiungendo una faccina che faceva una linguaccia accanto all' altra sorridente disegnata da Sophia. Si chiese se tutto quello sarebbe mai potuto ritornare.
Sospirò:- Sono stanca- si girò verso il ragazzo che le stava accanto- tu come fai? Combattere, essere un cavaliere, sacrificare tutto... come fai? Non sei mai stanco?
-No.
Antares fece un mezzo sorriso:- Non ci credo.
-Ho dei momenti di sconforto ma la mia fede non è mai vacillata. Ho tradito una volta ma ti posso assicurare che anche quando ero Arles credevo in qualche modo nel Grande Tempio. Ora sto espiando la mia colpa. E' un onore per me combattere al servizio della giustizia e della Dea.
-A me non interessa nulla di tutto questo, non sono tagliata per essere una persona altruista, nè per combattere.
-Eppure da quel che ti conosco non mi risulta che tu ti sia mai arresa senza combattere.
Antares spostò una sedia e si sedette:-Mi costringo a farlo, Saga. Non mi sembra di avere avuto un momento di pace in tutto questo tempo. Vorrei che tutto fosse normale.
-Il destino ha deciso così
-Ci credi?
-Credo negli dei e so quanto possano essere capricciosi.
-Non voglio più reincarnarmi, mi sono stancata. Ogni volta che sono nata su questa Terra ho perso tutto. Ora dobbiamo cercare di salvare Sophia, di darle la pace...
-Cosa sono questi discorsi disfattisti? Non credevo che amassi fare la vittima, Ann.
Antares alzò di scatto la testa:- Posso piangermi addosso ogni tanto? Posso?!
-E' da quando ti conosco che mi domando se tu sia una donna o una bambina...
-Sono una persona. Non sono un' eroina, non una sacerdotessa di Atena, non un gold saint. Non possiedo nervi saldi o spirito di sacrificio o altruismo come voi! Io voglio solo che le persone che amo stiano bene e magari un poco di pace anche per me.
-Ti si chiede solo di fare il tuo dovere- la rimproverò, si passò una mano sulla fronte e tra i capelli sbuffando- dannazione, ti facevo più matura. Sei ancora una ragazzina.
In quel momento pensò per l' ennesima volta che non sarebbero mai andati d' accordo.
Sentì la sedia spostare e cadere, Antares sbattere vilentemente le mani sul tavolo, la voce che sibilava crescendo di tono:- Tu. Tu non puoi dirmi che sono una ragazzina. Non sai niente. Cosa posso farci? Te l' ho già detto prima, non ho la tempra di un eroe, non sono un cavaliere, non ho ricevuto il vostro dannato addestramento, al contrario di te non sono stata preparata a queste cose. Almeno io ho dovuto affrontare i problemi, e anche le gioie, sì, anche quelle, della vita normale. Tu ci riusciresti Saga? O sai solo fare il cavaliere? Proteggi un mondo di cui non sai nulla! Sai cosa vuol dire avere due genitori che per te vogliono cose completamente diverse? Sai che confusione per una ragazzina avere prima il permesso del padre di poter correre tra l' erba e poi venire rimproverata dalla madre per lo stesso motivo? Oppure sapere che non sarai mai abbastanza per nessuno dei due? Perchè non sei nè una perfetta signorina nè tanto meno un maschio, un soldato?- abbassò il tono della voce, quasi pentita per tutto quello che aveva detto- sono stupidate... lo so e so di non potermi lamentare perchè nella vita in fondo ho avuto tutto ma certe cose a volte fanno male. Proprio in questo momento ho pensato a Sophia. Stavo per dirti che non sapevi cosa significava perdere chi ami ma mi sono ricordata che questo forse lo sai meglio di me. Hai combattuto così tante guerre... sì. Scusami. Ho sbagliato, non dovevo dirti quelle cose, sono piccolezze le mie, lo so. Cerco solo di dire che non è l' età che rende grande una persona, non sempre almeno. E' una questione di esperienze e anche io ne ho accumulate più di quante ne vorrei.
Vide Saga posare la sedia e raccogliere il borsone da terra, prese le chiavi dal tavolo e la mano di Antares nella sua:- Andiamocene di qui, uhm?
Si chiusero la porta alle spalle scendendo le scale in silenzio, il cavaliere si sentì tirare leggermente:- Non essere arrabbiato, perfavore.-
-Non sono arrabbiato. Mettiamoci una pietra sopra, ok?
Antares annuì continuando a camminare alle spalle di Saga:- Certo che... anche tu potresti chiedermi scusa.
Il ragazzo si girò sorpreso:- Cosa?
-Sei stato tu ad incominciare- gli fece notare Antares facendo spallucce.
-Sei una donna estremamente antipatica lo sai?
-E tu sei un vecchio schifosamente orgoglioso e arrogaante
-Vecchio?!

Saga lasciò che Antares andasse ad abbracciare le sue compagne e il fratello. Atena era molto sollevata per il fatto che la guerriera di Giove fosse finalmente tra le mura del Santuario, il cavaliere di Aquarius inoltre aveva scoperto delle cose piuttosto interessanti. Dovevano consultarsi tutti insieme per agire al meglio, salvare Sophia, ritrovare Demetra e Kore e di conseguenza, cosa più importante, salvare il pianeta.
-Wow- Antares stava contemplando il piccolo Cheiron nella sala del tredicesimo tempio in attesa che iniziasse la riunione con la dea e il pontefice. Saga, poco lontano da lei di qualche metro, la osservava con la coda dell' occhio- è piccolissimo.
Talia rise tirando fuori la macchina fotografica per scattare qualche foto al piccolo:- E' normale, cosa ti aspettavi, un elefante?
-No!
Febe si avvicinò ulterioremente con il bimbo, Shura non troppo lontano da lei osservava la scena con quel solito groppo alla gola che era il suo sgradito senso di colpa:- Prendilo in braccio.
-No, no... meglio di no. Lo sai, sono imbranata con i bambini.
Talia le rivolse un' occhiata furba:- Cos' è? Hai ancora paura dei bambini?
-Hai paura dei bambini?- intervenne Milo sconvolto.
-Non ho paura dei bambini.
-Una volta una bambina si è messa a fissarla- iniziò a raccontare Talia con foga- e lei sapete che ha fatto? Si è attaccata al mio braccio e mi ha chiesto "perchè mi guarda?"
-Aveva una faccia antipatica!- si difese Antares
-Ann, non dire queste cose- la rimproverò bonariamente Febe- i bambini non possono avere facce antipatiche.
-Ovviamente non è il caso di Cheiron- si affrettò ad assicurare la guerriera del fulmine ringraziando mentalmente Talia per averla messa in quel casino.
-Spiegami questa cosa dei bambini- la incalzò Milo divertito- anche Camus non ci sa fare granchè a dire il vero.
Il cavaliere di Scorpio si guadagnò un' occhiata truce da parte dell' interessato. C' era di più e Milo lo capì immediatamente, Camus era ancora arrabbiato con lui.
-A me piaccioni i bambini- precisò Antares- solo che devono essere bravi e buoni. Sono i B.R.U. che mi fanno paura... cioè... non paura...
-Cosa diavolo sono i B.R.U.?- si intromise Aphrodite che aveva sentito la conversazione.
Antares si spalmò una mano in faccia, bene, ora la cosa era di dominio pubblico:- Sono i bambini rumorosi e urlanti. Quelli impossibili da tenere a freno e che fanno tutto quello che vogliono senza che i genitori possano o vogliano fare qualcosa- le venne un brivido lungo la schiena, sperava di non doverne mai incontrare uno.
-Io ero una B.R.U.!- urlò soddisfatta Talia mettendosi a ridere- bè... sì... più o meno.
-Chissà perchè ma lo sospettavo- affermò Shaka avvicinandosi insieme a Mu

-Cavalieri!- la voce di Shion richiamò tutti all' ordine mentre la dea prendeva posto sul suo scranno.
Atena diede immediatamente la parola ad Aquarius senza perder tempo:- Qualche giorno fa ai confini estremi del santuario sono state rinvenute le spade dell' aria, del fuoco e della terra. Le ho analizzate e ho scoperto che non sono fatte di comune materiale come si potrebbe pensare ma... ecco, sono la manifestazione di energia. Cercherò di spiegarmi, analizzando una qualsiasi delle spade non troverete mai, che ne so, acciaio o bronzo ma con opportuni apparechi rileverete ad esempio nel caso del fuoco energia termica e luminosa, come se vi ritrovaste di fronte a un oggetto di fuoco e che brucia. Così per le altre due spade che comunque a noi si presentano come armi normali. Volendo potremmo supporre che sono una parte di aria, fuoco, terra traferite in degli oggetti così come loro- e fece cenno con la testa alla ragazze- ne sono l' incarnazione umana.
-Avete trovato la spada di Sophia?- chiese Death Mask.
-No. Suppongo che ogni spada sia strettamente legata alla propria guerriera, probabilmente per questo non abbiamo ritrovato quella di Sophia. Al momento è importante che le ragazze ottengano la loro spada.
-Non hai detto che sono qui al santuario?- intervenne Aiolia.
-Sono... incastrate- spiegò Atena al posto del cavaliere dell' unidicesima- cioè... sono incastrate in delle rocce o qualcosa di simile. La spada dell' aria è protetta da un vento molto forte, quella della terra galleggia su un lago di fango a cui si arriva attraverso un ponte di pietre mobili, quella del fuoco infine si trova su di un mare di lava.
-E tu, Aquarius come hai fatto ad arrivarci?- incalzò Death Mask
Camus sorrise:- Sono un cavaliere e governo le energie fredde. Non è difficile superare quegli ostacoli, per lo meno non dovrebbe esserlo per un qualsiasi gold saint.







-----------------------------------------------------------------------------------------------
HARU DICE: Molto rapidamente specifico che Antares si riferisce a quando violata la promessa che la legava ad Apollo durante la sua prima rinascita viene punita con la morte. In quell' occasione rischia di annegare in una delle vasche che si trova nella zona del sacrificio ma Camus la salva.
Scusate se ho deciso di dedicare questo capitolo a Saga e Ann ma avevo bisogno di sbrogliare la loro situazione, avrei continuato con una seconda parte ma mi sono resa conto che rischiavo di non finire più. Nel prossimo capitolo salvo imprevisti ci sposteremo a dare un' occhiatina a Febe e Shura perchè ricordiamoci che la nostra ragazza ha una rivale questa volta. Più avanti -anche se è ancora presto- vi anticipo che parecchio spazio verrà dato unicamente al punto di vista dei cavalieri, salvo ispirazione contraria.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Haruakira