Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: Geneviev    09/11/2006    6 recensioni
Aragorn, ormai Re di Gondor e di Arnor, scrive una lettera ad una delle persone più importanti della sua vita. E, tuttavia, non la consegnerà mai.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

 

 

Minas Tirith, 13 maggio 3020

 

Mia Cara,

 

 

Mi ritrovo qui a pensare a te. Di nuovo. Sono giorni che penso a te e non trovo mai tempo per riordinare le idee.

 

Ora che Eldarion si è addormentato, io osservo il sole tramontare all’ovest. Il rosso cangiante dei suoi raggi dipinge la città di magnifici riflessi. La città... la mia città. Si, ce l’ho fatta. Ho sorpreso tutti, soprattutto me stesso. Non mi sarei mai permesso di dire, nemmeno di pensare, che io, Aragorn, sarei diventato Re. Ancora alle mie orecchie ha un suono così strano, sai? Anche dopo tutti questi mesi. Non ho ancora fatto abitudine al tono con cui mi si rivolgono tutti.

 

Per i Valar, ho sempre vagato per le terre selvagge, con l’unica compagnia di nemici e animali feroci, come potrò riuscire ad essere a mio agio a corte. Qui è completamente un’altra cosa, è diversa persino da Imladris.

 

E’ tutto molto più caotico e c’è un sacco di gente che parla. Parla. Parla ancora della caduta di Sauron. Di come l’ho sconfitto, senza cedere al suo sguardo. In realtà il merito è tutto di Frodo, e di Sam. Io non ho fatto nulla. Le guerre le sanno combattere tutti e non c’è nulla da vantarsi…

 

Mi sovviene alla mente il ricordo di quando Sire Elrond mi chiamò con il mio vero nome, in un tempo che mi pare così lontano. Quanti anni avevo? 18? Mi disse chi ero in realtà e mi scaraventò, con una brutalità che avrebbe di certo voluto evitare, sulla mia strada. Ero solo su quel sentiero e sapevo dove portava, ma avevo paura di percorrerlo.

 

Tu non mi hai mai detto che dovevo incedere per quella strada, non se non lo volevo, non hai mai preteso nulla da me, non mi hai mai chiesto niente. Ma sono state le tue parole materne ad infondermi il coraggio di stare in piedi. E’ stato il ricordo del tuo viso a darmi la forza di camminare, e poi di correre incontro agli onori e alle responsabilità, su quella strada tortuosa e difficile. Grazie. Il merito è tutto tuo. È grazie a te se ora sono qui.

 

Tu mi conoscevi meglio di quanto mi conoscessi io stesso. Ho passato tutta la mia infanzia con te, eri la mia compagna. La metà bella del mio animo. Quando mi sono innamorato, te ne sei accorta subito, anche se avevo fatto di tutto per nasconderlo. Ora mi sono sposato. Ti rendi conto? Ho sposato Arwen Undomiel! Chi lo avrebbe mai immaginato? In quale dei miei più azzardati sogni avrei potuto sperare di avere lei al mio fianco? Lei che è bella come Luthien Tinuviel, e come lei altrettanto immortale. Per me, come la principessa del Doriath fece per Beren, ha rinunciato alla vita degli Eldar, e questo mi fa soffrire.

 

Ora che ci penso Sire Elrond mi aveva detto che sua figlia non si sarebbe mai sposata se non con il Re di Gondor e di Arnor. Mi sono sempre domandato se non fosse una sottile minaccia per indurmi a salire al trono, o una completa mancanza di fiducia di un padre protettivo nei confronti di un possibile e mortale futuro genero, che oltretutto aveva visto crescere. Ad ogni modo io lo sono diventato, Re. E Arwen regnerà al mio fianco fino alla fine. Legolas e Gimli dicono che sono diventato Re solo per potermi sposare. Già, un tempo frequentavo gente un po’ più saggia, ma sono carissimi amici e molto simpatici. Vorrei poterteli far conoscere, saresti contenta.

 

Ripenso sovente al’ultima volta che ti ho visto. Eri bellissima, come sempre. I tuoi occhi, li ricordo perfettamente. Erano tristi e profondi, giovani e stanchi. Prima che ripartissi mi dicesti che quella sarebbe stata la nostra ultima separazione, e mi spezzasti il cuore. Mi dicesti che avevi dato speranza ai Dunedain, e non ne avevi conservata per te. Ma io ero lì! Ero davanti a te e tu non riuscivi a vedere la luce della speranza… Oh perché? Perché sono stato tanto stupido? Avrei dovuto starti vicino più tempo possibile. Avrei voluto riuscire a farti vedere quella luce, quella luce che allora nemmeno io riuscivo a concepire. Avrei voluto vederti felice.

 

Mi volto ora verso Eldarion. Sta ancora dormendo, rannicchiato come un micino, sdraiato su un fianco, e il suo pollice umido sfiora le sue tenere labbra. Quanta dolcezza in un esserino tanto piccolo. Una fragile creatura bisognosa della mia protezione e del mio amore, e della cui presenza io non posso fare a meno, sangue del mio sangue, il mio erede, la mia fierezza. La cosa più bella che mi sia mai capitata in tutta la vita.

 

Anch’io dormivo in questa posa? Non te l’ho mai chiesto. Non ti ho mai chiesto un sacco di cose che avrei dovuto chiederti. Sono stato un pessimo figlio, sempre così assente, così distante. E solo ora che posso stringere mio figlio tra le braccia mi rendo conto dell’importanza di ogni cosa, anche della più insignificante. Mio figlio, tuo nipote, Eldarion, amico degl’Elfi.

 

Solo ora capisco quanto devo averti fatto soffrire. Mi dispiace così tanto. Mi manchi… vorrei averti qui affianco a me. Poterti guardare mentre osservi mio figlio, ascoltare la tua voce materna, e sapere di avere il tuo perdono. Saresti fiera ora, dell’Uomo che sono diventato?

 

Con amore,

 

 

 

Tuo figlio

Aragorn

 

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Geneviev