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Autore: JeffreyCROW    14/04/2012    2 recensioni
Il limite che divide amicizia e amore è più stretto di quanto si possa pensare, esattamente come quello che divide amore e odio.
E poi, non serve un grande filosofo per dire che la cosa più semplice è lasciare le cose così come stanno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le afose giornate di agosto davano l'impressione di essere tutte uguali, scorrevano monotonamente come le lancette di un vecchio orologio anche per uno degli uomini più celebri e sexy del mondo.

Paul McCartney era steso bocconi sul suo letto, aspirando lentamente il fumo della sigaretta che teneva nella mano destra, mentre con l'altra cercava di scrivere qualche riga di una nuova canzone. Aveva appena litigato con Linda, che se n’era andata sbattendo la porta, e non aveva voglia di parlare con nessuno.

I capelli corvini gli svolazzavano attorno al viso, a causa del ventilatore che avrebbe dovuto rinfrescare la stanza.

La temperatura sfiorava i 35°, infatti il ragazzo indossava soltanto un paio di jeans strappati ed aveva abbandonato la maglietta sulla sedia accanto a lui, che usava come comodino.

I soldi non gli avevano dato alla testa, preferiva ancora vivere spartanamente piuttosto che nel lusso, come si poteva intuire vedendo il suo appartamento nella periferia di Londra.

Forse non era il luogo più accogliente del mondo, ma lì Paul si sentiva veramente a casa e non se ne sarebbe mai andato.

 

Erano le tre del pomeriggio quando suonò il campanello. Il bassista si alzò pigramente per aprire la porta, trovandosi davanti Yoko Ono, evidentemente in crisi e con le lacrime che le rigavano il viso.

La guardò un po' perplesso; Yoko e John si frequentavano ormai da mesi, ma gli altri membri della band non si erano ancora abituati alla sua presenza. Era una ragazza particolare, parlava poco e quando parlava non faceva altro che lamentarsi per qualsiasi cosa le venisse in mente. Aveva delle idee strane, voleva cambiare il mondo e stava trascinando Lennon con lei; visto il carattere difficile di entrambi litigavano quasi quotidianamente, e la giapponese era solita sfogarsi con chiunque le capitasse a tiro, a differenza di John che teneva le sue emozioni per se. 

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli. "Qual'è il problema, Yoko?"

La ragazza entrò in casa spingendo Paul da un lato, si mise davanti a lui e cominciò a urlare.

"John è il problema! Non lo sopporto più, si comporta con me come se fossi una bambina! Non mi ha lasciato uscire per protestare, ha paura che un giorno io trovi un uomo con più carattere di lui e lo lasci! Se fosse davvero un uomo con le palle non si comporterebbe così."

Si buttò a sedere sul divano. "Lo odio."

"E perché sei venuta a parlarne con me?". Si accese una sigaretta.

"Tu sei diverso, sei comprensivo. So che puoi aiutarmi in qualche modo, Pauly."

"Senti, John è il mio migliore amico, e non voglio prendere parte ai vostri litigi. Sono completamente neutrale, sei venuta a parlare con la persona sbagliata."

"Non voglio che tu parli con lui! Ho solo bisogno di distrarmi un po’. Sono così stressata!"

"E..?"

La ragazza si alzò in piedi e lo guardò a lungo negli occhi, per fare infine cadere la camicetta floreale a terra.

Paul si portò una mano agli occhi, per non vedere il corpo nudo della ragazza, che in tutta sincerità non era affatto attraente.

"Sei impazzita?! Cosa diavolo ti prende?!"

La ragazza non rispose, e si avvicinò a lui ammiccando, guardandolo intensamente negli occhi.
“Paul... Lo sai benissimo cosa voglio! Dai, non fare il timido. Sai che John non lo verrà a sapere!”
“Oh, certamente.”
John era apparso come per magia, appoggiato allo stipite della porta.

“Yoko cara, non sei l’unica a voler fare una chiaccherata con Paul dopo aver litigato. E ora, se non ti dispiace...” 

La spinse fuori dalla porta, che fece chiudere sbattendo, e si accomodò sul divano vicino all’amico, che lo guardò alzando un sopracciglio.

“Se fossi in te l’avrei già lasciata... Zoccola!”

John scoppiò a ridere e si accese una sigaretta aspirando profondamente, per espirare tutto il fumo in faccia a Paul.

“McCartney, non è che tu sia da meno.”
“Ma è diverso, io sono un uomo.”
Lennon iniziò nuovamente a ridacchiare, tossicchiando per colpa del fumo che gli era andato nei polmoni.

“A chi vuoi darla a bere, Pauly! Tu sei il mio Cutie, altro che uomo!”
Gli strizzò la guancia, beccandosi uno sguardo di fuoco.

“John, ne abbiamo parlato più volte, la mia bisessualità non influisce minimamente sulla mia virilità. Odio quando fai certi commenti inadatti.”

“Dai, non scaldarti. Ho solo bisogno di distrarmi un po’, e non c’è niente di meglio per farlo del mio Pauly la medicina.”
John avvicinò il viso a quello dell’amico e lo baciò teneramente, un bacio leggero e casto, intriso d’amore.

Paul arrossì; di certo ciò che provava per Lennon era più di semplice affetto per un amico; era un sentimento anche più forte dell’amore per Linda, ma si vergognava immensamente nell’esternarlo, e non avrebbe mai ammesso pubblicamente la sua vera natura.

“John, forse sarebbe meglio se ci prendessimo una pausa... Ti prego, non prendertela, ma mi vergogno un po’ di... Di tutto quello che sta succedendo.”
“Oh, Paul, ti capisco perfettamente! Però tu hai solo paura. Paura di quello che può dire la gente, paura di iniziare uno scandalo. Non devi mostrare alla luce del sole quello che provi, però sai che con me non devi fingere. Lascia che sia, semplicemente.”
Lo sguardo di McCartney si illuminò. “Let it be... John, lo sai che ti amo? È da tutto il pomeriggio che cerco di scrivere un testo alla mia nuova canzone, e ora tu mi hai chiarito le idee!”
Si abbracciarono teneramente, e John affondò la testa nei capelli puliti e profumati di Paul.

“Spero caldamente che la canzone che stai scrivendo sarà dedicata a me.”

 

L’anonima sveglia in metallo ticchettava vicino alla testa dei due ragazzi; segnava le due di notte, la cifra era appena visibile nel buio della stanza.

Paul si stropicciò gli occhi: non riusciva a dormire. Si alzò lentamente dal letto e si diresse verso il soggiorno, per sedersi davanti al pianoforte.
Cercando di non fare troppo rumore iniziò a scorrere le dita sui tasti e a cantare; non voleva assolutamente svegliare John, che dormiva beatamente nel suo letto.

“When I find myself in times of trouble
Mother Mary comes to me
Speaking words of wisdom, let it be...”

Qualcuno si sedette al suo fianco, e una voce familiare iniziò a cantare insieme a lui.

E in quel momento era tutto semplicemente perfetto.

  
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