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Autore: LeftEye    15/04/2012    1 recensioni
Il suicidio della madre di Celia.
Questa oneshot doveva partecipare al concorso indetto da EFP, ma purtroppo non l'ho finita in tempo. Devo ammettere che il libro non mi è piaciuto molto, mi sono fermata a metà perché proprio non riusciva a prendermi, però ormai avevo iniziato questa fanfiction, e mi dispiaceva lasciarla incompiuta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è colpa tua

 




 

 

Celia ha un cappottino nuovo, e le piace immensamente.
Quando la mamma gliel'ha fatto indossare, si è sentita come una magnifica principessa.
Il cappotto è rosso scuro, di un tessuto ruvido e un po' sgualcito, perché apparteneva alla figlia dei signori presso i quali la mamma lavora come donna di servizio: è stato usato molto, dalla bambina prima di lei che ora è cresciuta e non ne ha più bisogno. Alcuni bottoni si sono allentati e la fodera intera è da ricucire sul bordo inferiore, però è ancora bellissimo e Celia ha insistito per poterlo indossare subito.
È il regalo più bello che abbia mai ricevuto ed è talmente felice che abbraccia la mamma mentre lei la pettina, ma Celia viene bruscamente respinta.
«Stai ferma» la rimprovera in tono severo la mamma. Le passa il pettine tra i capelli con più forza, cercando di districare i folti ricci, ma non c'è verso; e tuttavia, invece di arrendersi, la mamma tira ancora più forte. Celia sente dolore, vorrebbe dirle di smetterla, vorrebbe che i suoi capelli venissero lasciati in pace. L'ennesimo strattone e gli occhi iniziano a formicolare, Celia vede il mondo appannarsi come se fosse sott'acqua, ma si morde il labbro inferiore e guarda verso l'alto per ricacciare indietro le lacrime.
Alla mamma non piace vederla piangere, come non le piacciono i riccioli indomabili della bambina, ma quest'oggi sembra molto più nervosa del solito: le tremano le mani mentre veste Celia, rifugge il suo sguardo profondo ed interrogativo come se temesse quegli occhioni scuri più di ogni altra cosa.
Non è mai stata una mamma affettuosa, e spesso in passato, mentre guardava la figlia, era scoppiata in singhiozzi, facendo sentire la bimba colpevole per le sue lacrime.
Celia cerca sempre di comportarsi il meglio possibile per far felice la mamma, ma l'impresa sembra impossibile; anche quando non fa una delle sue "cose demoniache", si sente chiamare spesso "figlia del Diavolo".
Celia vorrebbe essere una brava bambina, ma a volte proprio non le riesce, soprattutto quando la mamma la porta alle sedute di padre Harris. Non le piace quando il sacerdote le posa il crocifisso d'argento sulla fronte, tenendole il mento fermo con le sue dita grassocce e unte, né quando le fa ripetere strane litanie in una lingua che non conosce. Ma ciò che ha odiato più di tutto è stato quando padre Harris le ha spinto la testa in una bacinella piena di acqua santificata, la settimana scorsa. Allora la bambina non ha potuto controllare la sua rabbia, si è sentita invadere da un fuoco, qualcosa dentro di lei si è rotto, e una forza invisibile ha scaraventato padre Harris contro la parete opposta della stanza.
E' stato allora che la mamma deve aver preso una decisione importante, perché non ha dormito per giorni. Oggi, ha finalmente detto a Celia che la porterà a fare un giretto, e la bambina è contenta perché era da tanto che non usciva con la sua mamma.
La donna la prende per mano, e a piedi si dirigono in centro.
Mentre camminano, la mamma dice qualcosa, qualcosa che è rivolto a Celia, ma sembra che stia parlando da sola perché non la guarda nemmeno e quasi sussurra.
Arrivano al ponte, la mamma si ferma vicino alla balaustra. Si volta verso la bambina e la guarda per la prima volta da quando sono uscite di casa. Forse, la guarda veramente per la prima volta.
Si inginocchia di fronte a lei, le accarezza una guancia rosata e i riccioli indisciplinati, poi tira fuori una busta sigillata, con un indirizzo scritto sopra a mano, e gliela appunta al cappotto con una grossa spilla da balia.
Ha gli occhi lucidi, inizia a piangere silenziosamente, ma cerca comunque di sorridere alla bambina. Non ci riesce che per un brevissimo istante, ma è un sorriso triste e Celia si chiede cosa possa fare affinché la mamma non sia più triste.
«Non è colpa tua» dice la donna, ma Celia non capisce a cosa si riferisca.
Poi la mamma si alza, fa un passo indietro, sale in piedi sulla balaustra e si getta dall'altra parte, tra le acque gelide del fiume in piena.
Nessuno fa in tempo a fermarla, qualcuno lancia un urlo di terrore e shock, un gruppo di persone che ha assistito alla scena corre verso la balaustra, verso Celia.
Degli sconosciuti la circondano, qualcuno la prende in braccio, lei cerca con lo sguardo la madre, si chiede se non abbia voluto fare un numero di magia come quelli di cui lei è capace, ma la mamma non ricompare.
Celia viene portata alla stazione di polizia, poi dall'avvocato il cui indirizzo era scritto sulla busta, e infine da suo padre, che non ha mai conosciuto.
 
 
 
 

 

 

   
 
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