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Autore: Timoria    15/04/2012    6 recensioni
« Non temere, Lucrezia, bambina mia; lascia che si mettano a sputare sentenze su quanto possa essere immorale e sacrilego - lascia che i loro cuori anneriti dalla loro stessa infamia ci condannino all'Inferno. Mi divertirò a giocare con le loro teste. »
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'INFERNO IDEALE
( rating:
GIALLO )
 
   La notte si consuma in quei due corpi che si uniscono - scottano; nel peccato più scabroso, l'esempio lampante di quanto l'amore possa sorvolare ogni morale.
 
     Giacciono abbracciate quelle due sagome, timidamente illuminate dalla luce della luna, avvolte in nuvole cremisi di lenzuola e vegliate solennemente dalla schiera di mobili lignei - impettiti ed eleganti proprio come una fila di guardie scelte. Sulla miriade di cuscini ammonticchiati, si mischiano confusamente ciocche d'oro e riccioli bruni; i respiri, regolati in un armonico unisono, placano a poco a poco il proprio affanno, regalando a quell'attimo di quiete un singolare tappeto musicale.
     La donna col volto di bimba allunga placidamente una mano, ed arriva ad intrecciare le dita con quelle del suo amante; il suo sguardo innocente si scioglie tra generosi sprazzi di quel sentimento che mai prima d'ora aveva sentito bruciare sotto pelle.
     È tutto così sbagliato... e così maledettamente sincero.
     Lui, i cui occhi si nutrono di quanto s'accende in quelli della compagna, serra la propria mano su quella di lei, inarcando le labbra in un abbozzo di sorriso appena accennato.
     « Amori impossibili... sono del tutto cosciente di come possano creare dipendenza. »
     Non è la prima volta che lei sente sussurrare quella frase. La pelle bianca è scossa da un fremito leggero, che la costringe a chiudere le palpebre e ad interrompere lo scambio d'occhiate intenerite che si stavano riservando. L'uomo sdraiato al suo fianco scioglie delicatamente l'intreccio con le sue dita per coinvolgerla in un abbraccio affatto invasivo, che racchiude quel corpo così esile come fosse un pistillo sottile contornato da una corona di petali carnosi.
     Lucrezia appoggia la fronte sul suo petto ampio e s'inebria del suo profumo, del ritmo regolare dei suoi battiti, della consistenza stessa della sua carne; Cesare le sfiora la nuca con qualche carezza, fuggendo con lo sguardo in quello spiraglio scuro di cielo che si apre in prossimità della finestra posta a poca distanza dal letto che li ospita - poi reclina il capo in avanti e le appoggia le labbra sul capo, sprofondando nella massa aggrovigliata di quei boccoli biondi.
     « Ho paura, Cesare... » - la voce soffiata di lei gli si conficca nel torace, arrivando a scheggiargli il cuore.
     Il silenzio si carica di tensione.
     La stringe più forte, accostandosi maggiormente a quella figura nuda che si modella perfettamente tra le esigenze delle sue braccia; capisce ciò a cui allude - e le viscere si contorcono, si ribellano, invase dalla spiacevolezza di quella sensazione che stona così tanto con la serenità di quegli attimi.
     « Non devi averne, amore mio. Con me sarai sempre al sicuro. » replica in un mormorio che, seguendo le spire blande delle sue ciocche chiare, scende intrufolandosi tra i pensieri annebbiati di lei.
     « Nostro padre ci ucciderà quando lo verrà a sapere... »
     Quel tono spezzato lo fa trasalire. Cattura quanta più aria può nei polmoni e, senza allontanarla troppo da sé, le solleva il viso quel tanto che gli basta per inglobarne lo sguardo spaurito.
     Non gli è necessario parlare per regalarle la sicurezza necessaria ad allontanare dalla sua mente quell'idea spiacevole e cruenta.
     Le tiene il volto tra le mani; la bocca segue quel filo invisibile che la unisce con quella dell'altra, che possiede gentilmente in un bacio inaspettatamente casto e traboccante dell'amore che gli scorre nelle vene - è veleno, un veleno dolce come miele che sa di paradiso ma che promette l'inferno.
     Dopo aver giocato con le sue labbra torna ad allontanarsi, soltanto per permetterle di gustarsi il sorriso che gli sorge inaspettatamente sul viso.
     « Non temere, Lucrezia, bambina mia; lascia che si mettano a sputare sentenze su quanto possa essere immorale e sacrilego - lascia che i loro cuori anneriti dalla loro stessa infamia ci condannino all'Inferno. Mi divertirò a giocare con le loro teste. »
     Alle orecchie della sorella non suona come una minaccia, bensì come un soave patto di protezione - e si addormenta placidamente nella fortezza che è il suo abbraccio, affidandogli tacitamente la custodia del proprio cuore.
 
‹ Note dell'autrice 
Ispirazione tratta dal 2x01..
credo sia ben intuibile quale scena mi abbia suggerito una FF del genere. (L)
Sono seriamente indecisa se cominciare o meno una raccolta
su questa splendida serie,
però non ho seriamente resistito dallo scrivere questo piccolo frammento,
me li sono immaginati così nitidamente che dovevo mettere su carta
quanto si proiettava direttamente davanti ai miei occhi.
Spero vivamente che sia di vostro gradimento. :) 
  
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