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Autore: _ SunShine _    15/04/2012    3 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction. O meglio...la prima che mi è sembrata...diciamo...accettabile?
[Dal testo]
Le luci festive illuminavano le strade di Toronto. Le bancarelle erano affollatissime e le persone si accalcavano l’una sull’altra in cerca del regalo perfetto.
Quel giorno nevicava.
Quel giorno era la vigilia di Natale.
Tutti ridevano felici.
Tutti tranne lei.
Tutti cantavano allegri coretti.
Tutti tranne lei.
Tutti erano circondati da una moltitudine di amici.
Tutti tranne lei.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Tutti tranne loro*

 
 
Le luci festive illuminavano le strade di Toronto. Le bancarelle erano affollatissime e le persone si accalcavano l’una sull’altra in cerca del regalo perfetto.
Quel giorno nevicava.
Quel giorno era la vigilia di Natale.

Tutti ridevano felici.
Tutti tranne lei.
Tutti cantavano allegri coretti.
Tutti tranne lei.
Tutti erano circondati da una moltitudine di amici.
Tutti tranne lei.

Lei camminava a testa china sul marciapiede, avvolta nel suo giaccone nero.
Il gelido vento invernale le scompigliava i capelli corvini che, incessantemente, le frustavano il viso pallido.
Camminando senza meta giunse al parco. Quella era una delle poche volte  in cui quel luogo era deserto: le risate dei bambini, il chiacchericcio delle vecchiette e le urla delle coppie in crisi, per un giorno all’anno vengono sostituiti dal Silenzio. Silenzio con la “S” maiuscola.
La ragazza si sedette su una panchina e guardò intorno a sé.
Gli occhi color ossidiana vagavano alla ricerca di qualcuno come lei.
Qualcuno che potesse capirla. Poi…la vide.
Seduta su una panchina, di fronte ad una fontana congelata, sedeva una ragazza.
I capelli castani le ricadevano sulle spalle esili, gli occhi castano scuro erano rivolti al cielo. Si stringeva nel suo cappotto grigio, che metteva in risalto la sua pelle color caramello.
Si avvicinò incuriosita da quella figura così diversa, eppure così simile a lei.
Giunta accanto alla ragazza le si sedette accanto e, solo allora, notò alcune lentiggini sul piccolo naso all’insù.
Una volta accortasi della presenza di qualcun’altro essa la guardò interrogativa.
-Chi sei?
Chiese tremante dal freddo e, forse, anche dal timore della figura che le si era appena seduta accanto.
-Mi chiamo Gwen.
Rispose semplicemente l’altra.
-…E’ l’abbreviativo di Gwendolyn?
-Ti prego di non chiamarmi così. Odio quel nome.
La ragazza la squadrò, per poi tenderle la mano.
-Courtney. Ma puoi chiamarmi Court.
Gwen le strinse la mano e abbozzò un piccolo sorriso, del tutto falso, ma pur sempre un sorriso.
-Tu non sei di qui, giusto?
-I miei genitori sono spagnoli, ma io sono nata e cresciuta qui.
Nel parco calò nuovamente il silenzio finché l’ispanica non parlò.
- … sei una dark, giusto?
-Da cosa ci sei arrivata? Dai vestiti neri o dalle meches blu?
Anche se offesa dalla risposta, la castana non si scompose.
-Come mai qui da sola?
-Potrei fare la stessa domanda a te.
-Riformulo la domanda … perché, come me, sei qui da sola?
La gotica sbuffò sonoramente coprendosi il viso con le mani.
-Perché non ho nessuno con cui stare, semplice.
-…la nostra situazione è molto simile…ti andrebbe di andare a mangiare qualcosa?
Gwen scostò le mani dal volto, per poi poggiarle sulle ginocchia.
Si voltò e incontrò lo sguardo della ragazza.
-Perché me lo chiedi?
-Primo, è quasi l’una ed ho fame. Secondo, è la vigilia di Natale. Terzo, ho bisogno di stare con qualcuno. Ed ho bisogno che quel qualcuno non sia il mio gatto.
Anche se dubbiosa accettò l’invito.
Si alzarono dalla panchina e attraversarono il parco senza proferire parola, ascoltando silenziosamente il rumore prodotto dai loro stivali ogni volta che, poggiando un piede, la neve scricchiolava sotto ad esso.
Giunte nel centro della città si fermarono davanti ad un piccolo caffè ed entrarono. Si sedettero in un angolo del locale: perfetto per loro.
Un ragazzo magrolino, dai capelli rossi e un’ingombrante paio di occhiali sul naso si avvicinò alle due sfoderando un taccuino ed una matita dalla tasca destra dei suoi jeans consumati.
-Ditemi pure.
Mentre la mora era ancora intenta a leggere il menù unto da macchie di olio, la castana aveva già le idee ben chiare.
-Un insalata per favore. E ci metta poco olio.
-E per lei?
Disse rivolgendosi all’altra che, colta alla sprovvista, rispose quello che gli passò per la mente.
-Anche per me quello che ha preso lei.
-Da bere?
Ovviamente rispose Courtney.
-Due bottigliette di acqua naturale.
L’esile cameriere annotò velocemente l’ordinazione sul suo block-notes per poi dileguarsi con un cenno del capo.
A quel punto Gwen parlò.
-Scusa ma…cosa avrei ordinato io?
-Un’insalata.
La gotica sgranò gli occhi.
-Cosa?
-In-sa-la-ta.
Scandì con calma Courtney.
-Questa giornata va di male in peggio…
Poco dopo il cameriere tornò con l’ordinazione delle due.
-Ecco a voi, e Buona vigilia.
Senza attendere risposta il ragazzo si dileguò.
Mentre la castana era già intenta a mangiare la sua insalata, Gwen guardava con disprezzo il contenuto del suo piatto. Si chiese più volte come facesse l’altra ragazza a mangiare quella cosa abominevole. Era riluttante: non aveva mai avuto una gran simpatia per i vegetali, figuriamoci se tutti concentrati in un unico “piatto”, se così si può definire. A malavoglia, spinta dallo stomaco gorgogliante, ne mangiò un boccone. Lentamente finì l’insalata ed uscì dal locale seguita dall’altra ragazza.
Camminarono per molto, principalmente parlando e conoscendosi.
Courtney scoprì che Gwen non conobbe mai il padre e, dopo la morte della madre, avvenuta quando lei aveva solo 15 anni, andò a vivere con sua cugina Jane, in quel periodo in viaggio.
Gwen, invece, venne a sapere molte cose sulla vita di Courtney: fin da quand’era piccola, i genitori erano spesso assenti per viaggi di lavoro: loro erano grandi avvocati, noti in tutta l’America. Era ormai sola da più di 1 mese, e i genitori non sarebbero tornati prima di altre 3 o 4 settimane.
 
Arrivò la sera.
 
-Court … mi accompagneresti a casa?
-Certo, dove abiti?
-Nel quartiere di Scarborough. Hai presente dov’è?
-Ma … è in periferia!
-Bè … si!
-Casa mia non è molto distante. Potresti … - esitò un momento, insicura di quello che stava per dire, ma dopo pochi secondi, continuò -Potresti dormire da me!-
Un ampio sorriso fece capolino sul volto della gotica. Era la prima volta che qualcuno glielo chiedeva.
-Si! Grazie!
-Ok, allora andiamo!
-Dove abiti?
-St. Joseph Street, vicino al Victoria University.
-Allora andiamo prima che diventi troppo buio.
Le due ragazze si incamminarono l’una al fianco dell’altra continuando a conversare,
mentre leggeri fiocchi di neve continuavano a cadere sulle strade di Toronto.

Tutti ridevano felici.
Tutti tranne loro. Loro erano molto più che felici.
Tutti cantavano allegri coretti.
Tutti tranne loro. Loro cantavano a squarciagola canzoni Punk-Rock.
Tutti erano circondati da una moltitudine di amici.
Tutti tranne loro. A loro bastava essere amiche.
 
Angolino di _ SunShine _
 
Allora? Come vi è sembrata? *i lettori tirano fuori forconi e torce*
I-io…v-vado!  Mi raccomando recensite!
*si dissolve nel nulla* 
  
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