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Autore: Jules_Black    15/04/2012    6 recensioni
Courtney, giovane avvocato, vive una vita sentimentale eccitante come quella di una frittata. Le cose si complicano quando viene invitata, in qualità di testimone, al matrimonio di due vecchi amici.
Il Destino decide di metterci lo zampino.
La camera 130C, qualche bicchiere di troppo, una cugina intraprendente e i soliti parenti-serpenti, saranno il mix perfetto per far uscire Court fuori di testa.
Dal capitolo 1:
"Non credo che esista parola peggiore di “orripilante” per descrivere il luogo dove la Gotica ha deciso di sistemare tutto il parentado più i suoi magnifici testimoni di nozze. Siamo in qualcosa come una landa desolata del Canada, circondati da pecore e arbusti. E le pecore puzzano. Sento la rabbia crescere ad ogni chilometro macinato verso il nulla mentre cerco disperatamente di non guardare l’abito orribile steso sul sedile posteriore dell’auto. Sono nel mezzo del nulla e dovrò resistere in questo posto ai confini del mondo fino a lunedì mattina – come se fosse umanamente possibile. E sono sola, cosa più importante."
Capitolo 1: Sabato [Pubblicato]
Capitolo 2: Domenica [Pubblicato]
Capitolo 3: Lunedì, epilogo [Pubblicato]
DuncanxCourtney; TrentxGwen; Un po' tutti.
Dichiaro senza paura un po' di OOC.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#2. Domenica.


Non credo di aver mai dormito tanto e tanto profondamente in vita mia. Dovevo essere davvero nel mondo dei sogni per non aver sentito la porta sbattere più volte, le urla adirate di Gwen, i sospiri ansiosi di Leshawna e le chiacchiere civettuole di Lindsay, tutto nello stesso instante. Si è mai vista una testimone capace di dimenticare le fedi a casa?
***
Duncan sta borbottando qualcosa di sconnesso e poco carino seduto accanto a me. Cerco disperatamente di portare l’auto intorno ai 140, ma continuo a incontrare lumache. Se morirò spiaccicata sull’asfalto sarà tutta colpa di Gwen e del suo matrimonio da strapazzo. Decido di superare un vecchietto che viaggia su un’auto risalente all’era preistorica, quando Duncan inizia ad aprire bocca.
- Court, sinceramente, perché hai accettato di essere la testimone di nozze di Gwen se sei stata perfino capace di dimenticare le fedi a casa?
- Perché è la mia migliore amica e sono talmente felice del fatto che si sposi con Trent da essere stata presa dall’eccitazione.
Mai risposta fu più falsa.
- Non è tutta una tattica di vendetta per le vostre vecchie… Discordie?
Alzo un sopracciglio, senza staccare gli occhi dalla strada.
- In ogni caso la colpa sarebbe da far risalire a te, quindi è meglio se taci.
L’animale grugna qualcosa di incomprensibile.
- Complimenti Court- riprende dopo un po’.
- Complimenti per…?
- Hai fatto saltare tutto il mio piano per portarmi a letto Ellie entro l’una di questa notte.
Stringo le nocche sul volante, ma sorrido in risposta.
- Potevi anche non accompagnarmi fino ad Ottawa.
- E lasciare che sabotassi ancora di più il matrimonio non tornando più in tempo per la cerimonia?
- Duncan, sono le dieci e il matrimonio inizia alle sei.
- E dunque?
- Avrei dovuto trovare una scusa plausibile per coprire una mancanza di più di otto ore. Non sarei stata capace.
- Infatti avresti architettato qualcosa di ben peggiore.
Cerco di non mandarlo a quel paese per pura decenza.
Macino chilometri in silenzio, giusto per non sentire la sua voce fastidiosa perforarmi le orecchie.
Nemmeno lui sembra avere tanta voglia di parlare e Ottawa sembra avvicinarsi sempre più, sotto il manto chiaro del cielo.
Aumento ancora di più la velocità, giusto per riuscire a tornare in tempo per il fatidico “sì” della mia migliore amica.
Ogni tanto lo sguardo di Duncan mi trapassa, ma tendo a non farci troppo caso. Sento un’improvvisa nostalgia per i tempi passati, quando il cerchio si chiudeva sempre con un’eliminazione e la vita sembrava davvero un gioco ripreso costantemente dalle telecamere. Quando era bello trasgredire, mancare di rispetto alle regole e non ora che devo farle rispettare o vincere su di esse.
Duncan si è addormentato; forse finge per non dover sostenere il peso di questo silenzio che incombe tra noi e che sembra essersi dilatato dopo la notte passata.
 ***
Da Forest Harbour a Ottawa sono 414 chilometri.
Facendo la strada più breve, la ON-28 E, si impiegano tra le cinque e le sei ore.
Ergo, non arriverò mai in tempo per il matrimonio.
E le fedi sono nel mio appartamento nel centro della capitale.
Se il matrimonio salta per colpa mia, credo di essere una donna morta.
***
Alla prima area di servizio, mi fermo.
Sono a Bancroft, ho percorso appena 193 chilometri. (1)
Non riuscirò mai ad arrivare in tempo e ho bisogno delle fedi.
- Duncan?
- Mmm?
Evidentemente si era addormentato davvero.
- Duncan, siamo nei guai.
- Court?
- Duncan, svegliati.
Lo scuoto con una mano, sperando si dia una mossa. Apre gli occhi dopo qualche minuto, palesemente assonnato.
- Che succede?
- Duncan, non arriveremo mai in tempo.
- Dove siamo?- chiede, spaesato.
- Bancroft.
- Tu sei un'idiota.
- C'era un incidente...
- Tu non hai cervello!
- Non è colpa mia...
- Tu sei un'emerita stronza!
Non rispondo e torno a voltarmi verso il volante, impallidendo.
La tensione è talmente palpabile che vorrei svanire.
- Cosa hai intezione di fare?- decide di chiedermi dopo un po'.
Non rispondo, ancora.
- Courtney, sai che ti dico? Trovati una soluzione da sola, io torno in hotel.
- E come scusa? Sei senza auto.
- Troverò il modo.
Detto questo scende, sbattendo la portiera.
E' scemo o cosa?
- Duncan, torna qui!- urlo, scendendo a mia volta.
Il benzinaio mi guarda in tralice.
- Duncan!
Sento la crisi isterica pronta ad esplodere.
- Duncan, torna, qui!
Non mi ascolta. Non vuole aiutarmi.
Lo rincorro. Appena è a portata di mano, lo afferro per la maglietta.
- Duncan, vuoi per cortesia ascoltarmi?
Si volta, palesemente irato.
- Cosa diavolo vuoi ancora da me?- sibila.
Mi ritraggo, impaurita. Poi mi schiarisco la voce e prendo coraggio.
- Aiutami, ti prego.
- Perché dovrei?
- Perché... Perché...
Ho perso le parole. Il paradosso dell'avvocato.
L'idiota sorride. Poi - e cavolo, povero il mio cuore- mi abbraccia.
Mi sento un'ebete.
- Che ne dici di trovare delle fedi nuove?- mi chiede, staccandosi.
Annuisco.
- La differenza non si noterà nemmeno...- mi rassicura.
Torno più serena verso l'auto.
***
- Cosa desiderano i signori?
Entriamo nella gioielleria più costosa di Bancroft un pochino spaventati.
- E' qui per regalare il gioiello della vita alla sua ragazza?
Commesso inopportuno.
- Siamo qui per salvare un matrimonio. No, non è il nostro.
Risposta pronta di Duncan; merita un sorriso.
- Come posso esservi utile?- chiede l'uomo; capelli brizzolati, sulla cinquantina, accento strano.
- Procurandoci a tempo di record due fedi- rispondo io, con un sorriso ammiccante.
- Fedi? Per quando vi servono?
- Ehm, massimo per le tre di questo pomeriggio .
- E' mezzoggiorno signorina.
- Lo so, ma a me servono per quell'ora! Vuole che la denunci per mancato servizio?
Duncan mi posa una mano sulla spalla.
- Courtney voleva dire che la commissione è assai urgente, ma se lei non può aiutarci, ci rivolgeremo altrove.
Colpo basso da economista che gioca tutti i giorni in borsa.
- Va bene signori, cercherò di aiutarvi.
Dieci minuti abbiamo scelto le fedi più simili a quelle originali.
Ci vorrà più tempo per l'incisione dei nomi.
Usciamo dal negozio più sicuri di noi e ci fiondiamo al primo ristorante disponibile.
Duncan non parla molto, mi sembra pensieroso.
Ci prova spudoratamente con la cameriera e mi sorride troppo poco.
Fatto sta che due ore dopo siamo di nuovo in strada; è lui a guidare.
Nel bel mezzo del viaggio, mi addormento.
***
Sento qualcosa sfiorarmi la guancia; apro gli occhi, assonnata.
A pochi centimetri dal mio viso - dalle mie labbra- c'è Duncan che mi guarda con un sorriso, una mano posata sulla mia guancia.
- Principessa, siamo arrivati. Sono le quattro passate.
E' così vicino che potrei contare le pagliuzze più scure delle sue iridi.
- Scendiamo?
Il mio cuore perde alcuni battiti; annuisco.
Si allontana di colpo e guarda altrove.
- Ricordavo che non amavi i risvegli bruschi- dice, sottovoce.
- Ricordavi bene. Ora, se non ti dispiace, credo sia ora di prepararci. Abbiamo meno di due ore per essere stupendi.
Balbetta qualcosa, imbarazzato.
In silenzio, entriamo nella hall.
***
- Principessa, faremo tardi.
- Metto il mascara e ho fatto- urlo dal bagno.
Ho abbandonato l'idea di indossare il vestito giallo.
Era talmente orrendo che anche Gwen ha concordato sul fatto che fosse meglio che non lo indossassi.
Con grande maestria, ho finto di aver messo per sbaglio in valigia un altro vestito super-elegante, questa volta di un bel verde intenso.
Il mio piano è riuscito.
Indosso il vestito prescelto e mi sento bene; perfino il trucco è meraviglioso.
Decido di aprire la porta del bagno con cautela, giusto per vedere che effetto farò a Duncan.
Entro con molta calma.
- Come sto?- chiedo, fingendo che il suo giudizio non mi importi.
- Stai... Bene.
Il ragazzo arrossisce furiosamente - è successo talmente poche volte che sorrido, soddisfatta della vittoria.
- Andiamo?- mi chiede, porgendomi il braccio.
In smoking è qualcosa di indescrivibile.
Fingo di non sentire il richiamo degli ormoni e afferro il suo braccio.
Usciamo dalla camera come due sovrani.
Previsioni meteo per la serata a cura di Courtney: si prevedono lampi di passione, pioggia d'amore e uragano di baci.
Sarà delizioso.
***
- Vi dichiaro marito e moglie!
Tutta la platea esplode in un applauso commosso.
Mi sento onorata di essere la testimone di nozze.
Owen mi saluta con la mano da lontano, fingendo di leccarsi i baffi.
Lindsay, Leshawna e Izzy mi fanno l'occhiolino in sincrono.
Heather una linguaccia. Sembra una rana mangia-mosche con quegli zigomi nuovi.
Sembriamo una grande ed affiatata famiglia.
E' tutto perfetto.
Una pioggia di riso investe i due novelli sposi non appena usciamo dalla chiesa.
La madre di Gwen sta piangendo tutte le sue lacrime.
Il padre sembra in preda ad un attacco di euforia.
La madre e il padre, questa volta di Trent, si baciano come ragazzini.
Duncan mi tiene per la vita, il fotografo scatta un miliardo di fotografie.
Sto iniziando a valutare positivamente i matrimoni.
***
La cena di matrimonio è un'abbuffata enorme.
Incastrata tra la madre di Gwen e il padre di Trent, cerco ogni secondo Duncan, al lato opposto del tavolo.
Elllie è giusto accanto a lui.
Sono circa venti minuti che cerco di non fissarli mentre ridono e scherzano.
- Tesoro, vuoi dell'altro arrosto?
La madre di Gwen mi risistema un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e mi sorride.
- Questa gran bella ragazza dovrà aiutarmi, prima o poi!- urla il padre di Trent, dandomi una sonora pacca in mezzo alle scapole.
- Papà, non essere rude!- risponde la sorella minore di Trent.
Mimo un "grazie" nella sua direzione.
- Quello stupido di un Philips mi ha fatto causa perché lo steccato di casa, secondo lui, si è spostato ancorando un metro del suo terreno!- inveisce ancora il padre.
- Papà, ha ragione...- continua la ragazza.
- Tesoro mio, non dire la verità all'avvocato!- bisbiglia lui.
- Immagino che Courtney difenda gli innocenti!- risponde lei, chiamandomi in causa.
- Difendo tutti- rispondo con un filo di acidità io, voltandomi nuovamente verso i due piccioncini all'altro alto del tavolo.
Lei gli sta pulendo l'angolo della bocca con il tovagliolo.
Non credo di poter resistere ancora.
Due ore e qualche portata dopo, mi ritrovo ad affogare il mio dolore nella torta nuziale.
Una fetta, due fette, due e mezzo.
Duncan e la cugina bionda sono spariti in qualche recesso del parco addobbato a festa.
Giuro che bevo qualche bicchiere di spumante e smetto di pensare a lui.
***
Credo sia quasi mezzanotte. Non ho resistito al giro di danze apertosi con Gwen e Trent.
Per il mio bene ho deciso di ritirarmi in camera, darmi una sistemata e poi scendere giù per un'altra bevuta tattica con Owen, Izzy e Leshawna.
Notte in bianco per noi. Notte bianca per Duncan.
Mentre sono in bagno a cercare di non piangere, qualcuno bussa alla porta.
Vado ad aprire con cautela.
C'è solo Duncan, snervato e con diverse impronte di rossetto sulla camicia.
- Cos'è, non passi la notte fuori da questa stanza?- chiedo stizzita, non lasciandolo entrare.
- Deficiente, fammi passare- sbotta lui.
- Non mi dai ordini, hai capito?
- Secondo te mi sono divertito?
Lo fulmino con uno sguardo al veleno.
- Sono un avvocato. So riconoscere delle prove lampanti.
Indico le macchie di rossetto con un sorrisetto di vittoria.
- Senti Court, mettiamo in chiaro le cose.
- Illuminami, troglodita.
Ho le braccia incrociate sul petto.
- Courtney, per quanto mi riguarda ieri sera ti sarei volentieri saltato addosso, ma mi sono trattenuto per il bene dell'umanità.
Sbuffo sonoramente.
- E oggi, sì oggi, ho passato davvero una bella giornata.
- Certo, con Elllie...
- Con te, Court. 
Sto per schiaffeggiarlo, giuro.
- Peccato che le macchie di rossetto parlino chiaro- concludo io, armeggiando per chiudere la porta contro la sua resistenza.
- Senti, Elllie è solo una ragazza carina che vuole provarci. Tutto qui. Non è nulla, non è te.
Rimango per una frazione di secondo sconvolta dalla dichiarazione.
- Torno a ripetere che le macchie parlano chiaro.
***
Credo che non esista momento più bello di quando l'uomo che ami decide di farti tacere nel modo migliore possibile. 
- Principessa, è ora di smetterla.
E' l'attimo esatto in cui le sue labbra si posano sulle tue e tutto il resto del mondo, il resto del tempo, scompare.
- Mi sei mancato.
E' il secondo in cui sentite di appartenervi.
- Sarà una notte indimenticabile.
E' l'istante in cui siete tu e lui, e un letto soffice e un bel vestito e un bel matrimonio.
E una notte soltanto, perché non so cosa accadrà domani.


(1) Tutte le informazioni sul chilometraggio sono state riprese da Google Maps, quindi sono reali.

 
   
 
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