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Autore: Iander    15/04/2012    2 recensioni
[...] Dovrà rassegnarsi a guardarla da lontano per quel che resta del viaggio, com’è giusto che sia per le loro classi sociali, e, una volta giunti a New York, incontrare i suoi occhi per un’ultima volta e continuare il suo cammino, conservandone il ricordo come uno dei più preziosi della sua giovane vita.
“Ciao, Jack.”
Non è possibile. Al suono di quella dolce voce, il giovane si volta di scatto, trovandosi di fronte nient’altro che l’oggetto dei suoi pensieri: Rose DeWitt Bukater.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack Dawson, Rosalinda Dewitt Bukater | Coppie: Jack Dawson/Rosalinda Dewitt Bukater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi fido di te

La nave corre veloce, avanza imponente e maestosa come solo il Titanic può essere. Solca l’oceano, quell’immensa distesa blu che accompagna il suo passaggio; le onde s’infrangono sulle lamiere di acciaio scuro. Il vento aggiunge il suo tocco, scivolando tra i capelli biondi del ragazzo che osserva assorto l’orizzonte, mentre il sole tramonta tingendo il cielo di tonalità rosate e pastello e che nel giro di poco tempo lascerà il posto alla notte.

Sembra un paesaggio da sogno, che a solo guardarlo il respiro si blocca e il volto si stende in un’espressione estasiata. Eppure non è quella l’espressione del giovane: nonostante la vista magnifica, la sua mente vola a poco prima, quando Rose gli disse di lasciarla in pace. Più che logico, data la situazione, ma Jack non riesce ad accettarlo, non riesce a starle lontano e ad impedirle di andare in contro al suo doloroso destino; non riesce ad impedirsi di salvarla. E forse, dentro di sé, ha già capito: quella bella ragazza gli è entrata nel cuore, prepotentemente ma allo stesso tempo dolcemente, incastrandosi perfettamente. È assurdo, come diavolo è possibile che nel giro di così pochi giorni lei sia diventata così importante, così... indispensabile? Eppure, eppure… eppure è così e non c’è niente che possa fare per impedirlo. Solo… dovrà rassegnarsi a guardarla da lontano per quel che resta del viaggio, com’è giusto che sia per le loro classi sociali, e, una volta giunti a New York, incontrare i suoi occhi per un’ultima volta e continuare il suo cammino, conservandone il ricordo come uno dei più preziosi della sua giovane vita.

“Ciao, Jack.”

Non è possibile. Al suono di quella dolce voce, il giovane si volta di scatto, trovandosi di fronte nient’altro che l’oggetto dei suoi pensieri: Rose DeWitt Bukater.

La scruta, incuriosito, cercando di capire cosa possa averla portata lì, ma, allo stesso tempo, cercando di tenere a freno la speranza: potrebbe essere lì per ben altro e una seconda delusione in una stessa giornata sarebbe meglio evitarla. Nonostante ciò, però, non può non constatare ancora una volta quanto sia bella.

Lei sorride, impacciata, e tentenna, giocherellando nervosamente con le mani; abbassa lo sguardo, ma lo rialza subito, per posarlo su Jack e sul suo viso si fa spazio un dolce sorriso, più coraggioso.

“Ho cambiato idea.” Aggiunge finalmente, gli occhi che brillano per l’emozione: forse per ciò che ha avuto il coraggio di ammettere e di accettare, forse per ciò che questo comporterà.

Anche le labbra di Jack, ora, sorridono; tutti i pensieri tormentosi di pochi istanti prima svaniscono, lasciando spazio ad una felicità unica e indescrivibile.

Rose, rincuorata ora da questo sorriso, si avvicina più sicura: “Mi hanno detto che…”

“Shhh” la zittisce subito lui, posandosi un dito sulle labbra; non vuole sentire spiegazioni, scuse, niente di niente. Lei è lì per lui, resterà; questo basta. Poi, colto da un’illuminazione, le sorride più apertamente: “Dammi la mano.”aggiunge, tendendo la sua.

Rose non se lo fa ripetere due volte e, felice, la afferra prontamente, avvicinandosi fino ad essergli proprio di fronte; Jack la guarda ancora un po’, poi le dice dolcemente: “Adesso chiudi gli occhi.”

Lei non obbedisce subito, ma cerca di capire cosa abbia in mente; quando lui la esorta con un “Forza”, si arrende e fa quanto le è stato chiesto. Jack si sposta di lato, facendola avanzare: “Adesso vieni su”, la aiuta a salire il gradino e si posiziona dietro di lei.

Rose esegue, piano, e percepisce il parapetto contro le gambe; ma ancora non domanda, aspetta pazientemente.

“Ora aggrappati alla ringhiera. Tieni gli occhi chiusi, non sbirciare!” le sussurra, avvicinandosi.

“Adesso sali sulla ringhiera. Reggiti, reggiti. Tieni gli occhi chiusi.” Le intima ancora, salendo a sua volta.

Lei continua a sorridere, reggendosi meglio che può.

“Ti fidi di me?” le chiede lui.

“Mi fido di te.” Risponde, senza alcun dubbio o esitazione: è forse l’unica certezza che ha in questo momento.

Lascia poi che Jack le distenda piano le braccia, mentre lei cerca di reggersi.

“Va bene. Apri gli occhi.” Le sussurra finalmente, tenendola fermamente per la vita.

Rose solleva le palpebre e quello che vede le strappa un gemito di meraviglia: davanti a lei, l’oceano si estende in tutta la sua immensità, tingendosi di tonalità rossastre, più intense nel punto in cui si congiunge con il cielo; e il tramonto… non ci sono parole per descriverlo: è forse la cosa più bella e meravigliosa che abbia mai visto. Il vento le soffia contro, agitando il drappo del suo vestito e i boccoli ribelli sfuggiti all’acconciatura.

“Sto volando! Jack!” riesce infine ad esclamare, entusiasta. E le pare davvero di librarsi nell’aria, sopra alla distesa blu.

Il giovane sorride, abbracciandola delicatamente, ma lasciando poi la presa sulla sua vita per cercare le sue mani, che stringe ed accarezza dolcemente. La ragazza asseconda i suoi gesti, iniziando un gioco di dita che si perdono, si rincorrono e si ritrovano.

“Tu, Josephine, sulla macchina vieni con me. Più su, vola via con me...” Le canticchia dolcemente Jack, i visi sorridenti accostati; e Rose ride piano, la felicità che le illumina gli occhi.

Poi il giovane richiude lentamente le loro braccia, appoggiandole sul corpo di lei, e ciò gli permette di circondarla in un caldo abbraccio; la ragazza gira il viso a destra, verso di lui, e i loro sguardi si incontrano, intensamente: in quell’istante, sembrano dirsi con gli occhi tutto quello che pensano, che provano: gioia, felicità, desiderio, amore... Ma anche incertezza e paura. Le parole sono assolutamente inutili e loro lo sanno bene, perfettamente in sintonia.

Poi Jack avvicina lentamente il suo viso a quello di lei e poggia le labbra sulle sue, in un tenero bacio, che in pochi attimi diventa più intenso. Rose circonda il suo collo con un braccio, avvicinandolo delicatamente a sé con la mano, mentre lui l’avvolge in un abbraccio più forte e dolce.

Restano lì a baciarsi per un tempo che pare loro infinito, mentre la luce del tramonto lascia piano piano spazio al buio della notte. E non importa se poi l’incanto finirà, se poi dovranno affrontare i problemi che tutto ciò comporterà. Sono insieme, più uniti che mai, e andranno in contro al loro destino tenendosi fermamente per mano, senza paura, perché ora sanno che una possibilità esiste per tutti e che la felicità è vicina, ad un passo da loro.

Hanno trovato entrambi l’amore, non lo lasceranno scappare tanto facilmente.

“Ti fidi di me?”

“Mi fido di te.”

Note dell'autore: Ebbene sì, questa non è altro che la "Flying Scene" trascritta. Secondo me è la scena più bella di tutto il film e ogni volta che guardo Titanic, questa scena la riguardo per almeno tre volte!

Il finale l'ho lasciato aperto senza accennare minimamente al naufragio perché l'ho scritta dal loro punto di vista, quando ancora non sapevano nulla e intendevano combattere contro tutti per poter stare insieme.
In occasione dell'anniversario dei 100 anni dall'affondamento, volevo dare anch'io il mio contributo e così ho messo per iscritto questa meravigliosa scena, dando un'interpretazione il più possibile oggettiva. Se mi sono lasciata trasportare, ditemelo pure.
Avrei voluto pubblicarla ieri, in quanto la scena sarebbe avvenuta al tramonto del 14 Aprile, ma purtroppo non ci sono riuscita... pazienza!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Iander
  
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