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Autore: Panenutella    15/04/2012    7 recensioni
Cento anni fa, il 14 aprile 1912, il Titanic affondò. Oggi abbiamo "Titanic" di James Cameron, che ci racconta la sua storia. Verso la fine del film, mentre l'orchestra suona il solenne inno "Nearer, My God, To Thee", si vedono due anziani sdraiati su un letto, che si danno l'addio mentre l'acqua invade la loro cabina. Qui si ripercorre la loro storia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Cento anni fa, a Southampton, un uomo e sua moglie guardavano l’imponente figura del più grande transatlantico del mondo. Non erano più giovani, ma intendevano comunque salire su quella nave per inseguire il sogno americano, alla ricerca di qualcosa che avevano sempre desiderato. Si chiamavano Mary e George.
George aveva settant’anni suonati e Mary un po’ meno. Erano sposati da molto, molto tempo, così tanto che George non riusciva più a ricordarsi come fosse stata la sua vita senza Mary.
Si erano conosciuti in un bar nei bassifondi di Londra a poco più di vent’anni. Lei tirava avanti come attrice in un teatro poco frequentato, lui aveva un mobilificio in periferia.
Il corteggiamento fu lungo e impegnativo, George l’amava moltissimo ma Mary era riservata e timida e non riusciva ad esternare i suoi sentimenti. Ma alla fine Mary accettò di sposare George. Lui l’aveva portata a ballare un valzer in un prato, e le si era inginocchiato davanti.
Gli anni di matrimonio furono tutti felici, dal primo all’ultimo. Ebbero anche due figli, due bei maschietti con il naso del padre e gli occhi della madre, ed entrambi i giovanotti volevano diventare ricchi sfondati. Erano capaci di amare il prossimo come nessun altro e scoppiavano entrambi di salute, ma il maggiore morì di una grave malattia a vent’anni, e per Mary e George non ci fu mai dolore più grande. Ma sapevano entrambi che dovevano amare ancora di più il figlio minore, che crebbe forte e robusto e si sposò presto con una bella ereditiera, riempiendo i genitori di gioia.
Gli anni passarono ancora, e l’amore fra Mary e George non conobbe crepe. Inseguire il sogno americano era sempre stato ciò che George voleva fare: voleva andare in America a trovare l’oro per costruire una bella casa a Mary, anche se ormai non erano più giovani come una volta. E quando George lo disse a Mary, lei rise e acconsentì.
George vendette il suo mobilificio per racimolare i soldi per comprare due biglietti di seconda classe del Titanic e tenere qualcosa da parte per il loro arrivo in America.
Mary non aveva mai amato il mare e aveva paura di salire su quella nave, ma a tempo debito George la prese per mano e la condusse a bordo, facendole sentire che con lui al suo fianco non aveva niente da temere. Mary si fidò di lui e a poco a poco cominciò a superare quella paura del mare che aveva da sempre, e intanto i giorni sulla nave scorrevano.
Il 14 aprile 1912 era il loro quarantaduesimo anniversario di nozze, e dopo la cena si ritirarono in cabina per ballare il valzer, come avevano fatto ogni anniversario dal giorno del loro matrimonio. Erano felici e si guardavano sereni negli occhi, quando un tremolio e un forte rumore li costrinse a fermarsi.
Ci misero molto a capire che erano in pericolo, e quando tentarono di combattere contro la  forte pendenza che la nave stava acquistando rapidamente e di raggiungere le scialuppe, trovarono dei cancelli neri chiusi a chiave sul loro cammino e non riuscirono a passare. Quando finalmente George riuscì a guidare Mary sul ponte, non c’era più nessuna scialuppa, e la nave si inclinava sempre di più. Non poterono far altro che tornare in cabina. George sentiva come il dovere di consolare Mary più che poteva, perché sapevano entrambi che non si sarebbero salvati: l’acqua aveva raggiunto la loro porta, fredda, inesorabile, letale.
L’ultima cosa che Mary sentì prima del gelo dell’acqua portatrice di morte fu l’abbraccio caldo di George sdraiato affianco a lei. La coccolò dolcemente, mentre l’acqua si alzava sempre di più e cominciò a bagnare il loro letto. Mary si voltò verso George e lui le diede un bacio sulla guancia, stringendola forte a sé. Mary sospirò e chiuse gli occhi.
- Se dobbiamo morire, moriremo insieme – sussurrò George all’orecchio della sua amata moglie, subito prima che l’acqua gli impedisse di parlare.

Mary e George sono solo due delle 1523 persone che morirono nell’affondamento del Titanic, e solo due delle molte persone di cui non sappiamo niente. I loro corpi furono fra i 1217 che la nave si portò sul fondo dell’oceano. Oggi, nel centenario dell’affondamento del Titanic, ho voluto rendere loro omaggio, in memoria di tutte quelle povere anime che hanno perso la vita e tutto quello che avevano quella terribile notte. Grazie per aver letto.
   
 
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