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Autore: _bianchina_    15/04/2012    1 recensioni
Questa è la prima volta che mi cimento nella scrittura creativa, perciò non vi garantisco niente :). La storia che sto per pubblicare è costituita da vari capitoli, il personaggio principale è Caroline, ma approfndirò il suo rapporto con Klaus;ancora non so di preciso quanti capitoli scriverò. Buona lettura!
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco qua, pronto per voi il macabro capitolo che spiega il prologo!! Scusate l’ immenso ritardo, ma lo studio mi opprime, e poi la mia musa ispiratrice era momentaneamente assente. Spero che apprezziate l’ esplicito riferimento ad uno dei film che, dopo averlo visto, mi ha ossessionata e impressionata per un bel po’ di tempo J.
Vi auguro una buona lettura, e ringrazio le carissime lettrici, in particolare quelle che recensiscono J
 
 

…  A butcher into the paradise …
 
E’ proprio bella la sensazione del vento che scorre tra i capelli,li fa svolazzare avanti e indietro, li spinge davanti alla faccia e fa socchiudere gli occhi, a questo punto un sorriso spunta inevitabilmente. E’ uno di quei sorrisi sinceri, spontanei, è come se stessi sorridendo a me stessa e al mondo in tutta la sua bellezza, ma non ad una persona in particolare. Sto provando quella sensazione d’ altri tempi, quella che provavo d’ estate, da bambina quando alle due di pomeriggio, col caldo asfissiante, mi sedevo ai piedi di un grande albero, alzavo il viso per vedere le foglie dell’ albero mosse dal vento, le vedovo muoversi nitide contro un cielo azzurro quasi sfocato dal riverbero estivo. Poi abbassavo gli occhi per guardare il mondo intorno a me, ed era in quei momenti che vedevo ed assorbivo tutta la bellezza della natura. Era in quei momenti che mi abbandonavo ad una gioia tanto insensata quanto inaspettata. Ora, incredibile ma vero, sto provando la gioia di sentirmi parte del mondo, della natura. Questa emozione, un po’ da folletto che abita nei boschi, la provo ancora, quando mi trovo nel bel mezzo della natura, come adesso. Stiamo viaggiando a cento all’ ora, lungo la statale, con i vetri dell’ auto abbassati ed il vento che ci infastidisce piacevolmente. Ai lati della strada , che ci circonda, c’è una fitta boscaglia, il cielo è sereno. Oggi ho deciso di abbandonare i problemi per un po’, godendomi il viaggio e la dolce musica di Bob Marley che mi intenerisce il cuore.
************************
A stento, riaprendo gli occhi, riconosco il posto. Ormai si è fatto buio e la boscaglia che nel primo pomeriggio sembrava una sorta di locus amoenus, ora appare un po’ inquietante. Devo essermi inconsapevolmente addormentata, e devo aver dormito anche parecchio, a quanto pare. Guardo di fronte a me e vedo Elena assopita sul sedile di fianco alla guida, dove c’è Bonnie abbastanza stanca. Evidentemente la dormita che mi sono fatta deve avermi addolcita perché mi offro volontaria per guidare, permettendo a Bonnie di riposare un po’. Quindi accostiamo, io e lei ci scambiamo di posto, e ripartiamo. Guardando il GPS mi accorgo che qui vicino dovrebbe esserci una pompa di benzina, quindi tra poco mi fermerò per fare il pieno visto che siamo rimaste con meno di mezzo serbatoio e il viaggio è ancora lungo. Oh eccola! Accosto e prima di scendere prendo i soldi dal portafogli; mentre scendo una folata di vento mi fa rabbrividire, non tanto per il freddo quanto perché ha scatenato in me la sensazione di paura che ho provato nel pomeriggio alla tavola calda, guardando quello sceriffo. Faccio finta di niente, in fondo sarebbe una sciocchezza svegliare le ragazze solo perché provo una strana sensazione. Appena faccio due passi verso il bancomat, vedo la porticina sgangherata del locale dietro la pompa e intravedo nel buio affacciarsi  sull’ uscio lo stesso uomo vestito da sceriffo che avevo visto oggi. Il sangue mi si raggela nelle vene, nell’ istante in cui alzo il piede sinistro da terra per tornare sui miei passi e darmela a gambe levate, vedo quell’ uomo caricare il fucile e spararmi un colpo verso il cuore. Sento quasi senza rendermene conto, una fitta al petto ed un bruciore incessante, la vista mi si appanna e mi accascio a terra; non faccio in tempo a riprendermi che quell’ uomo, che ora è a pochi passi da me, mi pianta nel corpo un coltellaccio da macellaio; evidentemente si è reso conto che c’è qualcosa di strano se con una pallottola di piombo nel cuore non sono ancora morta. Questo secondo colpo mi impedisce di nuovo di muovermi per qualche secondo, il tempo necessario perché lui possa prendere delle manette ed incatenarmi; sento il poco respiro che mi resta per via del dolore e della paura affannarsi: ho paura perché lo vedo avvicinarsi alla macchina dove le mie amiche dormono ignare. Allora provo a gridare ma il fiato fatica ad uscirmi di bocca, e tutto ciò che di udibile c’è è un sussurro. Provo ancora e ancora, ma non riesco a parlare, e il dolore si fa sempre più forte. Improvvisamente sento una mano pesante e sudicia tapparmi la bocca, apro gli occhi di colpo e lo vedo: non ho mai assisto ad uno spettacolo tanto raccapricciante. Non sembra nemmeno un uomo, è alto e grosso, indossa un grembiule sporco di sangue e sulla faccia ha una sorta di maschera, anzi no, oh mio Dio, una della pelle cucita sul volto ….-No, non toccarmi, non mi toccare, Elena, aiuto, qualcuno ci aiuti!- cero di gridare ma le parole non mi escono. Il mostro mi prende di peso e mi carica sulle sue spalle, spingendo il coltello ancora più affondo nella carne e facendomi gemere di dolore. Sono disperata, sto per avere una crisi di panico, cerco di dimenarmi, stretta  in quella morsa, ma non ci riesco; inizia a camminare e ci allontaniamo dall’ auto da dove quello sceriffo sta tirando fuori a forza Bonnie ed Elena terrorizzate, le sento gridare il mio nome, mi implorano di aiutarle, ma non posso. Poi spara un’ altro colpo.
-Nooo Bonnie, Bonnie ti prego svegliati, noo Bonnie- Elena grida piangendo sul corpo di Bonnie. Io cerco di dimenarmi ancora più forte ma lui stringe la presa, lasciandomi senza fiato, e poi mi scaraventa a terra e mi prende a calci e pugni. Cerco di difendermi come posso: sono riuscita ad estrarre il pugnale e cerco di ferircelo quando si abbassa per raccogliermi, ma me lo strappa di mano e me lo pianta di nuovo nello stomaco. Sento dei passi veloci avvicinarsi, accompagnati dai singhiozzi di Elena e dalle parole di quel viscido che non riesco nemmeno ad ascoltare. Sto ancora cercando di lottare con il mostro, quando il vecchio vestito da sceriffo avvicina la pistola alla mia tempia e spara un colpo. La mia mente si spegne prima ancora di sentire il grido di Elena.
**************
Quando mi risveglio, frastornata, mi trovo legata ad una sedia, in una sala da pranzo, ad una capo del tavolo, all’ altro capo c’è Elena, svenuta, spero, anche lei legata alla sedia, e con la testa poggiata sul tavolo; al mio fianco c’è Bonnie,con una ferita sulla spalla destra, che è sveglia e sta avendo una specie di crisi di panico. E’ letteralmente scioccata, ha i muscoli tesi ed i nervi a fior di pelle, le lacrime continuano a scendere a fiotti e il suo cuore sta battendo all’ impazzata, tento di calmarla, parlandole e dicendole che andrà tutto bene, ma niente, non mi ascolta, è come se avesse la testa da un’ altra parte. Appena torno su questo pianeta, riportata a terra dai mugolii di Elena che fortunatamente si è svegliata, tento di slegarmi, ma incredibilmente non ci riesco, mi sento terribilmente debole, è come se qualcuno mi avesse iniettato nel corpo della verbena, penso che debba essere per forza successo questo, perché non c’è altra spiegazione. Continuo a contorcermi, assalita da quel tipo di paura che non provavo più da tanto tempo, da quando ero stata trasformata, per la precisione. Provo terrore nel sentirmi debole, indifesa e in balia degli altri. In questo stato non sono d’ aiuto a nessuno, non posso salvarmi né salvare le mie amiche, siamo costrette a subire questa situazione incredibile.
Sento uno strano odore,sembra odore di sangue, ma c’è qualche cosa che non va, è come se fosse marcio, non buono, infatti non mi attira per niente. Sto cercando di mantenere il controllo, per quello che posso, sto cercando di calmare Elena, di cercare qualche arma o attrezzo con cui poter tagliare le corde, ma le posate che sono sul tavolo sono inarrivabili, tanto sono strette le corde. Mi rendo conto che siamo davvero finite nelle mani di qualche serial killer, penso che forse non tornerò più a casa, che non vedrò più mia madre, né Stefan o Damon, né Tyler oppure ……. Klaus. E scoppio a piangere, sono talmente impaurita che non riesco quasi a respirare e inizio a dimenarmi sulla sedia, tentando col bacino e i piedi di saltellare per far rovesciare la sedia, sperando che si rompa, ma purtroppo, cado a terra senza che la sedia si scalfisca, e mi trovo ancora peggio di prima, perché con la faccia schiacciata a terra posso vedere quello che c’è sotto il tavolo: inizio a gridare sconvolta. Non posso crederci, vedo a dieci centimetri dalla mia faccia una testa mozzata, la testa di una ragazza, bionda come me, con gli occhi spalancati pieni di terrore; vicino vedo mani mozzate, dita e altre parti del corpo, nonché delle tracce di sangue che conducono verso una porta sgangherata che sta alla mia sinistra. Dalla stanza accanto si sente una sorta di macabro canto, sembra una ninna nanna, cantata da una voce femminile, e dei piagnucolii; poi non sento più niente, i miei senti si concentrano sulla porta che si sta aprendo, dalla quale entra lui, l’ uomo con la maschera in volto, che fa dei grugniti come se fosse un animale, come un maiale, viene verso di me, con le braccia e gli indumenti luridi di sangue, mi solleva di peso con tutta la sedia e mi rimette a posto, si volta verso Elena, mi guarda e mi da uno schiaffo,poi un altro, estrae un coltello da uno degli stivali e inizia a farmi dei tagli su tutto il corpo, in profondità. Elena e Bonnie assistono alla scena inorridite, sotto schoc, incapaci di muoversi, di aiutarmi, di scappare  o di chiudere gli occhi, di darsi un pizzico per svegliarsi da questo incubo.
Non riesco a difendermi in nessun modo, è incredibile che un vampiro debba sottostare a queste torture senza potersi difendere, i tagli che mi provoca mi fanno male, ma per sbagli rompe una delle corde e le mia mani sono libere, così posso tentare di fermarlo. Lo graffio, lo spingo via dal mio corpo, ma niente, è come voler spostare una roccia pesantissima, ed ha una forza indescrivibile. Con le sue mani violente mi tocca ovunque, perlustra il mio corpo, mi tasta la faccia, dopo averla vista mutare, mi apre la bocca per vedere meglio i canini sporgenti. E’ una sorta di macellaio maniaco che sta studiando il mio corpo per scovare i punti migliori in cui affondare il coltello; poi lo fa, inabissa il coltello nel mio fianco destro, poi lo estrae con forza, un fiotto di sangue mi esce dalla bocca. Lo immerge ancora nell’ interno coscia sinistro, spostando la sua mano sulle mie gambe e sulla mia intimità, emettendo verso strani con la bocca. Sono disperata, non ho nemmeno la possibilità di gridare perché con una mano mi preme sulla bocca, e continua a perlustrare il mio corpo, risalendo sui fianchi e sui seni. Vorrei poterlo sbranare, ma non posso fare altro che piangere silenziosamente e pregare che mi uccida al più presto.
Poi si rialza, elimina la corda che mi intrappolava i piedi, mi solleva come fossi un sacco, mi mette sulle spalle e mi porta via con lui, attraverso la stessa porta dalla quale entra quel vecchio sceriffo, che mi guarda divertito, poi volge lo sguardo su Elena e Bonnie, chiudendo la porta alle sue spalle. Mentre il mostro mi trascina con lui giù per delle scale ripide che portano all’ inferno, sento delle grida provenire da quella sala da pranzo. La mia anima si dispera non sapendo cosa mi aspetta,ascoltando gli urli disperati di quelle due ragazze che non posso aiutare, sapendo che nessuno immagina quello che ci sta accadendo e che nessuno verrà a salvarci.
 

  
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