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Autore: kadyia    11/11/2006    3 recensioni
Parla di Yuri e di una bambina che si incontrano alla Borg e poi sono costretti a separarsi per colpa di Vorcof ma poi il destino vuole che si rincontrino. Questa storia è ricca di colpi di scena, quindi se vi piacciono le storie romantiche e piene di sorprese ve la consiglio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GRAZIE DI ESSERMI STATO ACCANTO

NOTE DELL’AUTRICE:ciao sono Kadyia, vi ricordate di me? Voglio ringraziare Aras per avere commentato la mia prima fiction e per il sostegno che mi ha dato. Non vi stresso oltre con l’anticipazione, vi lascio leggere. Mi raccomando commentate.

PROLOGO
Era una notte di sedici anni fa; la neve cadeva copiosa dalle pesanti e grigi nubi che solcavano il cielo.
Silenzio. Tutto taceva.
Ad un tratto il silenzio fu squarciato dall’acuto e vivace pianto di un neonato.
Aveva due vispi occhioni azzurri-ghiaccio e un ciuffo tutto spettinato di capelli rossi come il fuoco.
Una voce femminile proferì all’improvviso: -il tuo nome sarà Yuri!-
. . .

A tre anni quel dolce bambino giocava spensierato assieme agli altri bimbi dell’asilo.
In quel periodo era vivace, allegro, spensierato…
Parlava con tutti, pensava che tutti fossero brave persone e che fossero sue amiche; ma non si immaginava, neanche lontanamente, che presto sarebbe cambiato radicalmente.
. . .

…Un anno dopo…
era solo che camminava per i vicoli della città deserta, senza una meta. Non aveva una casa, un posto caldo dove tornare, uno spicciolo per mangiare.
Era solo, completamente solo.
La gente che prima considerava sua amica, si rivelò cattiva e maliziosa.
Quel tenero bambino a quattro anni imparò a rubare, a procurarsi il cibo da solo, a cavarsela come poteva per sopravvivere in un mondo così ostile; contando solo ed escusivamente sulle proprie forze. La fiducia che prima riponeva negli altri si trasformò in paura menefreghismo.
Non gli importava più niente di tutti quelli che lo circondavano, ma solo di se stesso.
. . .

…un anno dopo…
Era una notte di tempesta, a Mosca.
La neve cadeva pesante sulla città e soffiava un vento che avrebbe raggelato persino le anime più vivaci.
Quel piccolo bimbo camminava per le strade, cercando un riparo dove poter dormire.
Era stanco e infreddolito. Era vestito solo con degli stracci e camminava, sulla neve, con i suoi piedini nudi feriti e congelati.
Era tutto il giorno che camminava, erano le due di notte.
Entrò in un violetto tra due negozi, si sdraiò sull’asfalto umido e si addormentò, sperando, in cuor suo, di non risvegliarsi più.
Poi buio.
Yuri riaprì gli occhi. Le sue iridi glaciali si riempirono di stupore.
Non si trovava più in quel vicolo dove si era addormentato, ma una stanza.
Le pareti erano grigie come le coperte che ricoprivano il suo corpo gelato.
Una voce dura e pungente attirò la sua attenzione su una bambina dallo sguardo impassibile.
Aveva i capelli azzurri con i riflessi blu, lunghi legati all’estremità da un fiocco nero, come la sua divisa, che facevano risaltare i suoi occhi lilla acceso.
bambina: Era ora che ti svegliassi moccioso!

Y: Moccioso a chi? Io ho già cinque anni!

R: Io ho quattro anni ma sono molto più forte e in gamba di te, poi solo i mocciosi stanno a letto fino le undici!

Y: Ma…

R: Niente ma… vestiti e taci il capo ti sta aspettando!

Y: Il capo?

R: Colui che ti ha portato qui!

Poi segnando l’armadio…

R: La dentro c’è la divisa del monastero, mettila e esci!

Detto questo si diresse verso la porta e fece per uscire, ma Yuri la fermò con una domanda.

Y: Com’è che ti chiami? Io sono Yuri Ivanov, di va di diventare mia amica?

R: Non ti dovrei dire il mio nome…comunque mi chiamo Aiame. Poso darti un consiglio? Evita di dare tutta questa confidenza a me e a tutti i ragazzi che sono in questo posto, se ci tieni alla pelle. Qui tutti pensano solo ed escusivamente a se stessi!

Dicendo questo usci dalla stanza e lasciò Yuri solo, a pensare.

Y: “in che posto sarò mai finito?di sicuro qui non saranno grandi simpaticoni, non che gli altri sulla strada lo fossero, ma…”

Smise per un attimo di pensare, per vedere come gli stava la divisa, il colore nero gli faceva risaltare il suo corpo magro e slanciato; poi uscì dalla stanza.
Aiame lo stava aspettando appoggiata al muro di fronte alla porta, spazientita per l’attesa.

A: Alleluia ti sei deciso a uscire finalmente!

Y: scusami è che mi sento un po’ disorientato.

A: Non importa! Seguimi novellino!

Camminarono su e giù per i corridoi interminabili, freddi e bui. Un brivido attraversò la schiena del rossino.
D’un tratto la binba si fermò davanti una porta massiccia.

A: Ascoltami bene, il capo è molto suscettibile ed è meglio non farlo arrabbiare. Qui la tua vita dipende da lui, uno sgarro e sei morto. Devi chiamarlo signore e mai per nome. Di sicuro ti consegnerà un beyblade, che successivamente ti insegnerò come devi fare per usarlo e le caratteristiche di esso. Ora seguimi dentro e lascia parlare me! Ok?

Fece cenno d’assenso con la testa e così entrarono dentro la stanza.
Era buia e completamente gelata. C’era talmente freddo che si gelava perfino il fiato.
Aiame cominciò a camminare in direzione di una massiccia scrivania di legno e Yuri che la seguiva timoroso.

A:Signore!

Fece un profondo inchino e aspetto che il capo rispondesse.

V: vieni pure Aiame!

A: Signore, ecco qui il novellino.

V: Cosa hai scoperto di lui?

A: Si chiama Yuri Ivanov e ha cinque anni ed è parecchio lento, ma non vi preoccupate ci penserò io all’inizio di lui, naturalmente se voi me lo permettete.

V: Certo. Ora accompagnalo a fare colazione, fagli fare il giro del monastero e poi portalo nella sala grande!

A: Certo signore. Con il vostro permesso, noi andremmo.

V: Andate pure!

La piccola fece un altro profondo inchino e poi spinse fuori Yuri dalla stanza.
Dopo un’abbondante colazione lo condusse a fare il giro del monastero, spiegandogli come si chiamassero e a cosa servissero, ogni stanza; per ultima gli fece visitare la stanza degli allenamenti.

A: Questa e la sala degli allenamenti è dove tutti noi ci alleniamo a bey tutto il giorno. Non fare quella faccia, ti spingerò tutto a tempo debito.

Y: Quanti ragazzi! “chissà se ci sarà qualcuno di simpatico?”

A: Si ci sono molti ragazzi, ma non sono molto socievoli, io qui dentro solo la più socievole. L’unica cosa che non devi malfare è fare vedere che hai paura, se no sei finito. Devi capire che qui si è soli e bisogna contare solo sulle proprie forze.

Y: Neanche su di te posso contare?

A: No Yuri, neanche su di me. Io posso stare con te solo fino un certo punto. Fidarti di qualcuno in questo posto può rivelarsi uno dei tuoi peggiori sbagli. Qui non esistono legami di amicizia, quello che oggi è un tuo amico, domani può diventare il tuo peggior nemico. Beh ora è meglio andare nella sala grande, se no il capo può arrabbiarsi.

Il monastero era davvero grande, pieno di cunicoli e passaggi segreti; se non si era esperti si rischiava davvero di perdersi e di non fare più ritorno.

Y: È un vero labirinto! È facile perdersi!

A: Già stai attento e prenditi dei punti di riferimenti per imparare le strade, perché tra meno di una settimana devi girare per il monastero da solo e se ti perderai nessuno ti verrà a cercare; per il capo uno studente in più uno in meno non fa differenza.

Tra un discorso e l’altro arrivarono alla sala comune, dove ad attenderli c’erano scienziati con il camice bianco e il capo.
Con un cenno della possente mano ci implicò di entrare all’interno della sala.
Era piena di computer e di macchinari di ogni tipo.

V: Yuri vieni qui!

Ordinò amaro.
Aiame diede una piccola spintarella d’incoraggiamento al novellino.
Vorcof fece scegliere un beyblade e un bit al rossino, tra un miliardo di trottole dai colori più vivaci e diversi.
Ne prese uno argento e bianco e come animale sacro il lupo della steppa.

V: Il tuo bey si chiama Wolborg e sarà il tuo unico compagno. Con esso dovrai lottare e vincere per la Borg, e se te lo verrà ordinato anche uccidere. Tutto chiaro?

Un brivido percorse la schiena di Yuri, facendolo tremare.
Alla sola vista del tremore, il signore dell’organizzazione, sorrise aspro, compiaciuto del suo lavoro.

Y: Si signore, è tutto chiaro!

V: Aiame portalo ad allenarsi!

A: Si signore.

Nella sala degli allenamenti.

B: Raga guardate chi è uscito dalla stanza di Vorcof!

S: Oh la cocca del capo, Aiame!

I: Boris, Sergey che ne dite di andare a pestarla?

B: Tu che ne dici Kei?

K: Perché no, sarà divertente, siccome dovrà anche proteggere quel novellino!

In tanto Aiame aveva fatto vedere a Yuri, come si doveva lanciare il bey.

A: Ecco come si fa; ora prova tu!

Y: Così?

A: Si esatto, ora prova ad attaccare il mio!

Kei afferrò con decisione la spalla della bambina.

K: Guarda chi è uscito dalla tana!

A: Cerchi guai?

B: Pensi di farci paura mocciosa?

I: Facci vedere se sei forte come dicono!

A: Non vi conviene sottovalutarmi!

S: Come si fa a non sottovalutare una mocciosa come te!

A: Vi faccio vedere io chi sono i mocciosi qui dentro, e di sicuro non sano io!

La discussione fu troncata dalla roca e impassibile voce di Vorcof.

V: Ora basta! Tornate tutti ai vostri allenamenti e tu continua ad addestrare Ivanov.

A: Si signore!

Sentendo la risposta se ne andò a ispezionare il restante monastero.

K: Sei stata fortunata, se non fosse arrivato ti avremmo pestato di brutto.

Dicendo questo la prese per il collo e la sollevo d terra.
Senza dare a vedere nessun segno di timore e di dolore, Aiame, benché già rossa in volto, fissava negli occhi il ragazzo.

Y: Lasciala!

Kei lasciò andare la bambina, che cominciò a tossicchiare, spostando la sua attenzione su Yuri.

K: Pensi di avere delle speranze contro di noi pivellino?

Di nuovo vennero interrotti dal capo.

V: avevate capito quello che vi avevo detto? Guardie portate questi cinque ragazzi nelle segrete!

A: Signore, ma Yuri non centra niente, si è fatto coinvolgere per salvare me!

V: Il perché si è messo in mezzo non mi interessano, l’ho visto che non si allenava e quindi verrà punito anche lui.

A: Allora anch’io dovrei essere punita!

V: Non provocarmi. Fila nella tua camera e restaci.

A: Come desiderate!

V: Dopo ti manderò a prendere da una guardia, ti devo parlare. Ora va!

Nella prigione.

I: Non è un bel posto da far visitare a un novellino, per di più il primo giorno!

B: Così impara a non mettersi in mezzo!

S: Si però Ivan ha ragione! Tu cosa ne pensi Kei?

K: Cosa dovrei pesare?

I: Come ti chiami novellino?

Yuri guardò il suo interlocutore, ma poi si voltò dall’altra parte, senza rispondere, riperdendo lo sguardo sulla porta d’uscita.

S: Non so chi stai aspettando, ma qui nessuno viene a trovarti. La tuo insegnante non verrà liberarti.

Non lo stette ad ascoltare era troppo intento a guardare il bey, ricevuto solo quella mattina, appoggiato sul tavolo, requisito dalle guardie.

Y: Wolborg!

S: Cosa? Hai detto qualcosa novellino?

Y: La volete smettere di chiamarmi così? Mi chiamo Yuri… e poi non ho detto niente.

Nella camera di Aiame.

A: “Chissà di cosa mi dovrà parlare!”

Toc-toc.

G: Mocciosa, Vorcof l’attende! Venite ho l’ordine di accompagnarvi!

Così, senza troppe parole, andò con la guardia che la porto dentro gli alloggi del capo.
Aiame fece un inchino.

A: Volevate parlarmi, signore?

V: Si. Guardia, ora potete andare!

Essa se ne andò dopo essersi prostrata davanti al signore, lasciando la bimba da sola con Vorcof.

V: Tu sai perché non ti trattiamo come gli altri. Vero?

A: Si… solo che gli altri non dovranno mai saperlo.

V: Giusto, nessuno dovrà sapere del nostro piccolo segreto. E quindi non brontolare più per le mie decisioni. Sono stato chiaro?

A: Certo… padre!

  
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