Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: giulina    16/04/2012    9 recensioni
Affacciata ad una finestra socchiusa al quarto piano di un palazzo signorile, c'era Irene.
Irene era bionda e fumava una Malboro rossa con la mano sinistra sul cui palmo c'era una cicatrice che si era procurata a cinque anni, cadendo da cavallo.
'Irene al quarto piano e' li' tranquilla, che si guarda nello specchio e accende un'altra sigaretta.' F. De Gregori.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

                 Com'è grande il cielo e com'è piccola una donna.

 

 

 


Irene alla finestra e tanta gente per la strada,

Irene alla finestra e tanta gente per la strada,

il mondo passa accanto a lei e non la sfiora mai.

Con le mani aperte, il cuore aperto Irene guarda giù.

 

-Irene, De Gregori-

 

 

 

 

 

 

Quel giorno faceva caldo, tanto caldo.

Un caldo soffocante che costringeva gli abitanti di quella cittadina sconosciuta sul mare, a rinchiudersi in casa con il ventilatore piazzato vicino alla faccia; il ronzio era talmente insistente che ti entrava nel cervello e la sera, quando ti sdraiavi sul letto fresco dalle lenzuola che profumavano d'estate, la tua mente lo riproduceva senza sosta.

Quel giorno era il 15 agosto 1978 ed era Ferragosto, il Ferragosto più caldo della storia, secondo quanto venne detto dal giornale radio delle 12.30.

Le strade erano deserte, il cielo era quasi bianco e l'odore di carne alla brace lo si poteva respirare attraverso le finestre aperte dei balconi.

Si potevano udire le grida dei due bambini della villetta di Domenico D'Alesio - importante imprenditore della zona che aveva aperto nel giro di due anni una fabbrica di elettrodomestici- che nuotavano nella piscina che il padre aveva da poco fatto costruire nell'enorme giardino.

Nel prato erano stati piantati un migliaio di tulipani gialli provenienti direttamente dall'Olanda secondo ordine della signora D'Alesio. Qualcuno raccontava in giro che la sua passione per quei fiori così particolari fosse dovuta ad un amore finito male in quella terra sempre verde.

Un amore impossibile che la teneva ancora sveglia la notte e per cui versava qualche lacrima sotto la doccia.

Dal piccolo bar all'angolo della strada principale proveniva il vociare dei clienti abituali che, anche in quel giorno di festa, non avevano voluto rinunciare al caffé corretto da bere davanti ad una partita di calcio trasmessa dal vecchio televisore in bianco e nero.

Nel piccolo appartamento sulla spiaggia, di proprietà di un ex soldato della seconda Guerra Mondiale, due ragazzi stavano facendo l'amore per la seconda volta. Si potevano udire i loro sospiri e i nomi sussurrati a fior di labbra, labbra screpolate.

Affacciata ad una finestra socchiusa al quarto piano di un palazzo signorile, c'era Irene.

Irene era bionda e fumava una Malboro rossa con la mano sinistra sul cui palmo c'era una cicatrice che si era procurata a cinque anni, cadendo da cavallo.

Stava seduta su un panchetto di legno e guardava il mondo come se fosse una vetrina di un negozio di dolci.

Lei li aveva sempre amati i dolci.

Quel giorno si era alzata all'alba, svegliata dal caldo che trapelava dalle pareti fini. Aveva preparato un caffé amaro in mutande e canottiera, seduta sulla poltrona sfondata posizionata in un angolo nel minuscolo salotto dalle pareti tinte di verde e blu.

Le erano sempre piaciuti quei colori.

Aveva osservato un gatto dormire sulla ringhiera di un balcone vicino, per due lunghe ore. Il caffé non l'aveva nemmeno toccato e si era raffreddato diventando imbevibile. Irene ricordava che succedeva sempre anche a suo padre quando, dopo pranzo, sua madre gli preparava il caffé ma lui non lo beveva mai, troppo impegnato a giocare a carte con suo fratello e alcuni amici al tavolo di casa.

Irene li spiava dalla porta a vetri della cucina ed aspirava il fumo dei loro sigari.

Odiava quell'odore più di suo padre.

Verso le dieci aveva deciso di alzarsi e di farsi una doccia veloce, magari avrebbe usato il bagnoschiuma alle mandorle che aveva comprato qualche giorno prima.

Voleva sentire la sua pelle profumare come quella di un attrice famosa.

Mentre osservava la sua città dalla finestra, i capelli erano ancora bagnati e alcune gocce le mezzavano la canottiera bucherellata.

Ma Irene sembrava non accorgersene.

A lei era sempre piaciuto sentirsi la pelle bagnata, soffiarci piano sopra per poi rabbrividire.

Le ricordava quando andava al mare in Calabria, dove i suoi nonni un tempo avevano avuto una casa. Nella mente, sulle labbra, il sapore dell'acqua salata che beveva a lunghe sorsate quando delle onde lunghe la sommergevano, e l'odore della crema protettiva che sua nonna le ordinava di mettere.

Un odore così buono che Irene lo ricordava ancora ma che non aveva più sentito.

L'estate del 1968 era l'estate preferita di Irene. Era stata l'estate della Vespa e del suo primo bacio al sapore di menta fresca di un ghiacciolo mangiato sotto l'ombra di un ombrellone rosso.

Lui si chiamava Antonio e aveva la pelle scurissima. Ad Irene piaceva perchè aveva la R moscia e si vergognava a dire la filastrocca dei trentatre trentini.

Un amore come quello non lo aveva più provato.

Nemmeno per Leonardo, il primo ragazzo che le avesse detto 'ti amo' e che aveva deciso che loro due si sarebbero sposati a Cagliari, che avrebbero avuto tre figli e che lei non si sarebbe mai dovuta mettere il rossetto rosso.

Si lasciarono quando, una settimana dopo, Irene si mise una gonnella sopra al ginocchio. Era troppo per Leonardo.

Irene aveva gli occhi lucidi mentre osservava quel Ferragosto passarle davanti agli occhi impotente.

Il suo ultimo Ferragosto.

Alla mente le era tornato il ricordo di quello passato con la sua amica Licia a casa sua in Umbria. Avevano bevuto vino rosso e mangiato cozze fino a vomitare l'anima nel cesso.

Il giorno dopo suo padre era morto per un infarto.

Irene aveva pianto per qualche ora, strappato foto e urlato sdraiata sulle mattonelle fredde del suo bagno. La sera si era andata ad ubriacare da sola. Era andata a ballare, si era divertita, aveva fatto l'amore con un uomo, forse con due insieme.

Il giorno dopo il dolore era passato, non c'erano più foto da strappare e lei doveva combattere soltanto un mal di testa atroce.

 

 

 

'Irene al quarto piano e' li' tranquilla, che si guarda nello specchio e accende un'altra sigaretta.'

Le prime rughe stavano comparendo sul suo viso giovane. In quel momento sembrava sua madre all'età di quarant'anni, con il grembiule bianco sempre legato ai fianchi, i capelli raccolti e una lacrima che tentava di scendere sulla sua guancia.

Una donna triste. Proprio come lei.

In molti descrivevano Irene come una persona sola, sola nell'anima.

Una persona che si faceva toccare da pochi eventi, che sopportava poche cose e ne amava molte di meno. Irene non viveva la vita.

Un suo ex fidanzato le aveva urlato, quando se ne era andato di casa dopo tre anni di relazione: "Tu morirai da sola, sola come un cane".

Irene sorrideva allo specchio ricordando quelle parole, mentre aspirava l'ultimo tiro della sua sigaretta.

Giacomo aveva sempre avuto ragione.

Il giornale radio delle 20 annunciò che quel 15 agosto 1978 era stata la giornata più calda registrata negli ultimi vent'anni, che nel paese vicino c'era stata una rapina a mano armata all'interno di un alimentari e che una donna di trentacinque anni si era tolta la vita nel suo appartamento al quarto piano di un palazzo signorile.

Nessuno sapeva chi fosse.

 


 

 

 

Irene alla finestra e tanta gente al suo suicidio,

Irene alla finestra e tanta gente al suo suicidio,

con il telefono staccato, l'anima in libertà.

Com'è grande il cielo e com'è piccola una donna,

com'è grande il cielo.

 

-Irene, De Gregori-

 

 

 

 

 

 

 

Breve storia ispirata alla canzone 'Irene' del fantastico Francesco De Gregori, assolutamente uno dei cantautori italiani che amo di più.

Non so se questa rimarrà una One-shot o se più in là, la farò diventare una Long. A me piacerebbe parlare ancora di Irene, se devo essere sincera. Tutto dipende da voi e dal tempo a mia disposizione.

Spero che questo breve racconto vi sia piaciuto e vi abbia emozionato come mi sono emozionata io mentre scrivevo queste parole con di sottofondo la discografia di De Gregori.

Grazie mille a chi ha letto, a chi vorrà lasciare un commento o a chi ha solamente apprezzato.

Giulia!


GRUPPO FACEBOOK:  http://www.facebook.com/#!/groups/262965880410553/

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: giulina