Le
lettere di un ritorno di fiamma
Canberra,
21 Marzo.
Caro
Soul,
ti
scrivo
questa lettera, per comunicarti che fra un mese tornerò a
Death City.
Probabilmente Shinigami ti avrà avvisato che il mio
addestramento è
finito. Mi dispiace
che tu non abbia mai
risposto alle mie lettere. La colpa forse è anche mia che
tre anni fa non ti
dissi la verità. Ma ora che tornerò a vivere
stabilmente a Death City,
parleremo e ci chiariremo, perché ho delle spiegazioni da
darti. Con questo ti
lascio, perché sulla
carta,
non potrei mai riuscire a dirti tutto quello che dovrei,
quindi preferisco chiudere questa lettera così. Spero che tu
sarai felice del
mio ritorno, sappi che io sono molto contenta di rivederti, sono
curiosa di
vedere come sei cambiato, io non credo di essere cambiata molto, ma
questo lo
giudicherai da solo.
Distinti
saluti, Maka Albarn.
Più
la
leggevo e più mi rendevo conto, che in quella lettera
c’era una nota di sofferenza.
Lo avevo compreso dal modo in cui mi aveva salutato, distinti saluti
era decisamente
un’espressione che non avrebbe mai e poi mai usato per
chiudere una lettera,
soprattutto se rivolta a me. Insomma anche se non ci vedevamo da quasi
quattro
anni, tra noi c’era un legame molto forte, che mi aveva
permesso di comprendere
che per me Maka Albarn, non era solo la mia migliore amica, ma qualcosa
di più,
tra noi si era sviluppata una certa chimica, prima che se ne andasse
dalla
madre. Forse se le avessi rivelato che iniziavo a sentire qualcosa per
lei, le
cose sarebbero andate diversamente tra noi. Purtroppo questo non mi
è dato
saperlo.
Attesi
il suo ritorno, con molta ansia e molte
aspettative, ma soprattutto con molte abitudini pessime da cambiare,
come
quella che ogni notte che mi sentivo depresso e mi ubriacavo finivo a
letto con
Blair, che per di più si scopava quel porco di Death Scythe.
Non mi ci volle
poi molto per cacciare la stregatta ninfomane da casa, visto che Spirit
aveva
cambiato appartamento e lei ne aveva approfittato.
Quando
il 21 Aprile andai all’aeroporto di Death City
andai a prendere Maka, di ritorno dall’Australia, capii che
dovevo
assolutamente dichiararmi a lei. Non appena la vidi non riuscii
più a formulare
un pensiero logico, poiché colei che comparve dinnanzi a me
non pareva affatto
la mia Maka.
I
miei occhi incrociarono i suoi smeraldi e solo
allora la riconobbi. Era cresciuta finalmente, la lontananza da casa
nostra e
da me le avevano fatto bene, poiché era diventata molto
più simile ad una
donna, che alla secchiona senza tette che avevo lasciato tre anni
prima. Mi
ritrovai dinnanzi una ragazza dai lunghi capelli biondo cenere, poco
più bassa
di me, con un fisico asciutto e tutte le curve al punto giusto, insomma
era
diventata ancor più bella di quanto non me la ricordassi, di
certo era
migliorata e questo era un altro punto a mio vantaggio.
Durante
il tragitto dall’aeroporto, non parlammo
molto, poiché Maka mi sembrava troppo stanca per affrontare
l’argomento a cui
mi aveva accennato nella lettera. Infatti non appena arrivammo a casa
lei si
accasciò sul divano e fui costretto a prenderla in braccio e
condurla in camera
sua e posarla sul letto. Mi soffermai ad osservarla, mentre riposava.
La sua
espressione non era molto serena, probabilmente qualcosa la turbava ma
non
sapevo cosa.
Quando
mi
risvegliai, mi ritrovai distesa sul letto e senza capire come, scoppiai
in
lacrime. Non riuscivo a capire perché ora che ci eravamo
ritrovati, non avevo
avuto il coraggio di parlargli. Forse sapevo perché non
riuscivo a liberarmi di
quel macigno che mi opprimeva il cuore. La Maka che odiava
gl’uomini e li
riteneva tutti dei traditori, non voleva dichiararsi a Soul, per paura
di
finire come la mamma, abbandonata e tradita dall’uomo che
amava. Invece la Maka
sofferente, desiderava parlare quanto prima con Soul nella speranza che
accettasse l’amore che provava per lui. Alla fine mi decisi a
consegnargli
quella lettera che gli avevo scritto prima di informarlo del mio
ritorno in
città. In quello scritto gli avevo confessato che in tre
anni avevo sofferto
come non mai, per essere stata così vigliacca da avergli
nascosto qualcosa di
così importante, come la scoperta del mio amore per lui.
Mi
alzai dal
letto ed uscii dalla mia camera, per andare in salone, dove trovai un
biglietto
di Soul, che mi avvertiva della sua assenza. Su quel piccolo foglio di
carta vi
era contenuta una flebile speranza, poiché mi informava che
aveva intenzione di
farmi una piacevole sorpresa. Ero al settimo cielo, volevo
assolutamente creare
la serata perfetta, per ripagarlo di tutte le premure che aveva avuto
nei miei
riguardi, in tutti quegl’anni. Così preparai una
cenetta a lume di candela per
noi due e mi accertai dell’assenza della stregatta malefica e
di altre fonti di
disturbo, che avrebbero potuto distruggere la mia perfetta serata
romantica con
Soul. Ormai tutto era pronto, aspettavo solo il suo ritorno, per dare
inizio
alla serata, così che finalmente mi sarei dichiarata e avrei
scoperto se ne era
valsa la pena di passare tre anni a prepararmi
all’eventualità che lui mi
rifiutasse.
Quello
era
davvero un idiota disordinato, in tre anni non era stato capace di
imparare
cosa fossero ordine e pulizia, infatti trovai per la casa indumenti
sporchi e
mezzi distrutti persino in luoghi stranissimi, come il mobile fuori la
veranda,
che era diventato la pattumiera personale del cretino. Così
mi dedicai a
riordinare l’intero appartamento. Dopo di che corsi in camera
mia e frugai nei
miei bagagli. Sul fondo del trolley, trovai un pacchetto che mi aveva
regalato
la professoressa Marie.
All’interno
del pacco trovai uno splendido tubino corto mono spalla, nero lucido,
ricoperto
di brillantini, che sulla spalla aveva una decorazione composta da tre
cristalli bianchi. Inoltre vi erano anche un paio di decolté
neri con platò e
tacchi a spillo vertiginosi ed una pochette nera e argento.
Evidentemente la
professoressa aveva capito che se volevo attirare
l’attenzione di quel baka del
mio partner, doveva stupirlo e per farlo avevo bisogno di un radicale
cambio di
look.
Non
saprei dire come mi ritrovai a casa di Kid,
eppure quel pomeriggio, dopo un’estenuante partita di basket,
con lui
Black*Star, Patty e Tsubaki, le ragazze raggiunsero Liz al centro
benessere in
centro, mentre noi ci dedicammo ai video games. Quando le ragazze
tornarono,
Liz mi rimproverò per non aver acceso il cellulare,
poiché Maka mi aveva
tartassato di telefonate e messaggi. Infatti aveva preparato una
sorpresa
speciale per noi. Intuii perfettamente le sue intenzioni, voleva
chiarire la
nostra situazione a tutti i costi, quella era l’occasione
perfetta per dirle
che non avevo assolutamente intenzione di lasciarla andare, lei era
solo mia e
non l’avrei più abbandonata.
Quando uscii dalla
camera, trovai Soul ad aspettarmi in salone. Era stupito. Non solo
dalla serata che gl'avevo organizzato, ma anche dal modo in cui ero
vestita. Aveva scelto bene quell'abito, perchè valorizzava
molto il mio fisico. Adesso anch'io avrei potuto competere con le
ammiratrici di Soul, ma soprattutto quella era la mia chance per
rivelargli quel sentimento profondo che da anni provavo per lui. Non
avevo calcolato però, che
anche Soul avesse avuto intenzione di
dichiararsi, anzi lo ignoravo completamente. Così quando
restammo soli, bastò
solo il suono del piano a convincermi a confessargli. Rimasi sorpresa
quando scoprii, con mia enorme sorpresa, che accettava e ricambiava i
miei sentimenti. Suggellamo così quella
confessione
con una serie di baci, dappirma timidi, ma poi decisamente
più vivi e ricchi di
passione e d'amore. Di baci ce ne furono tanti quella sera, alternati
da
carezze
ed abbracci, a momenti di pura tenerezza ed a parole d’amore.
Nessuno di noi
avrebbe mai immaginato che sarebbe andata a finire così, noi
due, così diversi, eppure così uguali, insieme
per sempre. Ricorderò
sempre quella sera come una delle più felici della mia vita.
Mio padre
mi aveva voluto pianista, ma
per me quello strumento era sempre stato una tortura, ma da quando
avevo
incontrato Maka, suonarlo era diventato non solo il simbolo del nostro
legame,
ma anche un modo per potermi liberare dalle ansie e dalle paure che
spesso mi
tormentavano. La mia anima doveva essere sgombra da ogni tormento per
sostenere
quella luminosa ed estremamente forte, ma alo stesso tempo fragile
anima della
mia partner. Come quello strumento aveva permesso il nostro incontro
anni
addietro in quella saletta buia, quella sera attraverso un semplice
brano, mi
permise di compiere uno degli atti meno cool della mia giovane vita,
confessare
a Maka che ero innamorato di lei e che durante il suo soggiorno in
Australia
avevo sofferto come un cane. Mi ero sentito tremendamente solo. La
solutidine
era stata la costante della mia infanzia in quella gabbia dorata
dov’ero nato,
e della prima parte della mia adolescenza, nella quale ero stato
costretto a
sostenere esami per essere ammesso nelle migliori accademie di musica
del
mondo. Ogni volta che tentavo fallivo. Il destino voleva chiaramente
che
incontrassi Maka, che diventassi il suo partner, che mi trasformasse in
una
Death Scythe e che poi mi abbandonasse per trasferirsi in Australia. Ma
da
quando eradi nuovo accanto a me vi era un pensiero fisso, confessare
alla mia
ex tappetta-senzattette che ero follemente ed irrazionalmente
innamorato ed
attratto da lei. Grazie al piano, con mia grande sopresa, Maka mi
confessò di
essersi innamorata di me. Mai soddisfazione più grande avevo
avuto nella mia
vita, se non quella di ascoltare Maka Albarn, colei che odiava
gl’uomini, ammettere
di essersi innamorata di qualcuno, figurarsi se quel qualcuno ero io.
Mi pareva
talmente asssurdo, eppure era maledettamente reale, proprio come quando
dopo un
ghigno di soddisfazione m’impossessai, dapprima delicatamente
e poi con
sicurezza e decisione delle sue splendide labbra rosso fragola. Quello
che era
avvenuto tra di noi era stato un ritorno di fiamma. Il ritorno della
fiamma
della passione.