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Autore: _Selenia_    16/04/2012    2 recensioni
Per la seconda volta quella sera veniva trattenuta da qualcuno.
Per la seconda volta quella sera le veniva chiesto di aspettare.
Per la prima volta desiderava davvero restare.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Il luccichio sfavillante di lampadari di cristallo, il dolce tintinnio di calici colmi di champagne, il leggero frusciare di eleganti e costosissimi abiti di seta e chiffon.
Solamente qualche anno fa non avrebbe mai pensato di parteciparvi, mentre ora Silke si trovava proprio ad una delle serate più glamour e chiacchierate dell’intera Germania.
E l’”Essence”, il locale più raffinato e costoso della fredda capitale tedesca, si prestava in maniera ottimale per quell’evento: le luci soffuse, sui toni del lilla, la musica dolce e del giusto volume, i comodi divanetti in pelle sparsi lungo tre delle quattro pareti, l’ampia terrazza con una vista spettacolare su Berlino e la riservatissima zona privée lo rendevano la meta prediletta da celebrità e personaggi dello star system internazionale.
Silke non era mai stata in un posto del genere anzi, fino a quella sera disprezzava quel mondo.
E forse stava continuando a farlo, nonostante avesse deciso di prender parte a quella festa.
Dopo essersi concessa una rapida occhiata intorno e constatare che le vere star della serata non erano ancora arrivate, si diresse tranquilla e decisa verso il bancone, mentre veniva mangiata con gli occhi da tutta la popolazione di sesso maschile presente.
Un vestitino leggero, rosso e con le maniche in pizzo, che le lasciava la schiena parzialmente scoperta e che le arrivava poco sopra il ginocchio creava un ottimo contrasto con i lunghi capelli neri acconciati sapientemente in morbidi boccoli; le decolleté in vernice dello stesso colore le regalavano qualche centimetro d’altezza.
Aveva voluto essere perfetta quella sera, il suo unico scopo era quello di non passare inosservata.
E sembrava proprio che stesse riuscendo alla perfezione nel suo intento.
Si sedette compostamente ad uno degli alti sgabelli e ordinò il suo drink preferito, rigorosamente analcolico, mentre pensava a che fine avesse potuto fare suo fratello.
“Posso avere il piacere di offrirtelo io, quello?”. Una voce calda e sensuale arrivò quasi come un sussurro al suo orecchio, mentre una scia di brividi le percorreva la schiena nuda facendola sussultare leggermente.
Lentamente abbandonò la cannuccia che aveva tra le labbra e alzò gli occhi fino ad incrociare quelli del ragazzo che le aveva rivolto la parola.
Un paio di iridi nocciola che si incatenarono facilmente con quelle color del ghiaccio di Silke.
“No grazie, non ho bisogno della carità di nessuno!”. Il tono che usò, volutamente freddo e distaccato, lasciarono per un attimo il ragazzo perplesso e deluso.
Fu solo per un attimo però, giusto il tempo di riprendersi dalla sorpresa, per poi lanciarle uno sguardo carico di malizia e tornare a tormentarsi con la lingua il piercing che gli bucava il labbro inferiore.
“Ehi piccola, come siamo scorbutiche stasera!”. Il ragazzo si sedette di fianco a lei, prima di ordinare un cocktail a sua volta.
“Senti Kaulitz, semplicemente non ho alcuna voglia di intrattenere conversazioni inutili e noiose. Quindi, se adesso non ti dispiace, puoi anche andare a cercarne un’altra a cui offrire qualcosa da bere: sai, credo che qui sia pieno di ochette che non vedono l’ora di venire a letto con te. Vedi, io non sono tra quelle e non ho nessuna intenzione di permetterti di rovinarmi la serata…”.
–Non come hai fatto con la mia vita-, avrebbe voluto aggiungere, ma non ne ebbe il coraggio.
O forse, semplicemente, non era ancora arrivato il momento opportuno.
Il ragazzo però non si fece intimorire da quelle frasi velenose e, per nulla intenzionato a cedere, le rivolse l’ennesima occhiata maliziosa, posando gli occhi anche dove non avrebbe dovuto farlo.
La stava spogliando con lo sguardo, Silke lo sentiva bruciare addosso come se lasciasse scie di fuoco sulla sua pelle chiara e scoperta.
“Ah, e così sai chi sono? La cosa si fa sempre più interessante!”. Domandò Tom divertito, regalandole uno dei suoi soliti sorrisi sfrontati che sarebbero stati in grado di far cedere chiunque e di sbaragliare anche le più ferree convinzioni.
Silke alzò gli occhi al cielo, con un’espressione mista tra l’ironico e l’irritato.
“Non credo che qui dentro ci sia una sola persona che non conosca il tuo nome, Tom. Ora scusami, ma come ho già detto, ho di meglio da fare che continuare a perdere tempo con te.”. Detto questo, Silke si alzò e fece per allontanarsi con il suo drink in mano.
Una presa sicura però non glielo permise e la costrinse a voltarsi ed ad incrociare di nuovo quegli occhi.
“Aspetta, non mi hai ancora detto il tuo nome”. Tom allentò di poco la presa, sembrava quasi supplicarla ma il tempo in cui lui aveva quell’effetto su di lei ormai era passato da un pezzo.
O almeno l’aveva creduto fino a quella sera, quando le sue iridi si erano incatenate di nuovo a quelle di lui dopo un tempo che sembrava essere stato eterno.
“E chi ti ha detto che voglio farlo?”. Con un leggero strattone Silke si liberò dalla presa ma, nello stesso istante in cui si girò per andarsene, vide sopraggiungere un ragazzo alto e biondo, gli occhi del suo stesso, identico colore chiaro.
Per un attimo le si mozzò il respiro.
“Lui è Andreas, il mio migliore amico!”. Tom fece le dovute presentazioni, con la speranza segreta che Silke avesse ceduto e avesse pronunciato quel nome tanto segreto che il chitarrista bramava di sapere.
Il ragazzo fissò Silke stranito, ma lo sguardo lucido accompagnato da una lieve scrollata del capo di lei gli fecero tenere la bocca chiusa. Le avrebbe chiesto spiegazioni più tardi. Oh, se l’avrebbe fatto!
“Piacere! Scusate ma adesso devo proprio andare…”. Non permise a nessuno dei due di pronunciare un’ulteriore frase che già si stava dirigendo a passo spedito -per quanto un paio di scarpe come quelle che indossava glielo permettessero- verso la terrazza del locale.
 
L’aria piacevolmente fresca l’aveva avvolta come un velo non appena aveva appoggiato i piedi sulle piastrelle di marmo.
Raggiunse la balaustra e vi si appoggiò, ammirando il panorama notturno della splendida capitale teutonica. La vista però le si appannò velocemente e le lacrime iniziarono a rigarle copiose il bel volto truccato vincendo ogni resistenza che si era imposta fino a quel momento.
Cosa aveva creduto di fare andando lì quella sera?
Pensava davvero che Tom l’avesse riconosciuta dopo così tanto tempo?
Che in quel paio d’anni in cui erano stati lontani non si fosse dimenticato di lei e, soprattutto, che la fama non l’avesse cambiato?
Illusa, ecco cos’era. Una semplice, povera illusa.
Mentre nella sua testa si susseguivano inesorabili e dolorosi i ricordi di una vita passata, destinata a non ritornare mai più, si sentì avvolgere da dietro in un abbraccio dolce e caldo.
Un profumo, il suo, che riconobbe immediatamente.
“Mi sei mancata sai, Silke?”
E poi quella voce, unica e indimenticabile anche a distanza di anni, che aveva fatto innamorare le ragazze di tutto il mondo.
Si asciugò velocemente le lacrime, e si girò buttando le braccia attorno al collo dello stesso ragazzo che aveva ancora il potere di farla sentire bene.
“Anche tu mi sei mancato, Bibi!”. E gli schioccò un rumoroso bacio sulla guancia, facendolo sorridere.
Una risata cristallina, sincera, dolce.
Era bello constatare che almeno lui non era cambiato di una virgola: era ancora lo stesso che ricordava, lo stesso a cui voleva bene e a cui si era affezionata come ad un fratello maggiore.
“Erano anni che nessuna ragazza mi chiamava più così sai?”. Bill la strinse appena di più a sé e ricambiò il bacio sulla guancia.
Silke sorrise dolcemente e solo in quel momento Bill si accorse di quanto fosse malinconico e triste il suo sguardo. Fece scivolare un dito sulla guancia della ragazza e gli asciugò un residuo di lacrima che pendeva all’angolo del suo occhio destro.
“L’hai già incontrato, vero? E fammi indovinare, quel cretino non ha la minima idea di chi tu sia… E tu sei ancora innamorata di lui, non l’hai dimenticato”.
Non era una domanda: Bill aveva capito tutto immediatamente. Conosceva suo fratello da prima di nascere e Silke era molto più simile a lui di quanto lei stessa credesse.
La ragazza si limitò ad annuire: con Bill era tutto così semplice, non c’era mai bisogno di parole o frasi superflue, tra loro c’era una specie di telepatia, si capivano anche solo con uno scambio di sguardi.
“Ci ha provato e quando mi ha chiesto il nome sono scappata qui. Certo, mi avete lasciato che avevo ancora quindici anni e ora ne ho diciotto, ma non mi sembro tanto diversa… O almeno, tu mi hai riconosciuta”.
Un tempo aveva i capelli leggermente più corti e dello stesso biondo di suo fratello Andreas, aveva qualche chilo in più ed era leggermente più bassa e meno formosa, ma per il resto era ancora la vecchia Silke.
“Sei rimasta sempre la stessa, solo ancora più bella. E poi, non sei cambiata affatto: le feste le odiavi allora e continui ad odiarle anche con il passare degli anni. Solo tu potevi essere alla festa privata dei Tokio Hotel all’Essence e startene qui in un angolino buio sulla terrazza del locale…”. Le guancie le si arrossarono leggermente per il complimento del cantante e un sorriso fece capolino sul viso di entrambi quando Silke abbassò lo sguardo leggermente imbarazzata.
Quando lo rialzò intercettò un paio di iridi nocciola in più a fissarla.
Spostò immediatamente lo sguardo sul viso di Bill, cercando di fargli capire quello che stava succedendo dietro di lui.
“Ci sta guardando, vero? Ti fidi di me?”. Bill sapeva che stava facendo una pazzia, ma doveva provare anche quella se voleva rendere felice quel testardo di suo fratello e la ragazza che amava.
Silke annuì leggermente, sorridendo e intuendo cosa il cantante avesse intenzione di fare.
Bill le strinse i fianchi attirandola a sé, Silke allacciò le sue braccia dietro al collo del ragazzo intrecciando con delicatezza le dita nei suoi capelli corvini. Il cantante si abbassò leggermente, posando le labbra su quelle della ragazza e iniziando a muoverle cautamente insieme a quelle di lei.
Il cuore di Silke prese a galopparle nel petto, e dentro di lei iniziò a farsi spazio una sensazione che mai aveva provato in vita sua, facendo nascere l’innato desiderio di approfondire quel bacio.
Dischiuse leggermente le labbra e premette appena con la lingua contro quelle di Bill che non opposero la minima resistenza.
Le loro lingue si intrecciarono e iniziarono una danza che nessuno dei due aveva intenzione di interrompere. Solo quando furono costretti a staccarsi per riprendere fiato e riacquistarono almeno un minimo di lucidità, capirono di essersi spinti fin troppo oltre.
Silke puntò lo sguardo nel punto in cui aveva visto apparire Tom poco prima e lo ritrovò ancora lì, con un sorriso allo stesso tempo amaro e trionfante sul viso, accompagnato da Andreas, che aveva seguito tutta la scena allibito e preoccupato e ora la stava fissando con rimprovero e confusione.
“Bill, puoi accompagnarmi a casa per favore?”. Domandò velocemente Silke prendendolo per mano.
Il cantante annuì, ancora confuso per quello che era successo poco prima, e la seguì in silenzio, lo sguardo nocciola fisso sulle loro mani intrecciate.
Aveva sognato quel momento da anni e quando ormai si era rassegnato al fatto che il cuore di Silke appartenesse a suo fratello, le era venuto in mente di baciarla per farlo ingelosire.
La cosa che non capiva però, era il motivo per cui quel bacio era sembrato così vero, così voluto anche da parte della ragazza.
Quando le aveva domandato se si fidasse o meno di lui, dentro di sé Bill aveva il timore di non riuscire a controllarsi. Era lui che non si fidava di se stesso e dei sentimenti troppo forti che ormai da troppo tempo provava per Silke.
Ma poi era stata lei a voler approfondire quel bacio, rompendo in un secondo i limiti che aveva imparato a non oltrepassare in anni e anni di “allenamento”.
Forse una possibilità ce l’aveva anche lui, solo doveva stare attento a non illudersi come aveva fatto qualche anno fa. Ora non era più un ragazzino inesperto alle prime armi, ora era un uomo adulto e maturo e un minimo passo falso avrebbe fatto molto più male di allora.
Ma come faceva a non illudersi, quando si trovava nella sua Audi, con Silke sul sedile anteriore del passeggero, più bella che mai, che lo guardava aspettandosi che lui mettesse in moto e la riaccompagnasse a casa?
Il ragazzo lasciò il parcheggio e con una manovra rapida e sicura si immise nel traffico notturno di Berlino.
Il viaggio si svolse nel silenzio più assoluto, solo il vociare fastidioso dei mille pensieri che invadevano la testa di entrambi era perfettamente percepibile nell’aria carica di tensione.
Silke si perse qualche secondo di troppo ad osservare il profilo perfetto di Bill, lo sguardo concentrato sulla strada di fronte a loro e le labbra leggermente dischiuse.
Quelle stesse labbra, leggermente carnose e rosee, che poco prima si erano poggiate sulle sue.
Aveva ancora il suo sapore su di esse e a quel pensiero il cuore tornò a martellarle nel petto.
Scostò velocemente lo sguardo, riportandolo sul finestrino alla sua destra, appena in tempo per rendersi conto che l’Audi aveva accostato di fronte alla sua villetta bianca.
Non voleva scendere dall’auto, non voleva allontanarsi da lui, non voleva lasciarlo di nuovo.
“Senti, io…”. Cercò di prendere più tempo possibile, sperando che Bill dicesse qualcosa, ma il silenzio del cantante era come un invito a continuare. “Beh, grazie!”. Silke si sporse verso di lui e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia, prima di portare la mano alla maniglia della portiera.
Prima che la aprisse però, una mano le avvolse il polso sinistro.
“Aspetta”.
Per la seconda volta quella sera veniva trattenuta da qualcuno.
Per la seconda volta quella sera le veniva chiesto di aspettare.
Per la prima volta desiderava davvero restare.
Si girò lentamente e vide il viso di Bill a pochi centimetri dal suo.
Era così pericolosamente vicino e il suo profumo le stava inebriando i sensi ancora una volta, annullando definitivamente ogni sua facoltà di ragionamento.
Le loro labbra si incollarono di nuovo in un bacio profondo e passionale, carico di emozioni e denso di sentimenti.
“Ti amo, Silke. Da quando avevo sedici anni e tu quattordici e non ho mai smesso di farlo”. Le disse Bill, il fiato ancora corto e la fronte appoggiata a quella della ragazza.
Fu solo in quell’esatto momento che Silke capì.
Non c’era nessun Tom nel suo cuore, o almeno c’era ma non occupava quel ruolo che lei stessa gli aveva riservato per anni. Quel posto era sempre stato solo ed esclusivamente di Bill, solo che lei l’aveva capito solo adesso.
Per Tom si era presa una semplice cotta da ragazzina, mentre Bill…
Lui era quello che l’aveva riconosciuta subito, nonostante fossero passati più di due anni dall’ultima volta in cui l’aveva vista.
Lui era quello che le aveva sempre dato consigli su come conquistare il cuore di suo fratello, passando sopra ai suoi sentimenti pur di rendere felici le persone che amava.
Lui era quello in grado di capirla con un solo sguardo, leggendogli fino in fondo all’anima senza bisogno di parole.
Lui era quello che l’aveva aspettata in silenzio, aiutandola a capire quello che in realtà lei stessa si rifiutava di ammettere.
Ora non aveva più alcun dubbio: era Bill il ragazzo che amava, quello che voleva al suo fianco, quello che non avrebbe più lasciato andare.
“Sono stata una stupida, dimmelo. In tutti questi anni mi sono rifiutata di ammettere a me stessa che ero innamorata di te, che ti amavo. Scusami se l’ho capito solo ora, Bibi!”. Un sorriso infinitamente dolce si aprì sul volto del cantante, facendo perdere un battito al già debole cuore di Silke.
“Ecco perché nessun’altra ragazza ha il permesso di chiamarmi in questo modo! Solo il vero amore, la nostra metà perfetta, ha dei diritti che tutte le altre non potranno mai avere…”
“Come questo, per esempio…”.
Silke intrecciò le dita nei capelli di Bill, attirandolo a sé e concedendosi un altro, lungo bacio.
Il ragazzo sorrise, le labbra ancora appoggiate a quelle di lei e una mano sul suo fianco destro.
“Non ti lascio andare più, giuro.”.
“Non ho nessuna intenzione di allontanarmi di nuovo da te, puoi stare tranquillo!”.
  
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