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Autore: hipster    16/04/2012    2 recensioni
Ripercorriamo insieme i momenti più belli della storia tra Kurt e Blaine, visti dal punto di vista di uno dei due. Ogni momento, sarà 'aperto' e 'chiuso' da una citazione tratta da 'Romeo e Giulietta'.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Ahimé, perché Amore di aspetto così gentile è poi, alla prova, così aspro e tiranno?”

 
Kurt aveva incontrato Blaine alla base di una scala, dell’Accademia Dalton, nel Westerville, Ohio. Quando ci pensava ancora si stupiva: quante probabilità c’erano che loro si trovassero entrambi in quel preciso istante in quel preciso punto? Kurt non era una cima in matematica, ma supponeva non molte. Se poi sommiamo anche la sua esitazione nel chiedere informazioni a perfetti sconosciuti, questa cifra doveva essere molto esigua.

Ma la matematica non è importante: due occhi dorati, sì. Kurt non era mai stato sicuro sul colore degli occhi di Blaine, e ancora a volte si ricredeva e si diceva di aver sbagliato: a volte erano color nocciola, altre volte sembravano verdi. Quegli occhi erano sconvolgenti: a volte erano ridenti – ma poi, possono ridere gli occhi? – e luminosi, brillavano di luce propria, illuminando ciò su cui si posavano; a volte erano seri e tristi, ma la loro bellezza restava inalterata, se non aumentata da quell’aria malinconica.

Kurt avrebbe giurato che non esisteva niente di più bello degli occhi di Blaine, se lui non l’avesse preso per mano. Le mani di Blaine erano grandi e calde e rassicuranti. Quel tipo di mani a cui tu ti aggrapperesti senza paura, che sai saranno sempre pronte a proteggerti da qualsiasi cosa.
Kurt era innamorato di Blaine, ma Blaine non era innamorato di Kurt: la storia più vecchia del mondo.

Ma, per quanto il suo cervello gli imponesse di non pensare a lui, Kurt non riusciva a smettere di amare Blaine. Il suo cuore era padrone, sottometteva tutti i suoi pensieri e i suoi voleri: era un dittatore. Se qualcuno – come il buonsenso – provava a ribellarsi, Egli lo schiacciava con la forza.
Ogni tentativo era vano: “sotto il grave peso dell’amore, io precipito”.
 


“Le gioie violente hanno fine violenta, e muoiono nel loro trionfo come il fuoco e la polvere”

 

Kurt aveva ascoltato i suoi sproloqui per giorni e ormai ne era sicuro: lui piaceva a Blaine. Gli aveva parlato di un ragazzo che conosceva da poco, ma che sentiva per lui nascere dei sentimenti più profondi. Non poteva che essere lui! Era certo. Lo aveva persino convinto a cantare a questo ragazzo una serenata con l’aiuto degli Usignoli.
Kurt non stava più nella pelle: poteva sentire il suo cuore pompare felicità e sangue – ma poi, la felicità può essere liquida?

Blaine quel pomeriggio avrebbe chiesto a tutti di cantargli una canzone per San Valentino. Sorrise incoraggiante quando Blaine propose al Consiglio di cantare al di fuori delle quattro mura della scuola o della casa di riposto. Ma il suo sorriso si spense quando tutti cominciarono a protestare: era arrabbiato. No, di più. Era furioso. Quei viziati figli di papà non gli avrebbero negato la sua serenata. Non gli avrebbero portato via la possibilità per Blaine di cantargli il suo amore. Si batté per lui, come avrebbe fatto un buon amico, e alla fine vinse.

Ricevette un sorriso colmo di gratitudine da parte di Blaine e il suo cuore si allargò, pronto ad essere colmato dall’amore tenero di Blaine, stavolta.
Ma fu il vuoto.

Al contrario, le sue orecchie furono colmate da “GAP” e “Lui lavora lì”. Sicuramente lui non lavorava da GAP.
Il ragazzo misterioso (e fortunato) non era lui.
Blaine non lo amava: “L’amore è una tenera cosa? È troppo rude, troppo brutale, troppo aspro e punge come una spina”.
 



“Negate, occhi: prima di questa notte non ho mai veduto la bellezza”

 
Blaine non aveva mai amato particolarmente la tradizione della Dalton di consegnare un uccellino ad ogni nuovo membro degli Usignoli. Era una tradizione così inutile ed obsoleta. E anche faticosa, se vogliamo: tra le lezioni, le prove e gli amici dove si trova il tempo per badare ad un uccellino?

Ma in quel momento Blaine fu felice che Wes fosse un accanito conservatore, sostenitore delle tradizioni. Pavarotti era l’uccellino di Kurt: lui l’aveva accudito e amato, ma il piccoletto era stato stroncato probabilmente da un qualche morbo. Blaine non aveva mai amato quell’uccellino, ma in quel momento gli fu grato.

Perché Kurt ora era davanti a lui che cantava per lui. Perché finalmente poteva vedere i suoi occhi arrossati, il suo impercettibile tremore, i suoi singhiozzi soffocati: non più il gelido Kurt, il forte Kurt, il sarcastico Kurt che aveva conosciuto nelle ultime settimane.
Ora era solo… Kurt. In tutto il suo umano splendore. E Blaine poteva giurare di non aver visto niente di più bello.

Fu in quel momento che capì di essere stato uno stupido, un sordo, un cieco: come aveva potuto non accorgersi della meravigliosa sensazione che lo assaliva quando Kurt volgeva a lui lo sguardo? Come aveva potuto non sentire il suo cuore urlare il nome di Kurt ogni volta che lui era vicino?
Blaine amava Kurt Hummel.

E glielo disse con il cuore colmo di sincerità e speranza. Poi lo aveva baciato. Perché era stanco di combattere contro il suo stesso corpo. E Kurt lo aveva baciato.
Perché Kurt amava Blaine Anderson: “Ora Romeo è amato e ama un’altra volta, i due amanti sono legati dall’incanto degli sguardi”.
 





“O felice, felice notte! Io temo, poi ch’è notte, che sia un sogno il mio, dolce di lusinghe e non realtà”

 
Blaine era stanco per lo spettacolo, ma mai avrebbe rinunciato a quel momento. Perché Kurt lo aveva raggiunto sul palco, lo aveva rassicurato e ora gli aveva donato ancora una volta il suo amore e le sue labbra. Kurt lo amava, Kurt era orgoglioso di lui e Blaine si sentiva come in un sogno. Leggero e libero. Perché Kurt era il suo sogno. Poi quelle fatidiche parole: “Voglio andare a casa tua”.  E Blaine non ebbe più dubbi: quello doveva essere il più dolce dei sogni. Perché solo in un sogno Kurt avrebbe guidato lentamente verso casa sua, parcheggiato con attenzione – come suo solito – e si sarebbe lasciato condurre in camera da letto.

Ma l’aria fresca che colpiva il petto nudo di Blaine era reale, quanto il tocco delicato delle labbra di Kurt sulle sue e il fruscio delle coperte sotto di loro.
Il respiro ansimante di Kurt nelle sue orecchie era vero e anche il suono del tubetto di lubrificante quando fu aperto era vero. La sensazione di completezza, di calore, di amore che lo avvolse era troppo meravigliosa per essere solo frutto della sua immaginazione: Kurt era lì, era reale e lo amava.

Quando i loro sguardi si incontravano, Blaine poteva vedere apparire sulle sue guance un rossore che non aveva niente a che vedere con la passione. E tentava di rassicurarlo con i suoi baci e le sue carezze, ma Kurt era timido e insicuro. Non riusciva a vedere la sua bellezza, la sua magnificenza in tutto ciò che faceva.

E, se possibile, quel sorrisetto imbarazzato tinto di rosso fece innamorare Blaine ancora una volta: “L’amore è una nuvola che si forma col vapore dei sospiri; se la nuvola svanisce l’amore è un fuoco che brilla negli occhi degli amanti; se s’addensa ai venti contrari può diventare un mare che cresce con le lacrime dell’amante. E che cos’è l’amore, se non una pazzia mite, un’amarezza che soffoca, una dolcezza che da’ sollievo?”




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Note: è solo una piccola OS senza pretese; ero annoiata e anche un po’ triste, stavo studiando Romeo e Giulietta e le mie mani mi hanno imposto di scrivere.
Spero che vi sia piaciuta almeno un po’ ^^
Grazie per averla letta!
Baci,
Allie <3 

   
 
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