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Autore: EvgeniaPsyche Rox    17/04/2012    9 recensioni
[ Long-fic sull'AkuRoku che descrive momenti quotidiani e il modo in cui si sviluppa il loro rapporto, il tutto diviso nei diversi mesi dell'anno. Ringrazio in anticipo tutti coloro che si soffermeranno a leggere.]
January -Normal-
February -Away-
March -Confused-
April -Hidden-
May -Burning-
June -Protection-
July -Doll-
August -Anger-
September -Together-
October -Sweetness-
November -Emotions-
Dicember -Mine-
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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January -Normal- 

«Come on baby, light my fiiiiire!Try to set the night on fiiiire!»
«La vuoi piantare o no con questa dannata canzone?», lo interruppe un giovane ragazzo dagli occhi azzurri, inarcando un soppraciglio per dare maggiore enfasi alla propria irritazione, già abbastanza evidente.
«Oh, suvvìa, Roxas, non fare l'antipatico!», replicò il fulvo, accennando una rumorosa risata prima di passargli una mano tra i biondi capelli.«Ho una bella voce, devi ammetterlo.»
«Ma certo.Non aspetto altro che il tuo prossimo Tour.», commentò sarcasticamente il più piccolo, immaginandosi l'amico mentre cantava su un palco, circondato da una band stravagante quanto lui, e le fans ululanti con i cartelloni che gridavano il suo nome.Scosse la testa, rabbrividendo al pensiero.
«Avrai il biglietto di entrata gratis, non preoccuparti.», affermò con sicurezza il rosso, annuendo, per poi sistemarsi meglio sotto le coperte.
«Wow, che onore.», farfugliò senza alcun entusiasmo Roxas, scrollandosi le spalle, cercando in ogni modo di ignorare il compagno che aveva ripreso a canticchiare la medesima canzone di prima.
Sbuffò, sforzando di concentrarsi sulla televisione, nonostante il programma non gli interessava più di tanto; però, in fondo, sempre meglio che ascoltare il concerto di Axel.
Quest'ultimo, intanto, allungò una mano verso la spalla dell'amico, stringendolo possessivamente a sé prima di ridacchiare nuovamente con nervosismo, un pò impaurito da un rifiuto del biondo, il quale, fortunatamente per lui, si limitò a voltare di scatto lo sguardo.
Axel accennò un largo sorriso, affondando l'altra mano tra i capelli del più giovane, facendolo mormorare qualcosa di incomprensibile tra sé e sé.
«Smettila di giocare con i miei capelli.»
«Mmh...Forse più tardi la smetterò.», si limitò a rispondere con un ghigno il fulvo, strofinando poi la propria guancia contro quella del compagno, facendolo arrossire appena; aveva sempre trovato estremamente fastidiose quelle attenzioni, quei contatti così ravvicinati con il proprio migliore amico.Eppure quest'ultimo gli aveva detto che era normale; sì, era normale che adesso si trovassero entrambi sotto le coperte in una gelida giornata di Gennaio, con i corpi estremamente vicini per riscaldarsi.Così come era perfettamente normale che Axel schioccasse di tanto in tanto qualche fugace bacio vicino alle piccole labbra del biondo.
«I migliori amici fanno così, Roxas.», gli aveva spiegato circa un anno con le iridi smeraldine luccicanti, senza smettere di guardarlo.
«Non saprei...Ne sei proprio sicuro?», il quindicenne aveva assunto un'espressione perplessa, arricciandosi una ciocca di capelli tra le dita, mentre l'altro aveva continuato: «Sicuro come il fuoco brucia.E' normale; non preoccuparti.», e, detto ciò, gli aveva accarezzato dolcemente i capelli, appoggiando il suo volto sulla propria spalla con un sorrisetto dipinto sul volto.
«No, io intendevo dire di smetterla adesso.», continuò aspramente il ragazzo dai dorati capelli ribelli, cercando in ogni modo di spostare la mano dell'altro, il quale sbuffò con aria offesa, incrociando le braccia.«Sei il solito rompipalle.»
Il più piccolo ignorò il suo evidente insulto, limitandosi ad alzare le spalle, tornando a guardare la televisione, riducendo poi gli occhi a due fessure: «Ma grazie, Axel.Per colpa tua non abbiamo capito se il concorrente ha vinto o meno.»
«E chissenefrega.», replicò imbronciandosi il fulvo, arricciando le labbra in una smorfia poco interessata.«Tanto a te neanche piace questo programma.»
Roxas sospirò per l'ennesima volta in quel pomeriggio, alzandosi lentamente dal letto, venendo improvvisamente bloccato per il polso sinistro dall'amico: «Aspetta, Roxas.Dove vai?», e nel suo tono di voce gli sembrò di leggere una sorta di supplica a non andarsene.
O forse se l'era solamente immaginata.
«Vado a prepararmi una cioccolata calda.», spiegò il giovane, riuscendo a liberarsi dalla stretta dell'altro, avviandosi così fuori dalla stanza per raggiungere la cucina.
«Sei sicuro di sapere come si fa?», sentì ancora gridare dalla camera da letto dei suoi; borbottò qualche maledizione contro l'amico, per poi affrettarsi a rispondere: «Ma certo!Non ho mica cinque anni, Axel!»
Si immaginò poi che l'altro avesse mormorato qualcosa del tipo 'Se lo dici tu...', e si alzò in punta di piedi -Accidenti alla sua eccessiva bassezza-, aprendo la mensola che conteneva i svariati bicchieri; afferrò la tazza di Spongebob, appoggiandola poi sul tavolo.
Deglutì, accorgendosi che, effettivamente, non sapeva più come andare avanti; era sempre stato un disastro in cucina, ma non voleva fare la figura del dilettante con Axel, dato che, quest'ultimo, l'avrebbe sicuramente preso in giro per il resto della sua esistenza.
No, non se lo poteva assolutamente permettere; scosse energeticamente la chioma bionda, accendendo i fornelli con aria un pò titubante, osservando la fiammela blu che spuntò improvvisamente.
Si grattò la testa: e adesso cosa doveva fare?
Allungò la mano per afferrare il guantone di seta che usava sua madre, quando, sbadatamente, il proprio bracciò toccò il fuoco che lo costrinse a lasciarsi sfuggire un breve grido, indietreggiando poi di parecchi passi mentre sibilava qualche imprecazione poco carina.
«Ahia, che male, maledizione...», ringhiò a denti stretti tra sé e sé, stringendosi la parte colpita che si era già arrossata.
«Cos'è successo?», e, prima di poter in qualche modo cercare di nascondere il disastro che aveva combinato, si accorse della presenza del suo migliore amico che lo stava fissando insistentemente.«Perchè hai urlato?»
«E-Eh?Niente, niente!», si affrettò a tagliare corto il biondo, sperando di apparire perlomeno convincente, tirandosi la manica del braccio destro per nascondere il livido, avviandosi poi a spegnere i fornelli.«C'era un insetto.»
«Un insetto?Con questo freddo?», chiese con fare perplesso il fulvo, avvicinandosi all'altro, che, invece, cercava di indietreggiare e stargli il più lontano possibile.
«Sì, esatto.Mica devono esserci solamente in estate.», mormorò Roxas, sforzandosi di non sembrare nervoso in alcun modo, per poi prendere velocemente la tazza sul tavolo, intenzionato a rimetterla al suo posto.«Non ho più voglia della cioccolata.»
Il più grande inclinò la testa su un lato, assumendo un'espressione sospettosa: il suo migliore amico che rinunciava alla cioccolata calda?No, qui c'era sicuramente qualcosa che non quadrava, e lo capì non appena l'altro aveva alzato proprio il braccio destro per mettere la tazza nella mensola, facendo scivolare così la larga manica del pigiama.
«Roxas, cos'è quello?», fu la domanda vagamente minacciosa del rosso che aveva afferrato di scatto il polso del giovane, il quale era impallidito.«Q-Quello cosa?»
«Questo livido: come te lo sei fatto?», e, dopo aver chiesto ciò, gli mostrò la parte che presentava ora un colorito violaceo.
Il biondo rabbrividì al tono improvvisamente severo dell'amico, riuscendo però a trovare immediatamente una bugia per evitare spiegazioni dettagliate: «Oh, non lo so; non l'avevo notato!Sarò andato sicuramente a sbattere contro qualco-»
«Roxas.», al sentire il suo nome pronunciato in maniera così dura, il diretto interessato sbuffò, voltando lo sguardo altrove.«Mi sono appena bruciato.»
Axel, dal canto suo, sospirò pesantemente, trascinando nuovamente il compagno nella camera dei suoi genitori, facendolo così sedere sul letto: «Non muoverti, aspetta qui.»
Il giovane dagli occhi cristallini serrò le labbra, sentendosi tremendamente in imbarazzo; detestava farsi male, proprio perchè, ogni volta, l'altro riusciva a scoprirlo e, dopo averlo rimproverato a lungo -Neanche fosse suo padre-, lo medicava e lo faceva sentire veramente un bambino.
Alzò di scatto la testa non appena notò che il più grande era tornato con del ghiaccio avvolto accuratamente in un asciugamano azzurro che, successivamente, appoggiò sulla zona bruciata del biondo.«E meno male che non avevi cinque anni.»
«Evita le tue inutili ramanzine.», tagliò immediatamente corto il più piccolo, ottenendo così un'intensa occhiata da parte dell'altro.«Non è mica colpa mia se sei una catastrofe umana.»
«Stai parlando per caso di te?», lo prese beffardemente in giro Roxas con un sorriso soddisfatto dipinto sul volto, ottenendo così un pizzicotto sulla guancia dall'amico che aveva accennato una lieve risata.«Ma smettila.Piuttosto, tieni il ghiaccio premuto sul braccio, mentre io vado a prepararti la cioccolata.»
Il biondo annuì lentamente, afferrando il ghiaccio dalle mani dell'altro prima di appoggiarselo sulla parte colpita, borbottando un veloce 'Grazie'.
Praticamente era sempre Axel a prendersi cura di lui; i suoi genitori erano troppo impegnati a lavorare, mentre quelli del fulvo, ormai un diciannovenne, erano separati, permettendo così a quest'ultimo di avere un sacco di tempo libero, senza essere controllato.
Strinse un occhio, sentendo un lieve bruciore al braccio a causa dell'improvviso contatto gelido con il ghiaccio, che si trasformò subito dopo in un dolce sollievo che lo fece sospirare.
Lasciò che il proprio sguardo andasse poi alla televisione, accorgendosi che Axel aveva cambiato canale sui soliti film osceni e sconci che tanto amava.
Scosse la testa, lasciandosi sfuggire un breve sorriso divertito, spostando poi l'asciugamano dal braccio e assumendo così un'espressione delusa al notare che era diventato più viola di prima.
«Non puoi pretendere che guarisca in pochi minuti.Almeno così imparerei ad ammettere che sei una schiappa a cucinare.», l'improvvisa voce a lui familiare lo costrinse ad alzare di scatto gli occhi, incrociando quelli smeraldini dell'amico che aveva accennato un sorriso sghembo, reggendo in mano la fumante tazza di Spongebob.
«Io non sono una schiappa a cucinare!Mi ero...Mi ero solo distratto, tutto qui.», cercò di giustificarsi il biondo, arricciando le labbra in una smorfia infantile, ottenendo come risposta una grassa risata.«Cambia scusa, giovanotto, questa è vecchia!»
«Giovanotto?Axel, ma come parli?», chiese sollevando un soppraciglio con aria scandalizzata il più piccolo, facendo ridere nuovamente il fulvo che si era infilato la mano libera tra i lunghi capelli a forma di riccio.«Io utilizzo un vasto dizionario, caro mio!L'hai memorizzato?»

«Pfh', certo, come no!», il ragazzo dagli occhi cristallini ridacchiò appena, mentre l'altro gli si era avvicinato, porgendogli gentilmente la tazza: «Avanti, adesso bevi, prima che si raffreddi.»
Roxas annuì lentamente, appoggiando l'asciugamano sul letto, afferrando così con la mano sinistra la cioccolata bollente, portandosela alle labbra, sorseggiandola lentamente.
«E' deliziosa.», ammise infine con aria estasiata dalla bontà di quel dolce liquido, mentre Axel gli scompigliò i capelli.«Modestamente, sono il cuoco migliore del mondo!»
«Il solito narcisista.», commentò con fare divertito il biondo prima di riprendere a bere, facendo ridere il fulvo che nel frattempo aveva preso nuovamente l'asciugamano, nonostante il ghiaccio si fosse quasi sciolto del tutto, appoggiandolo sul braccio destro dell'altro.
«Ti brucia ancora?», chiese con una lieve nota di preoccupazione nella voce Axel, scrutando attentamente ogni singola espressione dell'amico, il quale aveva scosso la testa con aria sicura.«No, sto bene, davvero.»
Il ragazzo dalle iridi smeraldini tirò un sospirò di sollievo, accennando un sorriso, ascoltando poi la successiva domanda del biondo riferita alla cioccolata: «Ne vuoi un pò?»
«Nah, non preoccuparti: è tutta tua.», rispose velocemente il rosso senza smettere di sorridere allegramente, per poi assumere però un'espressione ambigua: «Anzi, effettivamente, vorrei assaggiarla...», e, dopo aver detto ciò, senza lasciare nemmeno il tempo all'altro di dire qualcosa, avvicinò furtivamente le proprie labbra a quelle del giovane, sfiorandole lentamente.
«Axel...», si affrettò a chiamarlo in un sussurrio il biondo con aria allarmata, venendo però immediatamente zittito dal più grande.«Sssh'...Siamo migliori amici, Roxas, è normale: ricordi?», e lasciò che la propria bocca potesse esplorare quella dell'altro.



Cercò in ogni modo di rimanere immobile, ma, non appena fece un passo avanti, cadde immediatamente sulla morbida neve, rotolando come un pallone.
«Ma vaffan'...Grrh...», ringhiò a denti stretti, mordendosi la lingua per evitare di aggiungere altro, sforzandosi poi di alzarsi.
Nel frattempo Axel era scoppiato in una grassa risata, chinando la testa all'indietro e appoggiando le mani sulla pancia, con le lacrime agli occhi: «Dovresti vederti, Roxas!Sembri una sottospecie di Babbo Natale in versione nano!»
«Sta' zitto, lurido pagliaccio!», gridò il più giovane con aria infuriata, cercando di corrergli incontro per mollargli un pugno o qualcosa del genere, non facendo altro, però, che peggiorare la situazione, dato che era nuovamente finito per terra.
Il fatto è che non riusciva neanche a muoversi a causa dell'enorme quantità di vestiti che stava indossando; oltre alla cannottiera, ai boxer e ai jeans, aveva addosso due maglioni pesanti, una giacca e, infine, un cappotto che lo faceva sembrare praticamente una palla di lardo.
Il fulvo ignorò il suo insulto, continuando a ridere ossessivamente, appoggiandosi ad un albero vicino per evitare di perdere l'equilibrio, asciugandosi così le lacrime dovute alle troppe risate: «Su', Roxas, non prendertela!Almeno adesso ho scoperto la vera identità di Babbo Natale!»
«Axel, se non chiudi quel cesso, io giuro che...»
«Che cosa?Mi tirerai i tuoi elfi malefici addosso?», continuò il più grande, scoppiando nuovamente a ridere, senza riuscire più a trattenersi.
«Adesso mi hai scocciato!», tuonò Roxas, togliandosi immediatamente il cappotto e lanciandolo così sulla neve, rialzandosi per poi correre contro l'amico che aveva assunto un'espressione divertita: «Avanti, piccoletto, vediamo che sai fare!»
A quell'incitazione il biondo aumentò la propria velocità, saltando addosso al ragazzo dagli occhi smeraldini e facendolo così cadere rumorosamente sulla neve: «Non mi chiamare piccoletto!»
Al contrario delle aspettative del più giovane, Axel sembrava essere soddisfatto della posizione, mettendosi tranquillamente le mani dietro la testa: «Va bene, nanerottolo.»
«Piantala!»
Il fulvo scoppiò per l'ennesima volta a ridere, e, con un fugace gesto, riuscì a capovolgere la situazione, trovandosi esattamente sopra il compagno che tentava in ogni modo di dimenarsi: «Non dovevi farmela pagare, uh?»
«S-Sì, infatti!», mormorò il biondo stringendosi impacciatamente le spalle, sforzandosi di alzarsi, senza risultati.«Adesso vedrai!», e, dopo aver detto ciò, iniziò a tossire per poi lasciarsi sfuggire uno starnuto.
Il più grande sgranò immediatamente le iridi smeraldine, affrettandosi ad alzarsi e ad aiutare a fare altrettanto con il biondo: «Maledizione, Roxas!Non avresti dovuto toglierti il cappotto: lo sai che ti ammali facilmente!»
«Non mi sono ammal-», e starnutì, senza riuscire a terminare la frase, facendo sospirare l'altro che gli aveva afferrato di scatto il polso, trascinandolo verso il cappotto, chinandosi così per raccoglierlo: lo spolverò velocemente dalla neve, infilandolo poi accuratamente al corpo dell'altro.
«Andiamo, Babbo Natale, torniamo a casa così ti preparerò qualcosa di caldo.», nonostante ciò sentì che l'altro stava facendo resistenza, cercando di incamminarsi dalla parte opposta: «No, io voglio stare qui!»
«Roxas, non fare il bambino: muoviti, non voglio che il tuo raffreddore peggiori.», replicò il rosso assumendo un tono rimprovero, continuando a tirare più forte.
«Ho detto che voglio restare qui!»
«E va bene; sarò costretto ad usare le maniere forti.», e, dopo aver detto ciò, Axel acchiappò l'amico per il colletto, caricandoselo sulle spalle: «Accidenti, con tutti questi vestiti sei più pesantuccio, eh.»
«Axel, lasciami!Lo sai che odio essere preso in braccio!», continuò a frignare il biondo, iniziando a tirare i capelli fiammeggianti dell'altro che si fermò di colpo: «Roxas, non ti conviene toccare i miei capelli, a meno che tu non voglia accarezzarli: lo dico per il tuo bene.», sibilò a denti stretti con aria minacciosa, per poi voltarsi verso il giovane che era sbiancato, accennando il solito sorriso: «Su', torniamo a casa!»
Il biondo sospirò, limitandosi ad appoggiare la testa sulla schiena del rosso, socchiudendo gli occhi, pronto a lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo.



Sbuffò, saltellando più e più volte verso l'albero, allungando la mano nella speranza di poter raggiungere il ramo, nonostante era, ovviamente, troppo alto per lui.
«Dai', ti prego, palla, scendi giù!», trillò cercando in ogni modo di non far' uscire le lacrime, temendo di essere sgridato dalla mamma.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo, intuendo che, purtroppo, non c'era più speranza di recuperare il suo pallone colorato; tutta colpa di Riku, il migliore amico di Sora, che aveva tirato un calcio troppo forte.
E poi non si era nemmeno degnato di provare a riprenderlo!
Si tirò su le maniche, prendendo la rincorsa prima di cercare di aggrapparsi all'albero, cadendo però rovinosamente per terra, prendendosi, per giunta, una testata.
Il piccolo bambino di cinque anni si massaggiò il bernoccolo, singhiozzando nuovamente mentre osservava i propri vestiti ora sporchi di terra e di fango.
«Ehi, hai bisogno di una mano?», un'improvvisa voce a lui sconosciuta gli fece alzare di scatto gli occhi verso il nuovo arrivato che lo stava fissando con un allegro sorriso stampato sul volto.
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*Note Di Rox'*
Non ho resistito a pubblicare subito la storia, lo ammetto ;_;
Va beh, tralasciando questo piccolo dettaglio; mi sono buttata in questa storia ormai da qualche giorno, e, devo ammetterlo, mi ha presa parecchio.La scrivo con enorme piacere, sì.
Ho deciso di creare questa fan fiction, suddivisa appunto in tutti i mesi dell'anno -E, ovviamente, si intuisce già quanti saranno i capitoli; in caso non sappiate il numero esatto dei mesi, siete degli ignoranti patentati. <3 - che descrive diversi momenti della vita dei nostri cari protagonisti.
Questa storia è estremamente generale; ci possono essere momenti di dolcezza, acidità, malinconia e litigi.
Mah...Che altro dire...Oh, giusto; alla fine di ogni capitolo sarà appunto presente un breve flash-back.
Non dovrei fare molta fatica ad aggiornare, dato che io sono già arrivata a scrivere al mese di Giugno (:
Beh, detto ciò...Mi auguro che il primo capitolo sia stato di vostro gradimento, e, se avete appunto letto, vi prego di recensire.
Alla prossima.
E.P.R.

 

   
 
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