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Autore: giuls_lol    17/04/2012    4 recensioni
Dopo il fallimento di un attentato alla vita di suo padre, Kurt entra a far parte di un programma di protezione. Blaine sarà l'agente a cui viene affidata la sua protezione.
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 4

Rachel, appena finiti i suoi rituali notturni, si sedette sul letto di Kurt, attendendo che anche l’amico terminasse i suoi.

Qualcuno bussò alla porta, e Rachel si alzò per aprire.

“Dov’è Kurt?”, chiese Blaine, facendo irruzione nella stanza, e spostando un po’ bruscamente Rachel da una parte.

“Sono qui, che c’è?”, chiese Kurt, che si stava asciugando il viso con una morbida salvietta.

“Ti ho detto che devi fare rumore, quando sei in camera!”, gli sussurrò Blaine, per non farsi sentire da Rachel.

“Rach, vado a dare la buonanotte a Carole”, disse Kurt, alzandosi dalla sedia su cui era seduto e facendo segno a Blaine di seguirlo.

Passando accanto al ragazzo, Kurt lo fulminò con uno sguardo.

“Se gli sguardi potessero uccidere”, pensò Blaine, seguendo Kurt fuori dalla stanza.

“Okay, io sono da Finn intanto”, disse Rachel, imitando i due ragazzi, uscendo dalla camera, e chiudendosi la porta alle spalle.

Kurt scese velocemente le scale arrivando in soggiorno dove Carole, seduta sul divano e con la televisione accesa, stava lavorando ad una copertina per il figlio neonato dei vicini.

“Buonanotte, Carole”, disse Kurt, chinandosi per darle un bacio sulla guancia.

“Buonanotte, tesoro”, rispose Carole, abbracciando Kurt e sorridendogli dolcemente.

Blaine intanto era rimasto alle loro spalle sull’ultimo gradino delle scale.

Kurt tornò verso di lui, lanciandogli un altro sguardo inceneritore, superandolo e salendo al piano superiore.

In corridoio si sentivano le risate di Rachel e Finn provenire dalla stanza di quest’ultimo, così Kurt andò ad aprire la porta della sua stanza, sapendo che l’avrebbe trovata vuota.

Rimanendo sulla soglia della porta, Kurt guardò con sguardo eloquente Blaine, sollevando un sopracciglio.

Blaine entrò in camera di Kurt, e il ragazzo chiuse la porta.

 

 

 

Blaine si sentiva come se i ruoli si fossero invertiti.

Come se lui fosse il protetto e Kurt il protettore.

Odiava quella situazione, e doveva, doveva assolutamente trovare un modo per sistemare quella situazione.

“Senti, Blaine. Lo so che è il tuo lavoro, ma questa è la mia vita. E io qualcosa posso fare per aiutarti e facilitarti, posso cambiare qualche mia abitudine, ma non tutte e non in modo così radicale. E non puoi fare irruzione in camera mia quando ti pare!”, esclamò Kurt, mettendosi le mani suoi fianchi come se stesse sgridando un bambino piccolo.

“Te l’ho già detto, Kurt. Se sento silenzio voglio controllare che tu stia bene, che non ti sia successo niente!”, rispose Blaine.

“Se mi rapiscono mi metto a urlare, te lo prometto!”, esclamò Kurt, esasperato.

“Non capisci, Kurt. Tu non sai quanto possono essere spietati i killer, i rapitori, o chiunque lavori per chi vuole che tuo padre se ne vada. E non sto dicendo per metterti paura. Però tu, davvero, non ne hai idea”, disse Blaine, cercando di farlo ragionare e di fargli capire che se gli stava così addosso, oltre che per lavoro, era per il suo bene.

Kurt ammutolì, interdetto, non sapendo come rispondere.

Si sedette sul letto accanto a Blaine, le spalle ricurve, le mani appoggiate sulle ginocchia, pensieroso.

Poi sospirò rumorosamente.

“Penso di doverlo accettare. Insomma, non mi piacerà, ma ti prometto che non ti intralcerò più. Non farò più scenate da bambino isterico di cinque anni, promesso”, ripeté.

“Kurt, ascoltami. Io ho sempre cercato di avere un rapporto amichevole con chi devo proteggere. È un ottimo metodo per aiutare il protetto ad accettare la presenza costante di una persona nella sua vita, e rende le cose molto più facili anche al protettore”, iniziò Blaine.

“Ma per un motivo o per l’altro tu sei il primo con cui ci sto più o meno riuscendo. E se tu sorvolassi sul fatto che sono un po’ assillante, potremmo diventare amici, e sarebbe tutto più facile per entrambi”, concluse.

“Tu diventeresti mio amico. Ma non si potrebbe dire lo stesso di me nei tuoi confronti”, disse Kurt, dopo averci pensato qualche secondo.

Blaine lo guardò perplesso.

“Tu conosci molti, moltissimi dettagli della mia vita, proprio come una persona che posso considerare un amico. Io di te so poco o nulla”, spiegò Kurt.

Blaine guardò un punto fisso appena sopra la spalla di Kurt.

“Ti racconterò tutto quello che vuoi sapere”, disse Blaine in tono serio, come se fosse una dichiarazione firmata con il sangue.

Kurt accennò un sorriso.

“Grazie”, disse, e si sporse ad abbracciare Blaine.

 

 

Rachel entrò in camera di Kurt, senza bussare.

“Oh, scusate…pensavo che Kurt fosse solo”, disse la ragazza, imbarazzata, facendo per uscire.

“No…no, no, Rachel…Blaine stava per andarsene”, disse Kurt, alzandosi di scatto dal letto.

Rachel rientrò in camera, intanto che Blaine si avviava alla porta.

“Buonanotte”, disse Blaine, sorridendo leggermente.

“Ciao, Blaine”, disse Rachel con un sorrisino che iniziava a spuntarle su viso.

“Buonanotte”, disse Kurt, il tono leggermente più acuto del solito, essendosi accorto dell’espressione dell’amica.

Blaine uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

“Allora?”, chiese Rachel, tuffandosi praticamente sul letto, mettendosi seduta a gambe incrociate e abbracciando un cuscino.

“Allora cosa?”, chiese Kurt, fingendosi confuso.

Si sdraiò nel letto e spense la luce, sperando che Rachel demordesse.

Ovviamente lei rimase imperterrita nella sua posizione, saltellando qualche volta sul letto per incitare Kurt a parlare.

Il ragazzo sbuffò sonoramente, tirandosi a sedere e riaccendendo la luce sul comodino.

“Siamo solo amici”, disse Kurt, cercando di avere la voce il più autoritaria possibile per non farla replicare.

“Kurt, ti prego. Ci conosciamo da due anni. Non prendermi in giro, ti prego”, ripeté Rachel, alzando gli occhi al cielo.

“E non dirmi che non ci hai pensato almeno una volta. Non ti chiedo quante, ma almeno una sicuramente”, aggiunse.

“No, non ci ho mai pensato. Anche perché Blaine non è gay”, disse Kurt, la voce leggermente tremolante.

Le fantastiche doti recitative di Kurt andavano in vacanza nei momenti meno opportuni.

“È la tua coscienza che le fa andare in vacanza, Kurt. Le bugie assolutamente false non riesci a dirle”, pensò Kurt,

“Se lui non è gay, non lo sono nemmeno i miei papà”, disse Rachel, sicura che quell’affermazione fosse perfetta.

Kurt la guardò storto.

“Hai visto quei papillon? E quei pantaloni? Non che non siano carini e non gli stiano molto bene, ma non c’è niente di più gay di quelli”, spiegò Rachel, ancora più convinta della sua tesi.

Kurt sbuffò.

“Sì. Li ho visti”, dissi, arrendendosi.

Era inutile cercare di convincere Rachel Berry di qualcosa su cui non voleva farsi convincere.

Soprattutto perché ci aveva visto giusto.

Blaine era gay.

Era una delle poche cose che Kurt sapeva di lui e che Blaine gli aveva detto su di lui.

“E quindi ci hai mai pensato?”, chiese Rachel, girando il cuscino dall’altro lato, giusto perché per più di un minuto non riusciva a stare ferma.

“Sì, ci ho pensato una volta. Okay? Basta adesso con questo terzo grado”, disse Kurt, sbuffando.

Lo aveva detto solo per farla contenta.

“O forse no?”, pensò Kurt. 

“Perché non poteva essere, no?”, pensò nuovamente.

“Kurt? Ehi?”, disse Rachel, sventolando una mano davanti agli occhi dell’amico.

Kurt scosse la testa per scacciare quel folle pensiero.

“Scusa. Dicevi?”, chiese, rivolgendo lo sguardo all’amica.

“Dicevo che sono sicura che anche lui ci ha pensato. E anche più di una volta”, disse, sorridendo.

“Ne dubito…”, rispose Kurt, scuotendo la testa.

“Perché mai? Santo cielo, dov’è finita tutta la tua autostima? Eri convinto di piacere a Finn, per la miseria!”, esclamò Rachel, agitandosi sul letto.

“E con questo cosa vuoi dire, scusa?”, chiese Kurt, fingendosi offeso.

“Andiamo, non fare quella faccia! Intendevo che se eri convinto di piacere ad uno etero, perché mai non sei convinto di piacere ad un ragazzo gay?”, chiese Rachel.

“Perché di no. Perché non c’è niente che potrebbe farmi pensare di piacergli. Nessuno sguardo, nessuna attenzione particolare…”, disse Kurt.

“Non ti sei reso conto che passa tutto il santo giorno a due centimetri da te? E che anche quando non riesce a sederti vicino a te in classe passa tutta l’ora a guardarti?”, chiese Rachel.

“Sì, ma lo fa perché…”, iniziò Kurt, e fortunatamente riuscì a non dire ciò che stava pensando.

E cioè che Blaine lo faceva solo perché era il suo lavoro, perché doveva farlo.

“Perché…?”, chiese Rachel.

“Perché sono quello che conosce meglio di tutti a scuola, e quindi sono il suo punto di riferimento”, si inventò Kurt, sperando di risultare credibile.

“Se anche così fosse, non ti lancerebbe sguardi adoranti tutte le volte. E ti assicuro, lo fa”, disse Rachel, interrompendo Kurt che stava per controbattere.

Kurt sbuffò sonoramente.

“E anche Teenage Dream, tre giorni fa…sono sicura che l’ha cantata per te. Ha passato tutta l’esibizione a guardarti”, aggiunse Rachel.

“Su questo Rachel ha sicuramente ragione. Perché non è che intanto che gli stavo di fronte se non mi guardava rischiavo di morire”, pensò Kurt.

E involontariamente un piccolo sorriso gli comparve sul viso.

“Visto, visto? Avevo ragione! Ci hai pensato, e continui a pensarci. E sicuramente lo sta facendo anche lui”, esclamò Rachel, facendo la sua espressione vittoriosa e applaudendo leggermente.

“Sì, Rach, avevi ragione. Dormiamo adesso, se no domani avremo delle terribile borse sotto gli occhi”, disse Kurt, sdraiandosi di nuovo.

Rachel si sistemò sotto le coperte accanto a Kurt.

“E sicuramente adesso che hai un corteggiatore sarebbe un vero disastro avere le borse sotto gli occhi”, disse Rachel, la voce emozionata.

“Buonanotte, Rach”, disse Kurt all’amica.

“Buonanotte a te, Kurt”, rispose lei.

 

 

Nella stanza regnava finalmente il silenzio da un po’.

Rachel si era addormentata pochi minuti prima.

Kurt, invece, non riusciva a prendere sonno, tormentato dai tarli che l’amica gli aveva messo in testa.

“E se davvero fosse come dice Rachel? Se Blaine si comportasse nel modo in cui si comporta non solo perché è il suo lavoro?”, si domandò Kurt.

Chiuse gli occhi, e riportò alla mente l’esibizione di Blaine tre giorni prima, cercando di ricordarsi ogni singolo dettaglio.

E poi analizzò i suoi ricordi il più oggettivamente possibile.

Tutti gli sguardi che Blaine gli aveva lanciato durante l’esibizione…anzi, il fatto che avesse tenuto lo sguardo praticamente sempre su di lui…l’intensità con cui aveva cantato quella canzone…

“E poi”, si trovò a domandarsi Kurt, “perché diavolo è scappato via in quel modo appena finito?”.

“Non era pallido, e non aveva assolutamente l’aria di uno che stesse per svenire, o vomitare, quando l’ho trovato. Sembrava solo estremamente teso…e pensieroso…”, considerò Kurt.

“E decisamente confuso”, aggiunse mentalmente Kurt, ricordandosi di quando i loro occhi si erano incrociati per qualche istante, e aveva potuto leggervi una gran confusione.

“Dio, impazzirò”, sussurrò, tirandosi a sedere nel letto, e prendendo dal comodino un blocco di fogli e una matita.

Le informazioni iniziavano a diventare davvero troppe per il cervello di Kurt, stanco dopo una lunga giornata di estenuanti prove delle esibizioni per le regionali.

E per capirci, o almeno tentare di capirci, qualcosa, aveva bisogno di scrivere.

Iniziò a far scorrere la matita veloce sul foglio, illuminato solo dalla luce del suo cellulare, non avendo acceso quella sul comodino per non disturbare l’amica che gli dormiva accanto.

Gli bastò scrivere le parole chiave di tutti i pensieri che aveva fatto, riempiendo il foglio di scritte grigie connesse tra di loro, sottolineate, ricalcate, cerchiate…

Non arrivando a nessuna conclusione logica.

Solo a ipotesi vaneggianti.

Sbuffò sonoramente, riponendo il foglio, la matita e il cellulare sul comodino, e tornando a sdraiarsi.

Rimase al buio un paio di minuti, cercando di prendere sonno.

Poi si alzò dal letto lentamente e delicatamente, per non svegliare Rachel, e si avviò verso la porta di camera sua.

Scese le scale silenziosamente per non disturbare nessuno nella casa e si rintanò in cucina.

 

 

 

 

 

Blaine si svegliò di soprassalto.

Alzò la testa e controllò l’ora: mezzanotte e mezza.

Ricadde pesantemente sul letto, sbuffando e passandosi una mano nei capelli sudati.

I pensieri che sperava di poter scacciare dormendo lo avevano tormentato anche nel sonno.

E ovviamente, appena sveglio, tornarono ad affollargli la testa.

Certo, era felice di aver parlato con Kurt.

Ma si sentiva di non aver risolto definitivamente la questione.

E non riusciva a capire perché.

Si sentiva un emerito imbecille.

Era la seconda volta in un giorno in cui non riusciva a capire qualcosa.

E se fosse stato come risolvere un problema di matematica, che tanto odiava quando frequentava davvero il liceo, pazienza.

Ma era qualcosa di più importante.

Ne andava della sicurezza di Kurt.

“E del rapporto che hai e che potrai avere con lui”, pensò Blaine.

Si girò nel letto, tentando di riprendere sonno.

Passò dieci minuti con gli occhi spalancati neanche fossero incollati e senza fare uno sbadiglio che fosse uno.

Decise quindi che la soluzione migliore fosse quella di sgranchirsi un po’ le gambe e andare a bere un po’ d’acqua.

Si alzò dal letto, e in punta di piedi uscì dalla sua stanza, e scese le scale verso la cucina.

 

 

 

 

Solo quando arrivò sulla soglia della porta, Blaine si accorse che c’era qualcun altro nella stanza.

Kurt.

Che, di spalle alla porta della cucina, stava versando del latte in un bicchiere.

Blaine fece per avvicinarsi, ma si bloccò.

“Come diavolo faccio a non spaventarlo? Se rimango qui, quando si gira si spaventa. E magari pensa che lo stavo spiando. Se mi avvicino è anche peggio”, pensò Blaine, irrazionalmente agitato da quella sua preoccupazione.

Decise di uscire dalla cucina, e aspettare qualche decina di secondo, per essere sicuro che Kurt si fosse girato.

Quando pensò di aver aspettato abbastanza, fece il suo ingresso in cucina, strusciando un po’ i piedi per avvisare Kurt della sua presenza.

E si ritrovò davanti una scena che lo fece bloccare all’istante.

Kurt, con il bicchiere di latte stretto tra una mano, appollaiato sul bancone della cucina, il labbro superiore sporco di latte.

“Blaine!…Cosa ci fai sveglio a quest’ora?”, chiese Kurt, vedendo comparire l’altro in cucina.

Involontariamente, Kurt fece una cosa che congelò ancora di più il sangue nelle vene a Blaine.

Si leccò via il latte dal labbro.

Con un espressione da gatto che si lecca i baffi.

“Dio. Santo”, fu il pensiero che affollò la mente di Blaine.

“Blaine?”, chiese Kurt, scendendo dal bancone e sventolandogli una mano davanti al naso.

Blaine si riscosse, sospirando profondamente e utilizzando tutta la sua buona volontà.

“Non riuscivo a dormire”, disse Blaine, la voce bassa, allontanandosi da Kurt e andando a sedersi su una sedia.

“Neanche io”, rispose Kurt, tornando nella sua posizione iniziale.

“Vuoi un po’ di latte?”, chiese Kurt, dopo qualche decina di secondo di silenzio abbastanza imbarazzante.

“No, grazie. Prendo solo un po’ di acqua”, disse, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la credenza per prendere un bicchiere.  

Lo riempì e poi tornò a sedersi.

Kurt lo osservò per qualche secondo.

“Tutto bene?”, chiese, facendo penzolare le gambe

“Sì…perché?”, chiese Blaine, sorridendo appena.

“Hai una faccia…”, rispose Kurt.

“Cioè, sembri un po’ sconvolto, e stanco, non che…”, disse Kurt, temendo che l’altro potesse mal interpretare la sua frase.

“Kurt…ho capito cosa intendevi”, rispose Blaine, ridacchiando divertito.

Dopo che aveva bevuto metà del suo bicchiere di acqua gelata, era riuscito a calmarsi.

“Comunque sto benissimo, grazie”, aggiunse, sorridendo.

“Mi fa piacere”, rispose Kurt, restituendo il sorriso.

Poi sbadigliò. 

“Torniamo a letto?”, chiese Blaine, vedendo che Kurt si stava praticamente addormentando sul bancone.

Kurt annuì, scendendo e avviandosi verso la porta della cucina.

Blaine lo seguì, e spense la luce uscendo.

“Buonanotte”, disse a Kurt per la seconda volta quella sera, quando furono arrivati davanti alle loro stanze.

“Dormi bene”, fece Kurt.

Poi, probabilmente nei fumi del sonno, si chinò per dargli un bacio sulla guancia.

Subito dopo sparì dentro camera sua.

Blaine entrò a sua volta nella sua stanza.

“Dio, Blaine. Sei una vera testa di cazzo”, si disse da solo, sentendo il suo battito cardiaco accelerato.


NDA
Salve a tutti! Come promesso, oggi è martedì e io ho aggiornato! *balla la conga*
Sinceramente ho ADORATO  scrivere questo capitolo, davvero....mi ha preso tantissimo....proprio come il prossimo capitolo, che ho già iniziato a scrivere....e da cui inizieranno a movimentarsi un po' le cose...quindi gioite con me!
Sappiate che però ho avuto un piccolo problema a scuola...pregate che mio padre non mi porti via il computer, io farò di tutto per evitarlo, ma potrebbe essere che non potrò più usarlo per un po', una settimana, forse...
Comunque, in questo capitolo abbiamo tanta Hummelberry, che come vi ho già detto adoro profondamente...quei due sono l'ideale di amicizia che tutti desiderano, secondo me....
BTW, in questo capitolo tocca principalmente al nostro Kurt farsi mille pensieri, grazie alla cara e tenera Rachel.......e, signore e signori, la prima volta in cui c'è tensione sessuale tra di loro.....dai, santo cielo, ve lo immaginate Kurt che si lecca del latte dal labbro, appollaiato su un bancone?!
Beh, credo di sì.....:D
Credo di aver finito, vi ricordo che il prossimo aggiornamento potrebbe arrivare un po' tardi, ma vi prometto che sarà un bel capitolo, un po' di angst e un po' (un bel po') di fluff.......
Basta, non vi dico più niente se no vi rovino la sorpresa!
Ringrazio tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo, hanno recensito, aggiunto a ricordate, seguite e preferite.....siete il mio cibo, ricevo l'energia di scrivere da voi (tipo goku xD).....grazie mille, davvero....
Ringrazio la mia beta betucciola Adelina, e vi saluto tutti......
Un bacio!

Giuls
  
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