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Autore: Unforgiven_ice_boy    18/04/2012    1 recensioni
Questa storia narra le vicende di una ragazza che, dopo esser stata investita da un pirata della strada ed essere rimasta in coma per due anni, decide di ricominciare una nuova vita.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una giovane ragazza di quindici anni di famiglia benestante, eccellente a scuola, un pomeriggio d’estate mentre tornava da scuola, viene investita da un’auto pirata che non si ferma neanche ad aiutarla. La ragazza si salva ma finisce in coma per un lungo periodo. Passano così due lunghi anni e, uscita dal coma, ricomincia la sua vita di sempre anche se i segni dell’incidente rimarranno indelebili sul suo corpo e nella sua mente. Per questo motivo non sentendosi più sicura di voler avere storie con altri ragazzi,si rifugia sempre più in se stessa, al contrario le sue amiche la incitano a non tirarsi indietro. Una sera escono a prendere una pizza e Shizuka, questo il nome della nostra protagonista, nota un ragazzo bellissimo, il fattorino che consegna le pizze a domicilio; capelli biondi, occhi azzurri, alto, studente di università. Per un attimo i loro sguardi si incrociano e Shizuka rimane folgorata dai suoi lineamenti così perfetti. Nei giorni seguenti ,tra gli impegni scolastici e le attività extra, Shizuka riesce ad andare in pizzeria con il solo scopo di rivedere il giovane Akimitsu. Tra di loro nasce così una profonda amicizia che col passare del tempo sembra diventare qualcosa di più.
I loro incontri si fanno sempre più frequenti,i quali culminano con la dichiarazione di lei che lascia senza parole lui che finisce per accettare. Tutto sembra perfetto, quando i genitori di Shizuka decidono di divorziare a causa delle frequenti liti e scenate di gelosia che avvengono quasi tutti i giorni. Per la ragazza fu un duro colpo doversi svegliare la mattina e non vedere suo padre che le dava il buongiorno o che la rimproverava se non aveva fatto i compiti o rientrava tardi la sera, ma si sentiva meno triste sapendo che poteva contare sulle persone che le volevano bene e quando chiedeva spiegazioni alla mamma la frase che si sentiva ripetere in continuazione era “Tuo padre ha un’altra e non vuole più averci tra i piedi”.
 
Il tempo passa e arrivò il giorno del suo diciottesimo compleanno, era un giorno speciale per lei, tutti i suoi amici erano pronti a festeggiarla, tanti regali e una torta gigantesca aspettavano solo lei. La cosa che le faceva più paura era tornare a casa e trovarla vuota, la mamma era sempre fuori per lavoro, da qualche tempo si era data all’alcol e restava spesso a dormire fuori dal suo nuovo compagno; erano queste le occasioni in cui le capitava di pensare alla sua famiglia di un tempo, a se stessa e alla relazione che stava portando avanti con Akimitsu, questo sconosciuto entrato con forza nel suo cuore, una storia sempre più solida tanto che finirono a letto insieme lasciandosi trasportare dai sentimenti e le emozioni che caratterizzano la prima volta.
 
L’estate era ormai alle porte ed era tempo di esami per Akimitsu e infatti era arrivato l’ultimo anno di università, la gioia di aver finalmente terminato la scuola e il sogno di laurearsi in ingegneria nucleare si stavano sempre più avvicinando e non perse tempo  chiedendo alla ragazza se aveva voglia di assistere agli esami perché gli avrebbe dato più coraggio e più sicurezza. Ci fu un attimo di silenzio rotto soltanto dallo squillare del telefonino della ragazza e l’atmosfera di gioia e felicità fu subito spezzata da una tremenda notizia; il corpo senza vita della madre era stato trovato nel bagno del negozio dove la donna svolgeva il ruolo di commessa. A scoprire il corpo era stata una delle colleghe che stava entrando per lavarsi le mani. Un brivido percorse la schiena di Shizuka che lasciò cadere il cellulare e si precipitò di corsa all’obitorio dove ad attenderla c’erano i suoi nonni che abitavano poco lontano dalla ragazza.
Un fiume di lacrime sgorgava dagli occhi rossi della povera Shizuka che abbracciata alla nonna balbettava frasi senza senso. Ad uccidere la donna sarebbe stata una massiccia dose di calmanti provocandole un arresto cardiaco; l’autopsia rivelerà poi l’inizio di una gravidanza della donna.
Seguì un periodo di depressione ma la storia tra i due ragazzi era sempre più salda che mai, Akimitsu era sempre presente nella vita di Shizuka, una ragazzo molto premuroso forse l’unico con la quale la ragazza si confidava senza nascondere nulla.
 
Il tempo scorreva velocemente, Akimitsu superò brillantemente gli esami e finalmente riuscì a prendere la laurea che aveva tanto sognato. Fu una festa solo per loro due, un bar, due grandi coppe di gelato al caramello e una dolce musica di sottofondo; non chiedevano nient’altro, solo di trascorrere quel giorno senza dover pensare a niente.
Il Giappone si preparava per festeggiare l’imperatore Akihito, una festa molto sentita in patria e migliaia di persone accorrevano ogni anno per rendere omaggio al loro imperatore. Avvolta in uno splendido kimono rosso dai riflessi dorati, Shizuka stava pettinando i suoi lunghissimi capelli corvini che avrebbe poi raccolto in un meraviglioso chignon. Davanti la residenza dell’imperatore si era radunata gente proveniente da tutta l’isola, la giornata era splendida, il sole era alto nel cielo quando Akihito finalmente si affacciò dal suo balcone salutando la moltitudine di persone che gridavano davanti l’altissimo cancello della sua reggia. Shizuka scorse in lontananza Akimitsu, affascinante come non mai che faceva sfoggio di una maglietta bianca che risaltava i suoi muscoli e jeans forse di due o tre misure in più del normale. Avrebbero voluto abbracciarsi ma la folla che incalzava sempre più non permetteva nessun movimento.
Come fosse apparsa dal nulla, all’improvviso, una fanciulla di statura inferiore a lui lo prese sotto braccio e sembrava molto felice a giudicare dalla sua espressione. Quando la cerimonia ebbe termine e la gente si dirigeva verso i mercatini, Shizuka provò un sentimento di gelosia mai provato prima ma si contenne e andò con i suoi nonni verso la miriade di bancarelle piene di luci e profumi i quali provenivano dai venditori di udon e okonomiyaki. Si procedeva molto lentamente fra qualche spintone e qualche parola di troppo, in fondo era un occasione in più per ammirare i meravigliosi oggetti di artigianato; preziose miniature in avorio, tavolini in ebano intarsiati di bellissime immagini religiose e statue di Buddha in alabastro azzurro. Shizuka stava per telefonare ad Akimitsu per confermare il luogo del loro appuntamento quando si accorse di un messaggio sul display; “Scusami dovevamo uscire più tardi ma proprio non posso, ti amo”. “Che bastardo deve spassarsela con quella”!
Mentre camminava passò davanti ad una bancarella e a causa della folla, Shizuka si scontrò accidentalmente con un signore alto, brizzolato con indosso un lungo cappotto benchè l’estate era ormai inoltrata e un caldo insopportabile faceva uscire  dai bar ondate di ragazzini e adulti armati di gelati. Quand’ebbe concluso il suo affare con il venditore fece per proseguire la sua passeggiata ma il suo sguardo incontrò quello si Shizuka. Restarono un attimo in silenzio, sembrava che la folla intorno a loro fosse sparita, un silenzio di tomba. I nonni avendo riconosciuto l’uomo cercarono di cambiare direzione ma Shizuka era come impietrita; l’uomo con disinvoltura fece un piccolo sorriso malinconico e si girò dall’altra parte proseguendo come se nulla fosse.”Bastardo che non sei altro!” gridò con tutto il fiato che aveva in gola, l’uomo si arresto e per nulla turbato rispose “Come ti permetti maleducata”.  “Sei uno stronzo, hai lasciato sola me e mia madre pur sapendo che soffriva di depressione, non sei venuto neanche al suo funerale, si, è morta lurido schifoso bastardo dovevi mantenerci con i tuoi soldi e invece sei sparito lasciandoci sole, vorrei…vorrei che tu fossi morto al posto di mia madre!” pianse tutte le lacrime e fuggì via.
 
Passarono due giorni da quella scenata furiosa fatta davanti a tutta quella gente e trascorse la notte ripensando a quello che era successo, il rimorso di non aver ascoltato le sue ragioni, di essere stata troppo dura. Quella sera affacciata al balcone fissava il cielo pieno di stelle quando  ad un tratto una stella cometa attraversò la volta celeste disegnando un bellissimo arco di polvere d’oro, allora espresse il desiderio di vivere una vita serena con il suo ragazzo senza troppe preoccupazioni e con l’augurio di un futuro migliore.
D’un tratto bussarono alla porta, era il padre venuto a spiegarle ogni cosa, per dirle la verità anche se inizialmente Shizuka non voleva saperne di farlo entrare ma alla fine dovette arrendersi e si sedettero l’uno di fianco all’atro. Immersi nel buio il padre inizio a raccontare i fatti. “A prendere l’iniziativa di divorziare era stata tua madre, si dava al gioco d’azzardo e ogni sera, te ne sarai accorta anche tu, dopo aver cenato non c’era mai, diceva che andava da una sua amica ma da quanto ho potuto sapere dai suoi amici, passava le serate giocando e nessuno riusciva a farla smettere e alla fine si inimicò tutti i suoi più cari amici ai quali chiedeva prestiti su prestiti e finì per essere sommersa dai debiti ma con il suo lavoro non riusciva a coprire tutte le spese cosi la aiutai l’ennesima volta pagando tutto.
Ricominciammo la nostra vita come se non fosse successo niente finchè non venni di nuovo a sapere che si vedeva con un altro uomo quindi cercavo di renderla più felice in modo da farle dimenticare l’altro ma fu tutto inutile così il giorno del divorzio mi spiegò tutto, amava quell’uomo e che non mi amava più. Ti abbiamo messa di fronte all’ennesima lite! Mi pregò di andarmene e stanco di essere il suo burattino presi le mie cose e me ne andai. Lo so, non siamo stati dei buoni genitori ma anche se litigavamo ti volevamo un mondo di bene. L’altro giorno ho fatto finta di non conoscerti perché non volevo farti soffrire e uscire dalla tua vita per farti vivere felice, ma non potevo continuare senza dirti la verità, te lo dovevo! Non pretendo che tu mi perdoni ma se vuoi posso  e voglio essere il padre che hai sempre desiderato, rinuncerò a parte dei miei impegni per passare più tempo con te!”
 
Un’ altra estate era ormai finita e per Shizuka questo era l’ultimo anno di liceo. Erano circa le 7.30  e davanti al cancello della scuola si erano radunati già alcuni studenti aspettando che aprissero per fiondarsi ad occupare i loro posti preferiti. Quel giorno era nuvoloso e una brezza leggera sollevava i numerosi petali dei bellissimi ciliegi che circondavano la scuola. Shizuka era li, la solita divisa con il suo sorriso smagliante, lasciava che il vento accarezzasse i suoi capelli corti, aveva deciso di tagliarli dopo tante perplessità come per ricominciare una nuova vita.
Era molto preoccupata per Akimitsu, cercava di telefonargli appena poteva ma risultava sempre irraggiungibile, andava ogni giorno al ristorante dove lavorava ma i suoi colleghi non sapevano niente, soltanto che si era preso un permesso di due mesi per problemi personali. Voleva dirgli un infinità di cose, che aveva trovato lavoro in una videoteca, chi era quella ragazza che era con lui, lei lo amava da impazzire e non voleva che quella storia finisse così senza nessuna spiegazione ma non poteva far altro che aspettare. Il primo giorno di scuola era andato benissimo, un veloce pranzo e di corsa al lavoro. Per andare alla videoteca doveva raggiungere Yokohama e perciò prendeva tutti i pomeriggi il treno, un treno molto carino, blu elettrico fuori e all’interno rosso, era sempre pieno di gente, studenti, manager, insomma quasi tutti i giorni le toccava stare in piedi. La videoteca era un negozio situato al centro della città dove all’interno c’erano videocassette di tutti i generi. Era strutturato in due piani, al piano terra c’erano i televisori e dvd mentre al primo piano, dove lavorava Shizuka, c’erano le videocassette, era sempre affollato di giovani e meno giovani per questo rientrava spesso tardi a casa. Come ogni sera ormai saliva su quell’ultimo treno che la riportava a casa, un treno questa volta semi deserto, silenzioso con una melanconica canzone che echeggiava per tutto il vagone. All’improvviso le si avvicinò un bambino con il suo zaino sulle spalle che si sedette accanto a lei. “Le è caduto questo” disse il bambino, “Ah grazie piccolo”rispose. “Mi chiamo Shin’ichi e tu?” “Io mi chiamo Shizuka, dove sono i tuoi genitori? Lo sai che è pericoloso viaggiare soli di notte”! Il fanciullo stette qualche secondo in silenzio poi disse, “Sono fuggito da casa perché la mia nuova mamma non mi vuole bene, è sempre severa con me e quando mio padre non c’è non mi fa mai uscire di casa, dice che non posso perdere tempo con i ragazzi di ceto inferiore al mio, il mio papà è il direttore di una grande azienda ed è l’unica persona alla quale voglio bene, per farle un dispetto sono andato a scuola, una scuola privata poi mi sono fermato a dormire per alcuni giorni da un compagno di classe!!”.
“Fai capire a tua madre che non può vietarti di uscire con i tuoi amici; anche tua madre sicuramente ti vuole bene anche se non te lo dimostra apertamente, l’amicizia non si basa sui soldi, spiegale che anche se non sono ricchi, sono persone degne di rispetto. Ora rientri a casa e chiedi subito scusa, vedrai che andrà tutto bene e ci rivedremo sicuramente, allora mi racconterai”. “Ora mi sento meglio, farò proprio come ha detto lei, la ringrazio!” “Figurati, beh ora devo scendere, mi ha fatto piacere parlare con te, ciao a presto”.
Stanca dal suo turno di lavoro, si avviò verso casa. Durante il lavoro era successo di tutto, un cliente era rimasto insoddisfatto perché il contenuto del video non corrispondeva a quello indicato sulla copertina così la povera Shizuka dovette rifare un nuovo ordine assicurando il cliente che avrebbe avuto ciò che aveva chiesto, un altro cliente aveva cercato di rubare alcune videocassette dai contenuti esplicitamente erotici, infine, un altro ancora non trovava quello che cercava; quello di oggi era un pomeriggio da dimenticare! Quando arrivò a casa vide Akimitsu  accasciato davanti al portone di casa, l’aveva aspettata per chissà quanto tempo e non fece in tempo a pronunciare il suo nome che la strinse in un forte abbraccio lasciando trasparire un sottile velo di commozione e di gioia. Al cielo però sembrava non importasse nulla di quell’incontro e, una dopo l’altra scendevano inesorabili con moto regolare le gocce d’acqua sospinte dal vento che si era levato proprio in quell’istante. Stava piovendo, sempre più forte ora con insistenza, una vera e propria tempesta che stava imperversando su una Tokyo dove non pioveva da diversi mesi e con il sottofondo dell’acqua che scendeva attraverso le grondaie Shizuka e Akimitsu erano distesi sul letto guardando il soffitto di quella stanza illuminata dalla luce soffusa che proveniva dalla cucina dove poco prima avevano consumano due tazze di cioccolata calda.
“Sono stato uno stupido a non dirti niente, a non chiamarti, quella volta che mi hai visto in compagnia di quella ragazza..beh è mia sorella. Sono dovuto partire per Parigi; mia sorella soffre di una grave malattia e i dottori le danno pochi mesi di vita tuttavia se curata in tempo c’è qualche possibilità che si salvi”, mentre pronunciava queste parole il suo viso fu inumidito dalle lacrime che scendevano dai suoi occhi azzurri e continuò “mia sorella è tutto quello che resta della mia famiglia e farò il possibile perché non mi lasci”!.
 
Il giorno seguente, una domenica assolata, erano le 8-00 circa e Akimitsu se n’era già andato quando Shizuka ricevette una telefonata dal padre che la invitava a pranzo a casa sua, nel quartiere di Roppongi che non era molto distante dalla sua abitazione ma si preparò in fretta e furia perché più tardi ci sarebbe stato lo sciopero ferroviario di almeno  quattro ore. Era veramente una mattinata gelida e le strade della città si stavano riempiendo e fra poche ore si sarebbero di nuovo affollate fino a notte inoltrata. Decise di prendere lo Shincansen, il treno più veloce del Giappone cosi non avrebbe tardato.
Roppongi è un quartiere situato nella parte sud di Tokyo ed è caratterizzato da una doppia vita, di giorno è relativamente tranquillo ma di notte  è meta di una varia umanità in cerca di divertimento nei molti bar presenti in tutta la città. Il padre era li ad aspettarla, un veloce scambio di convenevoli e di corsa nella limousine nera con autista personale. L’appartamento del signor Mamoru si trovava al trentacinquesimo piano di un enorme grattacelo al quale l’ascensore non tardo ad arrivare. L’interno era uno dei più lussuosi che Shizuka avesse mai visto, subito a destra dell’entrata c’era in tutta la sua maestosità un altissimo specchio incastonato in una sottile cornice in lamina d’oro; entrando nella parte est dell’appartamento la faceva da padrone un lunghissimo divano in pelle che circondava un tavolino quadrato in cristallo di Boemia sul quale era posato un portafoto che ritraeva Shizuka e sua madre. Infine si accinsero ad un lungo tavolo apparecchiato a dovere con piatti in porcellana finissima, bicchieri in vetro di murano acquistati durante un viaggio d’affari e posate dal manico cesellato. Il tavolo era posizionato davanti ad una luminosissima finestra dalla quale si poteva osservare la bellezza di quella città, le persone sembravano dei piccoli puntini che correvano da una parte all’altra delle strade, da un negozio all’altro. “E’ da molto tempo che non pranziamo insieme” disse il padre tenendo la mano a sua figlia. “Spero di averti fatto una sorpresa gradita”, “Si ma..”rispose Shizuka “non capisco perché sei venuto fin qui per fare il tuo lavoro, non ti trovavi bene li”? “No non è questo, mi hanno fatto una proposta di lavoro e l’ho accettata e se devo dire la verità, volevo andare via da quella banca, cominciavo a stufarmi dei miei colleghi”.
Il pranzo fu servito da una domestica e una dietro l’altra filavano le numerose portate che formavano il menù; fu un vero pranzo da ricchi, ogni sorta di prelibatezza era su quella tavola, dal sukiyaki al sushi, dalla tempura per poi passare al wagashi dolce tradizionale giapponese fatto artigianalmente. Nel pomeriggio il padre la portò per le vie della città a fare un po’ di compere visto che quel giorno si sarebbe fermata a dormire da lui perciò aveva tutto il pomeriggio per stare con suo padre e questo la rendeva felice. Comprò ogni genere di vestiti, accessori passando da un negozio ad una boutique.
Scese la sera, una sera di settembre stranamente calda e, per cenare si fermarono in un ristorante di prima classe con luci soffuse e candelabri su ogni tavolo. Tutt’intorno al locale c’era un bellissimo giardino racchiuso in un recinto di altissimi bambù e al centro una fontana che lanciava ad elevata altezza zampilli che uscivano da ogni parte. “Vorrei che ti trasferissi a casa mia” incominciò il padre intento a tagliuzzare il cibo, “Lo sai che non posso, ho la scuola, gli amici e soprattutto i miei nonni e poi ho il lavoro che mi impegna troppo tempo e..e poi è troppo lontano”! “E poi ho una storia con un ragazzo”concluse Shizuka. “Ah si? E com’è? Non è che ti sei presa semplicemente una cotta per il tuo migliore amico come fanno tutte le ragazzine”? “Mi dispiace ma questa è una cosa seria, non so se lo sai ma ho diciannove anni ormai e non sono più una bambina! Un giorno di questi te lo presento”.
 
L’inverno era alle porte e un vento gelido proveniente da nord flagellava Tokyo con violente raffiche mentre il rischio di blackout era di ora in ora più imminente dato che si erano verificati isolate interruzioni di corrente elettrica. Akimitsu con i suoi nonni dovevano ripartire per Parigi e informò Shizuka della sua imminente partenza; avevano saputo che era finalmente stato trovato il donatore che avrebbe salvato la vita alla sorella. L’aeroporto era affollato di gente che protestava per alcuni voli cancellati e sui volti delle persone era dipinta un’espressione di preoccupazione e allo stesso tempo di rabbia. La pioggia che da una buona mezz’ora stava rendendo difficile ogni tipo di volo non accennava a smettere anzi, da qualche minuto si era fatta copiosa ed insistente e dalla radio dell’aeroporto di apprese che un’onda anomala si era abbattuta sulla baia di Tokyo rovesciando ogni tipo d’imbarcazione presente nel porto. Continuò per tutta la sera senza tregua ma l’intervento si doveva fare al più presto e diedero ordine di iniziare senza i parenti. Presero il primo volo del mattino successivo anche se il cielo non prometteva nulla di buono.
Fu un intervento molto lungo durato quasi sei ore e Akimitsu arrivò quando ancora l’intervento non era terminato; un trapianto di fegato di elevata difficoltà e ogni piccola distrazione poteva compromettere la riuscita dell’intervento. Un’angosciante attesa attanagliava Akimitsu e i suoi nonni che aspettavano che un dottore desse loro buone notizie.
Hachico  è una ragazza splendida, di carattere opposto a quello del fratello infatti è timida, riservata e ben educata verso gli altri, ha i capelli rossi e un viso angelico con occhi verde azzurro; a causa della sua bellezza ha una ben nutrita schiera di pretendenti che lei cortesemente rifiuta perché il suo lavoro le porta via troppo tempo e non può sprecarlo stando dietro ai suoi ammiratori. Il suo lavoro consiste nel disegnare manga e ne ha già pubblicati tre e tutti con ottimo successo; stravede per il fratello maggiore ed escono spesso insieme per lunghe passeggiate durante le quali Akimitsu continua a ripeterle che deve lasciare più spazio all’amore e trovarsi un ragazzo.
All’improvviso dalla porta di una stanza uscì un dottore sulla trentina e sguardo soddisfatto, andò verso di loro con un sorriso smagliante perché l’intervento era riuscito perfettamente e potevano andarla a trovare solo per qualche minuto nella sua piccola ma vivace stanza dalle pareti perfettamente imbiancate.
Passarono due settimane ed era giunto il momento di far ritorno in Giappone e i due giorni di viaggio aumentarono nel ragazzo la voglia di rivedere Shizuka. Una notte d’amore a casa di Shizuka era il premio dopo due interi fine settimana separati da chilometri e chilometri.
 
Venne la sera della vigilia di Natale e la nostra Shizuka indossava un vestito a bretelle di color azzurro chiaro e stava aiutando sua nonna ad apparecchiare la tavola mentre il nonno si adoperava nell’addobbare un maestoso abete posto vicino al caminetto pieno di legna ardente. La ragazza telefonò a casa di Akimitsu per fargli gli auguri ma rispose la sorella la quale dopo congratulazioni varie rispose che il suo fratellone non era in casa anzi, era uscito proprio per andare da Shizuka per darle un regalino. Non diede peso alla cosa “Forse si sarà fermato un attimo al ristorante”!pensò e continuò ad apparecchiare finchè fu ora di cena e tante deliziose pietanze erano sul tavolo, c’era solo l’imbarazzo della scelta. Dalle finestre appannate della sala da pranzo si vedeva il lento cadere della neve, fiocchi larghi, asciutti. Shizuka sentiva il desiderio di uscire a cercarlo, non era per niente tranquilla e poi quella bugia, aveva un brutto presentimento. Di scatto si alzò da tavola, si avvolse una sciarpa di lana e uscì fuori mentre la neve continuava a cadere lenta e sull’asfalto si era già formato il primo strato. Il freddo era pungente e il suo modo di correre era alquanto buffo per via dei suoi tacchi alti. Le strade erano abbellite da milioni di lucine colorate e ogni negozio eveva le vetrine piene di oggetti e accessori natalizi. Vagò per un quarto d’ora nel centro finchè non passò davanti ad un bar e vide Akimitsu in compagnia di una ragazza la quale rideva e scherzava mentre sorseggiava il suo drink. Il ragazzo d’un tratto si accorse che Shizuka lo stava osservando come un ebete allora si scusò e uscì dal locale ma non fece in tempo che era già scomparsa mentre la neve cancellava le sue tracce.
 
Il giorno successivo Tokyo si risvegliò sotto una spessa coltre di neve e la giornata cominciava sotto i migliori auspici soprattutto per la nostra Shizuka che  ricevette i primi regali dai suoi nonni, un vestito nero e una borsetta di Vuitton. Da quando aveva raccontato ai nonni la verità sul divorzio dei genitori il rapporto col loro figlio si era ristabilito e infatti oggi era previsto il suo arrivo e non tardò, sempre puntuale, lo era sempre stato. Irruppe in casa con un “Dov’è la mia bambina”? mentre con una mano sfoggiava il suo piccolo pacchetto. Dalla cucina corse all’ingresso e saltò letteralmente in braccio a suo padre che le diede subito il regalo che conteneva due preziosi gemelli in oro bianco e polvere di diamanti. Ai suoi genitori regalò rispettivamente un corredo da cucina e un set di forbici, guanti e semi, insomma un intero kit per avere un perfetto pollice verde.
I genitori di Mamoru erano stati fin da giovani dei gran lavoratori, specialmente il padre Shinosuke che già all’età di quattordici anni era al lavoro nelle risaie mentre, all’età di vent’anni inaugurò il suo ristorante con la moglie , casalinga e coltivatrice proprio di demi di soia; erano i re dello yakisoba. Mamoru aveva diciotto anni e dava una mano nel ristorante il quale era ogni giorno pieno di gente, forse per la particolare atmosfera di pace e cordialità che si respirava in quel posto. Quel ristorante restò in piedi per più di due anni con ottimi profitti finchè un rovinoso incendio lo ridusse in un cumulo di macerie ma non si persero d’animo e si trasferirono a Tokyo in cerca di un nuovo impiego; Shinosuke presso un negozio di bonsai e la moglie in un negozio di articoli da regalo.
 
Le festività Natalizie passarono in un baleno ma la neve restò abbondante fino alla festa di fine anno e tanta gente affollava i negozi in cerca dei fuochi d’artificio. Shizuka si stava preparando per trascorrere il pomeriggio con le amiche, un pomeriggio invernale con il cielo limpido e un sole che con i suoi raggi avvolgeva in un caldo abbraccio le persone in giro con i piedi immersi nella neve. Durante lo shopping Shizuka notò Akimitsu che entrava in un negozio di CD. “Scusate ragazze andate avanti, vi raggiungo tra poco”. “Ehi ti ho visto e così sono entrata, cosa ci fai qui”? il giovane si guardò un secondo in giro e poi rispose perplesso “Ehm..ci sono cd ovunque, cosa pensi voglia dire”? “Ahah spiritoso, non volevo dire in quel senso, non ti sei più fatto vivo e non so come interpretare la cosa, magari una spiegazione sarebbe gradita”. “prima voglio un bacio e comunque credimi, sei la persona più importate per me e no, non ti sto tradendo ma posso solo dirti che la sto solo aiutando in una faccenda delicata”!
 
Un altro anno stava per concludersi lasciando spazio al nuovo anno pieno di buoni propositi e quella sera la “famiglia” di Akimitsu fu invitata dai nonni di Shizuka, una buona occasione per fare le presentazioni. Shizuka era come sempre splendida nel suo lungo vestito nero avvolta in un lungo foulard trasparente, il suo collo era impreziosito da un girocollo in oro intrecciato con fili di platino che lo abbracciava in una spirale. Procedeva tutto a gonfie vele ma la ragazza non immaginava neanche cosa sarebbe successo di li a poco; il trillo del campanello interruppe il cenone, andò ad aprire e si trovò di fronte una signora, a prima vista sulla quarantina, capigliatura castana e occhi color nocciola, più in basso di lei coperto da un enorme piumino c’era un bambino e il suo ciuffo che usciva fuori dalla cuffietta rivelava una capigliatura bionda. “Scusate il disturbo, cerco il signor Mamoru, per caso si trova qui?” disse la donna con voce rauca, “No, si è trasferito a Roppongi ma..lei chi è scusi?” “Oh..ah è vero che sbadata mi chiamo Haru e questo è mio figlio , è timido e non vuole farsi vedere tu invece sei…” “Shizuka sua figlia”. “Oh ma allora non ti ha detto niente tuo padre”? La interrogò la donna; “No perché dovrei saper qualcosa”? un lungo silenzio aleggiò nell’ingresso prima di una risposta, “No, no digli che sono passata, volevo solo rivederlo…allora ci vediamo, felice anno”.
Passarono diversi mesi da quel giorno e la donna bussava alla sua porta sempre con crescente insistenza ma di quella signora pervasa da un alone di mistero non era riuscita ancora a sapere nulla e forse non glie ne importava neanche visto che il suo chiodo fisso era sempre quello di ritracciare Mamoru ma che come abbiamo già detto non si trova più li. Qualunque siano i motivi avrebbero potuto turbare il suo stato emotivo, per questo motivo la donna si ostinava a sviare il discorso ogni volta che Shizuka cercava di fermarla quando la incontrava.
 
Con il nuovo anno tante cose erano cambiate e Akimitsu aveva iniziato il suo lavoro come ingegnere in una gigantesca centrale nucleare e per far ciò aveva dovuto trasferirsi temporaneamente al sud. La città si chiama Nobeoka e per raggiungerla erano necessari due giorni di viaggio. Akimitsu era partito subito dopo le festività salutando Shizuka con la promessa di rivedersi appena possibile. Era il caporeparto e sotto di lui aveva una cinquantina di operai addetti al controllo dell’uranio impoverito; il suo orario di lavoro era molto pesante con soltanto poche ore di riposo perché quel reparto in special modo doveva essere sorvegliato costantemente giorno e notte con turni di tre ore per ciascun operaio. La fase della scissione degli atomi era la più delicata, un passo falso e l’esplosione sarebbe stata inevitabile con conseguenze inimmaginabili. Tutto questo fatto con tanta passione e un sicuro stipendio che permettesse loro di vivere finalmente felici in una casa tutta loro.
Gli impegni di Shizuka non accennavano a diminuire e licenziatasi dal lavoro si era pagata l’entrata al conservatorio per continuare a perfezionare gli studi portati avanti fin da piccola del suo strumento preferito, il violino. Il corso era a numero chiuso e soltanto venti alunni componevano nell’insieme le due classi per chi desiderava suonare quello strumento.
“Shizuka” chiamò il docente
“Presente” rispose
“Sakuya”continuò nell’elenco
“Presente”rispose il ragazzo
“Ma…Sakuya”?chiese Shizuka sotto voce
“Si perchè”?ribattè il giovane
“Ma sono io, Shizuka abbiamo fatto le medie insieme…due banchi avanti al tuo”!
“Oh - mio – Dio ma sei proprio tu? Mitica”!
Dopo le lezioni si ritrovarono in un bar per rivangare i bei tempi andati, “Cavolo come sei cambiato..in meglio però prima eri peggio..”ironizzò Shizuka,
“Tu invece sei ancora più bella, non che prima non lo fossi sia chiaro”!
“Come mai questa tua nascosta passione per il violino”? lo interrogò Shizuka
“Beh me l’hai trasmessa tu, durante le ore di musica suonavi alla perfezione e io restavo incantato dalle tue melodie così ho voluto provare anch’io e a quanto pare ho del talento, nascosto ma ce l’ho”.
Sakuya è un ragazzo molto alto, capelli rasati di un colore indefinito che dopo aver concluso le medie dovette trasferirsi a Londra per facilitare il lavoro del padre; è segretamente innamorato di Shizuka ma non ha mai osato dichiarare apertamente i suoi sentimenti perchè sapeva che sarebbe stato respinto. “Ora devo andare a casa, si è fatto tardi, comunque ci vediamo mercoledì”
“Ok” concluse il ragazzo accingendosi a pagare il conto.
 
Un pomeriggio di Febbraio sotto il peso della custodia contenente il suo strumento, Shizuka si avviava verso casa accompagnata da un bellissimo tramonto di un rosso intenso. Quando fu a casa non fece in tempo a posare su tavolo le sue cose che suonò il campanello e fu costretta ad aprire. “Arrivo..oh è lei senta ora non ho proprio voglia di starla a sentire, sono appena tornata e…”
“Ha ragione ma voleva sapere cosa nascondo da cosi tanto tempo ebbene, sono venuta a raccontarglielo; non le ruberò molto tempo e se ci fa entrare le spiego tutto con calma, è molto freddo qui fuori”! concluse la donna. “ Ha ragione accomodatevi in salotto mentre preparo un thè”. Cinque minuti più tardi riapparve dalla porta della cucina con un vassoio in argento e tre tazze in finissima porcellana di Limoges.
“Un attimo, un attimo io ti conosco tu sei Shin’ichi, ci siamo incontrati l’anno scorso che…non capisco”.
“Bene mi renderà le cose più facili”, si intromise la donna che continuò, “ Per farla breve sono stata l’amante di tuo padre! Dalla bocca di Shizuka non uscì una parola se non “Ah mio padre non-non me ne ha mai parlato..”.
“Mi dispiace darti questa notizia specialmente dopo il grave lutto che ha colpito la tua famiglia ma volevo togliermi questo peso. Ci siamo conosciuti sul suo posto di lavoro, ero una sua cliente e a quel tempo ero una giovane e avvenente signora alla ricerca di un compagno e quel signore così alto, sicuro di se mi aveva affascinato e dopo vari appuntamenti cedette alle mie lusinghe e ci sposammo. Sapevo che era già impegnato ma sono stata egoista e lo volevo tutto per me ma dopo un anno di vita felice di punto in bianco mi lasciò per tornare da tua madre!” mentre parlava scesero sul suo viso copiose lacrime.
“Immagino che dopo tutto questo voglia dei soldi, quanto vuole, 10.000? No meglio 20.000 yen così non lo rivelerà ad anima viva” tuonò sconvolta Shizuka.
“Mi crede cosi meschina”? Non voglio niente, ora sono felice con mio marito e nostro figlio , è solo per star bene con me stessa e poi Shin’ichi sarebbe felicissimo di conoscerti”!
“Sa, mio padre non ha mai mostrato il suo bene per me come avrebbe voluto però mi è sempre stato accanto nei momenti più difficili della mia vita, si insomma le sue relazioni al di fuori di quella con mia madre non hanno nessuna importanza, lui voleva veramente bene a mia madre e questo è quello che conta e comunque può venirlo a trovare quando vuole e poi suo figlio è così adorabile”!!
Haru guardò suo figlio e poi disse “Ti ringrazio per non esserti arrabbiata come mi aspettavo, non sono tua madre ma se vorrai potremo uscire qualche volta”. “Perfetto”! concluse Shizuka.
Il ragazzino sembro essere soddisfatto del risultato di quella conversazione e bevve la sua quarta tazzina di thè e scusandosi del disturbo se ne andarono.
“Papa”? esordì la ragazza al telefono dopo che se ne furono andati.
“Ciao bambina mia come..”non finì la frase.
“Bambina mia un corno” lo aggredì e poi riprese con calma,”E’ venuta a farmi visita quella puttana della tua ex moglie,cos’è credevi che non l’avrei mai saputo?
“Ah..ehm cosa vuole”?!
“Niente solo farmi sapere che te la sei scopata e che vuole prendere il posto di mia madre ma può solo provarci..”!
“Ascolta ho o un po’ da fare ma domani vengo a trovarti e parliamo con calma ok”?
“Va al diavolo”! concluse la figlia riagganciando il ricevitore.
 
Si era fatta sera che non se n’era neanche accorta quando all’improvviso sentì un rumore sordo provenire dalla soffitta. Dopo il primo spavento si incamminò verso la porta, tre rampe di scale in tutto. La aprì con un leggero scricchiolio e sommerse da un pesante strato di polvere c’erano migliaia di cose disseminate qua e la e da lontano una finestra che sbatteva incessantemente sotto la leggera brezza della sera. Fece una gran fatica per chiuderla combattendo contro il vento che le impediva di chiudere quella maledetta finestra. Quand’ebbe vinto la battaglia fece per andarsene quando improvvisamente i suoi occhi notarono nella penombra una piccola porta in legno sbarrata da alcune assi inchiodate al muro alle estremità, su queste assi corrose dal tempo era attaccato un pezzo di carta che riportava la scritta di un divieto. Shizuka fu presa da un’ irresistibile voglia di scoprire quale mistero celava quella porta della quale in tutti questi anni giurava di non averne mai notato l’esistenza. Era combattuta tra il voler entrare e il rimandare a quando si sarebbe fatto giorno. Ripiegò per la seconda opzione, scese le scale, chiuse la porta a chiave e si avviò in casa. Passò la notte in attesa del giorno.
 
Il mattino successivo dovette affrontare gli esami di fine trimestre, un test sugli argomenti svolti. I suoi compagni seduti in modo composto chini sul loro foglio, erano agitati e preoccupati per la figura che avrebbero fatto. Shizuka finì prima di tutti e seduta al suo banco dispensava suggerimenti per i suoi compagni; era un’ottima suggeritrice e in tutti questi anni non era mai stata beccata. Quel giorno tornò a casa con un suo compagno di scuola di nome Subaru che incuriosito dal racconto sulla misteriosa porta volle partecipare alla fantastica scoperta. Tra di loro c’era un ottimo rapporto di amicizia, un ragazzo come tanti, va spesso al cinema con gli amici e ama cimentarsi nei videogiochi dei quali è un vero esperto. Shizuka tirò fuori le chiavi di casa e quando fece per inserirle nella serratura si accorse che la porta si aprì da sola.
“Chi-chi c’è”? “C’è qualcuno”?! Davanti a lei il caos più totale, cassetti rovesciati, vestiti lanciati in tutta la stanza ma nessuno dei suoi gioielli era stato toccato.
“Guarda che disastro”! Constatò il ragazzo. Il suo sguardo cadde sulla porta della soffitta, aperta. Subaru si precipitò in cucina, afferrò un coltello dal portacoltelli e a piccoli passi incominciarono a salire le ripide scale, piccoli scricchiolii aumentavano la loro paura. Quando furono arrivati in cima Si accorsero che la porta era stata divelta e le assi lanciate a grande distanza. Un brivido freddo percorse le loro schiene e un opprimente angoscia soffocava ogni parola .
“Che dici entriamo”?
“Chiunque sia ci sta chiaramente invitando ad entrare e noi non facciamolo aspettare”.
Presero a scendere la scala a chiocciola illuminati soltanto da un accendino. Continuarono la loro discesa, c’era un caldo asfissiante. Al termine della scala si dipanava un interminabile tunnel nel quale si inoltrarono completamente al buio. Il soffitto e i muri erano interamente intrisi di umidità. Giunti al termine un’altra porta sbarrava loro la strada. Un attimo di esitazione e presero ad aprirla lentamente e, quando furono entrati si richiuse alle loro spalle. Grida di bambini inizialmente lontane poi più vicine.
“Ahahah prova a prendermi se ci riesci…scusatemi potreste farci passare per favore? Stiamo giocando”!
“Dove siamo finiti” esclamò Subaru spaventato e gocciolante di sudore.
“Quella sono io da piccola”! disse Shizuka con un filo di voce.
“Non correte “ ripeteva la madre seguendoli con lo sguardo affacciandosi dal retrocucina.
“Mamma, questi signori sono venuti a farci visita” disse la piccola con grande eccitazione e gioia.
“Non dire stupidaggini, non vedi che non c’è nessuno? Filate a lavarvi le mani che è ora di pranzo”.li sgridò. A quel tempo la madre di Shizuka era una splendida donna, alta, magra e sempre gentile verso gli altri. A tavola li aspettava Mamoru, molto più affascinante di adesso, seduto sulla sua sedia sfogliava un quotidiano alla pagina delle quotazioni in borsa.
“Chi  è quel ragazzino che gioca con te”?chiese Subaru
“A dire la verità ci stavo pensando anch’io ma non riesco a ricordare”
“Magari un tuo cugino che non vedi da molto..o semplicemente un amico che hai perso di vista”.
“Mah..non credo che sia un cugino però potresti aver ragione, sarà stato un compagno di classe alle elementari”
All’improvviso di nuovo buio.
“Che cosa succede”! chiese spaventata Shizuka. Ora la scena era cambiata e si ritrovarono in una stanza d’hotel.
“Eccomi caro sono da te fra un minuto” rispose la voce di una donna. La stanza apparve più nitida e videro un letto matrimoniale dove c’era un uomo dalla corporatura robusta intento a sistemarsi il nodo alla cravatta. Dopo un’attesa di circa cinque minuti uscì una donna e ancora una volta era lei, la madre di Shizuka.
“Ce ne hai messo di tempo” tuonò l’uomo con voce grossa
“Mi stavo preparando, ora sono tutta tua”
“Dobbiamo far presto altrimenti il tuo uomo si insospettirà” si preoccupò l’uomo.
“Tranquillo quello sciocco di Mamoru non lo verrà mai a sapere perchè gli ho detto che andavo da un’amica…dai vieni qui dammi un bacio che poi andiamo a giocare, ho giusto 25.000 yen”
“Bastaa voglio uscire da qui!! Vi prego fatemi uscire”!! strillò con tutto il fiato che aveva in gola aggrappandosi alla maniglia tirandola disperatamente.
Di nuovo cambio di scena.
“Ciao amica mia”
“Che-che cosa vuoi faci uscire da qui”!
“Lo farò ma prima voglio giocare un po’ con te, non avevi mai tempo per me, me ne stavo li sullo scaffale coperto di polvere aspettando che ti mi dedicassi un po’ del tuo stupido tempo ma ora il tempo lo stabilisco io” concluse con un ghigno una misteriosa bambola di pezza logora e rattoppata in alcuni punti.
“Non provare ad avvicinarti” la minacciò Shizuka, “Oramai sono cresciuta, non sono più una bambina, sei solo una bambola come tutte le altre”sbottò con rabbia.
“Io ti voglio bene”! disse afferrandola improvvisamente al collo
“Io ti odio”! sbottò quasi soffocando
“Perché mi fai questo“ chiese indebolendosi sempre di più “Sono sempre stata la tua migliore amica…non sai quante cose ho sentito in tutti questi anni e so cose che tu neanche immagini e ti ho condotto fin qui perché ho intenzione di farti soffrire come ho sofferto io”!
Subaru che fino ad allora era rimasto in silenzio come impietrito decise di darci un taglio e di colpo si scagliò contro la bambola allontanandola da Shizuka in un combattimento senza esclusione di colpi, squarciando quel pezzo di stoffa fino a farla scomparire. Il coltello che aveva con se era servito a qualcosa. Una dolce melodia li fece addormentare e al risveglio si ritrovarono in casa, per terra e la cosa più strana era che la piccola porta di legno non  esisteva più, neanche una seppur minima traccia ed erano passati solo 15 minuti da quando erano scesi in quel tunnel.
 
Il tempo passava in un soffio e Akimitsu, tornato a Tokyo aveva abbandonato i suoi jeans strappati e camicie alla moda per lasciare il posto ad un gessato con camicia bianca e cravatta color rosso porpora. Era tornato in occasione della festa di primavera che si svolge ogni anno verso la metà di marzo quando milioni di ciliegi sono in pieno boccio. I due ragazzi si erano presi una settimana di vacanza presso la baia di Okinawa giusto il tempo della festa perché poi sarebbe dovuto ripartire. La giornata era splendida e il sole alto risplendeva nel cielo azzurro mentre il mare era disturbato da qualche irrilevante increspatura. La baia era piuttosto affollata di bambini, persone anziane e studenti seduti sui loro lettini. Shizuka indossava un meraviglioso bikini nero il quale valorizzava ancora di più le sue forme.
“Mi sei mancata da morire” disse il ragazzo
“Anche tu” rispose Shizuka con il suo solito sorriso malizioso.
Trascorsero altri quattro o cinque mesi ed un altro spiacevole episodio minò di nuovo il loro rapporto. Akimitsu viene arrestato per detenzione di droga perché nella sua borsa vengono trovati diversi pacchetti di cocaina.
“Mi hanno incastrato non so come ci siano finiti! Almeno tu mi credi”!?
“…Ma certo che ti credo, tu non saresti mai capace di queste cose, ce la metterò tutta, presto troveranno i veri colpevoli e ti tireranno fuori di qui”.
“Il tempo è scaduto” tuonò  il secondino mentre entrava nella squallida saletta dei ricevimenti con un semplice neon che rischiarava a malapena un quarto della stanza. Shizuka fece scambio con un signore sulla cinquantina  brizzolato e con qualche ruga sulla fronte che appena entrato richiuse velocemente la porta.
“Sei Akimitsu Watanabe”? cominciò il procuratore
“Si..si” balbettò il ragazzo
“Ancora sostiene di non sapere nulla di quella droga ne tanto meno chi potrebbe avercela messa”?
“Le ripeto che non so nulla, non so come ci sia finita ma le assicuro che io non centro assolutamente niente in questa storia”!
“Sa che rischia il carcere per molto molto tempo”?
“Senta, se si sente più sollevato mi faccia arrestare e mentre io me ne starò qui loro saranno liberi di fare quello che vogliono”
“Aspetta un attimo..hai detto loro”?
“Voglio il mio avvocato”.
Ci fu un lungo silenzio poi alzò un dito e subito entrarono due poliziotti. “Portatelo dentro, lo terremo qui per accertamenti”poi si rivolse al ragazzo “Stia tranquillo, faremo accurate indagini e le faremo sapere”. Attraversarono lunghi corridoi passando di fronte alle celle di altri detenuti finchè una sentinella in fondo aprì una cella nell’ombra più assoluta.
“Il cibo viene servito alla mensa alle diciannove e fattelo piacere perche non c’è altro”. La sua cella era di pochi metri quadrati con un semplice branda ed una finestrella con delle grate che lasciavano a malapena filtrare i raggi del sole. “Ehi cos’hai combinato di grosso per ritrovarti in questa situazione” domando il detenuto suo compagno di cella; un uomo in la con gli anni, la barba incolta e dita deformate a causa della guerra.
“Sono qui perché qualche stronzo ha infilato della droga nella mia borsa e si diverte alle mie spalle” raccontò sedendosi sulla sua branda.
“Oh qui di queste storie se ne sentono quasi tutti i giorni”! iniziò il detenuto che proseguì, “Io ho ucciso quel bastardo che si fotteva mia moglie! Mi avevano appena licenziato dal lavoro quindi ero tornato a casa prima, faccio per aprire la porta di casa e mi ritrovo davanti una scia di vestiti che non erano i miei così corro in camera da letto e cosa trovo? Quella troia di mia moglie che ansimava divertita sopra al bastardo. Allora mi sono scaraventato su di lui per riempirlo di pugni fino a quando non cadde sbattendo la testa sul comodino e la cosa buffa è che mia moglie al processo ha testimoniato contro di me”! concluse andandosi a sdraiare sul suo lettino con un sospiro di rassegnazione. “Ahh le donne, mai fidarsi di loro lo dico per il tuo bene, ti rovinano che neanche te ne accorgi”!! Alle diciannove in punto tutti alla mensa, una stanza abbastanza grande separata dalle celle da un piccolo corridoio e in fila ordinatamente con i loro vassoi in mano aspettavano il loro turno e una volta seduti ai loro posti tutti consumavano i loro pasti discutendo degli argomenti più disparati senza mai alzare la voce. Il giorno seguente durante l’orario di visite Shizuka venne a trovarlo ma ebbero il tempo di scambiarsi soltanto poche parole.
“Stiamo facendo il possibile per tirarti fuori di qui ma dobbiamo trovare delle prove concrete che dimostrino la tua innocenza. Per tutta risposta il giovane sbotto in un romantico “Ti amo”!
“Si anch’io ti amo ma non sono qui per questo, piuttosto sforzati di pensare a qualche tuo conoscente al quale devi dei soldi; hai qualche conto in sospeso con un tuo amico, non possiamo assolutamente escludere nessun ipotesi; comunque sto cercando un buon avvocato nel caso si arrivi al processo”.
Passò un mese dall’accaduto e Akimitsu riconosciuto innocente, ricevette molte scuse per essere stato ingiustamente trattenuto due mesi in prigione nonostante avessero il colpevole sotto al naso. Il mandante di tutto era un uomo al quale Akimitsu aveva travolto e ucciso il figlio di appena quattordici anni. Il piano era stato tracciato fin nei minimi dettagli infatti l’uomo avrebbe consegnato la droga ad un poliziotto mentre usciva di casa per andare al lavoro ricattandolo di uccidere la sua unica figlia di solamente tre anni. Il poliziotto conosceva bene il ragazzo visti i precedenti non tanto rosei perciò non fu difficile trovare il momento di infilare la droga e dileguarsi alla svelta. Sentiva che presto o tardi sarebbero risaliti a lui e non gli restò che scrivere una lettera di scuse e spararsi un colpo in testa, inutile ogni tentativo di salvarlo.
 
Una nuova estate si profilava all’orizzonte e il lavoro di Akimitsu riprese nel migliore dei modi dopo il tentato licenziamento da parte dei suoi superiori che fu subito revocato dopo aver ascoltato le sue spiegazioni in merito a quella brutta faccenda. Anche per Shizuka l’ultimo anno stava per terminare e tutti erano in ansia per gli esami finali. Durante l’esame regnava un silenzio irreale rotto soltanto dal regolare ticchettio dell’orologio.
Finalmente tutto finì con una mega festa.
Al ritorno a casa per Shizuka era in arrivo una sorpresa che non si sarebbe mai immaginata. Nella cassetta delle lettere trovò una busta che le avrebbe cambiato la vita, era una busta color avorio sigillata con della cera lacca e uno strano stemma; recava il nome dell’Accademy of Music- Vienna. Il testo diceva più o meno così.
“Gentilissima Shizuka, essendo sempre alla costante ricerca di giovani e promettenti talenti, anche quest’anno rinnoviamo il concorso al quale posso prendere parte alunni di conservatori di tutto il mondo dietro previa presentazione di una scheda di valutazione da parte dei rispettivi insegnanti. Avendo quindi valutato attentamente la sua scheda siamo lieti di comunicarle che è stata scelta per partecipare al suddetto concorso che si terrà nella nostra meravigliosa città. Naturalmente tutto a spese della direzione e infatti nella busta troverà allegato un biglietto aereo A/R. lei non deve far altro che portare il suo strumento. La durata del corso e di soli tre mesi e ai vincitori verrà data l’opportunità di entrare nella prestigiosa orchestra di Vienna. L’inizio è fissato per i primi di settembre e nell’attesa le porgo distinti saluti”. Era felicissima di questa notizia ma subito fu assalita da mille pensieri che affollavano la sua mente primo fra tutti dover lasciare Akimitsu per così tanto tempo e poi rimandare l’università! Aveva bisogno di un consiglio e si precipitò subito al telefono. “Ciao papà sono io, ho bisogno di parlarti, se ti va bene puoi venire a cena da me…si va bene, a stasera allora”. Fece un veloce salto in centro ad acquistare qualche ingrediente e cominciò a darsi da fare. Dopo circa un’ora bussava già alla sua porta.
“Eccomi figlia cara, questo è per te”disse porgendole un mazzo di fiori che andò a sistemare in un vaso. “Avevi una certa fretta di vedermi, dev’essere successo qualcosa di grave ma, piuttosto come sono andati gli esami”?
“Di questo parliamo dopo”! replicò la figlia iniziando a servire la cena.
“Ti ho invitato perché come ti ho già accennato prima mi serve un consiglio”, si diresse verso l’ingresso e prese la lettera che il padre cominciò a leggere. Ci fu silenzio. “Ma è semplicemente meraviglioso, è stato sempre il tuo sogno no”?
“Si ma dovrò trasferirmi lì e abbandonare i miei amici e il mio ragazzo”! sbuffò.
“Questa è una scelta che spetta solo a te ma se posso dire la mia credo che tu debba accettare così potrai realizzare il tuo sogno di suonare con la prestigiosa orchestra viennese, conoscere nuovi amici ma, se non dovesse piacerti o venissi scartata, ricorda che le persone che ti vogliono bene saranno qui ad aspettarti a braccia aperte”. Con qualche lacrima che Shizuka tratteneva a fatica lo invitò a prendere posto altrimenti tutto si sarebbe freddato.
“Per gustare tutte queste deliziose pietanze ci vorrebbe una musica di sottofondo” sentenziò il padre.
“Non ti smentisci mai eh”? replicò col suo sorrisetto malizioso mentre andava verso l’impianto stereo dove c’era un porta cd dal quale estrasse un dischetto dalla copertina azzurra bordata d’oro e in pochi minuti si diffuse nella stanza una melodia rilassante.
“Questo valzer di Chopin era il preferito di tua madre, se fosse ancora qui sarebbe fiera di te”!
“Ascolta domani ricorre l’anniversario della morte della mamma, vuoi venirci insieme a me”?
“Certamente tanto domani ho la mattinata libera”. Arrivò presto la mattina, una mattina tranquilla disturbata soltanto da un leggero venticello. Erano li, in piedi in un profondo silenzio, deposero un mazzo di fiori e accesero un bastoncino d’incenso. Rimasero  una ventina di minuti poi si incamminarono sotto braccio verso casa.
“Hai parlato di quest’opportunità al tuo ragazzo”?
“No, non ho ancora avuto il tempo di dirgli tutto e comunque non sono ancora sicura se accettare o meno”.
“Ti consiglio di parlarci al più presto, se è vero che ti ama deve condividere con te questa scelta, su ora ti accompagno a casa”.
“Lo farò, senti accompagnami in centro invece, devo comprarmi una maglietta che ho adocchiato l’altro giorno”.Sorrise.
 
Lasciamo per un po’ Shizuka al suo Shopping e dedichiamoci all’’infanzia di Akimitsu che nasce a Nagoya da madre estetista e padre avvocato i quali pur non essendo stati molto presenti nella vita del figlio, lo hanno educato con regole ben precise, al rispetto e all’umiltà. A soli sei anni ebbe la gioia di dividere la sua stanza con la nuova arrivata, la piccola Hachico. Iniziò la sua carriera scolastica portata avanti con risultati apprezzabili ed era considerato il pupillo degli insegnanti ma veniva un po’ criticato dai suoi compagni per il suo carattere distaccato che teneva in certe situazioni che coinvolgevano la classe. All’età di quattordici anni perse entrambe i genitori a causa di un incidente stradale il quale segnò profondamente l’adolescenza del ragazzo che fu cresciuto insieme alla sorellina dai nonni materni. Da quando cominciò a frequentare le superiori iniziò a condurre una vita sregolata iniziando ad uscire con i suoi amici i quali lo trascinavano in bar e pub gironzolando per le strade fino all’alba.
Iniziò a fumare e a bere alcolici quando, a diciotto anni se ne va di casa per trovarsi un appartamento a Tokyo. La maggiore età fu per lui l’inizio della sua rovina quando venne coinvolto in corse di auto clandestine che si tenevano a notte fonda nei luoghi meno controllati dalle pattuglie di polizia. Provare l’ebbrezza di sfrecciare a più di trecento chilometri orari con auto tirate a lucido per la gioia del pubblico e degli altri partecipanti, superarsi in pericolosissime curve facendo uso di ogni mezzo per mettersi in mostra e tagliare per primi il traguardo. Se tutto filava liscio, al termine delle gare si ritrovavano tutti insieme in un bar aperto ventiquattro ore al giorno per scolarsi le solite bottiglie di birra, altrimenti, come accadeva nella maggior parte dei casi erano costretti a darsi ad una fuga di massa per non essere arrestati dai poliziotti e ritrovarsi poi a pericolo scampato.
La notte della quale voglio raccontavi i fatti era una di quelle notti magiche che non ti perderesti per nessun motivo al mondo, la luna risplendeva alta nel cielo puntellato da un manto di stelle di varia grandezza, una gradevole brezza faceva ondulare le foglie degli alberi e i ciliegi nascosti nella penombra sembravano guardarti con aria austera e solenne. Era difficile immaginarsi persone ancora fuori in un orario   nel quale di solito la gente è immersa nel sonno ma inaspettatamente c’era ancora un folto gruppo di turisti e ragazzi in gita scolastica che spettavano nei bar i deliziosi croissant appena sfornati che di li a poco avrebbero riempito i banconi dei bar della zona.
“Ehi piano con le birre che poi bisogna tornar sani a salvi a casa” disse Hiruma ad Akimitsu  un po’ su di giri dopo una partita a biliardo
“Akimitsu stai bene? Lascia prendo io la macchina, non mi sembri in condizione di guidare, riposati  che ne hai bisogno”!
“Stai fermo”! sbottò barcollando “Quest’auto è-è mia e n-non pe-permetto a nessuno di to…toccarla intesi? S-sali che ce-ce ne a..ndiamo ci si v-vede”! mise in moto e con una brusca accelerata si allontanò lasciando dietro di se le impronte degli pneumatici ancora fumanti.
“Aki piano! Vai piano, non ho fretta”! balbettò l’amico che era con lui.
“Non ti-ti agitare” lo rassicurò mentre ancora in preda ai fumi dell’alcol affondò il piede sull’acceleratore.
“Rallenta o finiremo con lo schiantarci da qualche parte..ehi”!
“Cazzo vuoi stare zi-zitto! Ho la te-testa che mi scoppia”! D’un tratto un colpo di sonno si impadronì del giovane che lasciò cadere le mani dal volante.
“Ehi svegliati cazzo svegliatii” urlava Hiruma  cercando di mantenere il controllo del volante e tentando di levare il piede dall’acceleratore. Di colpo come richiamato alla realtà riaprì gli occhi e come fosse innervosito da qualcosa iniziò ad agitarsi come un forsennato,
“Ehi leva quelle mani dal volanteee”! fu un istante.
“Attentooo! Sterzaaaa! Frenaaa!”.L’urto, un rumore sordo poi più nulla. Tornato in se dopo qualche minuto scese dalla vettura e si trovò di fronte una scena agghiacciante, il corpo senza vita di un quattordicenne riverso a terra in un lago di sangue, il vetro frantumato e una scia rossa su cruscotto che continuava fin sotto alle ruote. Più in la il sacchetto con delle ciambelle ancora calde.
“Pronto polizia? Ho combinato un casino”! disse ansimando “Ho investito una persona correte”!
“Guarda in che cazzo di casino mi sono cacciato”! aggiunse appoggiandosi ancora stanco alla portiera della sua auto. Il suo amico si era già dileguato lasciandolo solo. Trascorse due anni della sua vita in prigione. A ventidue anni uscì per buona condotta e ricominciò a vivere, la sorella ormai grandicella si stabili da lui e l’anno dopo trova lavoro come fattorino e conosce Shizuka.
 
Torniamo al presente, Shizuka era  tornata a casa, aveva acceso un bel fuoco e si stava preparando ad immergersi in un’invitante vasca stracolma di schiuma con un piacevole aroma di rose che aleggiava nella stanza. D’un tratto squillò il telefono.
“Pronto? Chi è”? esordì la ragazza.
“Ciao amore mi manchi lo sai?Cosa stai facendo”?
“Prima che mi interrompessi stavo per rilassarmi con un bagno alle rose, tu”?
“Le solite cose, lavoro, lavoro e ancora lavoro ma..ho una sorpresa per te”
“Di cosa si tratta”? domandò piena di curiosità
“Ho ottenuto il permesso di trasferimento e entro settembre dovrei trasferirmi un po’ più vicino cosi potremo vederci più spesso…non è fantastico”?
“Ehm anch’io dovrei parlarti di un casa e ti prego di starmi a sentire” disse con voce seria.
“Aspetta..ok dimmi tutto”
“In realtà non so come dirtelo” rimuginò perplessa “Sono stata invitata a prendere parte ad un concorso per giovani musicisti, avrò l’opportunità di suonare a Vienna capisci”? Concluse.
“Ah beh.. sono felice ma quando inizierebbe il corso”?
“A settembre” balbettò “Ascolta non sapevo neanche di essere stata scelta, è successo tutto così improvvisamente, se vuoi rinuncio, non voglio che pensi sia una scusa per lasciarti”!
“No..no vai pure, solo una cosa, cosa aspettavi a dirmi una cosa così importante? Comunque so che mi ami e non mi preoccupo, ti penserò ogni giorno”! la rassicurò.
Shizuka scoppiò in lacrime “Passa a salutarmi prima della partenza”!
“Ci sarò tranquilla, ora devo andare perché il mio capo mi cerca”.
“Ok” e riattaccò asciugandosi gli occhi. Si diresse finalmente verso la vasca  con l’acqua ancora bollente e ci si immerse fino al collo cominciando a fantasticare coccolata dalla schiuma che a momenti fuoriusciva dai bordi.
L’estate passò in un lampo e fu di nuovo settembre, un settembre fresco con un cielo sgombro di nuvole.
“Mi raccomando supera a tutti costi questo concorso e torna da me”! disse dandole un bacio davanti a migliaia di persone.
“Figlia mia sono così orgoglioso di te, fatti onore in Europa”!farfugliò il padre stringendola a se in un forte abbraccio.
“Dai mi ero promessa di non piangere! Prometto che vi scriverò ogni settimana”. Una voce diffusa attraverso gli altoparlanti annunciava gli orari dei voli: “I signori viaggiatori del volo Narita-Vienna sono pregati di recarsi all’imbarco”.
“E’ il mio”! disse sospirando e raccolse le valigie, un ultimo saluto e di corsa al check-in e dopo mezz’ora di attesa infine prese posto in aereo.
 
Il volo durò circa tre ore e mezza durante le quali ebbe il tempo di leggere un buon libro e di farsi una dormita. Verso le quattro del pomeriggio a causa del fuso orario, cominciava ad imbrunire, l’aria di Vienna era molto diversa da quella orientale; prese un taxi che la scese davanti al portone dell’edificio. A prima vista sembrava una costruzione disabitata ma appena mise piede all’interno la sua opinione cambiò radicalmente.
“Ben arrivata, tu devi essere Shizuka giusto? Io sono il direttore di questa accademia, vieni ti faccio visitare il resto” ribadì con maniere affabili.
“In queste aule” continuò, “Si tengono le lezioni, dalle nove di mattina alle quindici del pomeriggio”. Le stanze erano enormi con più o meno trenta banchi per ogni classe, rimase stupefatta.
“Al piano superiore ci sono i dormitori” disse mentre salivano due rampe di scale. Arrivati in cima si estendevano lunghissimi corridoi ben illuminati dove le porte erano tutte numerate e ai muri erano appesi quadri di pittori illustri.
“Questa è la numero 103 e d’ora in avanti sarà la tua stanza, prego; per qualsiasi cosa ti prego di farmelo sapere” sentenziò l’uomo che fece per discendere le scale quando si volto di nuovo, “Dimenticavo, alle venti si terrà una cena di benvenuto nell’aula ad ovest dell’edificio”. Fremeva ancora per quello che le stava capitando ed entro di corsa nella sua stanza ma si accorse che non era sola e capì che avrebbe diviso la stanza con un’altra ragazza che stava riposando, quando si svegliò di soprassalto, “Chi sei”?
“Tranquilla sono la tua compagna di stanza, piacere Shizuka” disse sfoderando il suo sorriso.
“Scusa pensavo fosse qualcun altro, piacere, mi chiamo Lavi”. Continuarono a lungo parlando del più e del meno mentre si aiutavano a vicenda nel disfare le valigie quando si fecero le venti e  una folla di studenti giù per le scale si diresse all’ appuntamento.
“Allora ragazzi, benvenuti. Vi ringrazio per aver accettato il nostro invito. Questi saranno tre mesi di studio e di allenamento, vogliamo il meglio da voi. Gli insegnanti vi seguiranno passo passo fino al traguardo finale. Durante questi mesi ci saranno delle esibizioni in pubblico che decideranno le vostre sorti. Dovrete impegnarvi a fondo perché siete venuti fin qui per un solo scopo, cercate di raggiungerlo. Vi verranno distribuite le uniformi che userete da qui in avanti tranne nelle occasioni speciali, buona cena a tutti dunque”.
 
La mattina seguente sveglia alle otto. La colazione si teneva all’aperto in un ampio giardino recintato da roseti e biancospini, due lunghi tavoli erano sistemati ai lati apparecchiati con bianche tovaglie di fiandra ben inamidate e su di un tavolo a parte c’erano vassoi con cornetti alla crema e brocche di spremuta d’arancia e pompelmo. Alle nove tutti nelle rispettive classi dove si respirava un’atmosfera tesa.
“Buon giorno a tutti, prima di iniziare la lezione vera e propria, un piccolo accenno alla storia del vostro strumento. Questo è uno strumento a corda ed è costituito da una cassa dalla caratteristica forma curvilinea, da essa di diparte un breve manico alla cui estremità sono assicurate le quattro corde che vanno a terminare al fondo della cassa di risonanza; si suona con un archetto che viene passato sulle corde. Il suonatore di questo strumento: primo violino che in un orchestra è quello più importante a cui spettano gli assoli. Ora passiamo all’accordatura dello strumento”. Disse con aria soddisfatta mostrando a tutti il modo giusto di accordarlo. La mattinata terminò in fretta, un veloce pranzo in giardino e di corsa alle lezioni del pomeriggio che erano per lo più pratiche. Gli alunni venivano chiamati ad interpretare degli assoli, si passava dalla sonata di Chopin a piccoli passaggi della nona sinfonia di Beetoven. Alle quindici in punto terminavano tutte le lezioni e gli allievi potevano dedicarsi ai loro passatempi, Shizuka esplorò la biblioteca, un bellissimo edificio barocco adiacente il giardino. Appena si mette piede all’interno si viene subito avvolti dall’aura cupa e solenne tipica dei luoghi sacri. L’odore dei vecchi libri dava quel tocco di magica atmosfera e la luce color ambra illuminava come incendiati i grandi tavoli da lettura. Diede un’occhiata ad alcuni dei diecimila libri contenuti in quella biblioteca, disposti in ordine alfabetico in quattro piani comunicanti tra loro tramite piccoli passaggi e rampe di scale a chiocciola. Ne scelse uno e si diresse ad uno dei tavoli, si accomodò su di una sedia dall’alto schienale in ebano lavorato con motivi geometrici e iniziò la lettura. Dopo appena qualche minuto un altro allievo entrò nella biblioteca, scelse un libro e si avviò al tavolo.
“Posso sedermi qui”? Ci fu un attimo di attesa poi ripetè la domanda, “Scusa posso sedermi qui”? Ritornata alla realtà Shizuka rispose.
“Eh? Ah si prego, accomodati…ma la stanza è vuota, puoi sederti dove vuoi no”?
“Hai perfettamente ragione ma sei così bella  che volevo conoscerti, comunque vedo che sei molto presa dal tuo libro” osservò il ragazzo.
“Si, scusa ma quando mi immergo nella lettura sono come estraniata dai fatti che accadono intorno a me”!
“Anche a me succede spesso”. Ricadde su di loro il silenzio ma non durò a lungo, “Io mi chiamo Andrew  tu”?
“Shizuka”.
Alle venti fu servita la cena, era ancora un settembre mite e non c’era niente di meglio che una cena all’aria aperta. Su ogni tavolo erano disposti tre vasi con rami di splendide magnolie e come fossero soldatini due lunghe file di bicchieri di cristallo Baccarà e piatti in ceramica di Limoges. A fine pasto, Andrew che sedeva due posti più giù di lei le si avvicinò all’orecchio.
“Sei veramente stupenda stasera”!
“Fai così con tutte”? fu la risposta
“Ti assicuro che non è mia intenzione importunarti, seguimi, voglio farti vedere una cosa” continuò Andrew; la prese per un braccio e si avviarono di corsa all’interno dell’accademia. Arrivarono in una stanza enorme con al centro un pianoforte.
“Voglio farti ascoltare questa melodia, con questa ho superato l’esame al conservatorio”.
“Tu sei qui come pianista”?
“Si e per quanto mi è possibile voglio arrivare alla fine per avere l’opportunità di suonare al tuo fianco, avere successo con una bravissima violinista sarebbe il massimo”! Shizuka accennò un sorrisetto di compiacimento dopodiché Andrew cominciò a suonare. Le sue lunghe dita scivolavano sui tasti bianchi e neri e la sua espressione mutava a seconda dell’intensità della melodia. Quand’ebbe terminato di suonare si girò verso la ragazza e la vide appoggiata alla parete che applaudiva.
“Come sono andato”?
“Sei stato bravissimo, un giorno ti farò sentire qualcosa, dai ora andiamo a divertirci”!
 
La prima settimana trascorse velocemente ed i primi esami per sfoltire il numero di alunni si sarebbe tenuto alla fine del mese ma intanto arrivò anche il primo week end.
“Ragazzi” esordì il direttore, “Domani vi farò visitare la città, dovremo alzarci molto presto perciò vi invito a non far tardi questa sera”.
Domenica mattina alle sette e venti erano già tutti pronti per la giornata all’insegna del divertimento. Il cielo azzurro era velato da delicate e soffici nuvole che a tratti sbiadivano i raggi del sole. La città era incantevole e anche se non era eccessivamente tardi c’era già molta gente seduta ai tavoli dei bar e gruppi di turisti scattavano fotografie da ogni parte.
“Se guardate alla vostra sinistra potete osservare la sede del parlamento di Vienna, mi raccomando prendete appunti su tutto quello che vedremo perché sarà oggetto di una relazione”
“Lukas” gridò il  direttore “se non sbaglio il consiglio vale anche per te, potrai ammirare il corpo delle tue compagne una volta rientrati. Ora, andremo al teatro dell’Opera”. Appena entrati rimasero estasiati dallo sfarzo e decori presenti all’interno, i balconcini dorati illuminati da piccole lampade e addobbati da vasi con rigogliose rose scarlatte e proprio in quel momento erano in corso le prove di una rappresentazione. Durante la mattinata visitarono molti altri monumenti tra i quali la Kariskirche, capolavoro del barocco austriaco. A mezzogiorno i loro stomaci brontolavano dalla fame perciò cercarono un ristorante dove poter riempire lo stomaco. Alle diciotto fecero rientro in accademia. Shizuka salì in camera per una doccia e si recò in biblioteca. Nel tardo pomeriggio incuteva un certo timore con i suoi alti finestroni.
“Ciao bellissima anche tu qui? Dimmi se non è una coincidenza”, lei si girò di scatto, “Guai se lo rifai di nuovo, mi hai spaventato”!
“Ero semplicemente venuto e consultare un libro e ci avrei scommesso saresti venuta”
“Anch’io voglio leggere in pace” protestò la ragazza.
“Com’è andata la gita oggi? Noi ci andiamo domani”!
!Mmh interessante”.
“Sei di poche parole oggi”? Vedendo che l’interlocutore non rispondeva si chinò sul suo libro e cominciò a leggere.
 
Trascorse anche il primo mese e gli esami avvenuti un pomeriggio nella sala audizioni avevano lasciato dietro di loro qualche vittima che se ne ritornava con amarezza a casa. Agli inizi di Ottobre il freddo cominciava a farsi più pungente e il paesaggio mutava completamente aspetto, i lunghi viali alberati erano semi coperti dalle infinite foglie dai colori più svariati, alcune erano di un giallo oro altre di un intenso rosso porpora altre ancora di un verde screziato. La maggior parte delle persone preferiva rincasare presto per sistemarsi davanti ad un bel fuoco, tuttavia le famiglie benestanti preferivano accomodarsi in bar eleganti ed intrattenere lunghe  e piacevoli conversazioni sorseggiando the e gustando deliziosi pasticcini. I locali da ritrovo a Vienna sono tra i più rinomati d’Europa, finemente decorati con stucchi e ori. I banconi erano stracolmi di ogni sorta di pasticcini, da quelli piccoli impreziositi da ciliegie intere glassate a quelli con deliziosa crema chantilly, il tutto servito su tavolini in marmo bianco e blu ricoperti da tovagliette ricamate a mano.
In accademia le lezioni proseguivano a ritmo serrato e questo mese si decidevano le sorti di molti altri alunni. Gli esami avvenivano in questo modo, si esibivano cinque candidati per ogni categoria di studio: Violino, Pianoforte, Flauto e Contrabbasso. Venivano ad interpretare un assolo  per ogni alunno e un brano diviso in cinque. Al termine delle esibizioni una giuria attraverso consultazioni ed accurate considerazioni ne sceglievano tre per categoria, gli altri due venivano scartati.
 
Una sera tutti i partecipanti ebbero il privilegio di avere a cena un famosissimo musicista austriaco, il signor Friedrick Van Hoofer, invitato dal direttore per incoraggiare i candidati rimasti a non mollare per raggiungere il loro obiettivo. Erano entusiasti di avere una presenza così illustre al loro fianco che non smisero di porgli domande per tutto il resto della cena. A fine serata l’ospite fu accompagnato all’ingresso e congedato con un’infinità di ringraziamenti e inchini a non finire. La mattina successiva era una giornata pessima che fin dalle prime luci dell’alba  una fitta pioggerella rendeva fastidioso ogni spostamento. Shizuka si era svegliata molto presto e non trovando nulla da fare iniziò a scrivere una lettera.
“Caro papà, come stai? Io mi trovo meravigliosamente bene con i miei compagni e amici di corso! Ormai siamo agli sgoccioli e manca solo un mese ma non smettiamo mai di studiare, questo mese poi sarà un inferno con tutte le audizioni che ci attendono; quest’esperienza si sta rivelando più interessante del previsto e ho avuto l’occasione di conoscere persone importanti e imparare un sacco di cose nuove. Cambiando discorso, com’è il tempo da voi? Qui è freddo e ha cominciato a piovere il che mi rende triste e pensierosa, mi vien voglia di ritornare in Giappone ma non voglio mollare proprio ora. Ci risentiamo presto e salutami il mio amore e fagli sapere che mi manca da morire, a presto”.
“Buongiorno Lavi ti ho svegliata”? chiese Shizuka
“Tranquilla piuttosto tu ti sei svegliata presto” le rispose
“Si non riuscivo a dormire così mi sono messa a scrivere, dai andiamo a colazione”.
“Ben svegliati” esclamò il direttore, “Dato che si sta avvicinando la fine, e che sabato avrete una nuova audizione, da questa settimana faremo esclusivamente lezioni pratiche”. Dopo venti minuti erano tutti nelle loro classi.
“Oggi suoneremo un brano di Chaikovski in La minore, nel pomeriggio la eseguirete uno alla volta”., D’un tratto venne un vero e proprio temporale e la luce si fece intermittente finchè non se ne andò definitivamente e un tuono riecheggiò in tutta la stanza.
“Restate calmi, è solo un temporale, riprendiamo la lezione” li rassicurò l’insegnante. Nel pomeriggio ci fu una momentanea schiarita e Shizuka ne approfittò per tornare in biblioteca per riportare un libro preso in prestito qualche giorno prima. Entrò e si diresse velocemente verso il reparto autobiografie. D’un tratto sentì uno strano rumore che la fece esitare qualche minuto poi riprese la sua direzione. Dopo poco si senti di nuovo quel rumore.
“Andrew, Andrew sei tu”? Nessuno rispose. Corse allora a sistemare il libro al suo posto e quando si girò trovo Lukas che la osservava in silenzio.
“No, non sono il ragazzo che cerchi”.
“Lukas cosa ci fai qui, non sei mai venuto prima d’ora”!
“Ti sbagli” ci fu un attimo di silenzio quindi avanzò verso la ragazza,
“Vengo qui ogni giorno prima di te, sfoglio un libro qualsiasi e aspetto finchè non ti vedo arrivare con il tuo libro che tieni stretto tra le mani; faccio per raggiungerti, per parlarti un attimo ma ecco che dietro di te c’è sempre lui. Ogni volta che vieni qui lui ti segue allora dico a me stesso, le parlerò domani ma niente, questa volta è diverso, ora siamo io e te soli e ascolterai quello che  ho sempre cercato  di dirti”. La prese per un braccio e la spinse verso la parete. Si scambiarono sguardi intensi poi chiuse gli occhi e la baciò. Un bacio interminabile, scese poi fino al collo e iniziò a slacciarle i bottoni della camicetta e mentre Shizuka tentava di opporre un minimo di resistenza, le labbra del ragazzo si insinuavano nella scollatura della ragazza. Continuava slacciandole il reggiseno accarezzandole i capezzoli poi con un filo di voce le sussurrò,
“Ti amo, era questo che volevo dirti e che non sono mai riuscito a fare, non posso più aspettare, ti voglio”!
“Aspetta…non possiamo potrebbe vederci qualcuno”! replicò Shizuka anch’ella con un filo di voce ma le sue labbra come spinte da un impulso irrefrenabile cercavano disperatamente quelle di Lukas che non le fece aspettare. Il mattino seguente dopo una lunga mattinata Lukas si fece avanti e prese Shizuka in disparte per parlarle a quattrocchi.
“Riguardo a quello che è successo ieri, ecco io volevo chiederti scusa! Non so cosa mi sia preso”! Tentò di giustificarsi.
“Hai ragione, dovresti controllarti”. “E’ stato bello ma dimentica l’accaduto, ho un ragazzo che mi ama e che mi aspetta a casa…tra me e Andrew è solo amicizia”.
“Ah scusami non lo sapevo”! Arrossì imbarazzato.
Il sabato tanto temuto era giunto e tutti gli allievi erano tesi dall’emozione anche se ormai si erano abituati alle audizioni c’era in loro un certo nervosismo. Tutti erano vestiti elegantemente e la nostra Shizuka indossava un lungo ed ampio abito nero di raso ricamato con rose di tulle e perle a goccia cucite nel centro.
“Se siamo pronti”annunciò il presidente di giuria, “Possiamo iniziare”. Brani magnificamente eseguiti si susseguirono per due ore regalando alla gente presente momenti di pura poesia. A conclusione di tutto, altri tre eliminati per categoria dovettero abbandonare l’aula con le lacrime agli occhi vedendo andare in frantumi il sogno di una vita.
“E’ sempre triste vedere qualcuno che se ne va”! disse Lavi una volta rientrati nel dormitorio.
“Già! Manca così poco che se dovessi essere eliminato ad un passo dalla fine non potrei sopportarlo, mi getterei da un ponte”! esclamò Lukas strabuzzando i suoi grandi occhi verdi.
“ Il solito esagerato” ironizzò Shizuka. Durante la conversazione irruppe Andrew insieme ad un ragazzo alto dalla corporatura robusta dai capelli rasta.
“Salve a tutti abbiamo interrotto qualcosa? Voglio presentarvi Sebastian, il mio compagno di stanza, possiamo prendere parte al discorso”?
“Certamente” disse Shizuka, “Tanto non possiamo fare nient’altro, non ha smesso un attimo di piovere! Dai raccontaci qualcosa di te”.
“D’accordo, mi chiamo Sebastian, ho diciotto anni e sono il primo di tre fratelli, sono nato a Londra ma da due anni mi sono trasferito qui a Vienna per motivi di studio, infatti frequento il primo anno di università con indirizzo in lingue. Fin dall’età di nove anni cerco di dividermi tra lo studio, il calcio e la musica. I miei mi convinsero che ero realmente portato per la musica dicendo che quando mi sedevo davanti ad un pianoforte riuscivo a commuoverli e..questo è tutto”.Sospirò.
“Ho una fifa tremenda che mi scartino proprio quando sto per raggiungere il mio obiettivo”!
“Vedo un po’ di tristezza nei tuoi occhi” disse Lukas dopo averlo scrutato da cima a fondo.
“Ti sbagli è che anche mia madre è una musicista affermata e se mi sono avvicinato alla musica è proprio grazie a lei e ora sto per farcela”!
Durante la cena  ci fu un nuovo blackout e fu immediatamente panico generale ma è meglio non soffermarsi troppo su questa piovosa giornata e andiamo avanti.
Nei giorni che seguirono, Shizuka ricevette un’altra lettera dal padre che diceva più o meno cosi,
“Figlia carissima, non sai che piacere ricevere le tue lettere, mi fanno pesare meno la tua lontananza! Qui tutto prosegue come quando ci siamo lasciati, il tempo è bellissimo e aspetto con ansia il tuo ritorno. Il tuo ragazzo avrebbe tanto voluto scriverti ma il lavoro non gli concede un attimo di tregua comunque mi ha assicurato che ti darà un colpo di telefono uno di questi giorni. Per ora è tutto, ci sentiamo presto e mi raccomando non mollare ok? Ti voglio bene, papà”.
“Chi è, il tuo ragazzo”? chiese Lavi incuriosita
“Eh? No no era mio padre”!
“Ti ricordi che stasera siamo stati invitati ad uno spettacolo teatrale”?
“Che cosaa?! E’ vero! E io che avevo in mente un’altra cosa”! rispose delusa.
“Che cosa in particolare, se posso chiedere”
“Un pigiama party  durante il quale ci ingozzavamo di nutella”!
“Beh ma la notte è lunga mia cara e chissà. Comunque come ti vestirai stasera”?
“Sinceramente ancora non ne ho la minima idea, più tardi corro a guardare, ora è meglio andare a lezione” Concluse alzandosi di scatto.
Il pomeriggio arrivò in fretta e già da tempo fervevano i preparativi per la serata.
“Finalmente un po’ di tempo per parlare tra donne, come va col tuo ragazzo”? chiese Lavi con insistenza
“Ma..non hai altri argomenti? Comunque direi che va alla grande, ci amiamo da impazzire e non vedo l’ora di riabbracciarlo…e tu hai la tua metà”?
“No..o meglio l’avevo ma dopo qualche mese abbiamo rotto ed ora sono felicemente single” Sorrise divertita. Alle nove erano tutti pronti in tiro per la serata.
“Riesci sempre a sorprendere tutti con i tuoi abiti” le sussurrò Lavi mentre scendevano le scale
“Non fare la modesta, anche tu sei uno schianto”. Quando furono tutti pronti salirono su di un autobus privato che li portò a destinazione. Appena scesi si accorsero che lo spettacolo non era riservato solo agli studenti ma era aperto anche alla gente normale e persone di un certo rango accorrevano per assistere all’opera. All’interno si respirava un’aria intrisa di ogni fragranza, più di millecinquecento fiori adornavano il teatro. Appena trovarono i loro posti si spensero ad una ad una le luci per dare il via allo spettacolo.
“Trovo questo spettacolo un po’ noioso non trovi”? disse Andrew avvicinandosi a Shizuka”Al contrario, trovo che sia meraviglioso” replicò lei senza distogliere lo sguardo dal palco.
“Ma come fai a trovare interessante questo tipo di spettacoli” continuò
“Non sai apprezzare l’arte ora zitto e guarda”
“Ti prego, usciamo”!
“Scordatelo e poi scusa, ti contraddici da solo, se odi questi spettacoli non dovresti nemmeno essere qui, se vuoi che usciamo devi trovare una scusa migliore di questa”
“Ok mi hai scoperto, ci sono ancora un sacco di cose che non so sul tuo conto, è una semplice uscita da buoni amici”
“Dai avremo tempo al party che si terrà più tardi, ora guarda”.
Al termine un lungo scroscio di applausi concluse la serata. In un'altra sala del teatro superbamente affrescata era tutto pronto per il sontuoso buffet. Tartine, mignon ma anche champagne e vodka.
“Sei un incanto Lavi” esclamo Andrew mentre prendeva un cocktail
“Ti ringrazio, se cerchi Shizuka è laggiù che parla con gli altri”
“No ma voglio chiederti una cosa, sai se per caso ha il ragazzo”?
“Si e si amano alla follia quindi ti conviene rinunciare già in partenza”
“Grazie per il consiglio ma sono solo curioso di sapere di chi si tratta”
“Allora ragazzi di cosa state parlando così allegramente”? domandò Shizuka dopo essersi congedata con due signori.
“Ah.. di nulla anzi, stavo giusto per andare, ci vediamo dopo signorine, ho un sacco di gente da conoscere”!
“Ma…che cosa gli è preso”?chiese perplessa
“Lo conosci, è solo eccitato per la festa”!
 
I giorni passano e cadono i primi fiocchi su Vienna. Era il primo novembre, un giorno grigio ma affascinante e tutt’intorno regnava un silenzio irreale, nessun movimento. I rumori risultavano ovattati.
Gli alunni rimasti in accademia erano quaranta.
“Buongiorno”Tuonò il direttore, “Siamo entrati nell’ultimo mese e siete rimasti in pochi, mancano solo trenta giorni e dovete dare il meglio, dovremo arrivare alla fine con soli quattro vincitori, uno per categoria, per questo, le audizioni si terranno il sabato e la domenica di ogni settimana”. Rumori di dissenso si levarono nell’aria.
La neve continuava a cadere lenta coprendo ogni cosa. Nel pomeriggio mentre tutti si stavano divertendo Shizuka se ne stava seduta fissando il vuoto.
“Che cos’hai”chiese Andrew avvicinandosi a lei
“Eh? Niente sto solo aspettando una telefonata dal mio ragazzo”rispose
“Allora non sembri tanto felice di riceverla se aspetti con quell’espressione”!
“Ma cosa dici, è solo che a volte ripenso ad un particolare della mia vita che ancora non mi è chiaro! Quand’ero piccola mia madre mi faceva vedere le fotografie di famiglia e vicino a me c’era un bambino che penso sia mio fratello solo che non l’ho mai visto se non in foto; mia madre rispondeva sempre in modo evasivo ! Non ho avuto il tempo di amarlo come fanno tutti i fratelli! Se penso che oggi avrebbe la mia stessa età..ma forse mi sto creando solo paranoie”!
“Su non serve rivangare il passato, ora devi solo pensare a questo concorso poi potrai cercare tutte le risposte che vuoi ok? Io sono di la, raggiungici appena puoi”.
Nei giorni che seguirono i ragazzi organizzarono feste a non finire e si dedicavano all’acquisto di souvenir da portare ai loro cari finchè venne il giorno di un’altra audizione e tutto era pronto, i ragazzi salirono sul palco e dettero il meglio di loro. Al termine, un breve consulto della giuria e poi il verdetto finale.
“Per la categoria Violino, facciano un passo avanti Shizuka, Lavi, Martin e….Sophia. complimenti, voi superate questa fase”. Lukas stette in silenzio per qualche secondo poi si alzò in piedi e si allontanò correndo.
“Scusate un attimo, continuate pure, devo assentarmi un attimo” disse Shizuka correndo anche lei. Lo cercò in tutte le stanze ma di lui nessuna traccia poi, le venne in mente la conversazione avuta qualche settimana prima.
“No..non può fare una cosa del genere, devo trovarlo”!! prese il cappotto e uscì a cercarlo, i fiocchi di neve continuavano a cadere coprendo parzialmente l’ambiente circostante cosi cominciò a chiamarlo.
“Lukaas dove sei”!! gridò. Ripetè più volte il suo nome senza ottenere risposta, corse ancora finchè non arrivò in prossimità di un ponte in costruzione ed era li, in piedi in bilico, sotto di lui un fiume ingrossato dalle piogge.
“Lukas, scendi da quel ponte”! lo supplicò
“Vai via”! gridò
“Non fare lo stupido”!
“Tu non puoi capire come mi sento! Non potrò più tornare a casa”!urlò disperato
“Perché dici questo”!
“Sono stato un vero fallimento, non faccio altro che combinare guai, sono un fallito! Avevo riposto tutte le mie speranze in questa cosa! I miei mi hanno dato l’ultimatum per riscattarmi altrimenti non mi faranno tornare a casa! Non voglio dar loro altre delusioni, preferisco farla finita”!!
“I tuoi genitori vedrai che capiranno e poi ci siamo noi, noi ti volgiamo così come sei! Su scendi e rientriamo”!
“Non ti avvicinare”!
“Su, da bravo, ora mi avvicino e mi dai la tua mano” Shizuka si avvicinava a passi lenti. “Ci siamo ora dammi la mano”! Lukas senza rendersene conto indietreggiava sempre di più fino a toccare il bordo con il piede quando un’improvvisa folata di vento gli fece perdere l’equilibrio ma uno scatto improvviso permise alla ragazza di afferrarlo per un braccio. Resosi conto del reale pericolo che stava correndo tentava con ogni suo muscolo di restare aggrappato alla mano della ragazza.
“Ti prego non voglio morire”!! la supplicava
“Tranquillo non te lo permetterò, cerca di aggrapparti bene, cerco di tirarti su”!
“Non ci riesco sto scivolando”!gridò. Le forze dei due ragazzi stavano svanendo e un attimo prima di abbandonare la presa, Lukas venne afferrato da un’altra mano che riuscì a tirarlo su.
“Andrew! Come hai fatto a trovarci”!? esclamò esausta.
“Mi stavo preoccupando e così sono uscito a cercarvi, credimi non è stato facile ma poi vi ho visti e mi sono precipitato da voi”
“Non sono mai stata così felice di vederti”!! Disse mentre riprendeva fiato poi si rivolse a Lukas per rimproverarlo,
“Tu non provarci mai più, la prossima volta potrebbe non andarti così bene, quando ritornerai a casa riprenderai i tuoi studi e vedrai che otterrai i risultati che meriti, ora torniamo dentro”!
Finalmente arrivò l’ultima decisiva settimana e con essa le ultime e definitive selezioni dalle quali uscirono vincitori in otto. Lavi e Sebastian purtroppo vennero scartati quando ormai potevano avere la vittoria in pugno. La domenica successiva vennero infine scelti i quattro vincitori delle rispettive categorie, per il violino venne scelta Shizuka, per il pianoforte Andrew, per il flauto Ian e per il contrabbasso Samantha. Fu una cerimonia particolare e ricca di emozioni durante la quale vennero regalati fiori e furono scattate le foto di rito. Ancora un giorno da trascorrere in accademia prima di essere finalmente liberi.
 
“Abbiamo vinto e ancora non ci credo”!! Esclamò Andrew mentre si recavano in biblioteca, “Finalmente ho realizzato il mio sogno, sapevo che ce l’avrei fatta”!!
“Sempre ottimista eh”?Anch’io, bisogna esserlo altrimenti non si va avanti…scusa puoi aspettare un attimo? Devo fare una telefonata”. Si allontanò.
“Piccola mia non sai come sono felice di averti ritrovata! Dopo il concerto ti dirò tutto, ne hai il diritto”!! Pensava Andrew sedendosi su una sedia in giardino. Dopo qualche minuto riapparve Shizuka tutta sorridente.
“Ho appena sentito mio padre e il mio ragazzo, prenderanno il primo volo per Vienna e si sistemeranno in albergo, dovevi sentirli, erano così entusiasti che mi hanno fatto i complimenti per tutto il tempo, non vedo l’ora di farteli conoscere”!
“Dimmi un po’ di te, non ne abbiamo mai avuto l’occasione, non so nulla di te, della tua…famiglia”
“Oh beh c’è poco da dire, mia madre è morta un anno fa e ora vivo da sola, ogni tanto viene a trovarmi mio padre che sta in un altro quartiere. Mi sono sempre arrangiata nella vita e nonostante la casa da ricca sfondata ho sempre lavorato per guadagnarmi da vivere, non voglio sfruttare i soldi di mio padre…ecco, più o meno è tutto. E tu? Stiamo per dirci addio e non mi hai svelato nulla di te”
“la mia vita non è così interessante come puoi pensare ma se vuoi! Fino a quindici anni  ho sempre creduto che quelli che mi avevano cresciuto fossero i miei genitori così dopo varie ricerche vengo a sapere che sono stato abbandonato e che quelli erano solo solo i miei genitori adottivi. Tutto il resto è irrilevante”!
“Devi aver sofferto molto”!
“Mah non molto, non mi hanno mai cercato perciò”!
“Direi che basta con il passato, che ne dici di uscire a costruire un bel pupazzo di neve? Esclamò Shizuka prendendo l’iniziativa
“Trovo che sia una magnifica idea, vado a chiamare gli altri”. Impiegarono un intero pomeriggio per metterlo in piedi ma alla fine ci riuscirono e ne furono molto felici tanto chè scattarono una valanga di fotografie sorridenti e spensierati come solo i ragazzi sanno essere. Con quella calma trascorsero le ultime ore prima del concerto quindi ora racconterò i fatti del grande giorno.
 
Erano appena le otto quando Shizuka ormai sola in stanza, fu svegliata da una telefonata.
“Pronto”!! esclamò sbadigliando
“Buon giorno sono il tuo caro papà”
Come mai chiami a quest’ora! Non potevi dormire un po’ di più”?!
“Lo so scusami se ti ho svegliata ma volevo comunicarti che io e il tuo innamorato siamo in un lussuoso hotel di Vienna”. In un attimo cambiò espressione.
“Che cosa? Non vedo l’ora di vedervi”!!
Nel pomeriggio erano tutti  in fermento e Shizuka era nel pieno della sua preparazione, capelli raccolti, accappatoio e sul lavandino creme di tutti i tipi.
“Shizuka, posso entrare”? chiese Andrew
“Ma come ti vengono in mente queste idee, vattene”!
“Dai devi solo insegnarmi come si annoda la cravatta”!
“D’accordo entra! Su dammela”!
“Eccola ma…in realtà volevo vestirmi con qualcuno, mi sento solo nella mia stanza e ho pensato che la compagnia avrebbe alleviato la solitudine..che ne dici”?
“Dico che sei completamente matto comunque tu rimani qui che io mi chiudo in bagno, quando hai finito fammelo sapere”
“Non ti fa un certo effetto che questa sera suoneremo davanti ad una marea di gente”?
“Certo che mi fa effetto” rispose Shizuka dall’altra stanza, “Sono emozionatissima ma devo mantenere la calma”!
Il tempo correva e vennero le otto.
“Shizuka..ma sei ancora così”?
“Perché? Devo solo indossare il vestito e ora, se non ti dispiace devo scegliere quale mettere”.
Ore 21.00. le valigie erano preparate e tutti sono pronti. Gli insegnanti aspettano i vincitori in fondo alle scale e come per magia eccoli comparire in cima pronti a scendere. Un turbinio di colori, pietre preziose dalle mille sfaccettature. Samantha indossava un bellissimo abito color viola ricamato con pietre d’ametista, Andrew e Ian, uno smoking nero, camicia bianca e cravatta blu e, Shizuka un lunghissimo abito bianco con girasoli in rubini.
“Ragazzi siete tutti splendidi”Commento il direttore anch’egli stretto in un blazer fresco di tintoria, “sono fiero di voi e ora, mettiamoci in posa per la foto che verrà inserita nell’albo accademico”. Dopo vari convenevoli si avviarono al teatro dell’Opera.
Il teatro era colmo dei gente, tutti che accorrevano all’evento e in pochi minuti tutti i posti furono occupati quando il direttore d’orchestra iniziò a parlare.
“Signori e Signore benvenuti a questo importante evento. Questa sera, a conclusione dei tre mesi accademici si esibiranno, accompagnati dalla prestigiosa orchestra viennese i quattro vincitori che si sono distinti per impegno, serietà e bravura. Saranno sicuramente emozionati quindi facciamoli subito entrare e diamo il via al concerto”. Un lungo applauso durante la loro entrata e subito si sedettero ai loro posti e prima di cominciare, Shizuka ebbe il tempo si scorgere suo padre e Akimitsu seduti in platea.
Tre ore di sublime poesia, tre ore di note che si rincorrevano l’una con l’altra. Il concerto  fu interrotto per ben tre volte dagli applausi che si levavano dalla sala. Al termine ricevettero una targa in oro come ricordo della partecipazione e un cospicuo contributo in denaro.
“Grazie per essere venuti così numerosi a questo spettacolo, appena sarete usciti, sulla destra troverete un ricco rinfresco, grazie ancora”.
La mattina seguente all’alba, Shizuka con le sue valige uscì dall’accademia ancora intontita dal party della sera prima.
“Oh papà sei arrivato”!
“Sei stata bravissima ieri, ho fatto moltissime foto”
“Ho potuto farcela solo grazie al vostro sostegno”!  disse mentre si fiondava ad abbracciare il suo ragazzo. Fecero per entrare in taxi quando Andrew li raggiunse.
“Aspetta Shizuka vengo anch’io”!La baciò sulla guancia.
“Ehi tu, chi ti credi di essere, non prenderti troppe libertà con la mia ragazza” sbottò Akimitsu. Per tutta risposta Andrew lo guardò dritto negli occhi e rispose,
“A dirla tutta ne ho più diritto di te dato che sono suo fratello……”.
…………..
 
 
Fine!
  
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