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Autore: Carla Volturi    18/04/2012    3 recensioni
Protagonista e voce narrante di questo mio racconto è Maria, giovane donna sposata con Giuseppe, un uomo dai modi "particolari e discutibili".
RACCONTO SCRITTO PER POTER PARTECIPARE AL CONTEST "TROVA LA TUA CITAZIONE E STUPISCIMI!" DI WRATHY. VINCITRICE SECONDO POSTO CON PUNTEGGIO 44,5/45
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Image and video hosting by TinyPic Tale shot è stata scritta per partecipare al concorso organizzato da Warthy, "Trova la tua citazione e stupiscimi!". La citazione da me scelta è:“Degli uomini cattivi puoi fidarti. Quelli almeno non cambiano” di W.Faulkner. Con tale shot ho vinto il SECONDO POSTO del contest con punteggio 44,50/45. Vi rilascio l'introduzione: Protagonista e voce narrante di questo mio racconto è Maria, giovane donna sposata con Giuseppe, un uomo dai modi "particolari e discutibili". 

Baci da Carla.




Una sedia a dondolo giallo paglierino. Una casa, costruita con legno e cemento, dalle finestre celesti aperte. Clima mite oggi pomeriggio. Un ampio giardino, cinto da siepi ben curate. Albero d’arance. Stranamente frutti non ve ne sono, è interamente coperto da foglie secche. In Primavera un albero spoglio con foglioline secche…non è strano? Che sia malato? Che sia stato infettato da un animaletto malvagio? Chissà!
Un roseto bianco appassito. Il mio fiore preferito, anche questo sul punto di morte.
Una mantellina beige di lana sulle mie spalle,  ho paura di ammalarmi. Sapete quei raffreddori brutti e subdoli, che inevitabilmente ti fanno salire uno di quei febbroni…
Sono allergica ad un derivato della penicillina, presente nella stragrande maggioranza degli antibiotici immessi sul mercato, dunque sono costretta a curarmi con quelle stupide medicine effervescenti, che ben poco fanno. No, ho paura di ammalarmi. 
Piedi nudi. Tasto il prato all’inglese: è umido al punto giusto, merito di Giuseppe.
Giuseppe è mio marito da un anno. E’operaio presso un industria non molto distante da qui. All’incirca mezzora di macchina. Svolge tre turni, diversi per settimana: uno di mattina, uno di pomeriggio, uno di notte. Lavora molto. Porta a casa un discreto stipendio. Uno stipendio che ci permette di vivere dignitosamente.
Non abbiamo figli, non per ora. Ah ma facciamo l’amore, eccome…quasi tutti i giorni. Ma bambini non ne arrivano. Non ne arrivano affatto. Tre volte sono andata dalla ginecologa, non ho alcun problema. Dice che sono sana come un pesce. E preciso che stessa cosa vale per lui. Modestamente ci teniamo molto alla nostra salute, al nostro corpo.
Una volta la dottoressa, prima che lasciassi lo studio, pronunciò una frase particolare: “Pensi alla sua anima signora”.
Tentennai: “Umm…va bene!”.
Ma come si cura l’anima di una persona, di una donna nel mio caso? Non esiste medicina e nel caso ci fosse sono convinta che risulterei allergica anche a questa.
Sono una donna tranquilla, silenziosa. Insomma quel genere di essere vivente che non da fastidio a nessuno, che non si fa sentire da nessuno. Tanto ti accorgi di me, perché mi paleso dinanzi i tuoi occhi o perché, educatamente, ti auguro una buona giornata. No, non parlo quasi mai.
Ho una sorella maggiore, Luisa. Non ci sentiamo da quando mi sono sposata. Affermò, piena di rabbia il giorno prima del lieto evento, che stavo per fare “la miglior cazzata della mia vita”. Le diedi torto. Infondo che c’è di male nello sposarsi? Nel vivere con l’uomo che si ama? Sì perché lui mi ama. Sorride, prepara la colazione quando può, mi accompagna a fare la spesa. Passeggiamo qualche volta. Adora i cibi salati e il panettone con la nutella, che cucino ogni domenica a pranzo. Ha tinteggiato l’intera casa Giuseppe, ha costruito la cuccia per il cane e la gabbietta per l’uccellino. Ha riparato il frullatore ed innaffiato il giardino. E quando dice che è meglio per me non frequentare degli amici non ha mica torto? Gli amici, sì proprio gli amici, quegli individui con cui ti vedi nel tempo libero? Sì proprio loro, sono una minaccia. Si mostrano come persone buone e socievoli, ma non è propriamente così, possono cambiare, possono farti del male. Magari già lo fanno.
Giuseppe sostiene che anche gli hobbies distolgono dalla realtà. A cosa serve scrivere, a cosa serve leggere, ma soprattutto a cosa serve stare con gli altri? Gli altri cambiano.
Una volta lo guardai dritto negli occhi, perplessa: “E se ti sbagliassi? Se fossi tu il cattivo della situazione?”.
Mi sorrise. Accarezzò il mio volto: “Almeno io non cambierò, resterò per sempre così, Maria”.
Aveva ed ha ragione Giuseppe. Oggi so cosa mi aspetto dalla vita: sveglia alle sette in punto di mattina, caffè e toast. Rassetto casa, preparo il pranzo, stiro le sue camicie, lavo le sue maglie. Mangiamo insieme di sera, facciamo l’amore…ma di figli proprio non ne arrivano. Proprio niente. Solo io e lui, la casa, il prato, il cane, l’uccellino e la desolazione della campagna deserta attorno a noi.
A lui piace tanto qui…ci siamo solo noi.
La sedia a dondolo, sulla quale sono seduta, oscilla leggermente. Avanti, indietro leggermente. La mano destra sul fianco. Osservo: un livido violaceo. Quando sarà stato? Ieri, due giorni fa? Quando quell’oggetto mi ha colpita? Giuseppe talvolta è capace di trovare l’ago nel pagliaio pur di litigare. Dice che è l’uomo di casa e che “le sue parole sono legge”. Qualche mese fa gli suggerii di invitare a cena un suo collega con moglie e figli, magari potevamo conversare del più e del meno, del tempo che muta, del latte che non costa  un euro e cinquanta ma due, dell’ago della macchina da cucire. Si mise a ridere, anche questa volta. Uno schiaffo in pieno viso: “le mogli preparano la cena solo ai mariti, non lo sai Maria? Sembra che tu debba ancora imparare…
Mi domandai quel giorno stesso cosa io dovessi imparare e cosa lui volesse insegnarmi. Oggi credo che le “maniere forti” adottate dal mio uomo non sono altro che dei segnali, dei segnali d’amore: lui, Giuseppe, vuole solo il mio bene, nient’ altro. Dovrei essergli riconoscente.  Scommetto l’oro del mondo che se Luisa mi vedesse ora darebbe di matto e chiamerebbe mio marito “lurido stronzo”. In realtà l’ha già fatto molte volte. E’ per tal motivo che non ci frequentiamo più. Lei non lo sopporta, non lo tollera, lo odia. Chissà perché!
Nel mio tempo libero mi dedico all’albero d’arance ed al roseto bianco. Ce la metto tutta, davvero, eppure li vedo morire ogni giorno. Ho chiamato un giardiniere, mi ha riferito che le cure adatte ci sono (ci sono?), è l’anima delle mie piante che è malata.
E come si cura l’anima delle piante?”, gli domandai curiosa come una bimba di cinque anni.
Con l’amore signora, con l’amore”, rispose l’uomo.
L’anima delle piante si cura con l’amore. L’amore delle piante è il sole, l’acqua. Ma Giuseppe innaffia il prato ogni giorno, con tanto amore. Possibile mai che la parte del giardino a cui si dedica mio marito è perfetta e la mia muore ogni giorno di più?





NdA (PER COMPRENDERE LA SHOT) INDIRIZZATA ALL' ORGANIZZATRICE DEL CONCORSO: 

Mi sono permessa di scriverti questa piccola nota, unicamente per poterti spiegare il legame tra la citazione scelta e il mio testo. La frase di W.Faulkner recita quanto segue: “Degli uomini cattivi puoi fidarti. Quelli almeno non cambiano”. Maria, donna palesemente vigliacca e dotata di poca personalità, sposa suo marito Giuseppe per rassegnazione: è così psicologicamente turbata da pensare che sia meglio vivere per sempre con un uomo cattivo, che la limita in tutto, piuttosto che fidarsi degli altri e del prossimo. Insomma si fida del cattivo, del male, forse perché plagiata o semplicemente perché poco sicura di se e delle proprie potenzialità. La malattia di Maria è ben visibile, soprattutto se si osservano le piante ormai secche, che lei tanto cura o almeno dice di fare. Diversamente, invece, dal giardino verde e perfetto di Giuseppe, uomo totalmente realizzato ed appagato nonostante tutto. 
  
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