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Autore: LairaWolf    18/04/2012    5 recensioni
La sera del 23 dicembre, la ventenne Eva riceve una telefonata inaspettata da una pazzoide che conosce molto bene, e che non vede da tre anni, ovvero da quando è finito il reality. La invita a una festa, a casa sua, per la Vigilia di Natale. E a questa festa, troverà il ragazzo che amava da moltissimo tempo e succederà qualcosa che le cambierà per sempre la vita.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eva, Noah
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era una fredda serata di dicembre.
Quella sera, Eva stava mangiando il suo solito panino in casa, da sola.
Era normale sia il panino, che il fatto che fosse da sola. La ventenne lo era stata fin da quando aveva perso i genitori in quel tragico incidente stradale. E da quando aveva perso la nonna, che l’ accudiva.
Era come se il destino le imponesse di stare da sola.
Masticava il panino con solenne lentezza. Era un panino normalissimo, forse leggermente anormale per la quantità di carne cruda trita di cavallo che c’era all’interno.
Le piaceva molto la carne, e le serviva, visto la quantità notevole di attività fisica che faceva ogni giorno. Era diventata insegnante di educazione fisica in un liceo, ed era l’ insegnante più temuta della sua classe. Era implacabile, e senza pietà: o almeno così dicevano i suoi studenti. Ma si dovevano ricredere quando dava i voti: aumentava sempre di un punto, per i ragazzi che non erano portati per l’educazione fisica. Sospettavano anche che avesse una relazione con il professore di lettere, il prof. Lucius, ma Eva smentiva sempre e ogni volta che le si poneva la domanda, faceva dei finti conati di vomito.
Che erano assolutamente sinceri, lei non sopportava assolutamente il professor Lucius: era un troglodita di serie A, con la testa quadrata, come il resto del corpo. E aveva la materia grigia stipulata in un tubetto del dentifricio, insomma, nei “paesi bassi”. Eva odiava quel genere di uomini. E comunque, lei aveva il cuore solo per un uomo...
Un uomo che non vedeva da tre anni, ormai.
Il pensiero di lui le attraversò la mente come un doloroso ricordo e un boccone di panino le andò di traverso. Tossì violentemente, finché non ebbe la gola libera da resti di pane, maionese, lattuga e carne.
Masticò in fretta l’ultimo boccone di panino e bevve un sorso si acqua frizzante: le bollicine le intrisero il naso e le diedero fastidio, ma dopotutto, piacere.
Improvvisamente squillò il telefono. “Strano” pensò Eva, “nessuno mi chiama... forse è la portinai dell’appartamento, avrò dimenticato le chiavi in cantina?”
Solleva la cornetta e preme il pulsante verde.
-    Pronto? –
-    Eva, carissima!!! –
Un infarto colpì Eva. Non poteva essere lei!
-    Allora musona, come te la passi?? È da un po’ che non ci sentiamo, vè? –
-    Sì, Izzy... è da un po’ che non ci sentiamo... –
-    Già! Senti, ti ho chiamato per chiederti: uno, come stavi; due, se ti andava di venire a una festa! –
Sul viso di Eva comparve una ruga profonda sulla fronte, nell’atto di aggrottare le  sopracciglia.
-    Una... festa? –
-    Sì, sai che vuol dire no? F-E-S-T-A!! Dove ci si diverte, c’è la musica, si balla... –
-    Ho capito, so che cosa si fa a una festa! –
-    A me non pare proprio, visto che non ci sei mai andata! –
-    Che fai, vuoi sfottermi? –
-    Mai! Non sopravviverei! –
-    In fondo non hai torto! Comunque, perché mi vuoi invitare a una festa? –
-    Come perché? Perché sei mia amica! E le amiche si invitano alle feste, giusto? –
Non poteva crederci. Non aveva mai avuto amiche, e adesso, in una fredda mattina di dicembre, una ragazza un po’ fuori le veniva a dire che si considerava sua amica, e per di più, la stava invitando a una festa.
-    Eva?? Sei morta per caso? –
-    No, no! Ti sto ascoltando! E quando sarebbe questa festa? –
-    Domani! Prima della notte di Natale! Non vorrai mica passare la notte di Natale da sola! –
Veramente, era proprio questa l’ idea che Eva aveva in mente. Non fare niente, come tutti gli altri giorni. Che fosse Natale o meno, non faceva differenza. Era solo un giorno di vacanza come gli altri.
-    A che ora? –
-    Alle sette e mezza, a casa mia e di Pancy Owen! –
-    Ah già, dimenticavo che convivete... e chi c’è di persone? –
-    Tutti quelli del reality! Volevo fare una rimpatriata prima di Natale! Non è bellissimo?? –
-    Oohh... sì certo... bellissimo... –
-    Non ti sento molto entusiasta... ma aspetta di sentire questa notizia! Viene anche Noah! –
Un groppo alla gola. Eva non parlò. Gli venne male al solo pensiero.
-    E allora? Che differenza fa? –
-    Sì, certo... a te piace! –
-    Ma che stai blaterando?? –
-    ♫Eva è innamorata di Noah, Eva è innamorata di Noah!♫ –
-    Izzy piantala! A proposito, c’è qualche richiesta particolare? –
-    In che senso? –
-    Se bisogna portare qualcosa o vestirsi in un certo modo. –
-    Non devi portare niente, però devi vestirti elegante! –
-    Eeeehhhh?? –
-    Massì, elegante! Un bel vestitino attillato sarebbe perfetto! –
-    Tu stai scherzando vero?? –
-    Assolutamente no! –
-    Ma andiamo Izzy! Io... vestirmi elegante? Sei diventata pazza? –
Ci ripensò su, e in fondo, sì, era pazza. Fece un rapido inventario mentale di tutti i vestiti che aveva nel guardaroba, ma non trovò nulla di elegante.
-    Ma lo sono già Eva!! Ahahah! Ma devi venire con un vestito carino! Guarda,domani pomeriggio vieni da me, e ti vesto io, facciamo anche una seduta di trucco, che ne dici? E chiamo anche Bridgette, che è più esperta di me in queste cose! Vedrai, ti trasformeremo in una principessa! –
-    Oddio... devo venire per forza? –
-    Sei obbligata, mi dispiace! E se non arriverai, verrò a casa tua a prenderti per le orecchie! Oh, secondo me, domani mattina dovresti andare a fare shopping, così ti compri un vestitino carino e noi te lo sistemiamo! –
Eva inghiottì amaro. Avrebbe dovuto fare... shopping.
Era meglio il suicidio col gas.
-    Ma perché non posso venire in tuta? Che male c’è? –
-    Orrore! Tu non verrai alla mia festa in tuta chiaro? Guarda, ti do una possibilità più agevole: puoi venire anche in maglietta e pantaloni, basta che siano fashion! –
-    Perché mi vuoi umiliare così?? –
-    Non ti voglio umiliare, ti voglio aiutare! Fidati di me, e dopo domani mi ringrazierai! Scusa, ma ora devo andare a lavare i piatti, altrimenti Owen si arrabbia! –
-    Aspetta! A che ora devo essere a casa tua per la... seduta? –
-    Alle tre, e non fare tardi! Ciaooo!!!!! –
Eva abbassò la cornetta e si massaggiò  il timpano: controllò se aveva messo il vivavoce, ma era disattivato... era proprio lei che urlava.
Non ci poteva credere: non sentiva quella pazzoide da tantissimo tempo e ora la chiama come un’ amichetta che si è vista il giorno prima e la invita a una festa.
A malincuore, si avviò in camera sua, verso l’armadio. Lo aprì e emise un lungo sospiro. Niente abiti eleganti, solo tute, due pigiami, una giacca leggere e una invernale, l’ intimo (per niente elegante o sexy... sigh, le solite mutandine bianche e reggiseni elastici), delle magliette normalissime e scarpe da tennis.
L’ unica cosa vagamente elegante era una maglietta rossa con delle strisce metallizzate argentate oblique. Non la indossava  dai tempi delle medie. La provò lo stesso, ma era terribilmente stretta e se la tolse, sospirando ancora.
Si distese a peso morto sul grande letto, scoraggiata (il letto lo aveva grande perché lei di notte dormiva alla “Uomo di Leonardo”, ovvero con le braccia e le gambe divaricate), ormai pensando all’orribile evidenza che aveva di fronte: domani mattina sarebbe dovuta andare in centro, alla Rinascente a fare... compere. Non avrebbe mai trovato un abito che le donasse o almeno che non le stesse da cani: l’obbiettivo era almeno quello.
Guardò l’ orologio: le nove e quarantacinque. Pensò che era meglio dormire, visto che domani mattina avrebbe avuto bisogno di tutte le energie.  Si spogliò, si mise il pigiama e si inglobò sotto il piumone. Ma poi si ricordò che doveva mettere la sveglia. Prese il cellulare e digitò: “Sveglia”, “8:15”, “Attiva accensione automatica”. Notò anche un’ opzione che non usava mai, e si chiamava “Nome Sveglia”. Eva ci pensò su e digitò:
“Grandissima rottura di palle”.


Voleva morire.
Erano le nove e dieci, alla Rinascente.
Troppe persone, troppi negozi, troppo casino, troppo di troppo.
Da dove cominciare?? C’erano veramente tanti negozi e vetrine, e tutti le sembravano inadatti. Sconsolata, andava in giro guardando vetrine su vetrine. Tutti i vestiti esposti le sarebbero  da cane, no da canissimo. Non aveva le curve giuste al posto giusto. Forse aveva individuato il negozio giusto: si chiamava “Terranova” e sembrava non fosse tanto affollato. I vestiti esposti in vetrina erano vagamente sportivi, ma era una marca nota a giudicare i sacchetti che circolavano con il suo nome sopra. Appena entrata incontrò, o meglio, scontrò una ragazza esile, molto pallida, con capelli neri e mecche verde acqua.
-    Gwen!! –
-    Eva!! –
-    Che ci fai qui?? –
-    Devo comprare un vestito per una festa... –
-    La festa di Izzy? –
-    Esatto! Ci sei anche tu vero? Lo spero!! –
-    Sì... sono stata invitata, ma... perché lo speri? –
-    Come perché? Mi sei mancata! –
-    Tu stai male. Non ci siamo rivolte neanche mezza parola nel reality, solo qualche frase dopo la terza stagione, così, di sfuggita! –
-    Uffa, ma devi essere sempre così... niente lascia perdere. Voglio solo trovarmi un fottutissimo vestito e uscire da questo inferno! –
-    Penso la stessa identica cosa... è un inferno qui! –
-    Ti voglio bene! Cerchiamo insieme? Ah... tu che eri venuta a fare qui? –
-    Lo stesso tuo motivo... ma per me è una mission impossible! Andiamo... io vestirmi elegante... urgh... e alle tre devo essere da lei, con Bridgette a farmi... sistemare. –
-    Suvvia! Guarda, quello ti starebbe bene! –
Indica un completo costituito da una maglietta attillata grigia, con un diamantino al centro, i pantaloni sono neri, di cotone leggero con una cintura argentata.
-    Tu dici? Credo che mi stia da cani. –
-    Provatelo! –
Un brivido le corse lungo la schiena. Provare abiti era una delle cose che odiava di più.
-    Ehi, che faccia! –
-    Scusami, ma... non amo provare gli abiti... –
-    Neanche io, ti capisco. Ma ti tocca! Su, andiamo! –
Gwen afferra il vestito e spinge Eva nel camerino e glielo mette in mano, ed esce.
-    Su, andiamo muoviti! Non vedo l’ ora di vederti! –
Passati cinque minuti Eva chiama.
-    Ho fatto... –
-    Uuhh, fammi vedere, fammi vedere! –
Gwen entra nel camerino e sbarra gli occhi.
-    Eva, ma sei bellissima! –
-    Sì certo... –
-    No, davvero! Eva io ti capisco, io dicevo sempre a Trent “guarda che sono un orrore, non è vero...” ma aveva sempre ragione! Quindi fidati! –
-    Trent? Stai con Trent adesso? –
-    Sì, è una lunga storia... ma adesso ritorniamo da te. Ti giuro che stai benissimo! –
-    Quindi devo prendere questo secondo te? –
-    Certo, ma non farti troppo influenzare. Per me sei perfetta, ti marca benissimo le tette!  Hai un bel potenziale, devi sfoggiarlo! –
-    Non mi sento in vena di sfoggiare... –
-    Andiamo! Io darei di tutto per avere i cosi che hai tu! –
-    Lascia stare, và... prendo questo. Tu che prendi? –
-    Ne ho adocchiato uno decente. Torno subito. -
Le due ragazze, dopo aver pagato, si avviarono verso un caffè poco affollato e presero due cappuccini e due brioche, e si misero a parlare.
-    Allora, che fai Eva? –
-    Lavoro. Sono un’insegnante di educazione fisica. –
-    Davvero? Beh, io sto studiando design e Trent lavora come... non so come descriverlo, ma è una sottospecie di controllore informatico o roba del genere. –
-    E come mai stai con Trent adesso? –
-    Te l’ ho detto, è una lunga storia... –
Passano praticamente tutta la giornata a chiacchierare del più e del meno, anche dopo che i cappuccini e le brioche sono finiti. Ma appena Eva guarda l’ora, trasalisce: già le due meno un quarto. Saluta in fretta Gwen, e prende il tram di corsa: se arriva in ritardo, Izzy le farà un mazzo così.

Arriva al portone esattamente un minuto prima che scoccassero le tre. Suonò il campanello e non fece in tempo a dire “Salve” che un turbinio di capelli arancioni la avvolse, la stritolò e con una voce squillante le fracassò i timpani.
-    Evaaaaa!!!! Sei arrivata!! Che cosa hai preso?? Fa vedere, fa vedere! No, prima ti porto in camera, Bridgette è già su! –
La trascina di corsa su per le scale dell’ edificio, fino a una porta vetrata. La spalanca e stavolta Eva vede dei capelli biondi.
-    Eva!! Ciao!! Che piacere vederti! –
Venne scaraventata su una sedia e una luce accecante le finì sul viso.
-    Allora, come ti sistemiamo?? –
-    Calma!! Vi prego ragazze! E non volevate vedere il mio vestito? È nel... –
Non fa in tempo a finire che tirano fuori la maglietta e la controllano.
-    Ora mettitela! –


Alle sette e mezza, Eva è uno straccio bagnato e strizzato. Dopo infinite volte che le cambiavano il trucco, hanno optato per un ombretto rosa che rendeva gli occhi solo luminosi e niente rossetto, solo un velo di lucidalabbra. I capelli andavano bene  con la coda, dopo ovviamente, una bella lavata.
Gli invitati cominciano ad arrivare, tra cui Gwen che si esalta per il vestito di Eva.
E dulcis in fondo, Noah. Eva è senza fiato...
È diventato più alto, i capelli sono più lisci... e si è fatto fare anche l’ orecchino all’ orecchio destro! È così... carino...
La musica inizia ad andare a palla mentre Izzy saltella di qua e di là con il suo vestitino fru-fru, Heather e Alejandro formulano complotti sottovoce, Duncan e Courtney che litigano e si sbaciucchiano, Trent e Gwen che si guardano e sorridono... la solita monotonia...
Eva si rannicchia in un angolo del divano nel salotto pensando ai fatti propri: beh, veramente sta puntando con gli occhi su un ragazzo alto, con l’ orecchino, terribilmente carino. Non si è portato il libro... è cambiato. Ma in meglio.
-    Ciao Eva! Da quanto che non ci si vede è? –
Il cuore di Eva si ferma. Noah si sta sedendo vicino a lei e le sorride! E le parla! Oddio, tragedia... pensò “Fai l’indifferente, fai la dura...” ma sapeva che non ci sarebbe riuscita.
-    Già, non ci si vede da tanto... come te la passi? –
-    Bene, bene! Sono diventato professore universitario di filosofia e lettere! –
-    Anche tu sei un professore? –
-    Perché anche tu? –
-    Sì, ma solo di educazione fisica... niente di che... non ho combinato molto nella vita. –
-    Non è vero. Sei cambiata. –
-    Tu dici? Beh... anche tu, sei più... più... –
Ma perché aveva cominciato quel discorso? Si era messa nei guai!
-    Più... dai Eva! Mi tieni sulle spine! Ahahah! –
Tanto vale dire la verità.
-    Più... carino. –
-    Lo dici davvero? –
-    C-certo... –
-    Devo confessarti... che anche tu sei piuttosto... carina... –
Ora anche la faccia di Noah aveva preso un colorito rossastro e balbettava leggermente. Eva era sospettosa, ma non voleva credere a quello che pensava.
-    Ma non è vero... –
-    Sì! La tua... maglietta mi piace molto. Sei vestita bene! E hai gli occhi più luminosi! –
-    Quello è solo trucco... –
-    Tu metti il trucco dentro ai bulbi oculari? –
-    No... -
-    Ma dimmi, dove abiti, Eva? –
-    Io? Nella periferia di Toronto, qua vicino, in Wallace Avenue. –
-    Eva. Tu... stai scherzando, spero! –
-    No affatto! Perché? –
-    Abito anch’io lì! –
-    Eeehh?? Che numero civico hai? –
-    Il quindici. Tu? –
-    Io abito nella casa numero ventiquattro. Ma... non ti ho mai visto. –
-    Neanche io. No, a volte mi pareva di vederti, ma credevo di sbagliarmi... –
-    Beh... è strano Noah... molto strano. Insomma, volevo assolutamente rivederti da tre anni, e credevo che non ti avrei mai più rivisto, e adesso scopro che abiti a meno di settanta metri da casa mia! –
-    Perché volevi... rivedermi assolutamente? –
Che cosa ha detto?!? Ha detto la cosa che non avrebbe mai dovuto dire, ma allora perché l’ ha detta?
-    Perché... perché... insomma, volevo rivederti, tu... eri l’ unico che mi aveva parlato come un’amica nel reality, e... –
-    Sai, penso la stessa cosa... anche io volevo rivederti. –
Un nodo alla gola. La faccia che diventa rovente e il desiderio di fare qualcosa con le mani. Noah se ne accorse e prese la mano di Eva stringendola forte e rivolgendole un sorriso amichevole.
-    Buon Natale Eva! -


Quando la festa fu finita, Eva si sentiva in un forno. Izzy continuava  punzecchiarla, ma non ci diede molto peso. Stava giusto per prendere la strada di casa, quando venne fermata da una mano sulla spalla.
-    Eva, se facessimo la strada insieme? Così vedo dov’è casa tua! –
Di nuovo venne presa da un’ansia snervante, ma cercò di mantenere la calma.
-    Certamente! Andiamo, che sono un po’ stanca. –
-    Va bene, allora facciamo in fretta okay? –
Cominciarono a camminare, ma in silenzio. Un silenzio molto imbarazzante, da tutte e due le parti, e anche carico di tensione. Nella stradina buia si sentivano solo i loro respiri e i loro passi. Entrarono nella Wallace Avenue: è tutta formata da piccole case di due piani, suddisposte in file da due. Noah indicò una casa, dal giardino ben curato, e i muri colorati di bianco.
-    Quella è casa mia. –
-    La noto spesso! Non avrei mai immaginato che ci abitassi tu... la mia è quella là. –
Eva indicò una casa normalissima come tutte le altre, non aveva nulla di particolare.
-    Posso accompagnarti fino  a casa tua? –
-    Oh... certo Noah... –
Si avviarono, se devo dire, ancor più lentamente di prima verso la casa di Eva, fino a che arrivarono sulla soglia.
-    Vorresti salire Noah? –
-    Volentieri! Sono curiosa di vedere la tua casa dall’interno! –
-    Perdona il disordine... non ho visite da quando vivo qui e non sono abituata... –
-    Non hai avuto visite? Eva! –
-    Dico sul serio... ma lasciamo stare la mia vita, prego entra. –
Titubante, fece accomodare Noah nel salotto sul divano nero e si sedette anche lei. Nessuno dei due parlava.
-    Ehm... carina casa tua! –
-    Oh, ti ringrazio... –
Si guardavano intensamente. Eva ogni tanto abbassava lo sguardo, ma inevitabilmente ritornava a guardarlo.
-    Perché fai così? –
-    Così come? –
-    Alzi e abbassi continuamente gli occhi! –
-    Ecco... con lo neanche io... è che mi sento stranamente in... imbarazzo... ma solo perché non ho mai avuto ospiti e non so come comportarmi!! Ovviamente! Eh-eh-eh... vuoi qualcosa da bere? Non ho alcolici, ho del succo d’arancia e dell’acqua minerale e frizzante. –
-    Se non creo disturbo, gradirei dell’acqua frizzante... –
-    Ma certo, te la preparo subito! –
Eva corre in fretta in cucina, per evitare di far vedere a Noah la sua faccia che è diventata un peperone maturo. Prende un fazzoletto e si asciuga il sudore sulla fronte, prima di riempire un bicchiere con dell’acqua frizzante, che poi porta a Noah. Lui lo beve lentamente, fino a che non è a metà, e poggia il bicchiere sul tavolino.
-    Grazie mille. Avevo molta sete. –
-    Figurati, è stata una cosa da nulla... gradisci qualcos’altro? –
-    No, no... sto benissimo così. Ti ringrazio di cuore. –
Le mostrò un sorriso dolcissimo, che fece squagliare l’anima di Eva. Lei aveva in mente un idea, ma si vergognava troppo a proporla, e non sapeva neanche se era una buona idea.
-    Noah, senti... pensavo se... ti sarebbe piaciuto... –
-    Sì Eva? C’è qualcosa che non va? –
-    No, è che... ecco, tipiacerebbedormirequistasera?? –
Era così nervosa che lo aveva detto tutto d’un fiato, e Noah alzò un sopracciglio.
-    Cosa hai detto? Non ho capito. –
-    Ho detto... se ti sarebbe piaciuto dormire qui, stasera. –
Silenzio tombale.
-    Era solo un’idea!!cioè, poi non era neanche una buona idea, perché ho un solo letto, anche se grande, e il divano è troppo piccolo per dormirci sopra... ma che mi è saltato in mente? –
-    No... non era poi una brutta idea, io stavo per dire che mi sarebbe piaciuto... –
-    Ah, ma allora l’offerta è ancora valida!! –
-    Ma non hai detto che... avevi un solo letto? –
-    Beh... è abbastanza grande... c’è posto anche per te, se vuoi... –
-    Oh... volentieri. Ma Eva, sii sincera con me.  Tu non hai un ragazzo che può fraintendere? –
-    Eh? No, mai avuto un ragazzo. –
-    Ma allora perché hai il letto grande? –
-    Perché ho un modo di dormire un po’ particolare... hai presente l’ Uomo di Leonardo? Uguale. –
-    Davvero?? Ahahah! Devi essere uno spasso a guardarti! –
-    Non lo so, nessuno mi ha mai visto mentre dormivo! –
-    Allora lo scoprirai e lo scoprirò presto! Posso andare in bagno? –
-    Oh, certamente! Dopo ci andrò io, e... il pigiama? –
-    Beh, io... io di solito... –
La faccia di Noah è diventata un braciere e inizia a giocherellare con le dita.
-    Vedi, io di solito... dormo nudo. –
È come se il tempo si fosse fermato. E le facce dei due ragazzi diventano sempre più rosse, fino quasi a diventare viola.
-    Ah... beh, è una cosa normale da maschi... –
-    Ma credo che qui dormirò in boxer, se non ti fa... pudore. Io di notte ho caldo. –
-    No, no fa pure! Tanto è come se ti vedessi in costume, no? –
-    Giusto!! Beh, io vado in bagno! –
Noah si alza di scatto e si precipita velocemente, ma con garbo, nel piccolo bagno. Eva è rimasta in salotto, paralizzata, con il cuore che batte come un tamburo. Si alza come uno zombie e va in camera per un veloce sopralluogo. Sistema nell’armadio i vestiti sparsi in giro, e sempre dall’armadio, tira fuori un altro cuscino, che sistema sul letto, rassettando anche le coperte e eliminando eventuali accenni di disordine. Ma la casa di Eva non ha molto mobilio e normalmente, non c’è disordine. Eva sentì un rumore e si voltò. E cercò di mantenere tutta la calma possibile.
Era Noah. Si era cambiato, ed era solo in boxer bianchi: aveva lievi addominali e muscoli appena accennati, era così carino... anzi, bellissimo.
-    Bene... ora vado io... –
Sempre più zombie, Eva si avviò verso il bagno. Noah rimase da solo nella camera della ragazza e osservò in giro. Sapeva che era da maleducati, ma non resistette dal frugare tra le sue cose. Dentro l’armadio, nei cassetti... e in uno di questi trovò una cosa che lo fece trasalire.
Una sua foto spiegazzata.
Era una sua foto del reality, era seduto su una panca con un libro in mano, immerso nella lettura. Si guardò nello specchio del comodino e riguardò la foto.
Era veramente cambiato in quei tre anni, e solo ora se ne rendeva conto veramente. Ma si chiedeva che faceva una sua foto nei cassetti di Eva. Era anche ben curata, e leggermente profumata. La rimise nel cassetto e lo chiuse. Mille pensieri gli attraversarono la mente, e su alcuni di quelli non riusciva a crederci, o non voleva crederci.
Si sedette sul letto e si sdraiò lentamente su tutta la lunghezza; si inebriò dell’odore di Eva che era impregnato nelle coperte e abbracciò il suo cuscino. Ma sentì che Eva armeggiava con la porta del bagno e si rimise velocemente a sedere, ma ricrollò sul letto dopo averla vista.
Lei indossava solo gli slip e una banalissima maglietta bianca, ma questo fu sufficiente per far perdere la testa a Noah.
Le gambe di Eva e sembravano non finire mai ed erano molto affusolate, era impossibile ignorarle: così forti, muscoli visibili ma non ingombranti, ma anche molto elastiche e eleganti. Così come lo erano le braccia.
Eva si sedette lentamente sul letto guardando divertita Noah.
-    Perché mi guardi così sorridente? –
-    Perché sei buffo! Sei sdraiato con un’ aria così spaesata... ma che hai visto, una torta al cioccolato? –
-    Può darsi... –
In effetti aveva visto la cosa più dolce che conosceva.
-    Ti dispiacerebbe lasciarmi un po’ di spazio, che mi sdraio anch’io? –
Il ragazzo si spostò velocemente e Eva si sdraiò lentamente, cercando di mascherare il suo imbarazzo sistemando i cuscini e i lembi delle coperte. Non andarono sotto le coperte, erano supini, si limitavano a guardare il soffitto.
-    È molto accogliente casa tua... e anche calda. –
-    Solo perché ho una stufa in cucina. –
-    Casa mia è sempre così fredda... non sembra una casa accogliente, è piuttosto austera, così ordinata, con le librerie piene di volumi... –
-    Ti piace ancora leggere? –
-    Sì, è ancora la mia passione. E tu? Che ti piace fare? Sei ancora una fanatica della ginnastica? –
-    No... non proprio... cioè, insegno educazione fisica e ogni tanto a casa faccio qualche esercizio, ma... nulla più. –
-    Non riesco a immaginarmi te non sportiva! –
-    Non ho detto questo, ho detto che la faccio di meno. Ma perché non ho tanto motivo, non ho nessuno da picchiare... –
-    Non mi pare che tu sia una ragazza che picchia la gente! –
-    Tu dici? Maddai... sei il primo che me lo rivela... –
-    Ma i tuoi amici non te lo hanno mai detto? –
-    Non ho amici Noah. –
-    Sei una bugiarda. Io sono tuo amico. –
-    Sei sincero oppure lo dici solo per consolarmi? –
-    Sono terribilmente sincero, altrimenti non sarei qui. –
-    E tu? Vivi con qualcuno o hai la ragazza? –
-    No, vivo da solo... avevo una ragazza ma tre settimane fa mi ha mollato per un altro. Ma ho capito che non era quella giusta, anche perché  il mio cuore... è sempre appartenuto ad un’altra. Ma non la vedo da oltre due anni, forse anche tre. Mi manca moltissimo. –
Eva divenne triste. Non c’erano proprio possibilità, era già innamorato.
-    Guarda, è quasi mezzanotte, fra dieci minuti è Natale! –
-    Il mio primo Natale in compagnia! Che bello! Grazie mille Noah... –
-    Io non ho fatto nulla. Grazie anche a te... per avermi ospitato in casa tua... –
-    Ma di nulla... dormiamo? –
-    Sì, grazie, mi sento stranamente distrutto... –
-    Spengo la luce. –
Tutti improvvisamente divenne buio, Noah e Eva si sistemarono sotto le coperte e evitando di toccarsi a vicenda; si sentivano solo i loro respiri.
Le campane della chiesa locale iniziarono a suonare festose e i due ragazzi capirono che era Natale.
-    Buon Natale Noah... –
-    Buon Natale Eva... e ti chiedo di perdonarmi. –
-    Per cosa? –
-    Per quello che sto per fare. –
Detto questo, si alzò sui gomiti e poggiò le sue labbra su quelle di lei.
Era un attimo che Eva non avrebbe mai dimenticato. Ma si ritrasse violentemente, perché era troppo forte la sua emozione.
Noah rimase deluso, e non poté nasconderlo.
-    Scusami tanto... non ho potuto resit... –
Non fece in tempo a dire altro che Eva lo baciò di sua iniziativa. Non poteva crederci, ma era vero, si stava baciando con la persona che amava di più al mondo.
Anche Noah non ci credeva, aveva gli occhi sbarrati. Ma rispose al bacio dolcemente e cercò di accarezzare con la lingua la lingua di Eva, e lei glielo permise senza problemi. Le mani di Noah vagavano per la schiena della ragazza e Eva toccava il petto di lui, tracciando con le dita il contorno del suo torace. Ma poi si staccò, guardandolo negli occhi, nonostante l’ oscurità.
-    Eva, perché ti sei fermata? Oh... ho sbagliato, scusami, io... –
-    Non voglio che tu rinunci all’amore della tua vita. –
-    Ma sei tu! La ragazza che ho aspettato per anni, alla quale avevo donato il mio cuore... sei tu Eva! Solo e unicamente tu... –
La ragazza si sentì mancare. Lo abbracciò il più forte che poté e pianse contro la sua spalla.
-    Ma scusa, tu non eri la ragazza forte, senza pietà? E ora... piangi solo per me? Per quello che ti ho detto? –
-    Ti ho aspettato da così tanto... e avevo perso ogni speranza... io non sono per niente carina, ma neanche simpatica... sono solo una ragazza burbera che non sa come trattare gli altri. –
-    Non è vero Eva. Con me tu non sei così... e la tua anima è bellissima, io ho visto solo quella. Mi piaci per quello che sei... oh, ti ho atteso da così tanto che non mi sembra vero... –
Eva lo ribaciò. Noah si arrese e chiuse gli occhi. La fece sdraiare e si mise su di lei, accarezzandole il viso e i capelli.
Furono momenti magici, per tutti e due. ma quando le mani di Noah arrivarono sotto alla maglietta della ragazza, si bloccò.
-    Eva ti prego, dimmi di fermarmi... o farò una pazzia. –
-    Non voglio assolutamente fermarmi... mi sei mancato, Noah... –
-    Anche tu... ma Eva, sei sicura? Guarda che... farà male... –
-    Tu lo hai già fatto? –
-    No, però ho letto molti libri sull’argomento... –
-    Ahahah! Maddai! –
-    Eva, sii lucida. Non voglio obbligarti, devi decidere tu. –
-    Senti ho vent’anni, ora decido io che cosa voglio fare e che cosa no. Ti do il permesso, se proprio lo vuoi in modo formale. –
-    Okay... dammi un momento, torno subito. –
Si liberò dalle coperte e si alzò. Venne colpito da un brivido molto intenso, si sentiva abbandonato. Si avviò verso il bagno, dove aveva lasciato i pantaloni e dalla tasca prese il portafogli e tirò fuori un preservativo. Inspirò profondamente e tornò nella camera, lo poggiò sul comodino e si rimise sotto le coperte, insieme a Eva. La baciò dolcemente, con passione, mentre le sollevava la maglietta e lei gli abbassava i boxer.




La mattina dopo Eva si svegliò in uno strano torpore. Non si era mai sentita così felice, ma sentiva freddo. Tastò con la mano attorno a sé, ma non sentì nulla.
Se ne era andato.
Si tirò su di scatto, guardandosi in torno. Non c’era nessuno.
Se ne era proprio andato.
Eva si prese le ginocchia tra le mani e pianse il più forte che poteva. Non l’amava, le aveva solo portato via la cosa più preziosa che aveva, in una notte di fuoco.
Cercò di ricontrollarsi, prese un fazzoletto da sotto il cuscino e si soffiò il naso, si alzò, si rivestì e si avviò verso la cucina. Sentiva dei rumori strani, come se ci fosse qualcuno.
Presa dal panico, corse verso la cucina.
Là c’era Noah che tagliava un’ arancia e sul tavolo c’era un  vassoio con la colazione.
-    Ehilà, ben svegliata! Ma... che hai? Hai pianto?!? –
Lei non riusciva a parlare, ansimava forte e lo guardava con occhi sbarrati. Noah smise di tagliare, si pulì la mano su un panno e l’abbracciò.
-    Eva, che ti succede? –
-    Tu... tu non c’eri, e... credevo... credevo... –
-    Ho capito. Sappi che io non lo farò mai, perché ti amo troppo. Non ti abbandonerò. –
-    Promettilo. –
-    Lo prometto solennemente. –
Si strinsero in un abbraccio fortissimo, si guardarono e si diedero un lungo bacio pieno di amore. Quando si staccarono, Noah la guardò.
-    Buon Natale Eva... –
-    Buon Natale Noah... ti amo tantissimo. Questo Natale è stato il più bello di tutta la  mia vita. –




NOTE DELL'AUTRICE
Ehm... allora.. che vi posso dire?
Lo so ch ci sono una marea di IzzyxNoah, ma io volevo cambiare! Forse questo non sarà un miscuglio carino, ma io volevo solo... esprimere la mia opinione!
Ora voglio la vostra! ^_^ Grazie per aver letto!
  
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