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Autore: Amber    20/04/2012    1 recensioni
Un Sam bambino ignaro del mondo e della propria famiglia. Un bambino che vede lo stile di vita altrui senza capire dove sia finita la sua staccionata bianca, il suo giardino e la sua mamma. Un bambino che, nella sua ingenuità, si crede grande.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Beh, non potevo non scrivere niente su Supernatural. A dire il vero inizialmente mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa che riflettesse Dean, perché non c’è che dire ma per me è il personaggio più affascinante di tutta la serie, Gabriel a parte ovvio!
Comunque, prima o poi ci arriverò ad analizzare questi due fratelli che sono letteralmente persi l’uno per l’altro (hanno un rapporto davvero… incredibile, folle direi!)!
Ma qui parla Sammy, il piccolo di famiglia che tutti cercano di tenere al sicuro il più possibile. Però questo bambino è troppo intelligente, non c’è nulla da fare!
Quindi eccolo il mio Sammy, che vuole disperatamente essere grande per poter essere alla pari con il suo fratellone e il suo papà ma che è ancora troppo piccolo per poterci riuscire.
 
Ma bando alle ciance, come al solito mi perdo in questi inutili monologhi di cui sicuramente non vi interessa, perciò buona lettura a tutti e a presto, spero!
 
Oswari
Amber
 

Essere grandi

 
Quella mattina Sam, o Sammy quando papà aveva voglia di coccole, si era svegliato da solo nella stanza del solito Motel da due soldi in cui abitavano da già una settimana.
Per nulla spaventato aveva preparato la colazione per suo padre e il suo fratellone, fuori chissà dove a fare chissà cosa da chissà quanto tempo, sicuramente cose da grandi, si era vestito di tutto punto e aveva atteso il loro ritorno, seduto diligentemente su una delle sedie intorno al tavolo marcio, dondolando le gambe troppo corte per arrivare al pavimento.
 
Quel giorno, si disse pieno di speranza, avrebbe fatto tante domande al suo fratellone e al suo papà e tutti i suoi dubbi sarebbero spariti.
Fuori c’era il sole, il cielo era azzurro e il buon umore era contagioso quindi era la giornata giusta, lo diceva anche il signore della televisione!
 
Per prima cosa, voleva sapere dove il suo papà portava Dean all’alba.
Insomma, un bambino, anche se era il suo fratellone quello di cui si parlava, doveva fare almeno 8 ore di sonno per crescere bene, bere tanto latte, studiare come facevano nei telefilm e giocare con le macchinine.
 
Chissà se l’avevano loro una macchinina?
L’avrebbe chiesta a papà per il compleanno così l’avrebbe regalata a Dean.
 
Annuì con forza orgoglioso del suo pensiero. I capelli gli penzolarono davanti agli occhi e lui sbuffò togliendoli infastidito e rise del solletico che gli avevano provocato al suo lungo naso.
Chissà se papà poteva rimpicciolirglielo? Lui sapeva fare tutto!
Una volta, lo ricordava bene, per il suo quinto compleanno gli aveva cucinato addirittura una torta! E poi aggiustava sempre l’Impala da solo quando si rompeva, anche se ultimamente, lui ci aveva fatto caso, si rompeva davvero tanto spesso!
Comunque tornando al suo ingombro facciale, forse era meglio chiedergli quello per il compleanno… a Dean ci avrebbe pensato a Natale: il suo naso era molto più importante!
 
E poi se andavano via senza di lui, cosa che succedeva spesso da un po’ di tempo, chi avrebbe protetto il fratellone? Per quello c’era lui eh! Il papà non doveva rubargli il suo Compito!
E anche se era Dean a stringerlo quando aveva paura dei tuoni non contava molto… perché anche se si sentiva tanto, ma tanto al sicuro, anche lui faceva compagnia al fratellone durante i temporali visto che di sicuro aveva paura pure lui!
Quindi si proteggevano a vicenda e lui onorava il suo Compito come un bravo bambino.
Un bambino grande però.
 
Comunque… a seguire avrebbe domandato a papà che lavoro faceva: aveva pur sempre un compito da portare a scuola il giorno dopo e sinceramente non sapeva bene come rispondere alla domanda.
Perché si, lui andava a scuola, quindi era grande e quindi da quel giorno poteva anche ascoltare i discorsi dei grandi.
Come quelli che facevano papà e il fratellone, perché quelli che papà faceva con lo zio Bobby erano sicuramente troppo difficili ancora, ma un giorno, presto o tardi, avrebbe partecipato, ne era sicuro.
 
Oppure perché alla giornata dei genitori erano venute le madri di ogni singolo bambino della sua classe e della sua nemmeno l’ombra.
Probabilmente qualcuno l’aveva fatta arrabbiare e lei era andata via. Dopotutto il fratellone aveva detto che lei era “morta”, ma dov’era quel posto e cosa significava? Forse se prendeva l’autobus poteva raggiungerla? Il papà non gli avrebbe mai fatto guidare l’Impala… e sapeva benissimo che prima c’era Dean e non voleva aspettare che lui gliela cedesse per poter raggiungere la mamma. Chissà quanto avrebbe dovuto aspettare e lui non aveva voglia di stare seduto senza fare niente nel frattempo!
 
O altrimenti perché non avevano, lui e Dean, dei giochi nel cortile come tutte le case che vedeva.
Beh loro non avevano nemmeno una casa.
Già era un'altra cosa da chiedergli: dov’era il loro recinto bianco, l’erbetta verde, i giochi e il garage? La cameretta dei giochi, la cucina che sfornava dolci per lui e il suo fratellone e l’armadio delle meraviglie?
Lui tutte quelle cose le voleva! Come aveva visto alla televisione, o dai suoi compagni dell’asilo e nelle case delle loro babysitter!
 
Bene, era deciso: Sam Winchester, 6 anni, fratellino di Dean e figlio di Jhon, quel giorno avrebbe messo con le spalle al muro la sua famiglia.
 
La porta cigolò mentre si apriva e il bimbetto saltò giù dalla sedia quando vide suo fratello entrare. Gli corse incontro abbracciandolo forte, sorridendo in modo sdentato e adorabile
-Bentornato!! Dov’è il papà?-
-E’ uscito Sammy- gli rispose stancamente il più grande sedendosi a tavola –Hai tirato fuori il latte dal frigo?- gli chiese
-Si si! Hai visto che ti ho preparato la colazione?? Sono grande vero? Mangia tutto eh!-
-Si, certo Sammy. La prossima volta però lascialo dov’è, ok?-
Il più piccolo gonfiò il petto pieno di orgoglio non cogliendo l’ironia del più grande e lo guardò versarsi il latte nella scodella e riempirla di cereali
-Dean? Ma quando torna papà?- domandò adocchiando la porta
-Oggi, ha del lavoro da fare. Noi stiamo buoni qui e giochiamo in camera insieme ok? Senza uscire come l’ultima volta- lo ammonì Dean puntandogli il cucchiaio davanti al visino
-Senza uscire, va bene! Giurin giuretto! Ma io devo fare i compiti prima di giocare!-
-Facciamoli allora-
Sam corse vicino al letto e tirò fuori dallo zaino il proprio quaderno che piazzò tra la scodella del fratello e quella vuota del padre, prese la matita e con aria molto seria e determinata andò alla fotocopia incollata a regola d’arte nella prima pagina
-Dice che devo rispondere alle domande sulla mia famiglia. Poi devo colorare i disegni eh- disse picchiettando il ditino sul quaderno
-Ah si?- Dean fece per alzarsi ma Sam lo agguantò per la maglia tirandolo verso il basso
-Devi darmi una mano!!-
-Ok ok, ti aiuto, va bene? Mi sto sedendo guarda, quindi lasciami dai!-
Sam lo fissò con occhio critico e ubbidì tornando al proprio compito
-Allora prima domanda: come ti chiami? Questa è facile, non ho bisogno di te-
Tirò fuori la punta della lingua e lettera dopo lettera scrisse il proprio nome in modo tremolante ma senza sbagliare
-Sei proprio un bravo scolaretto, eh Sammy?-
-E’ importante studiare Dean! Lo dice il signore della televisione e anche la maestra! È per diventare grandi sai? E io sono grande-
-Sei uno scricciolo ancora- borbottò il biondo stravaccandosi sulla sedia e guardando sfinito verso il soffitto, sognando un letto e una giornata di pace
-E’ una cosa che si mangia? E poi sono davvero grande, ho 6 anni sai? È anche la seconda domanda guarda- E rispose senza aspettare commenti passando poi alla successiva –Mh, fratellone?-
-Cosa?- chiese chiudendo gli occhi
-Il quaderno mi chiede dove sono nato- disse il moretto indicandoglielo
-Rispondi allora-
-Ma io non so dove sono nato!-
-Perché non ci scrivi il nome di un bel Motel?- domandò ironicamente guardandolo.
Gli occhi castani del più piccolo diventarono enormi tanto li spalancò. Guardò il foglio e di nuovo il fratello, poi si morse il labbro inferiore dubbioso
-Devo scrivere che sono nato a Motel?-
-No Sammy no, scherzavo ok?-
-Ah, e quindi come devo rispondere?-
-Lawrence, in Kansas- gli rispose a disagio il maggiore. Sam iniziò a scrivere diligentemente per poi bloccarsi
-Ma come si scrive? È troppo difficile! E poi perché non ci stiamo più?-
-E’ una domanda del compito?-
-Ehm… no- rispose controllando per bene tutte le domande successive
-Allora non chiedere e vai avanti-
-Ma Dean!-
-Sam continua quelle domande così la finiamo!- lo aggredì.
Il più piccolo incrociò le braccia distogliendo lo sguardo dal fratello e tirò su con il naso
-Sei cattivo! Non voglio più fare i compiti con te! Voglio il mio papà!- esclamò con voce tremante e il naso che colava
-Non puoi fare certe domande al papà. Ora smetti di piangere-
-Non sto piangendo!- strillò guardandolo
-Ma se ti escono i coccodrilli dagli occhi- Gli allungò un fazzoletto ma Sam si stava già tastando la faccia troppo sorpreso per continuare a piangere, gli occhi di nuovo sgranati
-Ho i coccodrilli in faccia? Dean non mi piacciono i coccodrilli! Toglili!! Sono verdi, grossi e hanno una bocca troppo grande! E se mi mangiano la faccia come faccio?-
Dean rise della sua ingenuità e scosse il capo
-E’ un modo di dire Sammy! Su vediamo di finire così giochiamo-
-Ah si, il compito!- E dimentico delle proprie domande riagguantò la matita, concentrandosi –Dunque, poi mi chiede in quanti siamo in famiglia. Beh, il mio fratellone e papà- rispose tranquillamente –E la mamma? Devo metterla la mamma?- chiese dubbioso
-No Sam-
-Perché no?-
-Perché non c’è più la mamma-
-Beh, ma un giorno torna vero?-
-No Sammy, la mamma non tornerà mai più-
-Deve essere tanto arrabbiata allora eh… Però Dean, “mai più” è un tempo molto lungo?-
-Si Sammy, davvero molto lungo- gli rispose scompigliandogli i capelli –Ma basta parlare di lei ok? A te io e papà bastiamo vero?-
Il più piccolo scrollò le spalle e tornò al proprio foglio
-Mi chiede quanti anni avete e che lavoro fa papà-
-Il  meccanico-
-Anche il papà di Elise lo fa- trillò contento –Lei è una mia compagna di classe, non è la mia ragazza!- precisò arrossendo un pochino –Però non si spostano sempre come facciamo noi- asserì saltando in piedi sulla sedia
-Perché papà è speciale e aggiusta situazioni speciali. Quindi dobbiamo andare dove c’è bisogno di lui-
-Il papà può aggiustare cose speciali? Come il mio naso? È davvero lungo non è vero? Io vorrei il naso come il tuo Dean-
-Ehm… no Sammy, quello non può proprio aggiustarlo- affermò
-Anche io voglio essere speciale come papà e fare il suo lavoro! Quindi la risposta alla domanda “cosa farai da grande” è “il meccanico come il mio papà”! Va bene?-
-Non devi pensarci adesso a cosa farai da grande. Sei ancora piccolo!- esclamò grave
-No, sono grande io! E tu Dean? Anche tu farai il meccanico come papà?- domandò curioso
-Si Sam- sospirò il biondo
-E lo faremo insieme?-
-Si-
-Con papà?-
-Certo-
-Così saremo i tre moschettieri dello speciale!-
-Dello speciale eh? Del soprannaturale semmai- mormorò
-Del che?- domandò distratto dai suoi sogni di bambino
-Niente. Hai finito con le domande?-
-Si! Andiamo a giocare? Voglio fare le gare con le macchinine!-
-Non abbiamo macchinine per gareggiare Sam!-
-Oh, allora le chiederò a papà per il mio compleanno, che ne dici? Così ne regalo una anche a te-
 
***
 
-Sam dove vai?-
Dean uscì dal Motel sbattendosi la porta alle spalle. La sera era gelida e in giro non c’era anima viva, neppure morta fortunatamente.
Solo il neon vicino lampeggiava creando giochi di luce inquietanti
-Via! Sono stufo di papà e di questa cavolo di vita!- gridò fuori di se il moretto
-Torna indietro Sam!-
-No! Hai sentito quello che mi ha detto?-
-E tu ti sei sentito mentre gli urlavi dietro?- lo riprese –Adesso ti calmi, posi quella valigia e torni dentro con me-
-No- I due fratelli si scrutarono a lungo e Dean scosse il capo
-Avevi detto che lo avremmo fatto insieme ricordi?-
-Scusami?-
-Noi eravamo i tre moschettieri dello speciale ricordi? E ora vuoi abbandonarci! Abbiamo bisogno di te per continuare!-
-Avevo 6 anni e non sapevo un bel niente! Ero un moccioso e basta- affermò il moro incrociando le braccia al petto
-Adesso smettila di fare i capricci come un moccioso e torna dentro con me- Dean lo agguantò per il braccio ma il minore si liberò con uno strattone
-Ti do una notizia fratellone: me ne vado all’università a studiare legge e a condurre una vita normale e ti giuro che non tornerò mai più sui miei passi! Non caccerò mai più né con papà né con chiunque altro!-
-Tu non sei fatto per la normalità, non dopo tutto quello che hai visto- sillabò il biondo.
Sam sorrise e scosse il capo dandogli le spalle
-Ciao Dean-
-Sam? Fermati! Torna indietro Sam!- gridò guardandolo mentre si allontanava a piedi.
Sam non si girò neanche una volta.
 
Il tempo delle macchinine e dei moschettieri era finito.
Il tempo dei sogni era finito.
Perché Sam era finalmente diventato grande.
 

FINE

  
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