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Autore: Rosebud_secret    20/04/2012    14 recensioni
Vide Sherlock riverso a terra ai piedi del letto.
Non si fece prendere dal panico, anche perché quella scena si ripeteva da settimane, ormai.
Si chinò su di lui, afferrandolo sotto le ascelle e lo sollevò sul letto.
Gli scostò i capelli dalla fronte sudata e vi posò sopra la mano.
Era gelida.

Primo tentativo di una storia su Sherlock, una serie che riesce a trascinarmi fuori dai problemi di questo periodo, spero vi piaccia e che mi lascerete un commentino.
Nota: è ambientata dopo gli eventi del "Grande Gioco".
Nota 2: so che nelle note avevo messo l'indicazione "slash" ma, proseguendo con la storia, mi sono resa conto che si tratterà per lo più di una bromance, quindi ho deciso di togliere l'avvertimento "slash".
Ros.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The blog of Dr. John H. Watson'
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Sherlock si voltò, dandogli le spalle.

 

-Non sembri sorpreso.- si sentì apostrofare.

 

-Non lo sono, infatti. Quelli come te non restano morti a lungo, Jim.-

 

-Mpf! Allora, come te la passi in questo periodo di “prigionia volontaria”?- Jim si sedette al tavolo degli scacchi, guardandosi intorno con occhi rapaci.

La penombra non lo disturbava affatto.

 

-Come hai fatto ad entrare?-

 

Quello sbuffò. -Passando attraverso le pareti.- bofonchiò. -Avevo dei vecchi agganci.- aggiunse, poi.

 

-Banale.-

 

-La tua domanda era banale!-

 

Sherlock gli scoccò un'occhiata. -Che vuoi da me?-

 

Jim sollevò la regina nera, facendola ondeggiare tra le dita. -Ho decifrato il tuo codice...- disse, annoiato.

 

-Quale codice?- domandò Sherlock.

 

L'altro ignorò la domanda. -“Tieni fuori John. Digli che sono morto.”- si limitò a citare.

 

-E' John ad essere morto.- il tono di Sherlock uscì gutturale.

 

Moriarty rise. -Immagino che questo tocco da maestro sia riconducibile a Mycroft, giusto? Ingegnoso. Credo che tuo fratello abbia sbagliato lato della barricata, sai?-

 

-Non so di cosa tu stia parlando!-

 

Jim decise di piegarsi al suo gioco, o ad il suo ipotetico bluff. -John è vivo, per il momento, ma non so proprio garantirti per quanto ancora manterrà questo stato. Si è divertito a pestare i piedi ad una persona un poco... volubile, diciamo.-

 

Sherlock iniziò a far avanti e indietro, cercando di ragionare.

Mycroft gli aveva parlato di un incidente d'auto, ma anche solo il semplice fatto che Jim Moriarty fosse lì, vivo e vegeto, di fronte a lui, smentiva in modo lapalissiano quella storia traballante.

 

-Puoi smetterla con la pantomima...- cantilenò l'altro.

 

Attimi di silenzio.

 

-Davvero non stai recitando? Che succede? Qualche elemento del tuo piano delirante è andato storto?-

 

Sherlock lo fulminò con lo sguardo, ma restò in silenzio.

A Moriarty piaceva parlare, auto-compiacersi di se stesso.

Per sapere a cosa si riferisse di preciso avrebbe solo dovuto aspettare.

 

-Ok, ok. Ti dice niente 0011?- gli domandò Jim, puntellandosi al tavolo con i gomiti. -Ed anche: “Ventimila leghe sotto i mari”?

 

Sherlock sussultò. 0011 era la chiave di crittografia di un vecchio codice che lui e Mycroft erano soliti usare da ragazzi, mentre Ventimila leghe sotto i mari era il libro che suo fratello gli leggeva quando era piccolo.

Dettagli troppo specifici e precisi perché Jim stesse, semplicemente, tirando ad indovinare.

 

-No.- rispose, nonostante tutto, rimanendo in attesa del prossimo dettaglio.

 

L'altro corrugò le sopracciglia. -Non insultare la mia intelligenza.

0011 1011 0111

0012 0011 0112

0012 0011 0012

0012 0012 0011

0012 0011 0112


0012 0011 0021

0012 0012 0122

0012 0012 0012

0012 0012 0111

0012 0011 0112


0011 0122 0111

0012 0012 0012

0012 0011 0111

0012 0012 0011

0011 0111 0121 e così via.

Ci ho messo un po' a risolverlo, senza la chiave di crittografia, ma una volta ricavata quella, beh, è risultato quasi banale, elementare, il gioco di due ragazzini. È un codice piuttosto vecchio, dico bene? Lento e noioso, decisamente poco pratico.-

 

Sherlock sorrise. -E, sentiamo, come lo avresti risolto?- chiese, dando implicitamente chiara conferma alle domande di Jim.

 

Non gli importava che il codice suo e di Mycroft fosse stato risolto, voleva sapere il contenuto del messaggio ed era pronto anche a blandire Moriarty, pur di comprendere che cosa fosse realmente successo.

 

-Con un metodo molto empirico: con schema totalmente casuale, vocali, consonanti e punteggiatura, talvolta non sono in Times New Roman, font del testo, bensì in Bodoni, due caratteri molto simili, ma distinguibili con un occhio attento.

La somma totale di questi caratteri mascherati è di 10.440 sparsi lungo la totalità del libro. Notai quasi subito che il numero fosse divisibile per dodici, ma questo mi portò, temporaneamente, ad un vicolo cieco, benché ci fossi andato più vicino di quanto pensassi, in quanto 10.440/12= 870, ovvero la cifra totale dei caratteri del tuo messaggio decodificato.

Riflettei... dodici, dodici... divisibile per tre e per quattro.

Scelsi tre, ingannato dalla presenza di tre elementi: vocali, consonanti e punteggiatura: altro vicolo cieco.

Era rimasto solo il quattro, quindi organizzai il testo in gruppi di quattro, tuttavia avevo solo tre elementi, non quattro. 1, 2, 3: nessuna risposta accettabile; 0,1,2: binario con crittografia.

A quel punto andai a tentativi fino a trovare la combinazione corretta: le vocali corrispondevano all'1, le consonanti allo 0 e la punteggiatura al 2.

Fatto questo fu semplicissimo trovare la chiave di crittografia: dovevo solo sottrarre un numero che mi consentisse di ottenere dei numeri binari puri. Ad onor del vero mi bastò guardare il numero di quattro cifre più basso presente nel testo, ovvero: 0011. Dovetti, quindi, solo togliere 0011 a tutti i gruppi di quattro e ottenni dei binari convertibili in altri numeri decimali che, raggruppati in tre danno il corrispettivo delle lettere in Ascii ed eccomi servita la chiave su un piatto d'argento. Et voilà!- concluse Jim con un sorrisino soddisfatto.

 

-Corretto.-

 

-Solo “corretto”?- Jim sembrò deluso.

 

-Lo hai detto tu, era elementare.- sogghignò Sherlock.

 

-Toglimi una curiosità: Mycroft, ovviamente, conosceva la chiave (ah, nel caso te lo stessi chiedendo: ho hakerato il tuo indirizzo email, da lì ho preso il testo), ha a che fare con “la festa in maschera del 10 Agosto 1981”, questo è chiaro, ma cos'era di preciso?-

 

Sherlock scrollò le spalle. -Il mio travestimento: Edward Teach, meglio conosciuto come Barbanera. E=9, d=8, w=1, a=5, r=7, t=3, c=0, h=2, numeri e lettere concordati a caso tra me e Mycroft. 57=5+7=12=1+2=3 che in binario è 11=0011. Cosa diceva il messaggio?-

 

L'altro sbuffò, annoiato. -Capisco.- poi lo recitò a memoria. -“Tieni fuori John.

Digli che sono morto.

 

Bombardamento di antibiotici e antivirali, comportati come fosse una meningite. demolisci il mio organismo, debella possibile virus, alza temperatura a livelli critici.

 

Totale interruzione funzioni sinaptiche => Morte cerebrale dell'individuo 1.0 (cessazione di ogni impulso elettrico, spegnimento della macchina/cervello, blocco ponti sinaptici) impedimento della produzione di mielina che riveste gli assoni (indurre un deficit enzima Arisulfatasi A; Contemporaneamente: Blocco sistematico Nodi di Ranvier, impiego dell'interferenza-RNA per impedire l'espressione della gliomedina. Oppure: distruzione dello schema della gliomedina, mediante proteina solubile contenente il dominio extracellulare della neurofascina=> Riavvio del programma. Reimmissione dell'impulso elettrico tramite collegamento neuronale diretto da altro cervello attivo. Risveglio e applicazione dell'individuo 2.0.

Previsto totale recupero del bagaglio mnemonico.

 

Sherlock”. In breve hai chiesto a tuo fratello di scoperchiarti il cranio, spegnerti il cervello, scoperchiarlo a qualcun altro (vivo) e fare un collegamento. Un po' come si riavvia la batteria di una macchina e comportare, così, un reset di sistema. Pura fantascienza, non mi meraviglio che tu abbia voluto “tener fuori John”, ti avrebbe sparato lui. Il tuo fratellone, invece, ti ha dato corda, sorprendente. Come hai fatto davvero? La tua teoria non ha né capo né coda.- Jim si alzò e gli si avvicinò, sollevando una mano per scostargli i capelli, in quei mesi ricresciuti a sufficienza da occultargli il cranio.

 

Sherlock gli afferrò il polso malamente e glielo spinse via. -Ti terrai la curiosità.- sbottò.

 

La realtà era che non ne aveva idea.

Nonostante questo, era d'accordo con Jim: non aveva proprio né capo né coda.

 

L'altro scosse la testa, divertito e scrollò le spalle. -Ok, in fin dei conti non mi interessa.-

 

-Chi ha preso John? Che ha a che fare con lui e con me?-

 

-Ma mi sembra ovvio: è la stessa persona che avevo ingaggiato per farti ammalare. Ha fatto davvero un lavoro brillante. Sfortunatamente non ha avuto la decenza di morire quando io avevo deciso che lo facesse.-

 

-Già, certa gente è proprio sgarbata.- ironizzò Sherlock.

 

-Collaboriamo.-

 

-Prego?-

 

-Sai? Essere ufficialmente morto limita decisamente il mio campo d'azione, quindi devo accontentarmi del primo che passa.- ribatté Jim, seccato dal doversi ripetere.

 

L'altro tentennò, incerto.

 

-Tic, tac, tic, tac, le lancette scorrono, Sherlock, John potrebbe non avere molto tempo.-

 

-Andiamo.-

 

 

***

 

 

John socchiuse gli occhi con un lamento.

Era legato a una sedia con le braccia bloccate dietro la schiena.

Sbatté le palpebre, guardandosi intorno.

Si trovava in una vecchia fabbrica dismessa, simile a quelle in cui era solito portarlo Mycroft.

 

-Oh, ti sei svegliato. Posso darti del tu, vero, John?-

 

Lui si voltò bruscamente verso destra, riconoscendo chiaramente l'infermiera gentile che gli aveva permesso di vedere Sherlock, in ospedale, prima che morisse.

Appariva decisamente meno giovane, in quel momento ed anche meno attraente.

Corrugò le sopracciglia, confuso.

Di fatto non sapeva nemmeno che cosa chiedere.

 

-Ti verrò incontro: puoi chiamarmi Allison Cramer. Certo, non è il mio vero nome, ma credo possa guidarti nella giusta direzione.-

 

-Tu hai ucciso Taylor Colter?!-

 

-Tra gli altri... Difficilmente saresti potuto riuscire ad arrivare vicino a sufficienza da diventare pericoloso, per me, ma ho voluto premiare il tuo zelo, dottore, mi hai fatto tenerezza.-

 

-Perché lo hai fatto?- ringhiò John, dando uno strattone alle corde che lo tenevano legato.

 

Lei si sedette a terra di fronte a lui. -Non te ne frega niente di Colter, lo so io, come lo sai tu. Fa' la domanda giusta.-

 

L'uomo rifletté per qualche istante. -S-Sherlock...- balbettò con un filo di voce. -TU HAI..?!-

 

-No, ha fatto tutto da solo, di fatto.- lei si rialzò con un sorrisino, prese il cellulare dalla tasca e digitò qualcosa, prima di rispondergli. -Io mi sono solo limitata a trovare la neurotossina degenerativa più indicata per lui e a modificarla cosicché rispondesse solo ai suoi ritmi biologici: alimentazione, mancanza di sonno, nicotina... La parte più piacevole del lavoro fu osservarlo cercare una soluzione. Ha distrutto il suo organismo, giorno dopo giorno con ogni tipo di sostanza, dalle medicine alle droghe, sino a ritrovarsi in un vicolo cieco. Era prevedibile che una persona tanto votata all'azione si ingegnasse in tutti i modi senza considerare la soluzione più ovvia: non doveva fare assolutamente nulla. La neurotossina sintetica che abbiamo posto nell'acqua della piscina è, infatti, un prototipo non soddisfacente, i cui effetti svaniscono dopo pochi mesi di riposo quasi totale. Se solo fossi riuscito a tenerlo fermo, John, non ci troveremmo qui, adesso. Per quel che riguarda Colter, spiacente di deluderti, con Sherlock non c'entrava assolutamente nulla. Iniziai ad occuparmi del suo caso tre anni fa, quando ancora ignoravo la vostra esistenza, non potevo prevedere che ti saresti intestardito tanto. Volevo testare quale fosse il tempo di deterioramento dell'organismo umano in carenza di B12. Mettere in atto quel piano fu semplice, Colter era ipocondriaco e pendeva dalle mie labbra. Essendo tu stesso un dottore sai bene il legame di dipendenza che si crea tra un ipocondriaco e il suo medico.-

 

-Quindi lo hai convinto a farsi fare delle iniezioni direttamente nello stomaco dalla madre, sostituendo l'insulina con dell'alcool. Ovviamente Mrs. Colter era troppo ignorante per capire la differenza.- intervenne John.

 

-Molto bravo. Ovviamente occupandomi personalmente delle sue analisi, modificai, di volta in volta, il risultato. Sfortunatamente, però, Taylor iniziò a dubitare di me e fece delle analisi in un altro centro. Quindi, dovetti ucciderlo. Niente di doloroso, solo uno dei tanti banali “attacchi cardiaci” che uccidono misteriosamente molte persone. Cancellai tutto il materiale presente sul suo computer e scoprii solo successivamente che aveva un grafico impiccione intorno. Levai di mezzo anche questo Bennet, giusto per scrupolo e cessai di essere Allison Cramer, ma, evidentemente, qualcosa dev'essermi sfuggito, visto che quell'email è arrivata nientemeno che a Sherlock Holmes.-

 

John chinò il capo, livido di rabbia, mentre silenziosamente cercava di divincolare i polsi per potersi liberare. -Perché..?- chiese, ancora.

 

-Lavoro, in entrambi i casi. Immagino che non ci sia bisogno di dirti chi fosse il mandante del caso “Sherlock”, visto che ti sei accanito davvero tanto contro il suo “povero cadavere”.-

 

-Moriarty?-

 

-E chi altri poteva essere? È un peccato che la nostra collaborazione si sia “estinta” in quel modo. Ora, se vuoi scusarmi, ho altre faccende di cui occuparmi.- la donna tirò fuori una siringa dalla tasca della giacca nera e gli si avvicinò.

 

-Mi ucciderai?- ringhiò John, tirando indietro la testa istintivamente.

 

-Vedremo.-

 

-Farai meglio a farlo o io...-

 

Lei gli conficcò l'ago nel collo, tenendolo saldamente per i capelli. -Buon riposo, dottore.-

 

Scrisse qualcos'altro al cellulare, poi la porta metallica alle sue spalle si aprì con un cigolio.

 

-Jim, sei in ritardo.- disse solo.

 

 

***

 

 

-Trovato niente?- Lestrade si sporse appena nello studio, trovando Mycroft seduto di fronte al computer, intento a scrivere al cellulare.

 

Il detective non capiva perché l'altro gli avesse impedito di chiamare la scientifica, ma gli aveva ubbidito, attendendo delle spiegazioni che, come prevedibile, non erano arrivate.

Lo osservò alzarsi e ignorare, ancora una volta, il cadavere sul divano.

 

-No. Si dimentichi di questo caso. Me ne occuperò personalmente.- lo sentì rispondere.

 

Lestrade strinse i pugni, nervoso e sull'orlo della peggior incazzatura della sua esistenza: non avevano trovato John e Mycroft appariva trattarlo come un povero deficiente!

Persino Sherlock era sempre stato più rispettoso nei suoi confronti.

 

-Come sarebbe a dire?!- strillò con tono stridulo.

 

-E' sordo, per caso?-

 

La risposta di Greg venne interrotta dagli squilli insistenti del cellulare dell'altro.

Lo osservò controllare il monitor e impallidire visibilmente.

 

-Sì? Cosa?! Che significa “LA PORTA ERA APERTA”?! Mandate qualcuno a Baker Street, immediatamente!- gridò Mycroft, poi prese un respiro profondo e cercò di calmarsi. Diede la propria posizione ed ordinò che una macchina lo andasse a prendere.

 

-Che sta succedendo? Chi sta andando a Baker Street?! John?!- ringhiò Greg con aria minacciosa.

 

Mycroft si incamminò verso la porta a passo spedito. -No. Sherlock, probabilmente.-

 

Lestrade fu preso in contropiede e provò pena per l'altro, tanto che la sua ira si placò e ritornò calmo e comprensivo.

 

-Mycroft, Sherlock è... morto.- gli disse con tatto.

 

L'altro gli scoccò un'occhiata divertita. -Magari!- esclamò, vagamente isterico. -Se così fosse avrei molti, molti meno problemi!-

 

 

 

N.d.A.: Eccoci qui, avevo pensato di racchiudere tutto in un solo capitolo, ma mi sono resa conto che fosse necessario, per questione di tempistiche, spezzarlo in due parti.

Spero che la risoluzione di questa prima parte di storia vi sia piaciuta, sono un po' tesa, fatemi sapere ^^!

Ovviamente la parte crittografata che ho messo qualche capitolo fa è solo la primissima parte del testo.

 

Ho modificato una parte del codice e del testo di spiegazione del suddetto, perché chiacchierando con PrezSilverope, ci siamo resi conto che era fraintendibile e decisamente poco chiaro per chi volesse, come lui, cimentarsi nella risoluzione del codice stesso. L'errore è mio e mi scuso.

Lo ringrazio pubblicamente per essersi cimentato con il codice, per averlo controllato e per avermi permesso di correggere alcuni errori che avevo fatto nel codice stesso (troppi numeri, qualche svista è comprensibile, anche se non giustificabile).

Ma la sua preziosa collaborazione non si è fermata qui, signori, ha anche fatto una splendida tabella esplicativa che possa aiutare anche quelli che non hanno voglia/tempo di imbarcarsi nell'impresa della risoluzione di questo codice, la trovate sul link della sua pagina di DeviantArt: http://prezsilverrope.deviantart.com/art/Codice-297459051

Ancora grazie, Prez, per tutto il tempo che ci hai passato sopra, come ti ho detto, riesci a farmi i migliori complimenti, pur non intenzionali.

 

Un bacione,

Ros.

   
 
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