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Autore: Gan_HOPE326    14/11/2006    3 recensioni
Una breve incursione nel mondo della poesia. La storia del 'peccato originale' di Edward Elric raccontata attraverso i versi di Dante.
"Fatti non foste per viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza."
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ulisse l’alchimista

Ulisse l’alchimista

 

 

         quando

mi dipartì da Circe, che sottrasse

me più d’un anno là presso Gaeta,

prima che sì Enea la nomasse,

dolcezza di figlio, né la pieta

del vecchio padre, né ‘l debito amore

lo qual dovea Penelopè far lieta,

vincer potero dentro a me l’ardore

ch’i ‘ebbi a divenir del mondo esperto

e de li vizi umani e del valore;

ma misi me per l’alto mare aperto…

 

Avrei potuto rassegnarmi.

Non sono il primo ragazzo che perde la madre, dopotutto, e credo avrei potuto sopportarlo. Il mondo va così, dicono. Avrei continuato a mangiare, bere, dormire, sarei cresciuto, e nulla sarebbe cambiato.

Ma io volevo che qualcosa cambiasse.

Volevo afferrare Dio, quel Dio maledetto che me l’aveva portata via, e scuoterlo, e urlarglielo in faccia:

HAI VISTO CHE CE L’HO FATTA?

NOI UOMINI NON ABBIAMO BISOGNO DI TE!

Non ne abbiamo. Possiamo cavarcela benissimo da soli.

Sapere è potere.

Colui che sa tutto ciò che c’è da sapere, è onnipotente.

Non ci vuole molto a diventarlo: basta studiare bene.

 

         …io e’ compagni eravam vecchi e tardi

quando venimmo a quella foce stretta

dov’Ercule segnò li suoi riguardi

acciò che l’uom più oltre non si metta…

 

Contro natura: così gli sciocchi e gli ipocriti bollano tutto ciò che esce dal loro potere. L’intera esistenza dell’uomo è contro natura! Fin da quando, ancora chino e peloso, un bruto esultò a grugniti per avere acceso il primo fuoco, l’uomo ha stuprato la natura, ne ha fatto una concubina da fottere e da buttare via. Gli uccelli fanno i nidi con ramoscelli e pagliuzze, e le talpe si scavano tane nel morbido abbraccio dell’umida terra. L’uomo squarcia invece le viscere delle montagne, le sventra, ne divora le rocce più segretamente nascoste che poi sminuzza, scioglie, digerisce nello stomaco delle sue fabbriche, per avere ferro e cemento, e con essi costruisce le proprie case, palazzi che calpestano sprezzanti il suolo e insultano il cielo con la propria altezza. E’ forse male? No! Per questo siamo grandi! Prendi, nostra schiava, nostra puttana, obbedisci e sarai punita, per l’eternità: questa è la nostra promessa!

Dunque, perché dovrei fermarmi?

Perché dovrei fallire?

Perché non dovrei riuscire a…

 

         …considerate la vostra semenza:

fatti non foste per viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza

 

Fin da quando il fratello uccise l’altro fratello, questa è stata la nostra condanna: nel nostro animo lottano, avvinghiati l’un l’altro, in un disperato anelito di vittoria, un Angelo ed una Fiera. Ciechi davanti alla loro vera natura, gli uomini alimentano quest’ultima, e lasciano che sia essa a dominare le loro vite. La Fiera ha tanti nomi: Superbia, Ira, Cupidigia, e altri ancora. L’Angelo porta la luce, e viene oscurato. L’Angelo porta la libertà, e viene rinchiuso. L’Angelo è Conoscenza, Saggezza, Coraggio, e viene deriso dagli ignoranti, dagli stolti e dai vili. L’azione più abietta che un uomo possa compiere è l’omicidio, secondo i corrotti dettami della Fiera; riempimi della tua luce, Angelo, affinché io possa ridare la vita.

Cosa può esserci di male in questo?

Il giorno in cui la cupa Fiera sarà battuta per sempre, la morte sparirà con essa, perché non c’è cosa che la ragione non possa ottenere.

 

         …de la nova terra un turbo nacque

e percosse del legno il primo canto.

Tre volte il girar con tutte l’acque;

a la quarta levar la poppa in suso

e la prora ire in giù, com’altrui piacque,

infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso.

 

Tutto è compiuto. La mia menzogna è svelata, e ora colpisce i miei occhi come lo scintillio di questi auto-mail che mi porto dietro. Il fuoco della nostra casa che ora guardo bruciare ha consumato la vanità che mi ha fatto credere di esser nel giusto, quando invece inseguivo anch’io le mie egoistiche passioni. Se mai un giorno qualcuno avrà successo dove io ho fallito, sarà qualcuno che si è liberato di ogni istinto, e agisce solo assecondando il fiume del destino, in cui io volevo remare controcorrente.

Questo ho capito: che non bastano acqua, carbonio, ammoniaca e calce per fare un uomo. Finora, io non sono stato che materia informe, ma oggi inizia il viaggio che la plasmerà. Non riesco a non rimpiangere ciò che ho perso, ma so di aver pagato un ben misero prezzo per ciò che ora posso trovare: me stesso, e la mia anima.

 

Perdonami, Alphonse.

 

Perdonami, mamma.

 

 

 

Una breve one-shot scritta di getto qualche tempo fa e che era rimasta nel cassetto fino ad oggi. Di FMA io sono un fan piuttosto recente, non ho visto l’anime e sono solo un lettore giunto al quarto volume del manga, tuttavia ha esercitato su di me fin da subito un grandissimo fascino la tematica principale della vicenda, cioè la sfida tra l’uomo che cerca di sottomettere la natura e la forza di quest’ultima che impone leggi severe e inviolabili. Una tematica antica che ho ravvisato anche in questo celeberrimo brano del ventiquattresimo canto dell’Inferno di Dante, un brano grazie al quale sono riuscito a rendere al meglio le mie sensazioni. Spero abbiate apprezzato questo breve monologo, se è così (e anche se non è così) vi invito a commentare. Grazie ancora!      

  
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