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Autore: Vichannie    20/04/2012    2 recensioni
Annyeong! Questa è la mia prima LongFic in assoluto, so è probabile scriverò un mucchio di cavolate ^^"" [possibili cambi di pairing/JongKey]
JongHyun ferisce KiBum per uno stupido errore dettato dalle sue incertezze ma, quando si rende conto di amarlo, KiBum sarà pronto a perdonarlo? Sarà forse troppo tardi? O magari, qualche scheletro del passato tornerà a infestare le loro vite, complicandole ancora di più?
E chi può mai sapere cosa combinerà il nostro Bling Bling per riconquistare la Divah ferita...
Riusciranno a superare le loro *brillanti debolezze*??
Dal primo capitolo:
"-- It’s just a mistake. Forget everything, Kim Kibum.
E con queste atterranti parole pronunciate in un inglese stentato, il mio sogno si era dissolto nel nulla più assoluto. Il mio amore mi aveva lasciato in quella stanza impregnata di lui ad accasciarmi al suolo contro il muro freddo come le sue dita, portandosi via il mio cuore che gli avevo affidato credendo in un noi."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ookay, ero convinta di aver riletto i capitoli prima di postarli, ma qualche giorno fa mi sono resa conto di no per via dei terribili errori sopratutto nel secondo ^^" e quindi ecco che riposto i primi due, più uno nuovo e "coming soon" un altro che sto scrivendo esattamente ora, a quasi mezzanotte *trema terrorizzata al pensiero di cosa ne potrebbe uscire*
ENJOY!! :)

1

 
-- Umma, che buon profumino!!
La voce allegra del Maknaemi risvegliò dalla trance in cui ero caduto mentre giravo la zuppa in pentola. Com’era facile far felice quel ragazzino!
-- Vero? Se te l’avesse preparato qualche altro Hyung, non sarebbe mai potuto essere così deliziosamente invitante, ne sono certo.
-- Quanta modestia. -- disse Minho facendo ingresso nella cucina, sorridente. Scompigliò i capelli del funghetto e poi si diresse verso la porta a vetri alla mia sinistra per guardare com’era il tempo.
Era ormai metà agosto e le belle giornate assolate non mancavano.
-- Tae, ti va di andare a fare una passeggiata prima di pranzare?
-- Certo, Minho! -- gli rispose con un sorriso enorme stampato sulle labbra sottili.
Quanto invidiavo il rapporto che il ballerino aveva col rapper. In effetti, noi tutti li ammiravamo per il rapporto di amicizia basato sul dare e ricevere. A me personalmente ne sarebbe bastata anche la metà con Jonghyun. E pensare che fino a un mese fa eravamo migliori amici e compagni di stanza. Ma tutti possono sbagliare nella vita. E se gli errori sono veramente fatti per crescere e maturare, be’… avevamo avuto la possibilità di crescere tutto d’un colpo.
O almeno quel dinosauro che aveva deciso di far cambio di stanza con Onew per paura di me, ne aveva avuta l’occasione. Perché, mi chiedete? Perché era lui l’unico a ritenere quella mattinata uno sbaglio, o comunque così aveva detto di pensarla.
-- Quello stupido heart breaker!
 
-- Ehi, Pink girl! Che ne dici di fare un giochetto?
Mi sentii urlare dalla stanza. Non c’era nessun altro nell’appartamento. Perché Taemin e Mister Amante-del-pollo erano andati a fare un po’ di shopping, e Minho era uscito per un appuntamento con il suo Chongmin.
Già, Minho ci aveva già detto di essere gay. Happiness! Era inizialmente stato un po’ uno shock, ma dopo aver conosciuto quel dolce ragazzo, l’avevamo accettato molto volentieri nello SHINee world.
-- Scimmione, stai forse parlando con me? No, perché qui non c’è alcuna Pink girl! -- gli urlai per risposta, ridacchiando.
-- Sì, Kibum-ah, parlo con te! Verresti un attimo in camera?
La porta era socchiusa, così mi affacciai nella piccola fessura che creava, per essere sicuro non ci fossero pericoli, come attacchi di cuscini dietro l’angolo. Invece vidi Jonghyun seduto sul tappeto tra i nostri due letti, sorridente e aspettando il mio arrivo.
Arrossii un poco, felice inside. Era davvero carino, mentre trepidante si sistemava un cuscino sulle gambe incrociate, probabilmente cercando un po’ di calore. Calore che gli avrei anche potuto - e voluto, effettivamente - dare io.
Io consideravo la mia una leggera cotticella, “un’infatuazione da confusione”. Mi era già successo in passato di provare attrazione per un ragazzo. Di solito era passato sempre velocemente, soprattutto auto-convincendomi che non ci sarebbe potuto essere niente, mi era sempre stato facile dimenticare, ma questa volta…
Questa volta era come se tutto fosse diverso. Come se non ci fosse stata solo attrazione fisica.
Sentire le farfalle nello stomaco… arrossire ma esserne felici… non riuscire a dormire sapendo di essere a neanche due metri di distanza dalla persona speciale… cercare di sentirne la presenza nel buio…
No, questa non era la solita infatuazione.
Aprii la porta, e nel vedermi gli s’illuminò il viso di uno splendente smile. Mi bloccai un attimo sorpreso, ritornando a emozionarmi.
-- E-Eccomi, cosa volevi?
-- Pensavo che avremmo potuto fare un gioco?
-- E che gioco, Jjong?
-- Siccome è da un po’ di tempo che non parliamo noi due da soli, pensavo potessimo giocare a “obbligo e verità”!
EH?!
-- Come, scusa? Non è un gioco da ragazzine delle medie?
-- Sarà, ma è dimostrato che con questo gioco l’amicizia delle ragazze si rafforza ancora di più, perché con “l’obbligo” si può sfogare del possibile risentimento divertendosi, e con “la verità” ci si confida e si fa accrescere la fiducia l’una nell’altra!!
Il tutto detto con una vocina da professorina, l’indice destro alzato in segno di sapienza e un’aria spavalda.
-- QUINDI ORA SIEDITI E PESCA DALLA SCATTOLA.
-- Come pesca dalla scattolaa?! T’inventi pure regole? E poi, ho da fare ora, devo preparare il pranzo prima che quei vagabondi tornino a casa!
Feci per dargli le spalle che subito mi si arpionò alla gamba, facendomi leggermente abbassare i pantaloni. Arrossii ancora di più, se possibile.
-- AAAH!! Mollami, stupida scimmiaa!
Cademmo a terra, ritrovandomi sotto di lui che rideva a crepa pelle. Mi spostai subito allarmato, e mi sedei sul cuscino che aveva prima in grembo.
-- PASSAMI QUELLA STUPIDA SCATTOLA E SBRIGHIAMOCI.
Jjong prese posto davanti a me con un sorrisone che, più mi guardava in faccia e notava la mia disapprovazione, più si allargava. Che nervi!
Mi passò il contenitore di legno scuro, dentro il quale c’erano tanti bigliettini irregolarmente tagliati.
Sotto il pesante sguardo del ragazzo, ci misi la mano. Ne mescolai un po’ il contenuto, e allora afferrai un pezzo di carta.
-- Su, ora aprilo e leggilo!!
MA CHE CAVOLO?!
-- Noooo nononononooo! Te lo scordi!! -- esordii con una risata nervosa.
-- Perché?? Su, passamelo!
Allungò una mano verso di me, ma io gliela colpii subito.
-- Aaah!! Stammi lontano! Ma da dove te lo sei tirato fuori ‘sto giocoo?!
Mi alzai di scatto stringendo il foglietto con tutt’e due le mani al petto, e adocchiando la porta ancora socchiusa. Jjong, intuendo le mie intenzioni, mi si buttò immediatamente addosso. Urlai e gli diedi le spalle per non fargli prendere il mio foglietto. Ma lui allungò le mani alla cieca sul mio petto, iniziando a esplorare.
“Oh no, non puoi farmi questo!”
La mia reazione* fu improvvisa e automatica, non potendo comandare quella parte di me. Mi sentii infiammare le gote, mentre chiudevo gli occhi e mi giravo quasi lanciandogli il biglietto.
Cosa c’era scritto di così terribile, imbarazzante e sconvolgente?? Be’…
-- …dai un bacio alla persona alla quale tieni di più. -- disse Bling Bling continuando il mio pensiero.
Avevo ancora gli occhi stretti e, certamente, ero ancora rosso in volto. Ero curioso di vedere la sua espressione. Poter vedere il suo bel viso e il modo in cui aveva reagito a quell’obbligo.
E poi dietro di lui c’era uno specchio e avrei potuto vedere anche le mie, di condizioni.
Così aprii gli occhi, ma mi spaventai subito. Mi venne un colpo, dato che quel dinosauro non era più davanti a me.
Mi guardai in giro, preoccupato. Controllai tutt’intorno a me, nel caso mi stesse facendo uno scherzo; nei letti e al di sotto dei letti. Guardai pure sotto il tappeto - ovvio - ma di Jonghyun non c’era traccia.
Sentii un fruscio di carta e il rumore di forse un pennarello su di essa venire dalla camera del leader e degli altri due, quindi mi ci avvicinai.
Quasi mi beccai la porta in faccia!
Jonghyun uscì sparato e con un pezzo di carta rosa in mano.
-- Tieni questo, leggilo a voce alta.
I suoi occhi mi scrutavano intensi e impudenti. Aprii il foglietto e lessi.
-- Verità: chi è la persona alla quale tieni di più? Ma che…
Chi era la persona alla quale tenevo di più?? Ragioniamo:
Un petalo di rosa si secca, cade. La vita è come un petalo: di qualunque fiore sia, è delicato; non dura a lungo. Ma nel frattempo è una cosa meravigliosa. Non è da staccare subito facendo “m’ama! Non m’ama…”. Perché l’amore non dev’essere il motivo di morte, ma di vita stessa.
Stavo forse impazzendo?!
 Chi era la persona che mi faceva pensare queste cose? Chi era la persona per la quale ho rovinato mille e mille margherite, senza la quale morirei, essendo la mia esistenza impossibile senza di lei? Ma naturalmente era…
-- …mia mamma. Vado a chiamarla!
-- …

-- …non vuoi sapere come avrei risposto io??
Mi rigirai ormai sulla soglia della porta. Avrei voluto avere una pala a portata di mano per sotterrarmi per bene.
MIA MAMMA?! Okay, anche lei era moolto importante, ma non intendeva certo quel tipo di “importanza”! Cosa mi era passato per la testa? Bene, un’altra chance sprecata. Well done, Almighty.
Dinosaur mi si stava avvicinando, invece. E fin troppo.
La cosa che mi preoccupava di più, effettivamente, era il suo sguardo.
Come assenti, un paio di occhi neri e opachi mi fissavano mentre quel corpo sembrante disabitato e robotizzato si apprestava a essermi a meno di una spanna di distanza.
-- Allora, Pink girl? Non vuoi sapere chi è la persona che conta di più per me??
Con trasporto e un pizzico d’inconsapevolezza che riuscivo sempre a scorgere nei suoi tratti, mi si avvicinò ancora di più. Alzò le braccia, fino ad avere le mani all’altezza della mia faccia, e le poggiò sulle mie guance.
Sembrò quasi di sentire lo sfrigolare della mia pelle infiammata al contatto con la sua fin troppo gelida, mentre iniziava a esplorare il mio volto come non aveva mai potuto fare prima, e come avevo sempre desiderato in questi ultimi due anni dei quattro vissuti al suo fianco.
Occhi neri agganciati a occhi neri, alzai anch’io le mani mettendole nei suoi corti capelli.
Continuò ad avvicinarsi e, guardandomi per un attimo le labbra che mi tremavano, mi sussurrò: -- Tu.
E con quell’ultima parola, rivolta a me - non riesco ancora a crederci - anche quella mezza spanna svanì nel nulla, come un incubo in una notte di bei sogni.
Potevo sentir pulsare il suo cuore poco più lento del mio, il che non significa fosse a un normale battito.
Potevo sentire il buon sapore di more delle sue labbra, il dolce profumo del suo bagno schiuma che m’inebriava e per una volta non mi sembrava nauseantemente melense.
E improvvisamente potei anche sentire la sua lingua che cercava di entrare nella mia bocca. La lasciai passare, contribuendo all’approfondimento d’argomento con la mia.
Notai che aveva chiuso gli occhi, mentre io continuavo a fissarlo mentre si faceva trasportare sempre più da quel bacio. Mi sentii uno stupido, ma proseguii ad ammirarlo.
Quando sarebbe mai potuto riaccadere che un mio sogno potesse realizzarsi ed essere pure oltre le aspettative?
Ormai senza fiato ed entrambi accaldati, ci staccammo - per modo di dire.
Lui aveva abbassato le sue mani sul mio petto e di nuovo mi guardava negli occhi.
Giusto il tempo di riprendere il respiro, e repentinamente me lo ritrovai ancora attaccato alle labbra, e il suo gesto successivo m’imbarazzò ancora più.
Sentii le sue mani fredde che passavano sulla pelle del mio torace, da sotto la maglietta.
Non riuscivo proprio a realizzare che stesse succedendo tutto così di colpo. Avevo il cuore che sembrava stesse per implodere, e sembrò che Jjong se ne fosse accorto, visto che andò proprio a cercare quello.
Ci mise una mano sopra. Lo vidi stringere gli occhi per un attimo e poi mi tolse del tutto la maglia verde.
Con un gemito di piacere al pensiero di cosa sarebbe potuto accadere di lì a poco, gli confessai ciò che non ero riuscito a dirgli qualche minuto prima.
-- J-Jjong!! I lied, you are the most important person in my life. My heart belongs to you!
…il tempo sembrò fermarsi per poi ripartire nel modo peggiore in assoluto.
Jonghyun si era fermato con le mani per aria, che stringevano la mia maglietta.
Il suo sguardo era sempre più perso nel nulla; io ero sempre più confused e spaventato col passare dei secondi. E quando finalmente ebbe una reazione, fu certamente quella che mai mi sarei potuto aspettare.
Mi lanciò la maglietta in faccia, con aria altezzosa come se non ne valessi più la pena. Un’espressione di disgusto aveva sostituito il suo bel sorriso che avevo visto qualche tempo prima quella stessa mattina.
-- It’s just a mistake. Forget everything, Kim Kibum.
E con queste atterranti parole pronunciate in un inglese stentato, il mio sogno si era dissolto nel nulla più assoluto. Il mio amore mi aveva lasciato in quella stanza impregnata di lui ad accasciarmi al suolo contro il muro freddo come le sue dita, portandosi via il mio cuore che gli avevo affidato credendo in un noi.
  
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