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Autore: Ale HP    20/04/2012    4 recensioni
Una lacrima solitaria solcò il viso dell'anziano asiatico, preso dalle emozioni di quei dolci ricordi.
« Amore? » chiese Tina, nella sua vestaglia blu. « Cosa fai ancora in piedi? »
« Guardavo delle foto » rispose lui, tirando su col naso, « e ricordavo ».
Il volto della moglie si aprì in un grosso sorriso, quel sorriso che Mike amava tanto.
« Ricordi belli, immagino » concluse lei, prima di sedersi sulla poltrona affianco.

Tina/Mike. Futur!Fic
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mike Chang, Tina Cohen-Chang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali:
Personaggi: Mike Chang, Tina Choen-Chang
Genere: Fluff, Sentimentale
Avvertimenti: One-Shot (e io la definirei anche una quote-fic, in quanto ci stanno mille citazioni di un favoloso brano di un favoloro ballerino <3) e forse un po' di OOC da parte di Mike
Raiting: Verde
Parole: 1,025


 

Dance with memories



Io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo,
mi era impossibile pensare di essere altrove,
di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi,
impossibile non perdermi nella musica,
impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio,
per provare passi nuovi.

  

L'anziano Mike Chang poteva di sicuro ritenersi un uomo davvero fortunato per molti motivi.
Il primo, il più importante, erano quelle scarpe consumate che rappresentavano tutta la sua intera vita.
Ogni singola volta che le prendeva in mano, ogni volta che toccava la stoffa rotta e nera la sua mente ritornava in dietro, in quei bei giorni delle superiori, quando passava ore e ore nella piccola sala con quei grandi specchi e un parquette ben lucidato.

"Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno,
ma ero lì, con le mie scarpe consunte ai piedi,
con il mio corpo che si apriva alla musica,
con il respiro che mi rendeva sopra le nuvole."

 
Aveva litigato ancora una volta con suo padre; gli aveva urlato contro, quella mattina, per dirgli che no, non sarebbe mai andato alla Stanford, per inseguire un sogno non proprio. Il padre aveva replicato che suo figlio non avrebbe mai perso tempo in quel modo.
Era stato un modo carino per dirgli che, da severo asiatico, l'avrebbe diseredato ben presto, se non avesse mandato quella dannata domanda di iscrizione.
Poi, si era ritrovato lì, con le sue scarpe ai piedi e la maglia ormai bagnata dal sudore. Stava ballando da ore, e avrebbe continuato ancora.
 
Mike, seduto sulla sua poltrona preferita sorrise, in quella notte piovosa di gennaio, mentre sfogliava l'album delle foto, con le sue amate scarpe infilate malamente ai piedi.
 

"Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette
e facevo tutto pregustando quel momento."

La luce del palcoscenico illuminava il volto di Mike come ogni sera.
Le sue scarpe scivolavano sul legno leggiadramente, facendo scoppiare il pubblico in mille applausi di gioia.
Ma tutti quegli applausi non erano ciò a cui Mike aspirava. Il piacere di essere lì, di danzare e vedere lo sguardo orgoglioso di Tina, dietro le quinte. Era sentire la musica scorrere e farla fluire nel suo corpo.
Era danzare tutto ciò che Mike aveva sempre voluto, non i soldi che riceveva dopo gli spettacoli e non la fama che aveva acquistato.
Guardò il pubblico, e si rese conto che se non ci fosse stato nulla sarebbe cambiato. Era lì per se stesso, era lì per aprire il suo cuore alla danza.
I passi venivano spontanei, fluidi, ed erano l'unica cosa a cui pensava. E la consapevolezza che quello sarebbe stato ciò che avrebbe fatto per il resto della sua vita si fece strada nella sua testa.
Un breve inchino fu quello che riservò al pubblico alla fine del brano, niente di più. Prima di andarsene, però, lanciò uno sguardo fugace al palco, per poi lanciarsi dalle braccia della sua donna.
« Sei stato fantastico » gli aveva detto Tina, con il suo solito sorriso e gli occhi leggermente bagnati.
Poi l'aveva guardata sorridendo e aveva sospirato felice, con lo stesso sguardo che aveva avuto quando aveva scoperto che lei aveva mandato le domande di iscrizione al suo posto.
« Non sai quanto ti sto amando in questo momento » disse poi, prima di baciarla.
 
 
Il sapore della labbra di Tina riaffiorò anche su quelle dell'ormai anziano Chang, facendolo sorridere come non mai.
 

"Avevo danzato e chi mi stava guardando era solo una nube lontana all’orizzonte."

Tina e Mike ballavano sorridenti al loro matrimonio, con altre mille coppie che fluttuavano lì intorno.
Aveva visto Kurt e Blaine, mano nella mano, ballare tra gli invitati, affianco a Finn e Rachel, insieme come sempre. Ma non era ciò che gli importava in quel momento.
Tina che sorrideva, la loro canzone che veniva cantata da Mercedes, i passi di danza che stavano eseguendo, rendendosi superiori agli altri invitati, che improvvisavano dei valzer fuori tempo.
Tutto ciò che amava era lì, in quel momento, e non poteva ritenersi più felice.
 
Mike girò la pagina ed altre foto si pararono davanti ai suoi occhi, ormai bagnati dalle lacrime.
In una di esse stava rivolgendo un piccolo inchino al pubblico, con una statuetta dorata fra le mani e sua moglie che lo guardava orgogliosa, due passi più in là.

"Divenni uno degli astri più luminosi della danza."

 
Un'altra pagina ancora e vide la foto della piccola Sophie tra le sue braccia muscolose.
Era stata un vero e proprio miracolo, e questo Mike lo sapeva. Lui e Tina avevano perso tanti - troppi - bambini e lei era stata la luce della loro vita.
Dopo la sua nascita, Mike le dedicò ogni sua performance, anche la più piccola e insignificante.
Aveva iniziato a ballare non più per se stesso, ma anche per la piccola bambina che stentava a credere fosse sua figlia.
Ricordava che un giorno gli chiese se potesse ricevere lezioni di danza da lui e dalla madre; fu uno dei giorni più belli della sua vita.
Scoprì che quella bambina di soli otto anni era un vero e proprio portento, piena di forza e ottimismo.
Non sarebbe stato il suo futuro, questo Mike lo capì ben presto, ma la figlia non smise mai, continuò a lottare contro le sue gambe chiuse, il suo sedere all'infuori e la sua rotazione inesistente.

"Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare."

 
Una lacrima solitaria solcò il viso dell'anziano asiatico, preso dalle emozioni di quei dolci ricordi.
« Amore? » chiese Tina, nella sua vestaglia blu. « Cosa fai ancora in piedi? »
« Guardavo delle foto » rispose lui, tirando su col naso, « e ricordavo ».
Il volto della moglie si aprì in un grosso sorriso, quel sorriso che Mike amava tanto.
« Ricordi belli, immagino » concluse lei, prima di sedersi sulla poltrona affianco.
 

"Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi,
chi smette perché non ottiene risultati,
chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere,
non è entrato nella profondità della vita,
ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera.
È la legge dell’amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo,
non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all’infelicità."

 

Nda:

Ce l'ho fatta, ce l'ho fatta!
One-shot sudata e odiata, iniziata ieri dopo due ore di danza e finita oggi con i decimi di febbre, niente di meglio!
Bando alle ciance e ciance alle bando, passiamo alle cose serie.
Per chi non conoscesse il mondo della danza e il meraviglioso brano a cui mi sono ispirata corra subito a leggerlo, perchè è la cosa più toccante di questo mondo. Lettera alla danza di Rudolf Nureyev
 
 Ho scritto questa One-Shot per il callenge che si tiene su The Gleeky Caludron e il prompt che ho usato è Scarpe da ballo.
Non ho più niente da dire, quindi, alla prossima! ^^
Ale HP <3
   
 
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