Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: CaTCheshirE    20/04/2012    1 recensioni
Un giovanissimo, affascinantissimo, bellissimo, coraggiosissimo, audacissimo, fighissimo Capitano.
Una bellissima, innocente ed inesperta fanciulla.
Una ciurma di manigoldi con seri problemi mentali.
Tutto questo sullo sfondo di una barriera corallina intatta, su una nave meravigliosa, e come antipasto una zuppa marcia di patate.
ALL' ARREMBAGGIO, MIEI PRODI!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questo capitolo è particolarmente lungo, spero che a causa di questo non sia anche noioso. Per scrivere questa storia mi rendo conto che mi servirebbero delle informazioni maggiori sulle navi a vela del periodo d'oro della pirateria, ma spero di riuscire a rendere un idea abbastanza realistica anche senza le informazioni che mi mancano! Sono sempre bene accette recensioni di qualsiasi tipo! Grazie a tutti!!

Capitolo 1 - Una compravendita davvero vantaggiosa

Seth si alzò dal letto della prostituta mentre lei ancora dormiva, si rivestì in fretta e uscì dalla stanza, attento a non svegliarla. Era stato bravo a convincerla a non farsi pagare, per questa volta. Beh, avendo una fama da affascinante capitano e un viso che, modestia  parte, piaceva parecchio, nottate non pagate erano quasi la regola. Scese al piano inferiore, alla locanda, dove gran parte dei suoi uomini si erano addormentati in un angolino, o sul bancone dell’ Orbo Jim. Jim stava pulendo i bicchieri, e li stava riordinando con la stessa cura con cui una madre accudisce i proprio pargoletti.
«Jim, mi dai una mano a svegliare i miei uomini? Credo che da solo non ce la farei.»
Jim, senza dire una parola, buttò giù dal bancone Carbonella, il vicecapitano. Lui scattò in piedi, perfettamente sveglio, e scoccò un saluto militare. «Capitano, ordinate!»
«Sveglia la ciurma, voglio partire prima dell’ alba. O si sveglieranno persone che è meglio che io non veda.»
«Signorsì, capitano!» Poi si mise a urlare «Sveglia, ciurma!! Il capitano vuole…»
«Carbonella»
«Si capitano?»
Lui appoggiò un dito sulla bocca, facendogli cenno di fare silenzio. «Magari senza svegliare tutto il porto.»
«Si, capitano.»
 
«Ci siamo tutti, Carbonella?»
«Si, ci siamo tutti.»
«Fate rotta per le Isole Gemelle. Devo incontrarmi con mio fratello.»
«Si, capitano.»
E mentre Carbonella si occupava di dirigere la nave, Seth, ormai conosciuto da tutti come Capitano Young, si godeva l’ aria di mare.
Young era l’ ideale di pirata perfetto. Figlio e nipote di pirati temuti in tutto il mondo, aveva ricevuto l’ educazione di un pirata. Aveva una mira perfetta, era un ladro e un attore eccezionale, persuasivo e audace. Aveva ereditato il coraggio di suo padre, ma la bellezza di sua madre. Aveva avuto il comando di una nave prima di suo fratello maggiore, e nonostante la sua giovanissima età, la sua abilità gli aveva fatto guadagnare il rispetto di tutti. Era forte, ma non crudele. Comprensivo, ma non debole. Era tutto ciò che una ciurma vuole in un capitano.
Seth chiuse gli occhi, e si appoggiò alla scala di corde che gli stava affianco. Era da quasi un anno che non vedeva suo fratello. Si diceva fosse stato all’ Arcipelago proibito, ma Seth ne dubitava. Suo fratello era troppo stupido e troppo codardo per avventurarsi fino alle terre dei cannibali e delle sirene.
“E anche se fosse ci andato, non sarebbe mai stato in grado di tornare indietro”.
«Capitano!» urlò il buon Carbonella. «In quanto tempo dobbiamo essere li?»
«Tra tre giorni, Carbonella.» disse lui. E poi si ritirò nella sua cabina.
La sua stanza era piuttosto luminosa, per essere la cabina di una nave. C’era il suo letto, i suoi libri, la scrivania coperta di carte. E poi intorno c’erano trofei che aveva vinto in giro per il mondo. C’ era uno scrigno di gemme che gli aveva regalato il governatore di una piccola regione, in cambio della sua vita. Inutile dire che aveva comunque depredato la sua casa, ma, in effetti, lo aveva lasciato vivo. Senza un soldo, ma vivo. Poi c’era un sacchetto di rubini che gli aveva dato…o meglio, che aveva rubato a una nobile dell’ Isola Rea. Una collana di diamanti, un amuleto delle Isole Teschio, un violino che si diceva potesse attrarre le sirene, un corallo rosso grande quanto la sua testa, una perla che si diceva fosse la più grande del mondo. Ci voleva tutto il palmo di una mano per contenerla. Una giara piena dell’ aria dell’ Isola Vento, e la pelle di un serpente velenosissimo. E poi c’erano altri oggetti più comuni. Pistole, spade, i suoi vestiti. Si tolse il capello, e lo appoggiò ai piedi del letto.
Aveva intenzione di restare per mare per un po’, così, solo per il gusto di restare immerso nella salsedine. Si grattò la testa. E poi voleva chiedere alla sua ciurma dove preferiva andare. C’erano dei mercanti sull’ Isola Vento che gli dovevano dei soldi, magari sarebbe andato da loro. Oppure avrebbe cercato qualche paese da depredare.
“Per mantenere viva la fedeltà del tuo equipaggio, devi sempre proporre nuove avventure”, diceva suo padre, quando era piccolo e stava ancora imparando. Suo padre aveva sempre tenuto le sue esperienze per lui, chissà perché. Supponeva fosse perché lui era il bambino benedetto dalla sirene, ma questo non era un buon motivo per lasciare la sua nave ammiraglia, la bellissima Silent, nelle mani di un diciassettenne. Adesso aveva ventitre anni, ed era uno dei capitani più temuti e rispettati e ammirati del mare.
Già. Benedetto dalle Sirene. Seth lo ricordava ancora. Suo padre aveva insistito perché lui lo seguisse in quel viaggio. Non capiva il perché. Suo fratello Owen non era salito su una barca prima dei sette anni, mentre lui a quattro era già imbarcato con suo padre per un viaggio verso i confini del mondo. Era stato difficile allontanarsi da sua madre, per mesi, ma aveva conosciuto le sirene. Si ricordava la sirena bionda che lo aveva benedetto, e le sue parole lo avevano segnato per sempre. Suo padre aveva preso sul serio in considerazione di fare di lui il suo erede, e non suo fratello maggiore.
 E Owen, ovviamente, lo aveva odiato. Aveva fatto di tutto per screditarlo, per umiliarlo e per fare in modo di compiacere il Capitano Nero, loro padre. Ma tutto questo non era bastato per fargli cambiare idea.
«E alla fine la nave migliore è capitata a me.» mormorò tra se e se.
Gli sarebbe piaciuto incontrare di nuovo suo padre, ma non aveva idea di dove fosse in quel momento. Nonostante i suoi cinquant’ anni suonati, aveva in corpo più forza che lui e suo fratello messi insieme.
Dormicchiò per un po’, e poi uscì per dare una mano all’ equipaggio a governare la nave. Si era alzato un vento contrario che rallentava la marcia, ed erano d’ aiuto un paio di mani in più.
 
«Fratello!!» urlò Seth, da una nave all’ altra.
«Young!! Quanto tempo! Avvicina la nave, dai!»
Seth si piegò verso Carbonella, che stava al suo fianco. «Preparate i cannoni, non si sa mai.» mormorò tra i denti.
«Si, Capitano.» disse lui, per una volta serio.
Dopo qualche minuto, le navi erano abbastanza vicine per far passare gli uomini da una parte all’ altra con la passerella.
«Fratello, vieni nella mia nave, la mia merce non si sposta di qui finché non l’ hai pagata!»
Seth conosceva troppo bene suo fratello per fidarsi di quella voce allegra e spensierata. Lo guardò attentamente mentre saliva a bordo della sua nave, sotto gli occhi attenti della sua ciurma di mercenari.
“Seth, la tua ciurma non deve essere mai composta da mercenari. Loro non combattono per te, combattono per i soldi. E se i soldi mancano ci metteranno poco per saltarti alla gola.”
Suo fratello era come al solito. I capelli tagliati corti sotto un cappello ricamato da capitano, la lunga giacca di pelle nera costosissima, la camicia e gli stivali puliti e lavati. Ogni dettaglio di quello che aveva addosso sembrava urlare “io sono il capitano e voi no.”
«Owen Shark! Il mio fratello che ultimamente ha fatto storia! Ma dove te ne sei andato per tutto questo tempo?»
«Sono arrivato agli Arcipelaghi Proibiti, fratellino. Un posto che tu non hai mai nemmeno osato attraversare al comando della tua nave, vero?»
Seth odiava la mania di suo fratello di ridicolizzare tutto ciò che faceva. No, al comando di una nave non ci era mai andato, ma a quattro anni in compagnia del loro padre si.
«Si, fratello, si. E cosa mi avresti portato di così prezioso da quei luoghi?» Mutt, uno al seguito di Owen, si spostò, e Seth lo seguì per un istante con lo sguardo. Voleva andarsene da quella nave, non voleva rischiare un attacco a sorpresa di suo fratello.
«Ti ricordi di quanto mi parlavi di quella bambina sirena che avresti visto, quella con gli occhi color del mare, e i capelli d’ oro?» La ciurma rise del suo tono ironico. «Bene. Abbiamo trovato una ragazzina parecchio simile su una spiaggia, pensavamo che volessi dare un occhiata
Seth esitò. «Un occhiata, ma non è detto che la compri.»
«Portala su, Giradadi.» disse Owen. Poi aggiunse «E tu fratellino, cos’ hai fatto in questo periodo? A parte dormire e mangiare.»
«Ho provveduto a redimere tutte le prostitute che stavano dalla tua parte.»
Owen strinse i pugni, e nei suoi occhi piccoli e neri passò la furia. «Ti sei dato da fare.»
«Già. E non si sono neanche volute far pagare. Soprattutto Scarlett e Roxanne.» Seth si divertiva da morire a toccare tutti i punti deboli di suo fratello. «E poi abbiamo anche convinto un paio di briganti a darci qualcosa, sai com’è, tanto per tenerci in allenamento.»
La sua ciurma rise. E ormai la tensione era palpabile nell’ aria.
Giradadi tornò su trascinandosi dietro un esile figura vestita solo di una camicia. Prima ancora che questa alzasse la testa, Seth aveva già deciso che l’ avrebbe comprata e che se la sarebbe anche sposata.
Sollevò leggermente il volto, e i capelli le ricaddero sul viso, mostrando degli occhi più azzurri di tutti i mari che Seth avesse mai visto.
Sentì la mascella disarticolarsi, e dietro di lui tutta la ciurma che si agitava, divertita.
«Però.» fu l’ unico commento che riuscì a fare.
«Vero? Non è una bellezza?»
Seth si riscosse, e si concentrò di nuovo sugli affari. Avrebbe pensato dopo agli occhioni di quella ragazza. «Aspetta un attimo. Non la voglio una ragazza che è già passata per le tue mani.»
«Non è passata per le mie mani, Seth. Quella ragazza morde, ed è il suo unico difetto.»
«Ci credo che morde. Avrà preso paura vedendo la tua faccia.» brontolò Seth, neanche troppo piano. «A quanto me la venderesti?»
«Voglio il tuo sacchetto di rubini.»
«Tienitela.»
Owen si affrettò a ricontrattare. «No, ok. Facciamo cinquanta dobloni?»
«Te ne do venti di dobloni.»
«Trenta?»
«Venticinque.»
«Andata.»
Seth lanciò un sacchetto di monete a suo fratello, e Giradadi spinse la ragazza dritta fra le braccia di Carbonella, che lì per lì sembrò sul punto di svenire.
«A contrattare fai proprio schifo, lo sai? Andiamo.» disse Seth, e si allontanarono attraverso la passerella. Ma la ragazza rimase indietro. Anzi, rimase perfettamente ferma al suo posto.
«Capitano, rivoglio il mio medaglione.» disse, con voce dolce, bellissima…e affilata come una lama.
«Il tuo medaglione adesso è mio, lo vado a vendere al Porto delle Lanterne.»
Lei sollevò la testa, mostrando un brutto livido sotto un occhio che prima i capelli nascondevano.
«Per fortuna che non l’ avevi toccata.» disse Seth, punto sul vivo.
«Io non l’ ho toccata. C’ha pensato Mutt.» fu la risposta di Owen. «E quel medaglione adesso è mio.» Lo tirò fuori da sotto la maglietta, e se lo rigirò tra le mani. Poi lo lasciò ricadere sul petto.
«No.» disse la ragazza. Adesso si stava arrabbiando sul serio. Seth notò che la sua non era la rabbia delle altre ragazze. Le ragazze normali non facevano paura, sembravano micetti infuriati che sanno solo miagolare, troppo deboli per essere un valido motivo di preoccupazione. Invece lei sembrava davvero pericolosa. Minacciosa, anzi.
«Quel medaglione è mio, mi appartiene.»
I mercenari si misero a ridere. E rise anche Owen, dicendo «E se te rubassi?»
Veloce come lo scatto di un serpente, la ragazza tirò un calcio a Owen dritto in faccia, facendolo cadere per terra. «Allora vuol dire che sei stupido.»
«Hey! Fermi, tutti e due!» urlò Seth. Meglio fermarli, prima che la sua merce si facesse del male da sola. «Fratello, visto che mi hai mentito e la ragazza è stata picchiata, dammi quel medaglione e pareggiamo i conti.»
«Altrimenti?!» sputò lui, rialzandosi.
«Altrimenti dico alla mia ciurma di fare fuoco e la tua nave cola a picco, i cannoni sono già tutti pronti.»
Calò il silenzio.
Owen buttò il medaglione in faccia alla ragazza. «Tieni, puttana. E andatevene via!»
Indietreggiando, Seth e gli altri tornarono alla loro nave, e si affrettarono ad allontanarsi.
La ragazza, che si era rannicchiata in un angolo, si rimise il medaglione intorno al collo. Appena furono abbastanza lontani, Seth la afferrò per le spalle, dimenticandosi per un attimo il fatto che buona metà del suo cervello stava pensando alla ragazza senza la camicia.
«Ti rendi conto vero che mio fratello adesso sarà furioso, e che starà meditando vendetta, vero?! Mi hai cacciato in un mare di guai per una stupida collana!»
Lei lo osservò, ma in modo strano. Come se lo stesse trapassando con lo sguardo.
Seth inspirò lentamente, cercando di calmarsi. «Di al nostro mozzo di darti uno straccio e  dell’ acqua, comincia pulendo la nave.»
E la lasciò cedere per terra.
«Hey.» chiamò lei. La sua voce tremolante costrinse Seth a voltarsi per vedere cosa voleva. Lei sembrava in imbarazzo. «Non è che avete qualche straccio che mi posso mettere addosso?»
Seth rimase un attimo impalato. Poi valutò in fretta il morale della ciurma, e l’ effetto che quelle gambe potevano fare. «Mah, per ora puoi stare anche senza.» Lanciò un tacito sguardo a Carbonella, e lui fece cenno di aver capito. Doveva tenere d’ occhio la ragazza, in modo che non creasse problemi.
«Ciurma, dirigiamoci verso le Isole Teschio, stiamo finendo il cibo, e i briganti ne hanno parecchio!» urlò poi, in modo da farsi sentire da tutto l’ equipaggio.
«Hey, tu, puttana, tieni lo straccio.» Alla ragazza arrivò addosso uno straccio lurido, e poi qualcuno appoggiò in malo modo un secchio pieno d’ acqua vicino a lei. La ragazza alzò lo sguardo, su un uomo di circa trent’anni, con un espressione infuriata. «Muoviti! Non abbiamo tutto il giorno. Comincia a pulire il sopracoperta, poi passiamo al sotto.»
Lei non disse nulla, e ubbidì.
 
«Capitano, lo ammetta, quella ragazza comincia a piacervi. Sono tre giorni che non parla e non si lamenta, e ha già pulito tutta la nave.»
«Ha comunque fatto infuriare mio fratello.»
Carbonella sospirò. Quando Seth Young pianta il muso, non si può far altro che aspettare che si calmi.
 
La ragazza alzò la testa, guardando il Capitano. Questo era appollaiato in cima all’ albero maestro, come un pappagallo, e stava guardando i nuvoloni neri che giravano intorno alla nave da due giorni, ormai. Poi abbassò lo sguardo, e gli occhi dei due si incontrarono.
Rimasero a fissarsi un paio di secondi, poi la ragazza tornò a strofinare il sopracoperta. Era incredibile come il mozzo (chiamato da tutti “Miss”) non fosse mai contento. Dopo aver pulito tutta la nave da cima a fondo, aveva dovuto ricominciare da capo perché nel frattempo si era sporcata di nuovo. E quello doveva essere il suo lavoro a pensarci bene. Suo e di Ian. Ma almeno Ian le dava una mano. Miss invece ultimamente non faceva altro che abbaiare ordini e starsene a poltrire.
 La ragazza si asciugò il sudore che le colava sulla fronte. Doveva riposarsi, o sarebbe collassata sotto il sole accecante. Tutti quanti si erano trovati un posticino all’ ombra e bevevano oziosamente rum. Avevano un bel vento in poppa che portava avanti la nave senza che nessuno toccasse una corda.
«Ti senti bene?» domandò Ian, di fronte a lei.
«Si.»
Continuarono a lavorare. Nessuno dei due voleva fare conversazione con l’ altro. Ian perché non sapeva cosa dire a quella bellissima ragazza mezza svestita, e la ragazza perché cominciava a sentirsi davvero male.
Si sentì un tonfo li vicino, quando Seth Young si lasciò scivolare giù da una corda, toccando lo scafo in punta di piedi. «Hey tu.»
Sia Ian che la ragazza si voltarono.
«Non tu Ian, tu continua lavorare. Tu, …hem…come hai detto di chiamarti?»
La ragazza rimase un attimo immobile. «…Lily…»
La capitano la guardò con un sopracciglio alzato. Era chiaro a tutti e due che aveva mentito e che si era inventata quel nome sul momento. Ma comunque fosse, scrollò le spalle. Quasi tutti avevano un secondo nome a bordo. «Lascia il tuo posto a Miss e vieni con me.»
«Non so dove sia.»
Ian fece un sorrisetto. «E’ la frase più lunga che ti abbia sentito dire.»
Lei gli scoccò un occhiata, poi tornò a rivolgersi al capitano. «Lo vado a cercare.»
Si alzò troppo velocemente, e barcollò. Poi si rimise in piedi, con la testa che girava, e scese sottocoperta, dove Miss stava beatamente dormendo sulla sua amaca.
Lily lo scrollò, e questo si svegliò di colpo. Appena la vide cominciò a urlare bestemmie. L’ unica cosa che Lily afferrò di tutto quel discorso fu che non doveva svegliarlo e che non doveva rompere.
«Il Capitano ha detto che devi salire sopra coperta e aiutare Ian, mentre lui parla con me.»
«Non me ne frega nulla cosa vuole il Capitano. Può parlarti mentre lavori.» e si girò dall’ altra parte.
«E se non potessi?»
Lily sussultò, e Miss cadde dalla branda.
Il Capitano storse il naso. «Stupido mozzo, va su a fare il tuo lavoro. E Lily, vieni con me.»
Lily lo seguì, silenziosa.
La fece entrare nella cabina. La luce entrava dalle tre grandi finestre, che guardavano dalla poppa della nave verso la scia di spuma bianca che questa lasciava al suo passaggio. L’ orizzonte era piatto e liscio, il cielo azzurro. Il temporale si era spostato verso ovest.
«Tieni.» Il capitano le lanciò un paio di pantaloni e una bandana. «Considerali un prestito.»
Lily si mise le braghe subito, e poi cercò di mettersi la bandana marrone in testa.
«E poi dobbiamo parlare.»
Lily si immobilizzò. «Di cosa?»
«Cominciamo con i due pugnali che tieni nascosti sotto la maglia e finiamo con il modo in cui mio fratello è riuscito a catturarti, e dove soprattutto.»
Lily divenne rossa, ma non parlò. Infilò la mano sotto la camicia e tirò fuori i due piccoli pugnali sottili che teneva legati alle costole con delle bende. Erano pugnali senza fodero, con lame pulite e impugnature intarsiate in madreperla. «Posso tenerli?»
Seth Young allungò una mano. «No.»
Lei li consegnò, un po’ amareggiata.
Seth li mise dentro un baule contenete armi di tutti i tipi, e poi lo chiuse a chiave. La chiave la agganciò ad un portachiavi che teneva appeso alla cintura, mezzo nascosto dalla camicia.
Lily si permise di osservare meglio com’era vestito. In effetti a parte il cappello tricorno e la giacca che indossava quando scendeva la sera, non esageratamente consunta, non c’era nulla che lo distinguesse da uno qualsiasi dell’ equipaggio. Portava gli stivali alti, i pantaloni marroni, un paio di cinture dalle quali pendevano sempre quattro pistole già cariche.
Lily ricordava suo fratello Owen, e lui aveva cercato in tutti i modi di vestirsi in modo elegante e costoso, così da distinguersi dai mercenari ai suoi ordini. Non che lo avesse osservato molto bene, aveva altro a cui pensare, ma ricordava i ricami in filo d’oro sui risvolti della giacca, il capello nuovo e gli stivali in pelle lavorati.
«Siediti.» disse Seth, indicandole una sedia. Lei si affrettò a sedersi, perché la testa aveva ricominciato a girarle e sentiva le vene sulle tempie pulsare. Per fortuna nella cabina del capitano faceva più fresco. Lui invece si accasciò nella sedia dietro la scrivania. Le lanciò un occhiata penetrante. «Stai proprio da schifo.»
Lei strinse le labbra. «Ho avuto una settimana stancante.»
«E non hai intenzione di raccontarmi cos’è successo.»
«E’ una storia lunga.»
Seth si passò una mano sulla faccia. «Quando voi femmine dite “è una storia lunga” di solito intendete “scordatelo che te la racconto”.»
Lily fece un sorrisetto. «Esattamente.»
«Lily, è un ordine.»
Lily rimase ferma, e intrecciò le mani in grembo. Si era improvvisamente resa conto di come avesse fatto Seth Young a diventare capitano di una delle navi migliori del mondo. Aveva un tono di voce, quando ordinava qualcosa, che faceva venire i brividi dietro la schiena, e la risposta alla sua domanda saliva automaticamente alle labbra.
«Me ne stavo su una spiaggia a farmi gli affari miei e Mutt mi è piombato addosso. Mi hanno caricata sulla nave insieme all’ acqua e sono partiti. Tutto qui.»
«Su una spiaggia degli arcipelaghi proibiti? Non hai proprio l’ aspetto di una cannibale.»
Lily sollevò lo sguardo, e corrugò le sopracciglia. «Ma non siamo mai arrivati agli arcipelaghi proibiti. Owen Shark ha appena sfiorato le coste dell’ Isola di Mezzo – il tempo di fare rifornimento d’ acqua - e siamo tornati indietro. E’ li che stavo io.»
Gli arcipelaghi proibiti erano famosi perché erano circondati quasi completamente da una catena di scogli a pelo d’ acqua. C’erano pochissimi passaggi dove una nave potesse passare, ma per un brigantino come quello di Shark, lento e pesante, arrivare fino agli arcipelaghi proibiti era impossibile. In mezzo alla catena di questi scogli si ergeva un isola vera e propria abitata da un paio di piccoli villaggi di pescatori.
Seth Young scoppiò a ridere, spaventando Lily. «E mio fratello che mi prendeva in giro perché non ero mai arrivato agli arcipelaghi! Ahah…la prossima volta che arriviamo al Porto delle Lanterne lo dico a tutti i pirati che mi capitano a tiro…ahah…»
Lily lo osservò, mentre rideva di gusto.
«Ok, ok…adesso vai da Miss e…anzi no. Cerca Sbobba, digli che ti mando io. Meglio farti stare in cucina che sotto il sole, non vorrei mai che morissi. Sarebbero soldi sprecati per nulla. Beh, che ci fai ancora qui? Vai!»
Lily fece per uscire dalla cabina, ma poi notò il violino in un angolo. Rallentò un attimo per osservarlo. Ma il Capitano Young evidentemente voleva essere lasciato in pace, perché la prese per le spalle e la cacciò fuori. Sogghignò, guardandola, mentre richiudeva la porta.
Miss afferrò Lily per la spalla, sbattendola a terra. «Bene, adesso continua a pulire.»
«No.» rispose lei. «Il capitano vuole che do una mano a Sbobba a preparare la cena.» Si rialzò, spolverandosi i vestiti. «Dove posso trovarlo?»
«E’ di sotto, ragazza.» disse Carbonella, che si trovava nel piano sopra la cabina del capitano. «Ma non siamo nemmeno a metà pomeriggio, è presto per la zuppa.»
Lily si strinse nelle spalle. «Vado comunque a chiedere se ha bisogno di qualcosa da me. Altrimenti torno su e vi do una mano. Ma il Capitano ha detto che non posso più fare i lavori da mozzo, perché se mi indebolissi sarebbero…hem, soldi sprecati.»
Carbonella annuì. «Allora và, non stare tra i piedi, occupi spazio.»
Lily si affrettò ad attraversare la nave, e a scendere per le scale che davano alla cucina e alle stanze assegnate alle scorte di acqua e di cibo.
Era buio lì, e anche un po’ sporco. L’ odore era un misto di animale, carne secca, salsedine, muffa e qualcosa di andato a male. Vide l’ enorme sagoma di Sbobba, che era più o meno cinque volte lei. Due di altezza e tre di larghezza. Anzi, forse anche quattro. Indossava una camicia sudicia con macchie di liquidi non meglio identificati, e dei pantaloni sotto il ginocchio altrettanto luridi.
«Hem…scusate. Il capitano mi ha mandata qui per chiedervi se avete bisogno di una mano.»
Lui sollevò lo sguardo, e la fissò. Aveva due occhietti piccolini e penetranti.
«Prenditi uno sgabello, pulce, e comincia a pelare queste patate.» disse.
Lily si guardò intorno, cercando uno sgabello, e appena trovato lo prese e lo trascinò vicino al sacco delle patate. Sbobba le passò un coltello, senza dire una parola.
Lily cominciò a sbucciare silenziosa, ma quelle patate erano ammuffite, e lo fece notare a Sbobba.
«Beh, tanto poi gliele diamo da mangiare nel brodo, quindi non se ne accorgono.»
A Lily vennero in mente le zuppe che aveva mangiato a bordo fino a quel giorno, e le venne voglia di vomitare nel secchio delle bucce.
«SBOBBA!!» si sentì improvvisamente urlare di sopra. «VIENI SU CHE IL CAPITANO YOUNG TI VUOLE PARLARE!!»
Appena fu uscito, Lily riprese un mano tutte le patate che aveva pelato fino a quel momento e tranciò le parti ammuffite. Lo considerò un favore che faceva a sé stessa. Ma appena Sbobba tornò dovette ricominciare a spellare le patate senza togliere la muffa.
«Il capitano mi ha chiesto cosa ti stavo facendo fare.»
«Credo che il capitano mi stia tenendo d’occhio. Ho fatto qualcosa di sbagliato?»
«Hai fatto infuriare suo fratello.» rispose lui. Ma poi le lanciò un occhiata. «Ma continua a fare la brava, a stare attenta a quello che dici e a ubbidire. Vedrai che gli passerà. La rabbia di Seth Young non dura mai molto. O se dura, allora stai certo che morirai di morte violenta.»
Lily esitò un po’. «Grazie.»
Inaspettatamente Sbobba sussultò. «Ehm…mhf…di cosa?»
«Di avermi dato questo consiglio.» Finì di sbucciare il tubero che aveva in mano. «Hem…secondo te il Capitano mi venderà a qualcuno?»
«Dipende. Se riesci a convincerlo che sei utile, e non solo una bocca in più da sfamare, allora potrebbe anche tenerti qui a bordo. Ma a Sputasangue e Carbonella non vai a genio, perché sono superstiziosi, e una ragazza a bordo si dice porti sfortuna. E poi da quanto ho visto a Miss non stai simpatica.»
«Già. Ma non so perché, non ho mai fatto nulla per farlo infuriare.»
«Miss ce l’ ha con il mondo intero. Seth un paio di anni fa ha perso una scommessa con il padre di quello sgorbio, e lui gli ha fatto giurare che il suo figliolo sarebbe salito a bordo della sua nave. Seth non è crudele come dice la sua fama, e quindi quel tizio è entrato a far parte dell’ equipaggio. Avrebbe potuto buttarlo in mare, nessuno avrebbe obbiettato.»
«…è una bocca in più da sfamare no?»
Sbobba sorrise. «Hai capito il concetto. Ma finché è buono come mozzo nessuno lo caccerà.»
«Ian invece?»
Sbobba non rispose subito. Prima le lanciò una lunga occhiata, che Lily cercò di reggere. «La curiosità di voi donne a volte è disarmante.»
Lily si strinse nelle spalle. «E’ da un po’ che qualcuno non parla con me. Mia papà diceva sempre che era il mio peggior punto debole. La curiosità, intendo»
Sbobba fece un altro dei suoi sorrisi, mostrando i denti marci. «Mia mamma diceva lo stesso di me.» ammise.
Lily lo guardò a bocca aperta e poi scoppiò a ridere. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: CaTCheshirE