Sono in studio. Gli occhiali da sole sul viso, e un gran mal di testa. Sento Evan blaterare qualcosa, e Antonio urlare. Mi accascio sul tavolino della camera insonorizzata dove stanno tentando di farmi fare le prove, ignorandoli beatamente, per le mie fitte alla testa, o semplicemente per la mia reale poca voglia starli a ascoltare. E’ troppo. Forse è ancora troppo presto. Mi alzo dalla sedia, e barcollando esco dallo studio. Mi scrollo di dosso il Bodyguard, con la minaccia di denunciarlo, ed Evan che cerca di farmi ragionare, per l’ennesima volta, dopo l’ennesima sbronza. Sono consapevole che questa cosa va avanti da troppo tempo. Ma è l’unico modo che conosco per reggere, ormai. “Avril la festaiola, Avril la pazza.” Si, questa sono io. Per loro. Non vedrò mai sui giornali la scritta “Avril Lavigne, devastata dopo la separazione dal marito.” Ma in fondo la colpa è mia, che mi sono costruita l’immagine della menefreghista. Chi conosce le mie canzoni, però, sa che in realtà, menefreghista non lo sono per niente. Essere se stessi vuol dire essere dei menefreghisti? Non credo proprio . Salgo in macchina, e cerco le chiavi nella borsa...per poi accorgermi che la borsa non ce l’ho. -Cercavi queste?- Alzo lo sguardo dal sedile vuoto del mio fuoristrada, e lo rivolgo ad Evan, che sventola le chiavi davanti al mio viso. -Spostati, guido io.- Mi dice, sospirando. Mi è sempre stato vicino, ma ora mi sembra di capire che tutto questo sta iniziando ad essere oltre il limite di sopportazione persino per lui. Mi trascino sul sedile del passeggero, e, cullata dalla macchina in movimento, mi addormento.