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Autore: Eloise_Hawkins    20/04/2012    3 recensioni
Alice trovava sempre il modo di tornare a casa.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A way back home

Fiori freschi, occhi di vento e Asia

 
 
Alice trovava sempre il modo di tornare a casa.
La prima volta che si perse aveva tre anni, e a quell’età si presuppone che i bambini non abbiano il benché minimo senso dell’orientamento; invece lei aveva trovato la strada che dalla grande quercia del giardino portava dritto alla cucina – forse guidata dal profumo della crostata ai mirtilli che sua nonna aveva cucinato.
 

***
 

I suoi grandi occhi scuri erano porte per un mondo che a molti era precluso da sempre.
Sua madre spesso le faceva il bagno, osservandola sorridere e schizzare acqua dappertutto, mentre giocava con la schiuma, soffiandoci sopra. Poi, quando era pulita, indossava il suo vestito più grazioso, prendeva per mano la nonna e andava in giardino. Insieme a lei raccoglieva i fiori più belli. Lo faceva anche quando sua nonna partiva per i suoi lunghi viaggi; solo che in quei momenti c’era una luce irrequieta nel suo sguardo. Quando sua nonna non c’era, Alice sembrava svuotata, e stava per ore ad osservare il vento.
«Come si osserva il vento?»Le aveva chiesto una volta sua madre.
Alice era tornata a casa, perché un modo per tornare a casa lo trovava sempre.

 

***

 
«Mammina, quanto torna la nonna?»
Alice era una bambina dagli occhi voraci e i sorrisi enigmatici e appena accennati. In fondo alle iridi scure, c’era sempre quella luce che aveva il sapore delle favole antiche che sua nonna le raccontava prima di andare a dormire. I suoi sguardi profumavano di canyon profondi e inarrivabili. Sua madre lo capì quando sentì quella domanda stringerle il cuore.
«A lei piace trovare i fiori freschi, quanto torna da Roma. Perciò devo sapere quando torna, così posso raccoglierli». Alice l’aveva guardata con i suoi occhi, e lei non era riuscita a dirle la verità.
I fiori erano appassiti ma nonna Maria non li aveva mai visti.
 

***

 

Erano stati anni vuoti, in cui l’irrequietezza di quella bambina non era stata stemperata dalle favole di nonna Maria. Lei sfogliava i libri di fiabe, ma non riusciva più a sentirne la voce, e questo aveva scavato dentro di lei qualcosa che sua madre non aveva saputo definire. L’aveva visto nei suoi occhi, ma non aveva saputo dargli un nome.
Stava ore in giardino, immobile, seduta con la schiena irrigidita, a guardare il cielo. Poi tornava in cucina, ma non c’era più l’odore di crostata di mirtilli, e per quanto lei si fosse sforzata di imitare la bontà della pasta frolla di sua nonna, l’unica cosa che era riuscita a fare era stata sporcarsi le mani di viola.
Un giorno Alice non era tornata a casa da scuola, ma Daniela non si era preoccupata più di tanto, perché sapeva che lei trovava sempre il modo di tornare a casa.

 

***

 
Alice non aveva amiche, perché era una che sognava troppo, e viveva con la testa tra le nuvole tanto che la sua sfrenata fantasia le aveva strappato ogni coetanea. Sotto la frustante pioggia di Novembre, Daniela le aveva chiesto perché non portasse a casa qualche sua compagna di scuola; lei aveva risposto che con loro non era divertente osservare il vento. In quel momento sua madre aveva visto negli occhi il suo futuro – sabbie dorate e sole che brucia la pelle – ma non disse mai nulla. Le chiese se avrebbe potuto osservare il vento con lei. Alice aveva sorriso, ed era stato come tornare a casa.
 

***

 

Alice trovava sempre il modo di tornare a casa. Anche quando era tanto ubriaca da non reggersi in piedi. Della bambina che era stata, quella notte di Aprile in cui vomitò tutta la sua angoscia sul pavimento dell’ingresso, era rimasto solo quello sguardo, e la piega della bocca di pesco. Ma quei sorrisi ingenui erano diventate le smorfie di una donna cresciuta troppo in fretta, e il suo disincanto era visibile anche nelle parole sboccate che giornalmente rivolgeva alla madre. La rabbia dell’adolescenza, però, non era riuscita a stemperare la dolcezza dei suoi occhi scuri.

 

***

 
Se ne andò una sera di Maggio, con gli occhi brillanti d’amore e le labbra increspate in quel sorriso con cui a sua madre piaceva ricordarla. Non aveva trovato mai la pace che la avvolgeva quando la voce di sua nonna la cullava, ma un’eco di quella serenità la si poteva intravedere nel suo sguardo. «Mi sono innamorata»aveva detto con la sua voce melodica, e, da qualche parte nella sua anima, le storie di nonna Maria erano ritornate a galla e avevano accordato il timbro di modo che le sue parole risultassero impregnate della magia delle fiabe.

 
***

 

Era tornata ad Ottobre, senza dire una parola. Quando Daniela aveva sentito il campanello suonare, aveva pensato che la vicina avesse finito lo zucchero; invece si era trovata davanti sua figlia – ma quella non era davvero Alice.
Le aveva lavato la schiena come faceva quando era bambina, solo che ora lei la vasca la riempiva tutta e non giocava più con la schiuma. Quando sua madre le posò un bacio delicato sulla spalla, lei disse: «La mia pelle è amara».
«Il tuo sguardo è amaro. La tua pelle sa di te, è un buon sapore»aveva risposto Daniela, senza riuscire a ricordare cosa fosse quella nota di dolore in fondo alla sua voce.
«Sono incinta»

 

***


Alice aveva recuperato la sua straordinaria forza, e ora i suoi occhi erano nuovamente tunnel di cui non si vedeva il fondo, pozzi in cui perdersi che però avevano dentro di sé la forza di una tempesta in pieno inverno - «Anche se lui mi ha lasciato in estate»diceva lei.
La chiamò Asia, come quella terra in cui aveva perso il suo grande amore. Daniela non capì mai il masochismo di quella scelta, ma Alice aveva una profondità tutta sua, e voleva solo ricordare a se stessa di quanto fossero profonde le cicatrici di un amore. E di quanto amore lasciassero dietro di sé.
 

***

 

Un giorno sparì lasciando solo un biglietto: Al mio ritorno voglio dei fiori freschi.
Daniela sapeva che sua figlia non avrebbe potuto resistere a lungo al richiamo di una terra che lei chiamava ogni giorno, e che le restituiva il suo stesso sguardo da dentro la culla. Ma sperava di poterglieli far trovare davvero, quei fiori freschi.
Quel giorno Daniela imparò ad osservare il vento.
 

***

 
Chiamò un giorno chiedendo a sua madre cosa volesse come regalo da quel viaggio. Lei rispose che voleva un pezzetto dell’Asia.
Quattro mesi dopo, quando diedero la notizia della sua morte, tutti dissero che non tornò mai a casa. Ma Daniela sapeva che la verità era ben diversa. Lo aveva scoperto una mattina di Febbraio, ventosa e fredda: nella buca delle lettera era stata infilata una busta ingiallita e sottile. Dentro c’era una foto di Asia, neonata sorridente dagli enormi occhi color cielo, profondi almeno quanto quelli di sua madre, ma molto più dolci e meno inquieti.
Alice trovava sempre il modo di tornare a casa.








Nota dell'autrice:
In inglese, la parola way ha una doppia accezione: significa sia via che modo. Il titolo ha perciò un significato evocativo e duplice, e può essere inteso con entrambi i significati..
   
 
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