La nave salpò.
Il boato della sirena squarciò il silenzio spettrale che aleggiava a prua. Un tetto di piccole stelle bianche attaccate al velo blu scuro della notte si immergevano all'orizzonte nel mare. Erano un'unica cosa.
Mare, cielo, stelle, mare.
Lei, candida come la neve. Fluenti fiamme di fuoco le scendevano sulle spalle, le curve morbide avvolte da un leggero vestito bianco di seta. In trasparenza la pelle rosea e fresca, ne si poteva avvertire il profumo inebriante. Lo sguardo fisso al mare. Quasi la danza delle onde l'avesse stregata. Lei che se ne stava li, marmorea nella sua bellezza, illuminata da un trafiletto di luce proveniente da un piccolo lampione. La rossa chioma fu scostata lievemente da un soffio di vento, come se anche esso volesse assaporarne la pelle, lasciando scoperto il collo esile. Lei continuava a stare ferma, canto di sirena che attirò i marinai nell'abisso della morte, ora tu col tuo essere statua di bellezza mi attiri a te. Lo sguardo si spostò per un secondo dalle onde del mare alla figura che le si stava avvicinando. Occhi d'ambra, nettare divino; labbra rosse, bramanti di vita eterna chiunque ne avesse sentito il sapore. Di fronte a te, sfiorai leggermente la tua pelle: seta. Non feci di più che sfiorarti per paura di sporcare quel bianco puro. Ma mai fuoco ardé così vivo in me e mai le mani cercarono così ferocemente di stringerti cercando il punto del piacere , nascosto nella tua intimità. La seta scivolò nelle onde. Il mare cullerà i nostri gemiti. Quelle stelle canteranno in eterno dell'amore, della notte che scivolò come il bianco vestito. Mai sporcai quel bianco, mai infettai la sua purezza. E fu amore e fu passione e fummo noi.
Lei era li. A prua della nave. Immobile nella sua bellezza marmorea...
Mare, cielo, stelle, mare.
Malinconico ricordo.
Te, mare, stelle, mare... mare... mare... te...