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Autore: Riza_21    21/04/2012    2 recensioni
Secondo episodio della seconda stagione.
Sherlock ha qualche problema a fare chiarezza con i propri sentimenti e a comunicarli a John.
Sherlock/John.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNICO



Ti amo.
 
Due parole così semplici, eppure così difficili da pronunciare per lui.
 Lui che non aveva peli sulla lingua, che esponeva anche nei momenti meno opportuni le sue deduzioni, lui che superava qualsiasi ostacolo irrazionale per raggiungere la più infallibile verità senza mai tener conto di nessuna emozione.
 
Eppure ora era bloccato, bloccato dagli stessi sentimenti che aveva cercato di tenere lontani per una vita, e che ora sembravano venir fuori tutti insieme, ingestibili.
 
E per la prima volta nella sua vita aveva fallito.
Probabilmente avrebbe voluto che la conversazione andasse esattamente come la sua mente aveva abilmente previsto, ma il suo corpo non era stato capace di eseguire. Specialmente la sua bocca.
 
E così piano piano si era alterato, aveva perso quel senno su cui aveva sempre fatto tanto affidamento. E ora voleva solamente stare solo e riflettere.
 
<< Io non ho amici. >> Ecco quelle incaute parole che aveva pronunciato, con speranze assolutamente diverse da quelle ottenute.
 
“Deve essere la sindrome di Asperger.” Pensò. “Quella che nomina così spesso John.”
 
John.
John, il solo che riesce a stare sietro alle sue avventure, che lo adora così tanto da avergli dedicato un blog, che accetta di giocare a cluedo con lui, che va a fare la spesa, che gli lascia usare il suo pc…
 
Quel John che lui si porta dietro in ogni caso pur di averlo vicino a sé, quel John di cui ama riuscire a indovinare ogni singola azione della sua giornata appena trascorsa solo guardandogli la manica del cappotto, quel John di cui odia talmente tanto le fidanzate da farle innervosire per allontanarle, quel John che è il suo unico…
 
****
 
<< Quando ti dissi che non avevo amici, avevo ragione .>> Disse il giorno dopo al Dottor Watson. << E tu non sei mio amico, sei il mio unco amico! >>
 
Un gran passo avanti per un che ha cercato di estraniarsi da ogni tipo di sentimento umano per tutta la sua esistenza.
 
Passò il giorno a fargli piccoli favori, nella speranza di riuscire a riconquistare la sua amicizia, gli infilò il cappotto, gli preparò il caffè, gli prestò la carta di credito…
 
Ma Watson sembrava ancora molto turabato dalle parole della sera prima…
 
Così risolsero il caso senza scambiarsi pressochè alcuna parola al di fuori di quelle necessarie…
 
****
 
Arrivati al 2221B di Baker street li aspettava un thè caldo preparato dalla signora Hudson, così si ritrovarono seduti nella poltrona uno di fronte all’altro.
 
John era visibilmente a disagio. Gli tremavano le mani, guardava spesso l’orologio, e continuava a distogliere gli occhi dallo sguardo fisso di Sherlock.
 
A un tratto Sherlock posò la tazza e si alzò in piedi, stette un attimo in silenzio pensando che forse John poteva essere la persona giusta con cui provare a capire meglio quei sentimenti così estranei per lui.
 
Watson lo fissava.
Sherlock si chiese cosa stesse realmente cercando di fare lì in piedi nel mezzo della stanza e si rimise seduto, nella sua solita posa.
 
<< Sherlock. >> Pronunciò flebile Watson.
 
<< John. >> rispose l’altro.
 
Ci fu una pausa di silenzio che sembrò interminabile.
 
Poi John parlò:  << Mi dispiace per aver parlato così poco con te ultimamente. >>
 
Sherlock rimase colpito da queste parole.
 
<< Sai, sono rimasto deluso la prima volta che hai detto di non avere amici. >> Proseguì il dottore. << Ma eri sotto shock, lo capisco. >>
 
<< Non mi sembrava di avere indosso nessuna stupida coperta arancione da ambulanza però! >> affermò Sherlock sperando che questo potesse rompere quel sottile strato di ghiaccio che si era formato tra di loro.
 
John lo guardò con una delle sue solite faccie stupite, poi scoppiò in una risata che contagiò anche il detective.
 
<< Te lo ricordi ancora? Il nostro primo caso, uno studio in rosa. E ti salvai la vita. È partito tutto da lì! >>
 
<< Tutto cosa? >> Chiese Sherlock curioso.
 
<< La nostra collaborazione, la nostra amicizia, il fatto che tu mi freghi i vestiti, e continui a parlare con me anche dopo che sono uscito di casa! >>
 
Sherlock bevve l’ultimo sorsodi thè, riusciva quasi a sentirsi a suo agio se John gli parlava.
 
<< Continua. >> Disse. << Parla ancora della nostra relazione. >>
 
<< Relazione? >> Chiese confuso John. << Credevo che tu non avessi nessun tipo di relazione con nessun essere umano! Potrebbe comprometterti la carriera! >> Disse il dottore sorridente.
 
<< Lo sai che non è vero. >> Controbattè Sherlock.
 
Poi si alzò di nuovo, fece un passo verso John, poi quasi pentito se ne andò lasciandolo da solo.
 
<< Credo che andrò a letto. >> Disse.
 
Sherlock passò davanti a camera sua, ma continuò e aprì la porta della camera del suo amico.
La trovò fresca, in ordine, pulita, tutto il contrario della sua, con fogli sparsi dappertutto, lenzuola vecchie e una tavola periodica appesa al muro.
 
Si tolse le scarpe e si sedette al bordo del letto, con il viso tra le mani.
 
Dopo qualche minuto arrivò John, che sorpreso di trovarlo lì, gli chiese: << Sherlock, stai bene? >>
 
<< Ho bisogno di parlarti. >> Disse alzandosi in piedi.
 
<< Dimmi pure. >> Rispose pacato John.
 
<< Sai quando ho detto che sei il mio unico amico? Bhè, non volevo dire proprio questo… >> Il viso di John si oscurò improvvisamente, il che rese Sherlock ancora più nervoso.
 
<< Sarebbe più corretto dire che sei l’unica persona… >> Prese un bel respiro.
 
<< L’unica persona che conti per me, che voglio proteggere, che voglio avere sempre al mio fianco, e che voglio stupire ogni giorno! >> Disse risiedendodi sul letto.
 
Sherlock aveva detto tutto questo così velocemente che quasi John non era riuscito a comprendere tutte le parole. Ma aveva ben capito quanta fatica avesse fatto il suo amico per pronunciarle.
 
Così si avvicnò, guardandolo fisso in quei bei occhi verdi, e gli prese la mano.
 
<< Di solito le persone normali dicono “ti amo”. >> Precisò malizioso John. << Ma suppongo di potermi accontentare. >> E subito uno di quei bellissimi rari sorrisi comparve sul viso di Sherlock.
 
****
 
Erano stesi sotto le coperte nel letto di Watson, John sul punto di addormentarsi, e Sherlock immerso nei suoi pensieri, su quanto non fosse stata per niente noiosa quella giornata…
 
Spostò la testa alla sua sinistra per vedere un John raggomitolato nelle lenzuola e con gli occhi chiusi. Con un gesto delicato gli prese la mano e la strinse forte tra le sue, poi si sporse all’orecchio di John e sussurrò un “ti amo”, per poi chiudere gli occhi, con le dita del compagno intecciate alle sue.

-Angolo dell'autrice-
Scritto all'una di notte dopo aver visto Il mastino di baskerville. Sono innamortata di questa coppia, e non potevo non scriverci niente! Recensite se vi piace!!! <3

   
 
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