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Autore: _Atlas    21/04/2012    3 recensioni
In tutti i modi si sarebbe aspettato di dipartire, tranne che essere ucciso da Lucifero.
A questo pensava Gabriel, mentre lo sguardo gli si offuscava con lentezza e il dolore pulsante al fianco scemava pian piano.
C’erano ancora un sacco di cose non dette... ma ormai era tardi.
Era tardi anche per rammaricarsi.

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Questo è un mio sfogo personale...
Perciò... enjoy and leave me a comment ^^
[Desclaimer! Scusate gli eventuali errorini, ma non sono riuscita a rileggere. Ancora non posso.]
[non slash]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Gabriel
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Wings, Brothers... and Tears'
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Too Late


In tutti i modi si sarebbe aspettato di dipartire, tranne che essere ucciso da Lucifero.
A questo pensava Gabriel, mentre lo sguardo gli si offuscava con lentezza e il dolore pulsante al fianco scemava pian piano.
C’erano ancora un sacco di cose non dette... ma ormai era tardi.
Era tardi anche per rammaricarsi.
Non riuscì comunque ad evitare di curarsene, mentre percepiva la vita scorrergli via, senza che potesse afferrarla per trattenerla a sé.
Le persone dicono che quando si sta per morire passa davanti agli occhi tutta la vita, o almeno le tappe più importanti.
Balle.
Si riesce a stento a percepire se stessi, mentre si scivola verso un baratro, senza possibilità di fermarsi.
Pensarci fa paura, ma quando lo si vive non si prova assolutamente nulla; nemmeno un senso si impotenza che, a ben pensarci, sarebbe più che legittimo.
Invece no, non è così.
O almeno, questo vale per le morti dovute da violenza esterna...
Forse per coloro che hanno tempo di invecchiare è diverso. Forse loro hanno il tempo materiale per tirare le somme della loro esistenza passata.
Invece le emorragie ti svuotano tutta l’energia vitale, senza permetterti di pensare a qualsiasi cosa.
E, dulcis in fundo, si riesce a percepire la vita che ti abbandona.
E’ una morte meravigliosa ed orribile allo stesso tempo, se possibile.
Davvero l’ultima immagine della sua millenaria esistenza sarebbe stata l’intonaco scrostato del soffitto di quel vecchio edificio?
Gli girava la testa, e probabilmente gli veniva da vomitare, anche se non ne era davvero sicuro.
In quelle situazioni non si può più fare affidamento sui propri sensi; altra piccola fregatura.
Non poteva muoversi e, anche se ci fosse riuscito, era più che convinto che non si sarebbe mosso comunque.
E’ altra credenza comune che ci si senta stanchi, e che si abbia solo voglia di chiudere gli occhi e dormire.
Stronzate.
Lo sai di voler vivere, te ne accorgi.
E resti aggrappato alla vita il più a lungo possibile, nonostante si soffra come anime all’Inferno.
Non si riesce a rinunciare a combattere, per quanto sia doloroso.
Non si percepisce stanchezza; non si percepisce nulla che non sia il fruscio del sangue che ti abbandona, privandoti delle forze.
Sempre di più... Sempre più debole...
Lo sguardo gli si fece liquido.
Era arrivato al punto in cui non riusciva più a distinguere i contorni del mondo che lo circondava.
Straziante.
Quell’unica parola gli rimbombava nel buio della sua mente, a volte più forte, a volte più piano...
Pulsava, come i battiti del cuore che percepiva sul lato destro del collo, e che si facevano sempre più lievi e lontani...
Potevano essere passate ore, minuti, giorni...
Non si riesce a comprendere.
I sensi, la ragione, la vita... tutto, ti abbandona.
E non si può fermare.
Straziante...
 
Per questo l’Arcangelo quasi non si accorse di un delicato battito d’ali e della presenza che si sedette disperata al suo fianco.
Per questo quasi non percepì la mano che si posava sul suo fianco, a stringere quella ferita da cui scivolava via lentamente la sua vita.
Per questo quasi non sentì il braccio che gli circondava le spalle e, sollevandolo delicatamente dal suolo, lo portava ad appoggiarsi ad un petto tiepido e conosciuto, con quel profumo dolce che tanto conosceva bene.
Per questo Gabriel quasi non avvertì delle calde lacrime che gli cadevano sul viso, rigandogli le guance come se fosse lui a versarle.
Quasi...
Solo in quel momento si rese conto di quanto male facesse la vita che lo abbandonava.
Solo ora capì quante cose avrebbe voluto dire.
Così, fissando con lo sguardo nocciola annebbiato dall’ombra della morte gli occhi azzurri e brillanti di lacrime che lo guardavano dall’alto, fece perno sulle ultime forze che gli rimanevano e scelse con accuratezza tre semplici parole.
Non sarebbero mai bastate, e non esprimevano nemmeno un quarto di ciò che avrebbe voluto dire.
Ma ormai era tardi.
“Ti voglio bene.”
Sussurrò Gabriel, mentre lo strazio terminava, facendolo scivolare nel nero e denso nulla.
 
 




 
 
L’Angolo di Zazzy
 

-Si, depressione portami via, lo so...
Quindi vedrò di spiegarvi perché
Come forse alcuni sanno, martedì scorso c’è stato il mio compleanno.
“Che c’entra?” direte voi.
Ecco, per me è tutt’altro che un giorno felice, visto che 4 anni fa (mi sembra ieri...) ho rischiato di morire.
I medici mi hanno salvato la vita all’ultimo istante, ma ho pagato il mio pegno di sangue con un organo.
La milza.
Come forse sapete per quella parte del corpo passa la vena più importante del nostro corpo e, spappolandomela, quel panciuto vaso sanguigno mi inondava l’addome di sangue attraverso ogni battito cardiaco.
Per farvi capire...
Immaginate di avere 4 litri di sangue che vi circolano in corpo.
Ecco, io ne avevo persi 3, di litri.
Vi risparmio ulteriori ricordi/dettagli, poco piacevoli per voi, e anche per me.
Quindi con questa ff ho quasi voluto raccontare... la mia esperienza.
Spero che almeno vi sia piaciuta :’)
Lasciatemi una recensione per dirmi cosa ne pensate e per dirmi se avete idee su qualche ff che potrei inserire in questa raccolta <3
 
Bacioni <3 Zazzy





   
 
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