Disclaimers: I personaggi sono di Takehiko Inoue, io sono
sempre la poveraccia senza un soldo bucato che ero quando ho acceso il pc,
anzi, ci ho pure sacrificato qualche ora di sonno…
Note: a chi non piace la babbu, non la consiglio…o
meglio, le va molto male (essendo io HanaRu forever) però nemmeno la maltratto
come tanti altri. Già c’ha tante sfighe, perché metterci il carico? ^___^
Note 2: io sono di base una scrittrice comica ed
allegra, ma questa one shot (la mia prima fic in assoluto! Che emozione!) fa
parte di una serie abbastanza “seriosa” basata sulle canzoni di un gruppo
spagnolo, La Oreja de Van Gogh ( l’orecchio di Van Gogh). Mi fanno impazzire!
Le canzoni sono meravigliose, e mi impegno fin d’ora a inviare via messenger
gli mp3 a chiunque me li chiederà! Per qualsiasi commento(accio) la mia mail è marty_rm@hotmail.com !
Troverete
che cerco di evitare il più possibile riferimenti temporali al fumetto…che ce
volete fa?non sapevo dove collocarla…
Spero
che vi piaccia e che leggerete anche le altre one shot (sono tutte le canzoni
che non rientravano nel racconto in capitoli)! Un baci8 a tutti!
Marty
Dediche: ah, già, dimenticavo! A Yukari, la felice sposa
del sexy sempai cicatrizzato! Sei fantastica, Roxy, spero ci incontreremo
presto! E poi a Denise, l’autrice della fantasmagorica saga di July (quella che
se non viene terminata in fretta causerà la sua fine tragica, prematura e
DOLOROSA).
Per
concludere, alle ragazze dell’Ysal, che mi hanno fatto conoscere il
meraviglioso mondo delle fanfiction yaoi e shounen ai e
soprattutto….YUKARIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!
E una
dediconissima a Sei-chan, Saya, Nat Anny
e la mia amikissima Sara che si sono occupate delle strepitose
note!!!
Ora
finalmente…(parappappà) la fiction!
Un’
ultima cosina: in corsivo il testo della canzone,tra parentesi la traduzione,
tra gli asterischi i flash back.
Non
parlo più!^^
Rosas
La ragazza sedette sul letto e
guardò fuori dalla finestra.
Il cielo era limpido e azzurro,
e il sole, nonostante il freddo pungente caratteristico della fine
dell’inverno, splendeva coraggioso.
Nonostante tutto, era davvero
dura per lei.
Una lacrima silenziosa e
traditrice le scivolò sulla guancia, quando lo sguardo le cadde sulla foto che
faceva bella mostra di sé sulla sua scrivania.
Raffigurava un bel ragazzone
con un gran sorriso e gli occhi che luccicavano di gioia.
Indossava una canottiera rossa come i suoi strani capelli e teneva fra le
braccia una ragazzina dai lunghi capelli castani che lo guardava con un’aria
tra l’atterrito e il divertito, rispondendo a quel sorriso. Con un po’ di
attenzione, si poteva riconoscere nella ragazzina acqua e sapone della foto, la
ragazza che, seduta sul letto, la stava guardando.
Dico con un po’ d’attenzione
perché era davvero cambiata.
I capelli ora erano corti, poco
curati, le occhiaie le cerchiavano lo sguardo, il viso era emaciato e non aveva
la minima traccia di un sorriso.
Le lacrime continuavano a
scendere nei solchi lasciati dalle loro (evidentemente numerose) compagne.
Scosse la testa, cercando di
allontanare i ricordi che cercavano di affiorarle nella mente, ma l’umido sulla
sua mano stretta a pugno sul ginocchio le fece chiaramente capire che era una
battaglia persa in partenza. Così si sdraiò sul letto con un grosso cuscino
rosso tra le braccia e prese a ricordare.
*“Hana…posso parlarti un
momento?”
“Certo, Harukina…ma…cos’è
quella faccia seria?”
“È una cosa importante,
possiamo vederci prima degli allenamenti nel campetto dove ti ho insegnato lo
Slam Dunk la prima volta?”
“D’accordo…” rispose il
rossino, un po’ preoccupato per via dell’espressione del viso della ragazza.
Lei sorrise, e poi si allontanò
correndo.
Chissà cosa voleva dirgli!
Il ragazzo arrossì, mentre il
cuore gli batteva forte.
Attese con impazienza la fine
delle lezioni, poi si diresse a passo svelto verso il campetto, lasciando di
sasso i suoi amici.*
Dalla sua camera da letto,
Takenori si accorse subito che la sorella stava di nuovo piangendo. Eppure, non
riusciva ad avercela con lui. Avrebbe dovuto odiarlo, per quanto stava facendo
soffrire la sua sorellina, ma non poteva. Forse perché capiva. E così, senza
rendersene conto, anche i suoi pensieri tornarono a quel giorno.
*Agli allenamenti Sakuragi si
era presentato completamente trasformato.
Aveva addirittura evitato ogni
possibile discussione, seguito alla lettera le sue direttive e ora si stava
allenando sui fondamentali con Ayako senza ribellarsi e nemmeno grugnire!
Concentrato, senza neanche una
battuta, una zuffa con Rukawa…e sì che il volpino, anche lui preoccupato, aveva
cercato in tutti i modi di provocarlo!
All’ennesimo insulto gratuito
del moro, Hanamichi gli si era avvicinato lentamente con la testa bassa. Kaede
si era subito messo in posizione difensiva. Ma contrariamente alle sue
aspettativa, il rossino gli aveva appoggiato una mano sulla spalla e con uno
sguardo pieno di dolcezza gli aveva detto con voce calma: “Oggi no, Rukawa.”
I suoi compagni iniziavano a
chiedersi se fosse malato, quando lui con uno sguardo risoluto che nessuno gli
aveva mai visto gli aveva chiesto se poteva dedicargli un minuto in privato.
Dopo aver raccolto da terra la
sua mascella, il capitano si era diretto con lui nello spogliatoio.
“Allora, testa rossa, che c’è?
Guarda che non ho tempo per le tue cavolate!” aveva detto con tono finto burbero
per ridurre la tensione e l’aspettativa che si era creata tra loro due.
Ma si era interrotto subito,
vedendo il volto di Hanamichi.
“È una cosa importante. Puoi
ascoltarmi senza interrompere?”
“Ma certo scemo! Sei tu quello
che non sa stare zitto!” aveva risposto piccato Akagi.
“Bene. Takenori, io amo tua
sorella...”
Allora, gli diceva che era una
cosa seria, lo faceva preoccupare, si comportava in modo strano per tutto il
pomeriggio e dulcis in fundo lo chiamava pure per nome…per dirgli quello che tutti
sapevano da quasi un anno?! Ma si era bevuto il cervello?!
“Stupida scimmia! Questo lo
sapevo da un pezzo! E tu mi hai portato qui per…”
“…e lei ama me” aveva concluso
Sakuragi ignorando l’interruzione.
Il gorilla, che era in piedi e
con un piede già verso la porta, si era voltato di scatto con gli occhi che
mandavano lampi.
“Che cosa? Che t’inventi ora?”
“È così, si è dichiarata questo
pomeriggio. Ma per quanto io l’ami, l’amicizia viene prima. Per cui finché tu
non mi dirai che sei d’accordo, io non le dirò di sì” e con queste parole lo
aveva fissato negli occhi aspettando una risposta.*
Haruko ricordava ancora la sua
sorpresa quando aveva sentito la risposta del ragazzo…
* “Ecco, Hanamichi,
io…volevo…insomma, mi piaci! Mi piaci tanto! E l’ho capito da molto, sai? Più o
meno da quando ho capito di piacere io a te. Ho cominciato a pensare che
ragazzo fantastico tu fossi, che Rukawa non si sarebbe mai interessato a me,
che tu avevi cose che lui non si sogna neppure…e così senza preavviso ho iniziato
a guardare te durante le partite, a cercarti con lo sguardo quando arrivavo in
palestra, ad ascoltare il suono della tua voce, a sognare di notte i nostri
allenamenti segreti e il tuo sorriso…ma dall’altro lato c’era lui, Kaede,
sempre meraviglioso…allora avevo deciso di parlartene, perché dovevo capire chi
di voi due mi piacesse davvero. Ma quando stamattina sono arrivata davanti alla
tua classe ho incrociato Rukawa nel corridoio. E allora ho capito tutto. Stava
parlando con una ragazza bionda che gli sorrideva. E mentre passavo davanti
alla porta ho visto te con Ayako, che ti appoggiava la mano sul braccio e ti
parlava in un orecchio. Tu sei arrossito, e poi scoppiato a ridere. Beh, il mio
stomaco ha provato una fitta di gelosia. Tu stavi parlando con la tua manager,
cosa del tutto normale, eppure ero gelosa marcia. Di contro, Rukawa se n’è
andato verso l’ala inutilizzata della scuola con una ragazza sconosciuta e
molto bella…e non mi ha fatto né caldo né freddo. Mentre non riuscivo a
togliermi dalla testa il rossore delle tue guance alla vicinanza di Ayako. E
faceva male. Per questo ora sono qui. Sono innamorata di te, Hanamichi
Sakuragi…potrai mai ricambiare questi sentimenti?”.
Dopo tutto questo discorso
Haruko aveva trovato il coraggio di alzare gli occhi per guardarlo, ma quello
che aveva visto l’aveva lasciata senza parole: Hanamichi stava PIANGENDO!
E non una lacrimuccia
furtiva…era un torrente in piena, quello che scaturiva dai suoi occhi.
“Dio, Haruko…non avrei mai
creduto che arrivasse questo giorno…io ti amo, tu non sai quanto ti amo…dal
primo momento che ti ho visto. Mi sono iscritto al club di basket solo per
te…anche se ora ho scoperto la mia ragione di vita. E anche di questo, non ti
sarò mai grato abbastanza. Ma c’è una domanda che devo farti prima di perdere
la testa per la felicità: sei sicura di quello che mi hai detto? Non…non sarà
solo che hai bisogno di un…ripiego? Non credo che lo sopporter…”
Ma Haruko l’aveva zittito
nell’unico modo in cui avrebbe potuto contemporaneamente rispondere alla sua
domanda: le sue labbra si poggiarono con grazia sulle sue, in una carezza piena
di tenerezza. “E se non capisci così, stupido testone (© Aleandro Baldi, “non
amarmi”…)…altro che tensai!” gli aveva detto ridendo. E allora lui se l’era
stretta forte al petto, non credendo ai suoi occhi. Lei si abbandonò in quelle
braccia forti e in quel profumo caldo, sentendosi a casa. Era proprio come
l’aveva sempre immaginato. Era quello giusto.
Improvvisamente però Hanamichi
si era rabbuiato scansandola.
“Che c’è, Hana? Ti…ti sei
pentito?” aveva chiesto ansiosamente.
Ma il suo sorriso l’aveva
rassicurata immediatamente.
“Non è questo, Haruko. Ma non
posso stare con te finché non mi chiarisco con tuo fratello. Deve capire che
per quanto possa fare lo scemo, non lo sono, ti amo davvero, e farò del mio
meglio per renderti felice…quando lui accetterà i miei sentimenti, niente e
nessuno potrà mai toglierti dalle mie braccia!”*
E invece qualcuno l’aveva
fatto…
Ricordava benissimo ogni
sillaba di quel discorso, come se fosse successo tutto solo il giorno prima, e
ricordava l’espressione di suo fratello quando era entrata nello spogliatoio,
pregandolo di lasciarli stare insieme, confermandogli quanto fosse innamorata
di Sakuragi e di come avrebbe potuto essere felice solo con lui…e allora il
tremendo gorilla, la spina dorsale dello Shohoku…con gli occhi lucidi aveva
abbracciato Hanamichi e poi lei, e facendole una carezza sulla guancia le aveva
sorriso.
Strano, si disse ripensandoci.
Non aveva detto ad Hana “se la fai soffrire ti ammazzo” o cose simili, come
fanno sempre i fratelli maggiori.
Era come se sapesse già quello
che sarebbe successo…scattò in piedi. Maledizione! Ora era tutto chiaro!
Per questo non se l’era presa
con lui quando era finita, per questo non le era mai sembrato realmente
sorpreso. Lui sapeva e non le aveva detto nulla!
Le lacrime fecero nuovamente
capolino dai suoi occhi scuri, mentre il suo cuore accelerava i battiti
accingendosi a ricordare la loro storia e quello che era successo quel maledetto
giorno…
En un día de estos en que suelo pensar
"hoy va a ser el día menos pensado",
(in uno di quei giorni in cui
sono abituata a pensare
“oggi sarà un giorno privo di
preoccupazioni”)
*Erano usciti a passeggiare,
mano nella mano, come due fidanzatini felici. Avevano preso un gelato, ed ora
Hana voleva assaggiare il suo. Così si era teso in avanti per leccare una
goccia di fragola che colava dal cono e si era distratto…
nos
hemos cruzado, has decidido mirar,
a los ojitos azules que ahora van a tu lado
(abbiamo incontrato, e tu hai
deciso di guardare,
quegli occhi blu che ora sono
al tuo fianco)
E aveva cozzato violentemente
con qualcuno che veniva dalla parte opposta, mentre tutto il gelato gli finiva
sul naso e lui cadeva col sedere per terra.
Ridendo come un ossesso l’aveva
presa per un braccio perché si abbassasse alla sua altezza, e lei aveva
iniziato a baciare via il gelato dal suo volto.
Era tutto così…perfetto…ma poi
una voce… “Do’hao” e degli occhi…blu come la notte, che per una volta avevano
rivelato un profondo dolore e poi una passione indomabile.
Questo almeno agli occhi del
rossino, perché aveva iniziato a dire “Teme kitsu…” e si era bloccato con gli
occhi fuori dalle orbite a guardare quella che (le seccava ammetterlo) sembrava
davvero un’apparizione. Se non fosse stato per il gelato alla fragola su una
guancia, sui capelli e sulla maglietta lo si sarebbe potuto scambiare per un
angelo.
Una maglietta senza maniche
bianco panna con strani disegni tribali che brillavano argentei nel sole che
iniziava a tramontare, pantaloni di velluto dello stesso bianco, che facevano
risaltare ancora di più (come fosse stato necessario, pensava Haruko con una
punta di gelosia) le gambe perfette e gli addominali scolpiti dallo sport che
occhieggiavano dalla maglietta corta.
“Rukawa…” in un sussurro, il
nome del rivale, che ora sembrava quasi una preghiera.
Il moro aveva allungato un
braccio per aiutarlo a tirarsi su, ma ci aveva messo troppa forza e così Hana
si era ritrovato tra le sue braccia. Era stato solo qualche secondo prima di
staccarsi e balbettare qualcosa, ma a lei era sembrata un’eternità.
Qualcosa nello sguardo di
Rukawa le diceva che c’era qualcosa di strano.
Così piantò gli occhi nei suoi,
in una tacita sfida, e mentre lui faceva scorrere il suo freddo sguardo sulla
sua persona come per analizzarla, lei fissava lui e i suoi pantaloni, i suoi
bicipiti, il suo volto perfetto che ora non erano più qualcosa di bello a cui
anelare ma qualcosa di pericoloso da cui doveva difendersi, non capiva perché
ma sentiva che il suo istinto non sbagliava.*
Desde
el momento en el que te conocí
resumiendo con prisas Tiempo de Silencio
te juro que a nadie le he vuelto a decir
que tenemos el récord del mundo en querernos.
(Dal momento in cui ti ho
conosciuto
riassumendo in fretta il tempo
del silenzio
ti giuro che non ho più detto a
nessuno
che battiamo il record mondiale
amandoci.)
Anche questo gli avevano detto,
quelle che una volta erano le sue amiche.
Gli avevano detto che lei
continuava ad amarlo, e che sicuramente lui la amava ancora, e che quando si
fosse stufato di quel “frocetto represso” sarebbe sicuramente tornato da lei.
Che non era un delitto, provare
qualcosa di diverso, a patto però di capire che un bel gioco dura poco.
Ok, potevano dire quello che
volevano con le loro boccacce, ma non attribuendo quelle parole razziste e
taglienti a lei, che nonostante tutto non lo avrebbe mai odiato!
Era stato dopo questo che lui
l’aveva lasciata.
La prima volta.
Le aveva detto che non poteva
stare con una persona così fredda e crudele.
Che se Rukawa era gay, beh, era
la sua vita, loro non avevano il diritto di ferirlo così.
Lei cercò di fargli capire che
non erano parole sue, che non pensava quelle cose…
Sapeva che bene o male aveva la
sua colpa.
*Dopo l’incidente del gelato,
Rukawa, stranamente gentile, li aveva invitati al bar per offrire loro il
gelato che per colpa della sua sbadataggine era andato perso.
Ma mentre Hanamichi cercava di
imbastire una conversazione, lei ed il moro continuavano a guardarsi in
cagnesco, a studiarsi, a cercare falle nella chiglia della loro ostentata
sicurezza.
E a un certo punto il rossino
si era stufato.
Aveva preso la volpe per un
braccio e se lo era trascinato in bagno.
Lei terrorizzata dalle
conseguenze di quel gesto, se quello che lei aveva intuito si fosse rivelato
vero, li aveva seguiti, e…
“Maledetta kitsune, che cosa
vuoi dalla mia ragazza?” ringhiava Hanamichi mentre lo teneva contro il muro
con un braccio.
“Niente, do’hao, perché me lo
chiedi?”
“Non fare l’innocentino, ho
visto che non le stacchi gli occhi di dosso! Che c’è, hai capito che cosa hai
perso e cerchi di recuperarlo? Troppo tardi! Lei sta con me! Mi AMA! È amore,
capito? Quello che un congelatore come te non potrà mai conoscere!”
“Forse ti sfugge il particolare
che anche lei non mi toglie gli occhi di dosso un momento…” aveva risposto
malizioso Rukawa. “Forse è lei quella che ha capito cosa ha perso…”
“Bastardo!” sibilò Hanamichi
facendo partire un destro diretto al volto del volpino. Ma questi lo aveva
fermato e gli aveva rivelato “Non hai niente di cui preoccuparti, do’hao. Io
sono gay”.
Al rossino erano letteralmente
cadute le braccia. “C…Che cosa?” aveva boccheggiato.*
Por eso
esperaba con la carita empapada
a que llegaras con rosas, con mil rosas para mí,
porque ya sabes que me encantan esas cosas
que no importa si es muy tonto, soy así.
(per questo aspettavo con il
viso bagnato
che arrivassi con rose, mille
rose per me
perché sai che adoro queste
cose
che non importa se è un po’
sciocco, io sono così)
Dopo l’accaduto nel bar, lei
che aveva capito le mire di Rukawa aveva scioccamente parlato con le sue amiche
della sua omosessualità e loro, pensando di aiutarla, avevano creato quella
rottura tra lei ed il suo Hana.
Haruko aveva incrociato le gambe
sul letto, mentre ricordava le loro uscite-scappatoie del venerdì sera, dopo
un’intera settimana in cui potevano vedersi solo a singhiozzo tra scuola ed
allenamenti…
Y aún me parece mentira que se escape mi vida
imaginando que vuelves a pasarte por aquí,
donde los viernes cada tarde, como siempre,
la esperanza dice "quieta, hoy quizás sí..."
(e mi sembra ancora una bugia
veder scappare la mia vita
immaginando che ti ritrovi a
passare da qui
dove il venerdì ogni sera, come
sempre,
la speranza dice “tranquilla,
oggi forse sì…”)
Sorrise tra sé ricordando il
modo stravagante in cui avevano fatto pace…
*Escapando
una noche de un bostezo de sol
me pediste que te diera un beso.
“Con lo
baratos que salen mi amor,
qué te cuesta callarme con uno de esos?”
(scappando una notte da uno
sbadiglio del sole [sarebbe tramonto, ma è un’espressione tanto carina ^^]
mi hai chiesto di darti un
bacio.
“Sono così economici, amore
mio,
che ti costa zittirmi con uno
soltanto?”)
Era il pomeriggio della partita
contro lo shoyo.
Lei era andata come sempre a
vederlo, sperando che qualcosa potesse aggiustarsi in qualche modo, e cercando
di supportarlo il più possibile.
Nonostante tutto stavano
perdendo.
In quel momento aveva visto suo
fratello Takenori dirgli qualcosa all’orecchio, a cui aveva risposto un sorriso
di Hanamichi che andava da un orecchio all’altro.
Si era impegnato tanto che alla
fine avevano vinto.
Le sue ammiratrici (oramai ne
aveva parecchie pure lui) gli si erano strette intorno abbracciandolo e
baciandolo.
Lei era scappata via, non
poteva vederlo con altre, non era ancora preparata.
Il sole stava tramontando.
Seduta sulla panchina del
campetto dove tante volte si erano allenati insieme, guardava un meraviglioso
tramonto che tingeva tutto del colore dei capelli del suo Hana…era così assorta
che non si accorse che era arrivato qualcuno, né si accorse che la voce parlava
e parlava…era quasi un sussurro. Ma poi la voce aveva detto “Signorina, mi
darebbe un bacio? Sa, non costa niente, e io me ne andrei e la lascerei in
pace…”
Ma chi osava interrompere i
suoi pensieri?
Furiosa, Haruko si era voltata
dicendo “Guardi, sono già impegnata, e…” Si era fermata quando si era accorta
che il ragazzo seduto accanto a lei altro non era che il suo Sakuragi!
Ma gli occhi del rossino erano
così tristi…
“Che è successo, Hana?” gli
aveva chiesto, preoccupata.
“Hai un altro…non c’è più
speranza per me…ed io che volevo fare pace…” così dicendo si era alzato di
scatto ed era corso via, lasciando cadere il mazzo di rose che le aveva
portato.
Erano i suoi fiori preferiti,
lei aveva un debole per queste romanticherie, e quindi Hanamichi glieli
comprava per farsi perdonare ogni volta che la faceva arrabbiare.
Sapeva che non poteva
resistere.
Haruko con tristezza lo vide
andare via da lei un’altra volta… si alzò risoluta: non aveva intenzione di
lasciarlo andare.
Non di nuovo per un malinteso.
Così lo aveva rincorso e gli si
era gettata fra le braccia. “Sciocco!” aveva ansimato, sfiancata dalla corsa.
“L’ho detto solo per scoraggiare un eventuale corteggiatore! Non ho mai smesso
di amarti, io non ho mai…”
Il rosso le aveva posto un dito
sulle labbra. “Lo so” le aveva detto sorridendo. E si erano baciati nuovamente,
dando un nuovo avvio alla loro storia.*
Pasaron seis meses y me dijiste adiós,
un placer coincidir en esta vida.
(passarono sei mesi e mi dicesti addio,
è stato bello coincidere con te
in questa vita.)
Erano stati sei mesi
meravigliosi, si disse Haruko.
Non rimpiangeva niente. Amore
vero, puro, sincero.
Almeno da parte sua.
Non aveva mai capito da quando
erano nati in Hanamichi gli “altri” sentimenti.
Forse erano sempre stati lì, ma
lui non aveva mai voluto vederli.
Questo avrebbe spiegato perché
suo fratello lo sapeva e perché lo stesso Rukawa si prendeva tutte quelle
libertà con lui.
Non aveva mai conosciuto i
dettagli.
Sapeva solo che una domenica
mattina suo fratello era andato a svegliarla abbastanza presto e con un’aria
abbastanza seria, dicendole che doveva andare a casa di Hanamichi appena
pronta.
Lei si era preoccupata
parecchio, le sembrava così strano che proprio quando poteva dormire lui si
fosse svegliato per parlarle.
Alla fine, si erano visti la
sera prima e si sarebbero rivisti quel pomeriggio…
Ma poi ricordò anche che la
sera prima lui era stato molto strano…beh, meglio sbrigarsi, prima usciva prima
avrebbe saputo cosa stava succedendo.
*La porta si aprì.
“Rukawa?!” chiese Haruko,
rimanendo immobile all’ingresso senza avere la forza di muovere neppure un
passo.
“Hn” rispose laconicamente il
volpino facendola accomodare.
Allí me quedé, en una mano el corazón,
y en la otra excusas que ni tú entendías.
(Rimasi lì, con il cuore in una
mano,
e scuse che non capivi neanche
tu nell’altra)
Sul divano, in salotto,
Hanamichi si torceva le mani.
“Haruko…io…ecco…noi…Ru…cazzo,
perché è così difficile?”
“Ti sei innamorato di lui, non
è vero?” disse d’un fiato la ragazza, impallidendo.
“È così, noi ci amiamo. E se tu
vuoi ostacolarci, o dirlo a tutti facendoci espellere da scuola e dalla
squadra, o dirmi che sono uno stronzo, o picchiarmi a sangue, io…i-io…”
E fu allora che successe
qualcosa che non si sarebbe mai aspettata: Hanamichi iniziò a piangere.
Prima cercando di contenersi,
poi lasciandosi andare.
“Perché il mio primo amore vero
deve essere così…difficile? Perché non posso andare in giro mano nella mano con
il mio amore, non posso stare con lui durante la pausa pranzo, abbracciarlo
quando ne ho voglia…sob…per…chè…”
E il ragazzo di ghiaccio, il
congelatore umano, la volpe artica, insomma Rukawa, gli circondò le spalle con
un braccio, parlandogli con voce dolce ma che tremava.
Era chiaramente terrorizzato
all’idea che qualcuno gli portasse via il suo amore.
Il tutto risultò ancora più
lampante quando il pensiero -non ha mai conosciuto l’amore ed ora che l’ha
trovato non sa che farebbe se lo perdesse- attraversò la mente di Haruko.
“Lei non è così, lo sai, ti
vuole bene, te ne ha sempre voluto, non ti farà mai del male, non fare così,
Hana…” e accarezzandogli i capelli cercava di calmarlo.
Sembravano aver dimenticato la
sua presenza.
Haruko era gelata.
Non sapeva che fare, o che
dire.
Aveva pensato di fare una
scenata, di gridargli contro che lo odiava, e magari anche che gli faceva
schifo, che non era normale, che…ma come poteva?
Stava soffrendo terribilmente,
e aveva deciso di intraprendere un cammino che lo avrebbe probabilmente fatto
soffrire anche di più.
Come poteva ferirlo anche lei.
Si alzò lentamente.
Solo allora Hanamichi ricordò
che lei era lì e smise di singhiozzare.
Sollevò il capo dal petto di
Kaede per guardarla con gli occhi rossi e segnati.
“Mi dispiace” sussurrò.
“Non è colpa tua” rispose
Haruko cercando di sorridergli. “Al cuor non si comanda”.
“Davvero…tu…non mi odi?” chiese
titubante il rossino.
“E come potrei? Mi hai regalato
i sei mesi più belli della mia vita! Però…” e si fermò.
“Cosa? Dimmi, ti prego, farò
quello che vuoi! Te lo devo!” la incalzò Hanamichi.
“Allora…tu prima hai detto che
Ruk…Kaede è il tuo primo amore…e allora…io? Che cosa sono stata per te?”
“Vedi, Haruko, io ti voglio un
bene dell’anima, te ne ho sempre voluto, ma…quando ho conosciuto Kaede…intendo
conosciuto davvero, non so…ho sentito qualcosa che in te non c’era. Qualcosa
che non potrai mai darmi. E non parlo del…beh…sesso…” arrossì.
“L’ho cercato in te, questo
qualcosa, per questi sei mesi, non volevo arrendermi, non volevo accettare di
essermi sbagliato e di aver mentito a te, a me, a Kaede, a Takenori…”
“Frena…mi stai dicendo che è da
quando ci siamo rimessi insieme che tu senti qualcosa per Rukawa?” Haruko non
riusciva a capacitarsi di quello che stava succedendo.
“Non lo so…vedi, io non volevo
provare quello che provavo ed ho cercato di soffocarlo in tutti i modi
possibili, però…non ho potuto. In realtà, già dal giorno in cui mi scontrai con
Kaede avevo capito che c’era qualcosa di strano tra noi. Ti ho abbracciata
tante volte, ma quando mi ha abbracciato lui…tra le sue braccia forti, e
immerso nel suo profumo caldo, io mi sono sentito…come dire…”
“…a casa…” concluse Haruko
cominciando finalmente a capire.
“Proprio così, il paragone
calza…ehi!”
Hanamichi saltò in piedi quando
la ragazza si avviò verso la porta.
“Dove vai?”
“Torno a casa” disse serena
Haruko. “Qui sono di troppo”.
Il rossino le aprì la porta ma
poi rimase lì, impacciato come se avesse voluto dirle qualcosa ma gli mancasse
il coraggio.
Lei uscì nel giardino e poi gli
sorrise incoraggiante.
Allora lui le disse in un fiato
“Noi…siamo ancora amici vero?” la sua voce era quasi supplichevole, e Haruko
dovette mordersi le labbra a sangue per trattenersi dal saltargli al collo per
farsi stringere forte.
“Ma certo, tensai!” rispose.
“Abbiamo ancora tante partite da giocare insieme!” e iniziò a correre con passo
leggero lontano da quella casa.
Non abbastanza velocemente però
da non sentire che Rukawa mentre chiudeva la porta diceva con voce
incredibilmente dolce “Finalmente sei solo mio”.
Giunta nei pressi della scuola
si fermò.
E ripensò alle sensazioni
provate in quel primo abbraccio di Hanamichi.*
Y es
que empiezo a pensar
que el amor verdadero es tan sólo el primero.
(è che comincio a pensare
che il vero amore è solo il
primo)
“Haruko! C’è Yohei al telefono!
Dice che dovete accordarvi per andare al cinema!”
“Arrivo, Takenori!”
Rispose la ragazza
riscotendosi.
-chiodo scaccia chiodo- pensò
alzando il ricevitore.
Y es que empiezo a sospechar
que los demás son sólo para olvidar
(e comincio a sospettare
che tutti gli altri sono solo
per dimenticare)
“Allora, quando andate?” chiese
Takenori curioso.
“Ma che domanda scema! Sai che
io esco solo il sabato sera!”
“Sabato sera…cioè, domani!
Cavolo, è già venerdì sera! Ma te ne sei accorta? Come vola il tempo! Ma dove
vai con il giaccone?”
“Solo a fare due passi, torno
fra un po’!”
Uscendo di casa, Haruko si
diresse al campetto.
Lì, seduta sulla solita
panchina, avrebbe aspettato.
E si sarebbe concessa di
piangere ancora un po’.
Venerdì sera…come poteva
dimenticarlo?
Por eso
esperaba con la carita empapada
a que llegaras con rosas, con mil rosas para mí,
porque ya sabes que me encantan esas cosas
que no importa si es muy tonto, soy así.
Y aún me parece mentira que se escape mi vida
imaginando que vuelves a pasarte por aquí,
dondé los viernes cada tarde, como siempre,
la esperanza dice "quieta, hoy quizás sí..."
(per questo aspettavo con il
viso bagnato
che arrivassi con rose, mille
rose per me
perché sai che adoro queste
cose
che non importa se è un po’
sciocco, io sono così
e mi sembra ancora una bugia
veder scappare la mia vita
immaginando che ti ritrovi a
passare da qui
dove il venerdì ogni sera, come
sempre,
la speranza dice “tranquilla,
oggi forse sì…”)
owari
ecco
qua la prima schif…ehm opera, della mia fidanzata…ndPascal
ecco,
se volete che non scriva più nulla siete ancora in tempo! Fermatela!
Scrivetele! Intasatele la casella email con minacce anonime oppure…[SBONK] ehi!
ITEEEEEEEEEEEEEEE! Ç__ç ndHana
perchè
dici così? A me non è dispiaciuta!^__^ ndRu
ammmore…il
tuo sostegno è la cosa più importante!
Allora,
roxy, che ne pensi? Sono degna di scrivere con te? E avresti voglia di scrivere
i siparietti finali ed iniziali delle mie fic? Magari pure qualche notina…dì di
siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!^^
ringrazio
di tutto corazòn le favolose Seimei,Saya,Natsume,la mia ADORATA amica Sara (che
conosceva poco slam dunk e per niente le yaoi...e ora è
super-invasata!grazie,piccola,ti voglio bene!) ed Ise!
Senza
di loro non sarebbe stato possibile scrivere nulla...
ringrazio
anche Najka,Kieran,e tutte le scrittrici yaoi grazie alle quali è nato
questo...
ABORTO...ndHana
CAPOLAVORO...ndAutrice...
Ciao a
tutti e…a presto con “Nadie como tu” (nessuno come te)! In attesa di “Le
Syriane”, mia opera magna!
Marty