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Autore: Venere Williams    21/04/2012    3 recensioni
La strada tra l'entrata della chiesa e l'altare appare lunga, e Jessica non ha alcuna intenzione di percorrerla per poi pentirsene.
Perciò quando il giorno del suo matrimonio vede seduto fra gli invitati il grande amore che l'ha segnata, il suo cuore combatte duramente per fare una scelta.
Sposare l'uomo che la ama, o buttare all'aria tutto per uno che non l' amerà mai?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia è per tutte coloro che amano intensamente ogni giorno qualcuno, ma che non vengono ricambiate. Questa storia è per ognuna di noi. Ho deciso di non mettere un nome al protagonista maschile, siete libere di immaginare il vostro.

Io il mio nome ce l'ho messo.

Spero che vi piaccia,

un bacione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho capito che ci portiamo dentro, chi non siamo riusciti ad avere accanto.

 

 

 

 

 

Sarei stata una bugiarda a dire che non gli pensavo mai. C'erano dei giorni in cui, svegliandomi la mattina, pensavo a lui. Non importava che erano passati quattro anni, che non lo vedevo da così tanto tempo da avere solo un ricordo sbiadito della sua faccia, ma soprattutto, che nel giro di un ora mi sarei sposata. Pensavo a lui e basta.


A volte lo sognavo persino.


In quei quattro anni ogni volta che il mio campanello aveva suonato, che mi ero sentita chiamare da lontano o che avevo provato una sensazione strana allo stomaco, avevo ridicolmente sperato in un suo ritorno.

Non sarebbe servito chissà che, anche solo un "Ti amo, mi sei mancata".

Nonostante tutto, io amavo il mio fidanzato, ero legata a Daniel da un sentimento sincero e contenuto. E me lo stavo per sposare.

Ed era così triste quel pensiero, che in quel momento, mentre la mia damigella d'onore mi stava sistemando il velo e mia madre stava scattando qualche foto prima di andarsi a sedere, non potei fare a meno di versare una lacrima.

«Tutto bene Jessie? Sei agitata?» la voce di Sara mi scosse, così come il suo tocco delicato sulla spalla.

«Va tutto bene» ansimai e provai a fare anche un sorriso per convincerla, ma servì ben a poco. Gli occhi di Sara si accesero di una sfumatura di consapevolezza e rammarico. Lei sapeva a cosa stessi pensando.


«Jess....stai per sposare Dan»

Il suo tono mi fece venir voglia di vomitare e di continuare a piangere. Aveva maledettamente ragione.

«Tutto ok. Possiamo procedere adesso»

Mi accarezzò il viso e sorrise debolmente «Mi dispiace»

Assaporai lentamente il suono di quelle parole, sapendo bene che avrei ricordato quel momento per sempre, senza il bisogno di alcuna foto. Avrei ricordato per sempre il tono della sua voce mentre si scusava, perchè stavo per sposare un uomo che non amavo abbastanza.

Sara si sistemò davanti a me con il suo bouquet e non si voltò più per paura di vedere la mia faccia, mentre mio padre mi prese sotto braccio.

Ascoltai il suono ovattato dell'organo mentre cominciava a suonare la mia marcia nuziale. Mi sarei dovuta sentire emozionata, invece ero solamente ansiosa di entrare in sala per vederlo.


Ero così patetica.


Le porte si aprirono e tutti gli invitati si alzarono automaticamente, voltandosi verso di me. Appena misi un piede dentro la sala sentii un calore e come lo schiocco di una fionda, mi ritrovai persa nei suoi occhi marroni. E nonostante fossero passati tanti anni e nonostante io stessi andando incontro al mio meraviglioso futuro marito, mi tremarono le ginocchia.

Bloccai il braccio di mio padre, che prima mantenne un po di resistenza continuando a sorridere, poi si fermò e mi guardò in modo interrogativo. Se avesse potuto, mi avrebbe urlato contro cosa diavolo stessi facendo.

 

Lo guardai ancora, con gli occhi gonfi di lacrime e le labbra schiuse. Lui mi sorrise senza perdere il contatto visivo. Sgomenta, lasciai che certe sensazioni dimenticate, tornassero a impossessarsi di me.

Il corpo si mosse da solo e rientrai nella sala alle mie spalle senza neanche pensarci.

Mi seguirono le damigelle e mio padre, che finalmente libero, poté urlare tutto quello che voleva «Che dannazione stai facendo Jessica? Se posso saperlo?!»


Sara mi corse incontro e mi afferrò le mani tremanti. «Non ce la faccio Sara, non ce la faccio» sussurrai senza respirare.

Mio padre alzò le mani al cielo e ripeté sotto voce la mia frase come una cantilena «Non ce la fa, lei non ce la fa»

Lo ignorai.

Una delle damigelle, Anita, aprì uno spiraglio della porta. «In sala c'è il panico. Stanno fissando tutti la porta come degli assatanati»

«Okay Jess, non voglio metterti pressione, ma c'è poco tempo. Ti vuoi sposare oppure no?»

Mio padre, finalmente, si voltò e mi prestò l'attenzione desiderata.

Non lo sapevo più, non sapevo più se volevo sposare l'uomo che amavo, solo perchè lo avevo guardato per qualche secondo. «Io...non ne sono sicura»


A quel punto tutti i presenti si ammutolirono e io restai ad ascoltare in silenzio il rumore del mio respiro affannato.

«Pensa a tutto l'amore che ti ha dato Dan, concentrati Jessica. Pensa a tutto l'amore che ti ha dato e ti darà per il resto della tua vita, e poi pensa all'amore che non ti ha saputo dare lui e che mai ti darà. E poi chiediti se vale la pena buttare una vita di felicità al cesso per aspettare qualcosa che non arriverà mai»


Mi presi la testa fra le mani e mi concentrai solo sul battere aritmico del mio cuore, ma quando chiusi le palpebre mi accorsi che l'unica immagine che avevo in mente erano i suoi occhi scuri e magnetici.

Mio padre mi si avvicinò lentamente, con il passo di un saggio che sta per profetizzare. «Bambina mia, qualunque decisione tu prenda oggi io e tua madre ti sosterremo fino alla fine. Pensaci bene perchè non è uno scherzo»


Ripresi il controllo su me stessa e iniziai a calmarmi, non potevo lasciarmi prendere dal panico, dovevo pensare a sangue freddo e dovevo farlo anche velocemente. «Hai mai pensato di non sposare la mamma, qualche tempo prima del matrimonio?»

Lui mi fissò a lungo negli occhi come se volesse comunicarmi qualcosa, solo che io, disperatamente, non riuscii a capire cosa.

«Vedi Jessie, tua madre è la miglior donna che io abbia mai conosciuto nella mia vita e la risposerei di nuovo altre mille volte. Ma ci sono delle cose che noi non decidiamo, che vanno per conto loro.


Tania, questo era il suo nome, è morta prima che io incontrassi tua madre ed è stata la persona con cui ho provato i sentimenti più forti, nella mia intera vita. E' stato un periodo difficile per me, dopo la sua morte. Ma sarebbe stato ingiusto rimanere infelici per sempre, non credi? Così ho capito che dovevo ricominciare a vivere la mia vita e non solo lasciarla correre. Ho capito che dovevo prendere quanto più amore potevo e darne allo stesso modo, anche se non era il massimo perchè il massimo lo avevo già avuto.»


Restai senza fiato a boccheggiare per qualche istante, assaporando quel pezzo di vita di mio padre che mai avevo udito dalle sue labbra. Lo osservai, un attimo, catturando tutti in particolari in un secondo. E mi chiesi come avevo fatto a non accorgermi prima di quella malinconica luce negli occhi, che avevano tutti quelli rassegnati a vivere per metà.

«La mamma lo sa?» chiesi con il tono di voce più sicuro.

Lui mi guardò ancora e mi trasmise una tale forza da lasciarmi senza fiato.


No, la mamma non sapeva.


Mi sistemai il viso e presi sotto braccio il mio papà, mentre le damigelle che erano restate in silenzio si asciugavano qualche lacrima e si mettevano in fila.

E quando le porte si aprirono per la seconda volta non tentennai, percorsi tutta la navata a testa alta senza mai voltarmi nemmeno quando lo superai. E all'altare guardai il mio futuro marito con il sorriso.




«Bacio! Bacio!» le urla si alzarono tanto che dovetti sporgermi verso mio marito e schioccargli un bacio sulle labbra, per placarle.

Era tutto così perfetto e calmo, che chiusi gli occhi per assaporarne ogni istante. «A che pensi?»

Rivolsi la mia attenzione all'uomo che mi stava accanto e che mi teneva la mano sotto il tavolo. Lo amai ancora di più in quel momento, mentre silenziosamente, provava ad entrare nella mia testa con gentilezza. E non con disprezzo o con un silenzio doloroso.


«Mi dispiace per prima. Ho avuto il panico quando ho visto tutte quelle luci, i fotografi e tutti quegli occhi curiosi...»

Non era affatto vero, non avevo notato nemmeno una di queste cose, ma solo un paio di occhi marroni. Mi astenni dal dirlo, sentendomi tremendamente in colpa.


La sua stretta sotto il tavolo aumentò con dolcezza. «Ti amo Jessica»

Mi sentii felice e non riuscii a trattenere un sorriso. «Ti amo anche io, Daniel»

I testimoni dello sposo si piazzarono davanti alla banda, rubando il microfono al solista. «Jessica, non vorrei disturbarti, ma ho bisogno un attimo di Dan. Puoi venire qui?»

Mio marito cominciò a ridacchiare, intuendo cosa avrebbero combinato. Sorrisi anche io.

Così lo osservai mentre li raggiungeva e ascoltai le note iniziali di "Girls just wanna have fun" di Cyndi Lauper.


Era tutto magnifico, ma avevo bisogno di restare un attimo da sola per prendere fiato e, forse, se non mi fossi spostata subito non avrei più avuto occasione di farlo. Così mi alzai ed uscì sul balcone alle mie spalle, mentre il buio avvolgeva tutto quello che mi circondava. Mi tolsi i guanti e sciolsi lo chignon, mugolando per il piacere di sentire la testa libera dalle forcine che stavano cominciando a fare parecchio male.


«Sei da togliere il fiato, stasera. Esattamente come ti avevo immaginata in abito da sposa.»

Sobbalzai, mentre il cuore cominciò una danza frenetica bucandomi il petto. Restai paralizzata sperando che quella voce tornasse da dove era venuta.

E invece eccolo lì, mentre lentamente si appoggiava accanto a me, senza staccarmi gli occhi di dosso.

«Grazie» sussurrai senza guardarlo.

La voce era uscita incerta e il cuore, ero sicura che se fossimo stati in silenzio sarebbe stato capace di sentirne il battito.

«Ti ama molto» ammise poi, come se fosse un dettaglio straordinario. Strinsi i pugni per non urlare.

«Ho trovato un uomo che mi ama per quella che sono e me lo sono sposato»


Lui sorrise, ed i suoi lineamenti presero esattamente la forma che mi aspettavo. Era così perfetto da far paura, tanto da sembrare un modello scappato da una sfilata, con quello smoking che si era comprato per il mio matrimonio.

Si avvicinò e il suo profumo mi colpì come uno schiaffo. «Te lo sei sposato solo perchè ti ama. Ma tu lo ami?»

«Si» la mia risposta secca e fredda risuonò nell'atrio buio di quel balcone, ancora qualche secondo prima di perdersi nel vuoto.

«Non mi sembravi così certa oggi pomeriggio, quando hai fatto marcia indietro.»


«Mi sono spaventata. Tutte quelle luci, quegli occhi, quelle voci. E poi non mi devo giustificare con te»

I miei occhi lo piantarono sul pavimento con così tanto odio,da poterlo palpare con entrambe le mani.

Di tutta risposta si morse il labbro «Mi piace quando mi guardi così, mi è sempre piaciuto.»

«Smettila»

Lui sorrise allegro sentendo il mio tono angosciato, ma poi si rilassò, piano, fino a diventare serio e spostò la mano sulla mia. «Quando ti ho sentita pronunciare quel "lo voglio" mi sono sentito morire. E nonostante hai quasi mandato all'aria il tuo matrimonio per me, ho capito che ti ho persa definitivamente, oggi»


Restai in silenzio fissando il paesaggio buio davanti ai miei occhi. Non volevo cedere alle emozioni scatenate dal mio corpo, ma erano così violente che non avrei potuto resistere ancora a lungo. «Non è un po' tardi?»

«Ti ho amata veramente Jess. Non importa se è tardi, adesso» si voltò per guardarmi negli occhi e io feci lo stesso, smarrendomi.

Mi accarezzò la guancia, in un silenzio quasi religioso e poi si chinò lentamente per lasciarmi un bacio leggero sull'angolo delle labbra. Sembrava tutto così surreale da far paura, ma era vero. Purtroppo era vero.

Ripensai a mio padre e all'opportunità che non aveva mai avuto, e mi sentii in dovere di raccontargli l'ultima verità.

«La mia vita è bella, ma non sarebbe completa se non ti continuassi ad amare dentro di me ogni giorno» sospirai.

Lui si voltò verso l'entrata da dove provenivano le urla e la musica ad alto volume. «Ormai ti staranno cercando»


Annuii e mi sporsi per abbracciarlo. Il suo profumo mi distrusse per un' ultima volta e, tentennando un secondo, mi chiesi se non fosse meglio abbandonare tutto per tornare tra le sue braccia. Durò giusto un attimo, poi tornai sui miei passi e mi allontanai sapendo che era un addio. Non avrei potuto vivere la mia vita con lui ed entrambi lo sapevamo.

«Jessica»

Con il cuore in gola, voltai il capo. «Sì?»

«Ho capito che ci portiamo dentro chi non siamo riusciti ad avere accanto. Ti porterò dentro per sempre.»

Il suo viso così serio, era storto in un'espressione di dolore e, non so se lo immaginai, ma vidi i suoi occhi lucidi al chiaro della luna.

«Lo so» mormorai «Lo so»


Non appena tornai dentro fui trascinata nel pieno della festa. Nessuno si accorse della mia assenza, nessuno mi chiese dove fossi stata quei dieci minuti.


Pur sapendo di aver acquistato lo stesso sguardo di mio padre, continuai a sorridere, a godere dell'amore di mio marito, a vivere la mia vita con serenità.

Non lo vidi mai più.





   
 
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