Buongiorno a
tutti! Piccola One scritta in un momento non molto felice diciamo....
Spero che possa piacervi e emozionarvi perché diciamo che
c'è un po di me stessa anche in questa storia!
Beh che altro dire? Ah già! Ovviamente i Mars non mi
appartengono e non è stata scritta assoluntamente a scopo di
lucro (anche perché se succedesse una cosa del genere a uno
di loro ne morirei o.O).
Buon lettura e fatemi sapere cosa ne pensate!
What is life without you? Nothing…
Lì,
in quel prato insieme a lei mi venne in mente
l’ultima volta che i miei occhi poterono posarsi sul suo
meraviglioso viso,
quello stesso viso che mi è stato negato per sempre.
Come
ogni
sera, dopo essere ritornato dalle prove la trovai intenta a comporre,
riempendo
così la casa di note dolci e alcune volte malinconiche. La
osservai di nascosto
da dietro una delle colonne portanti del salotto. A prima vista si
poteva dire
che fosse tranquilla e serena mentre le sue mani si muovevano veloci e
leggiadre sui piccoli tasti d’avorio ma quella piccola ruga
proprio sotto il
suo occhio mi svelò che quella sera era particolarmente
concentrata sul suo
lavoro. Senza far rumore mi avvicinai appena, così da avere
una piena visione
del suo viso illuminato dalla luce del tramonto che faceva capolino
dalla
grande vetrata che dava sul giardino posteriore. I suoi meravigliosi
occhi
erano celati dalla fragetta che ricadeva scomposta sulla sua fronte.
Chiusi i
miei occhi facendo si che quella dolce melodia mi entrasse
completamente
dentro. Era la prima volta che la sentivo ed era la prima volta da
quando la
conoscevo che la sentivo suonare con un ardore diverso.
_
Ti
piace?_
Spalancai
gli occhi preso alla sprovvista. Mi ero talmente lasciato trasportare
dalle sue
note che non mi accorsi
avesse smesso di
suonare.
_ Si è
bellissima, come tutte le altre del resto_ constatai avvicinandomi a
lei e
posandogli un bacio sulla tempia.
_ Dici?
Però questa è diversa dalle altre
è… come posso dire…Speciale!_
La guardai
negli occhi e per un attimo mi persi dentro quelle grandi pozze dorate
che
tanto amavo e che ho amato per tanto tempo.
_ Come
mai?_ domandai ad un tratto incuriosito.
_ Beh…questa
l’ho scritta pensando a noi, a te
a tutto quello che abbiamo passato in tutti
questi anni…_ mi spiegò abbassando lo sguardo ad
un tratto imbarazzata.
Le
guance
le diventarono rosse come ciliegie mature, in netto contrasto con
la sua
pelle candida, donandole così quell’aria da
eterna bambina che tanto amavo.
_ Dici sul
serio?_
_ Si…_
sussurrò con un filo di voce.
Presi
delicatamente il suo mento tra il pollice e l’indice
rivolgendo il suo viso verso il mio.
_ Guardami._ sussurrai accarezzandole il mento con il
pollice.
Alzò lo
sguardo e con orrore vidi che i suoi occhi erano diventati lucidi.
_ Che
succede?_ domandai preoccupato.
L’aria
tutto ad un tratto diventò pesante e una brutta sensazione si fece largo
alla bocca
dello stomaco.
_
Stamattina, appena sei uscito di casa mi ha chiamato mia
sorella e..._
_ E-e cosa ti ha detto?_ chiesi balbettando, sembrava come se un macigno si fosse
schiantato contro la mia gola impedendomi di parlare.
_ Ha detto
che mamma non sta bene e che sarebbe il caso andassi da loro prima che
sia
costretta a rimanere fissa a casa ma… tu stai lavorando e
non puoi lasciare che
tuo fratello faccia tutto da solo…_
_ Che
significa scusa? Non riesco a capire cosa vuoi dirmi..._
Fece un
profondo respiro prima di riprendere a parlare.
_ Voglio
dire che mi toccherà andare da sola e che come minimo
dovrò fermarmi lì almeno
una, due settimane…_ sussurrò accarezzandomi la
guancia.
Stare due
settimane senza lei? Sarebbe stata sicuramente una tortura, non
riuscivo a
rimanere una sola ora senza sapere se stesse bene figuriamoci due
settimane! Ma
sicuramente non sarebbe stato nulla in confronto a quello che provo
adesso…
_
Assolutamente no! Io verrò con te se no
non ci andrai neanche tu!_ esclamai alzandomi dallo sgabello su cui mi
ero
seduto poco prima.
_ Ti prego ragiona! Mia madre ha bisogno
di me e non posso far finta di nulla e tu non puoi lasciare a tuo
fratello
tutto il lavoro, te l’ho già spiegato. E poi se non
ci vado adesso che ancora
posso muovermi quando lo farò?_
Immerse
il viso nel mio petto stringendomi
forte a se. Potei sentire tutti i muscoli del suo corpo contratti dalla
tensione, quella situazione non piaceva a nessuno dei due. Sospirai
rassegnato. Quando si trattava della sua famiglia nessuno aveva voce in
capitolo, diventava testarda come un mulo e l'unica cosa che mi rimaneva da fare era assecondare le scelte. Era così
testarda…
_ Va bene, quando devi partire?_ domandai
accarezzandogli i capelli lunghi.
_ Che ore sono?_ chiese guardandomi con le
sopracciglia aggrottate.
_ Le sei, perché?_
_ Tra due ore devo essere in aeroporto…_
confesso nascondendo il suo viso alla mia vista.
Mi si mozzo il respiro in gola e solo in
quel momento notai la grande valigia di fianco alla porta.
_ Credo di non aver capito…_
_ Invece penso tu abbia capito… Mi
dispiace ma è l’unico volo disponibile per
questa settimana e se non
partirò stasera non credo di poter farcela ancora._ mi spiegò
guardandomi dritta negli occhi.
_ M-ma… non puoi partire proprio stasera!
Fuori sta piovendo e c’è brutto tempo!_ esclamai provando a farla ragionare.
Avrei voluto dire qualcosa in più ma non riuscivo a pensare a nient'altro in quel momento.
_ Non ho altra scelta, lo sai!_ si lasciò
sfuggire un singhiozzo mentre qualche lacrima iniziò a
scendere sul suo viso.
_ No... Non piangere, sta' tranquilla._
La presi tra le mie braccia accarezzandole la schiena per rassicurarla.
Non sopportavo vederla piangere, mi struggeva il cuore ogni volta.
_ Scusami... vorrei tanto rimanere qui
con te ma allo stesso tempo sono consapevole che devo tornare almeno
per
qualche giorno dai miei, è un anno e mezzo che non li
vedo…_ spiegò
stropicciandosi gli occhi.
L'abbracciai baciandole il capo. Lei era
la persona più altruista del mondo e
quella volta ne ebbi, ancora una volta, la conferma visto che muoversi nelle sue condizioni non
era la cosa più comoda.
Rimanemmo
abbracciati per u po'. In quei momenti non servivano parole bastava la presenza l’uno
dell’altra.
_ Ho paura…_ confessai.
Alzò lo sguardo ancora appoggiata
al mio petto e abbozzò uno dei suoi dolci sorrisi.
_ Stai tranquillo, cosa vuoi che
succeda?_
_ Tu sei il mio mondo e non voglio
assolutamente che ti succeda qualcosa di male!_ dissi a denti stretti guardandola dritta negli occhi.
La strinsi ancora una volta a me e la baciai. Ricambiò il bacio come solo lei sapeva fare cercando di trasmettermi, con le sue labbra, tutta la sicurezza e l'amore che aveva in corpo.
Cosa mi era rimasto alla fine? Nulla!
Un bacio salato e una piccola carezza su quel ventre
gonfio del nostro
amore. Perché lì, su quell’aereo, il
fuoco bruciò quasi tutto quello che
una volta mi sarebbe appartenuto per sempre. Sul mio viso
scese
una lacrima.
_
Papà?_ spazzai velocemente quella lacrima, non volevo
che lei mi vedesse in quello stato.
Mi voltai e vidi la mia unica ragione di vita corrermi
incontro.
Colei che mi ha donato la forza per andare avanti e non farla
finita
quello stesso giorno di quindici anni fa.
_ Ehy tesoro! – la baciai sulla fronte –
Dov’è quel
cretino di tuo zio?_ domandai non vedendolo arrivare.
_ E’ in macchina, ti avrei aspettato con lui ma
volevo salutare la mamma._ mi sorrise inginocchiandosi sulla terra umida.
Diede un bacio alla foto di sua madre prima sistemare le due rose blu che le aveva
portato. La osservai in silenzio.
Era impressionante quanto si assomigliassero. La
mia bambina aveva preso i suoi stessi occhi verdi e il suo stesso
raggiante
sorriso capace di riscaldarmi sin dentro l'anima.
Avevamo combattuto insieme tra la vita e la morte sin
dall’inizio.
Lei, il nostro piccolo miracolo.
Quando una delle infermiere venne da me informandomi
che l’unica cosa che riuscirono a salvare fu una piccola
bimba di nove
settimane in anticipo il mio cuore andò in mille pezzi.
All’inizio non riuscì neanche a vederla, lì in quella
stanza fredda e vuota dentro un’incubatrice. E di questo mi
vergogno ancora oggi ma dopo un giorno, spinto
dalla curiosità, i miei
occhi si posarono su di lei rimasi folgorato, proprio come la prima
volta che
vidi sua madre.
La vita è stata dura con noi ma alla fine ne siamo usciti
entrambi vincitori.
_
Avrei voluto avere la possibilità di
conoscerla…_ disse stringendosi al mio braccio.
Le avvolsi le
spalle con un braccio posandole un bacio sulla tempia -
Non c’è bisogno che tu la conosca per
capire
come fosse, siete più simili di quanto tu non
creda…_
_ Non lo so papà… - scosse la testa - Lei era bellissima,
sempre
con il sorriso sulle labbra ed era la donna più forte del
mondo e invece io…_
non finì la frase che abbassò lo sguardo sospirando.
_ Amore mio, te lo ripeterò per l'ultima volta! Anche
tu sei forte e tenace, lo sei sempre stata proprio come lei da quando eri solo un fagottino urlante che a tutti i costi voleva stare in braccio! - rise dandomi uno spintone - E
poi non credere che tua madre non avesse difetti! Era testarda come
nessun’altra!_
Risi con lei ricordando alcune delle nostre piccole
litigate.
Ad un certo punto qualche goccia di pioggia
iniziò a cadere dal cielo.
_ E’ meglio se andiamo, non voglio che ti venga
l’influenza! E poi sono sicuro che tuo zio stia già dando di matto!_
_ Si, hai ragione. Ciao mamma! – la
salutò
accarezzando la pietra fredda e incamminandosi nella parte opposta – Papà non vieni?_
domandò aggrottando le
sopracciglia.
_ Si, intanto vai. Ti raggiungo
subito_
Con un cenno del capo la vidi uscire dal piccolo
cancello in ferro battuto.
Mi
inginocchiai di fronte a Lei.
_ Hai visto? Abbiamo fatto un capolavoro!_ esclamai accarezzando la piccola cornice argentata.
Sorrideva felice sulla spiaggia con quel suo sorriso pieno d'amore rivolto verso l'obbiettivo della macchina fotografica.
_Non sai quanto mi manchi amore mio..._
La pioggia che ormai scendeva fitta e andò a
mischiarsi alle
mie lacrime.
_ Spero tu sia felice amore e voglio che tu sia
fiera di me – mi sfuggì un singhiozzo – V-vorrei tu fossi ancora qui con me…_
_ Ti amo…_ sussurrai baciando quella piccola foto.
In quel momento la sentì al mio fianco,
pronta come sempre a consolarmi nei momenti peggiori.
Una folata di vento portò con se il suo profumo di more.
Fu una delle sensazioni più belle che provai durante quei lunghi quindici anni passati senza di lei.