Ci siamo sfiorati,
abbiamo unito gli occhi
e abbiamo intravisto un
universo che poteva essere
ma non ci apparteneva.
Abbiamo riso, scherzato,
discusso,
ballato il ritmo della vita
pensando al crepuscolo,
abbiamo compreso la latitanza
dei nostri battiti e fastidiosamente
l'abbiamo programmata,
l'abbiamo fatta accadere,
pur sapendo che uno dei due
avrebbe patito,
è ciò che il gioco comprende,
in fondo,
e ci siamo detti giochiamo.
Ora siamo estranei,
due fiamme che nella notte
illuminano il proprio essenziale,
senza far caso alla luce dell'altro,
che è lontana e fioca.
Ci sarà altra legna da ardere,
altre passioni ad alimentarci,
altri battiti da ballare,
ma ciò non toglie che anche
solo per un istante io e te
abbiamo ballato, in sincronia,
e ci siamo scambiati l'essenza,
e le vesciche sotto i piedi,
e la testa ridondante
per la troppa musica,
ma non abbiamo mai smesso
di sentirla.
Ogni tanto mi ritorna in mente, sai?
Sei stata tu a calpestarmi i piedi
e rompere l'armonia,
eppure ho ancora voglia di ballare,
di sfiorarci ancora.
Chiudo gli occhi e accenno i passi,
tanto tu già li sai, e se vuoi,
io sono qui, che come uno stolto
aspetto la tue braccia e i tuoi piedi.