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Autore: putoffia    22/04/2012    3 recensioni
Kurt, il ragazzo che era sempre accanto a lui nei momenti difficili, quello che non l'aveva mai abbandonato, quello che gli aveva regalato molte emozioni.
Ma non i brividi che Sebastian gli dava con un semplice sguardo.
Troppe cose erano in gioco. Troppo da perdere, e molto da guadagnare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con un'altra fic da suicidio, da triplo salto mortale nelle lacrime.
Oh sì, al momento la Seblaine non mi dà felicità, ma solo speranza e taaanta pena.
Un grazie speciale a speranza19 per il prompt come al solito stupendo <3




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Stare da solo in quella stanza lo aiutava. Non aveva desiderio di festeggiare il secondo posto, non solo perché lo considerava una sconfitta più che una conquista, ma anche perché tanti pensieri gli ronzavano in testa. Mai avrebbe pensato di perdere.
In quegli ultimi giorni era stato miseramente sconfitto, aveva perso fin troppe cose.
Perso l’amicizia di Blaine, che avrebbe potuto evolversi in qualcosa di più. Forse.
Perso le regionali, e quindi perso il suo prestigio alla Dalton in quanto leader dei Warblers.
Aveva perso l’orgoglio, sì, quell’orgoglio che così ostinatamente mostrava al prossimo, l’aveva sacrificato di fronte allo sguardo di Blaine, che si appellava a lui per delle scuse sincere.
Aveva perso tutto ciò che contasse nella sua stupida vita.
Si sentiva vuoto, ogni slancio o obiettivo in lui erano svaniti se non per sempre, almeno per un bel po’ di tempo.
Voleva avere tutto, perché sentiva di poter avere tutto.
Ma in quel momento, quella sua sicurezza così sfacciata sembrava essere svanita nel nulla, insieme alle sue speranze.
“Che fai qui tutto solo?”
Sebastian si alzò di scatto e si girò verso la porta: era Blaine.
Le mani cominciarono a sudare, e il cuore a battere in modo irregolare.
Come sempre, quando lo vedeva.
“Penso…”
“A cosa, se posso sapere?”
Esitò un attimo, e parlò. “Penso a come abbia creduto per una vita che essere scaltri e manipolatori fosse la soluzione a tutto, senza curarmi del male che faccio e che ho fatto… Penso a quante illusioni sulle mie doti e le mie capacità mi sono fatto o mi hanno inculcato per anni ed anni… Penso a ciò che sono riuscito a fare nella mia vita, e sono riuscito solo a fallire e ferire.”
Blaine rimase in silenzio. Non sapeva cosa dire. Non voleva parlare troppo, né rivelarsi. Dio, aveva così tante parole di conforto per lui, parole però troppo pesanti e difficili.
“Ma lasciamo stare… Passerà. Tu piuttosto, che ci fai qui?”
“Sono venuto a rilassarmi dopo le Regionali… So che qui non viene mai nessuno, e quindi posso raccogliere i miei pensieri e staccare la spina per qualche minuto. Ne ho approfittato visto che Kurt è all’ospedale… E’ andato a trovare Dave”.
Sebastian sorrise osservando Blaine. Amava quel mezzo sorriso quando parlava, la sua abitudine di toccarsi e sistemarsi i capelli, e quello sguardo da bambino innocente che lo rendeva una preda troppo appetibile.
Si sistemò sulla sedia e si aggiustò il blazer.
“Capisco… Io ci sono già stato.”
Quella faccia da checca così misericordiosa, così dolce e altruista… Se l’avesse potuto uccidere, l’avrebbe fatto. Dio, se lo odiava.
Deglutì e si irrigidì: parlare di Kurt lo metteva sempre di cattivo umore.
“Vedo che questa storia di Dave ti ha colpito molto… Come mai?”
“Perché ho fatto lo stupido con lui, mi sento in parte responsabile per il gesto che ha compiuto.”
Blaine si sedette sull’altra sedia e si avvicinò, incuriosito.
“Vuoi dirmi che vi conoscevate?”
“Sì, di vista, allo Scandals. E ho fatto il cretino, mi riesce particolarmente bene. Gli ho detto che avrebbe fatto meglio a rimanere nell’armadio e a non fare coming out, che tanto non lo avrebbe considerato nessuno perché è in sovrappeso e non ha nessun fascino.”
“Tu… Hai detto queste cose?”
 
“Sì… E non stupirti, sono tipo da dire cattiverie del genere… Ma ora mi sento troppo in colpa.”
“Già il fatto che tu le consideri cattiverie e che tu ti senta in colpa, significa che quella è una parte di te che stai cercando di allontanare o di rimuovere… Tu sei una persona diversa da quella che dice queste cose o tira granite corrette agli amici. Io lo so. E per questo io ti ho perdonato.”
Sebastian sentì all’improvviso gli occhi pizzicare, e lo guardò di sottecchi, stupito piacevolmente da quelle parole. Si avvicinò e sfiorò la mano di Blaine, per poi sentire un brivido fortissimo lungo la schiena.
“Non ti ho chiesto scusa come si deve.”
“Cioè?”
“Cioè… Ho chiesto scusa a Dave per il male che gli ho fatto, per la mia vicinanza negativa, per le mie parole tutt’altro di conforto, ma a te… A te, ho detto semplicemente scusa.”
“E quindi?”
“E quindi meriti di più. Meriti spiegazioni, chiarimenti, e scuse serie, che non potevo darti di fronte a tutti. Tu non hai idea di come l’orgoglio abbia il controllo delle mie azioni…”
“Allora… Parla…”
Sebastian sentì un nodo in gola, annuì e strinse la mano di Blaine, approfittando del fatto che l’altro non si stesse tirando indietro di fronte a quel piacevole contatto.
“Io… Non volevo tirare la granita a te. Mai l’avrei voluto fare. Quella granita era… Era per la persona per cui provo... Una sorta di invidia. Sì, lo invidio, un po'. Può averti per sé quando vuole, può guardarti anche tutto il giorno, può baciarti e toccarti… E comunque sia, mai avrei voluto fare del male nemmeno a lui. Volevo solo dimostrare a me stesso che riesco ad eliminare i problemi che ostacolano la mia felicità. Come se una granita cancellasse il vostro rapporto. Sono stato stupido ed impulsivo, ma mai avrei voluto ferirti così tanto. Quando ti ho visto a terra, il mio cuore si è frantumato, mi sono sentito letteralmente morire… Perché proprio tu… Proprio tu stavi male. Ma al solito, sono fin troppo vigliacco da aiutarti e chiederti scusa immediatamente. Devo riflettere, e trovare il coraggio di dire parole che mi pesano così tanto. Non ho dormito per notti intere, la mia mente era offuscata dall’immagine di te rannicchiato a terra. Le tue urla di dolore mi hanno ucciso. E avrei voluto chiamarti, chiederti scusa nel modo migliore possibile, ma al solito mi tiro indietro di fronte agli ostacoli che io ho posto a me stesso e agli altri.  È più facile far finta di niente ed evitare i problemi, no?
Finché la vita non ti presenta il conto di tutte le cavolate che hai fatto e delle persone che hai fatto soffrire.
E tu sei una di queste. Quindi, te ne prego… Scusami, perdonami, io ammetto tutti i miei errori, ma sappi che ciò che è successo… Era tutt’altro che intenzionale. Perché tu non sei un ragazzo qualunque per me. Sappilo.”
Blaine aveva carpito ogni sua singola parola con attenzione, cercando di elaborarla e di capire il reale significato di quel discorso.
“Io ti ho già perdonato, ma dopo le tue parole, io voglio assolutamente tornare ad essere…” e prese un attimo di pausa, non sapeva come definire il loro rapporto. Cos’era? Non era esattamente amicizia, ma neanche qualcosa di più. Eppure l’attrazione e l’interesse erano palpabili.
Ma in realtà non ne avevano mai parlato, quindi non potevano sapere cosa in realtà fossero.
“… Amici.”
“… Amici?”
Sebastian si avvicinò, catturando l’attenzione di Blaine con il suo solito sguardo ammiccante.
L'ex Warbler si allontanò impercettibilmente, anche se avrebbe desiderato stare vicino a quel ragazzo così ipnotico e misterioso. Gli occhi gli brillavano, il cuore sembrava essere impazzito, i palmi delle mani erano madidi di sudore. Sebastian mai avrebbe immaginato di reagire così trovandosi a pochi centimetri da Blaine. Era stato con tanti ragazzi, li aveva baciati, aveva fatto sesso, ma non aveva mai nemmeno provato la metà delle sensazioni che lo stavano travolgendo in quel preciso, e fin troppo fugace, istante.
"Sì, Sebastian, amici."
Cercò di essere duro e determinato, ma il tono incerto e soffocato lo tradiva, e dava sempre più speranze al Warbler.
Quel suo sguardo così sicuro e ammiccante, quella divisa che gli stava da Dio, la sua voce sensuale... Era tutto troppo, davvero troppo da accettare.
"Bene... Era quello che volevo sentir dire."
Sebastian si allontanò, perplesso di fronte alle sue stesse parole.
In cuor suo sapeva che l'amicizia non fosse ciò che entrambi desideravano. Gli sguardi, le mani, le sensazioni, parlavano più di tanti discorsi.
In quel momento, in quella stanza, tutto era come sospeso ad ascoltare le loro parole. Tutto ruotava intorno a loro. Non c'erano più Blaine, Kurt e Sebastian, ora erano solo Sebastian e Blaine. Nessuno in mezzo, nessuno a frapporsi tra di loro.
Avrebbero potuto essere sinceri l'uno con l'altro. Ma la sincerità pesa troppo, comporta conseguenze, scelte, decisioni.
Soprattutto Blaine non si sentiva pronto ad essere sincero. Troppe parole e troppo poco coraggio.
Aveva molto da perdere.
Kurt, il ragazzo che era sempre accanto a lui nei momenti difficili, quello che non l'aveva mai abbandonato, quello che gli aveva regalato molte emozioni.
Ma non i brividi che Sebastian gli dava con un semplice sguardo.
Troppe cose erano in gioco. Troppo da perdere, e molto da guadagnare.
Sebastian sembrava non avere problemi ad essere sincero: in fondo, non aveva niente da perdere. Era libero, indipendente, autonomo. E poteva liberare se stesso di quelle parole che purtroppo gli morivano in bocca.
Lo bloccava qualcosa. Quel qualcosa negli occhi di Blaine. Vi leggeva la tensione, il pentimento, il disagio. E sapeva che già in passato l'aveva messo tutt'altro che a suo agio.
Era momento di cambiare, di mostrargli un nuovo lato di sé, quello leale, quello trasparente: solo così Blaine avrebbe cambiato opinione su di lui, solo così avrebbe potuto stargli vicino. Anche solo come amico.
Sperava, pochi istanti prima, che Blaine dicesse che no, non era solo amicizia e che sì, si piacevano. Ma non era andata così, purtroppo. E doveva accettare le sue parole, senza premerlo a dire ciò che Sebastian voleva sentirsi dire.
Era rincuorato dal fatto che nei suoi occhi poteva leggere ciò che la sua bocca non riusciva a dire. Capiva che qualcosa, almeno una parte dei sentimenti, era ricambiata. E per ora, doveva accontentarsi. Pur di non ferire o mettere spalle al muro Blaine, e avere finalmente un rapporto tranquillo, avrebbe sacrificato qualsiasi cosa provasse per lui. Solo per poterlo vedere, poter parlare, poter scherzare.
Doveva approfittare di quest'occasione, perché la vita è breve. Fin troppo breve e fragile. E il gesto di Dave ne era stato un grande insegnamento.
Blaine era consapevole di provare sentimenti che mai avrebbe dovuto provare per un ragazzo che non fosse Kurt, ma non poteva farne a meno. Ogni dettaglio in Sebastian lo ammaliava, era impossibile staccargli gli occhi di dosso.
La cosa migliore per non ferire nessuno, però, era al contempo la stessa che avrebbe ferito di più lui: far finta di niente, e cercare di nascondere e minimizzare quei sentimenti che sembravano essere un problema gigantesco.
"Quanti soldi avete raccolto per la fondazione?"
L'altro sembrò come cadere dalle nuvole, era immerso nei suoi pensieri da poco, ma ne era completamente catturato.
Si passò una mano tra i capelli e gli lanciò uno sguardo.
"Uhm, non molti, duemila dollari..."
"È un buonissimo risultato!"
"Sì, ma avevamo stimato una cifra più alta... Beh, comunque sia è pur sempre un piccolo passo..."
"Direi più che piccolo! È molto ammirevole da parte tua, Sebastian."
"Non esagerare, è una cosa come un'altra..."
"Tutti gli adolescenti organizzano raccolte fondi quando potrebbero ignorare il problema semplicemente? "
Sebastian gli diede un buffetto sulla spalla e abbozzò un sorriso, stimolando una risata sommessa di Blaine.
"Dai, torno dagli altri, mi staranno aspettando. Usciamo a festeggiare, se così si può dire, visto il secondo posto! Ancora complimenti, ve lo siete meritato. E fai complimenti a quella primadonna di Rachel, Here's To Us era stupenda. Ci vediamo, o sentiamo, presto. Stammi bene."
Gli sfiorò la spalla e sorrise, per poi uscire dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé e lasciando Blaine da solo al suo interno.
"Ciao, Sebastian."
   
 
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