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Autore: taemotional    22/04/2012    2 recensioni
[Seguito di "the 13th call - wasurenai kara"]
"Un brivido.
Alzo di colpo il viso dal giornale e aggrotto le sopracciglia.
Cosa c’è? Sento improvvisamente un brusio nella testa, qualcosa che mi collega al passato, ma non riesco a capire cosa."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jin, Junnosuke, Tatsuya
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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Commento: eccomi con la seconda di "the 13th call"!! La trama di questo secondo capitolo ce l'ho già tutta in mente ma faccio fatica a buttarla giù... sarà che devo prendermi una pausa dallo scrivere ficci con Jin! Anche se sono AU xD (ho già in mente una Nakame AU *fugge*) Comunque... questa è la prima parte e spero di riuscire a scrivere presto anche la seconda (e forse ultima) parte! E' la prima volta che pubblico una ficci ancora in svolgimento! e questo vi fa capire quanto sia in crisi xD Per questo... vorrei un vostro parere che mi aiuti a continuarla! Positivo o negativo, basta che mi sblocchi x°°D Yoroshiku onegai shimasu!!!!! <3

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The 13th Call

~Wasurenai Kizuna~

 

<< Non dimenticare questa promessa che stiamo facendo….
Perché per me tu sei importante più di chiunque altro.
Voglio realizzare i sogni di cui mi hai parlato, poco a poco. >>

GACKT - Love letter

 
Un brivido.
Alzo di colpo il viso dal giornale e aggrotto le sopracciglia.
Cosa c’è? Sento improvvisamente un brusio nella testa, qualcosa che mi collega al passato, ma non riesco a capire cosa. Torno a leggere l’articolo a cui stavo dando un’occhiata e scorro le colonne velocemente. Magari la causa è stata una qualche parola o frase che ho letto distrattamente?
 

E' come se tentassi di tenere stretto a me un ricordo, ma non riesco ad afferrarlo.

 
Sento una voce, la strofa di una canzone, cosa dice? Mi blocco cercando di concentrarmi ma niente, il brusio si affievolisce rapidamente e perdo la possibilità di capirne l’origine.
Boh, cos’era stato? Forse sento solo freddo.
Mi guardo intorno. Sono nel salotto del mio appartamento e, seduto sul divano come ogni sabato mattina, sto sfogliando il giornale. Tutto normale, apparentemente, e allora cosa ho avvertito?
In quel momento sento il rumore delle chiavi girare nella toppa del portone. Lasciamo perdere, penso, e sorridendo mi volto verso l’ingresso.
“Sono tornato!”
“Ben tornato, Junno...” gli dico mentre lui poggia la busta della spesa sul tavolo della cucina e mi raggiunge in sala, “Ti sei ricordato del miso?” chiedo.
Junnosuke finge di pensarci un po’, poi annuisce soddisfatto.
“Tu invece...” inizia sedendosi al mio fianco, “...non ti sei dimenticato di qualcosa?”
Allargo gli occhi e le rotelle del mio cervello iniziano a ruotare impazzite. Cosa? Era il nostro primo anniversario? No, mancava ancora qualche mese. Qualche festività strana? Nemmeno. Il suo compleanno? No, non era ad ottobre. Cosa succedeva ad ottobr-...
“Ah!” salto su, ma prima di poter dare la risposta corretta lui mi azzittisce con un bacio. Ma mi ha colto di sorpresa, e non ho abbastanza fiato. Avverto le sue dita infilarsi sotto la maglia e la sua lingua farsi strada nella mia bocca. Annaspo per respirare ma non mi lascia spazio. Non c’è spazio, non c’è aria. E di colpo, ancora quel brusio.
 

Nonostante la riva avvolta dai raggi del sole sia il mio desiderio più grande,
rimango inerme nell'acqua scura. Ed ho paura di toccare il mio sogno.

 
Gli stringo i capelli chiari e, in quel momento, lui abbandona le mie labbra.
“Buon compleanno Tatsuya,” mi dice sorridendo.
Inaspettatamente i miei occhi si velano e non riesco a guardarlo. Non capisco cosa mi prende. Un filo invisibile dentro di me prende vita e inizia a seguire uno strano percorso, ma non è ancora giunto il tempo. Il collegamento si spezza.
“Sei arrossito,” mormora Junnosuke afferrando il mento e costringendomi ad alzare il viso. Nel momento in cui osservo i suoi occhi un altro collegamento si stabilisce, e quel brusio malinconico scompare del tutto. Gli sorrido un po’ imbarazzato.
“Perché mi hai colto alla sprovvista...”
Ride, e il mio cuore perde un battito nel rivedere quel sorriso che mi ha fatto innamorare la prima volta. Non è affatto da me, ma non riesco a far a meno di abbracciarlo.
“Tatsuya!” esclama lui, “Cosa c’è? I trent’anni ti hanno dato alla testa?”
Mi rendo effettivamente conto del mio gesto inusuale e provo a ritrarmi, ma ormai anche lui mi stringe e non riesco ad allontanarmi di un solo centimetro.  Metto da parte l’orgoglio e lascio che il suo corpo mi scaldi.
 
“Tatsuya...” inizia dopo qualche secondo, “So bene che non vuoi regali per il compleanno... però non arrabbiarti se non sono riuscito a tornare a mani vuote...”
Lo guardo un po’ di traverso, “Penso solo che sia uno spreco di soldi...”
Junnosuke si agita un po’ e dentro di me rido. Mi diverto a farlo preoccupare. Non sarò un sadico? Sto per dirgli che non sono affatto arrabbiato quando lui mi precede.
“Me l’hanno dato! Quindi non l’ho comprato in verità!”
E’ davvero preoccupato! Gli do un debole pugno sul braccio.
“Stai tranquillo!” esclamo ridendo per la sua espressione, “Sono contento.”
Lui non sembra molto convinto. “Davvero?”
“Davvero,” rispondo annuendo, poi mi avvicino e gli rubo un bacio. Questa volta è lui ad arrossire. “Anche se come regalo mi sarebbe bastato averti con me in questo giorno...” inizio a quel punto, ma non riesco a finire la frase. Non è affatto da me, da quando sono così sdolcinato?
“Comunque!” esclamo mentre un sorriso enorme si stampa sul suo volto, “Vediamo questo regalo!”
Lui annuisce e, dopo aver infilato una mano in tasca tira fuori una busta. Me la porge.
“Ecco.”
“Cos’è?”
“Sono due biglietti per un concerto!”
Io lo guardo stupito. “Ehhh! Che figo! Di chi?”
“Sei contento sul serio?” chiede ancora.
“Ma sì! Sai che la musica mi piace!”
“Okay, sono contento,” dice visibilmente sollevato, “Comunque è il concerto di un gruppo che inizia ad essere famoso di recente! E... il cantante è il figlio di Crystal!”
Io aggrotto un attimo la fronte, “Sarebbe?”
“Ma come! E’ stata un idol molto famosa al suo tempo! Le sue canzoni hanno fatto la storia del j-pop anni ‘70.”
Io annuisco.
“Non la conosci proprio?”
“No...” rispondo, “Chissà perché! Tempo fa, quando ancora credevo che il mio futuro sarebbe stata la boxe, ero un patito di musica. Praticamente l’I-Pod era la mia vita, il mio mondo. Mi sentivo felice solo quando potevo isolarmi e ascoltare musica sparata nelle orecchie.” Poi torno al discorso iniziale, “Forse è perché preferivo gruppi rock?”
Junnosuke annuisce. “Può essere...”
In quel momento mi ritrovo a fissare il vuoto. Gli occhi sembrano penetrare l’aria e tornare a guardare un paesaggio diverso, un mondo lontano, oltre l’oceano. Lì c’era un albergo. Ormai, non so perché, vuoto. Eppure sento di aver lasciato una parte di me nella hall. Davanti al bancone della reception, qualcosa era scattato nel mio petto. Il mio cuore da quel momento batte in maniera diversa. Continua a battere in maniera diversa.
 

Mi dimeno, nuoto inutilmente per raggiungere la mia riva almeno con la vista.
Ma rimango ancorato nello stesso luogo.

 
Quel filo dentro di me preme, sente forse che l’altro capo è vicino? Il brusio torna ad offuscare l’udito.
“Poi cos’è successo?” chiede qualcuno, da un posto lontano.
“Poi mi sono innamorato.”
A quelle mi stesse parole mi riprendo. Batto le palpebre e torno alla realtà. Junnosuke mi guarda senza avere alcuna espressione in viso.      
“Questo è successo...” inizia con tono di voce neutro, “...quando eri in America?”
Annuisco. Ma perché siamo finiti a parlare di questo? E’ una storia di sei anni fa e tale deve rimanere.
“Ma è finita così come è iniziata, veloce e breve come il battito d’ali di una farfalla.”
Junnosuke sembrò riprendersi. Mi dispiace avertelo detto, volevo che restasse dentro di me per sempre, e non so nemmeno perché torna a galla in un giorno ordinario come questo.
“Scusami.”
“Eh? No! Se mai incontrassi questa persona la vorrei ringraziare!”
“Perché?”
“Perché ha distrutto la bolla in cui ti eri isolato, e io ho potuto incontrarti.”
Sorrido e lascio che mi abbracci.
Quanto vorrei anche io incontrarlo per dirgli grazie. Vorrei rivederlo e dirgli tutto quello che mi è successo in questi anni, raccontargli faccia a faccia - non più attraverso una cornetta - di come stia procedendo la mia vita e di come abbia iniziato a percorrere la strada verso il mio sogno. Digli che la boxe non va bene per comunicare, che ho trovato una nuova forma per esprimermi, qualcosa grazie al quale sono dovuto crescere, e ho dovuto imparare a parlare, ad urlare al mondo i miei sentimenti. Già, il teatro poteva essere l’unico luogo in cui avrei potuto superare le mie fobie da solo. E così è stato. Ora sono un’altra persona, chissà cosa penseresti di me ora? Ora non sono più solo in questo mondo. Sul palco, mi sono innamorato ancora, e vorrei dirtelo. Tu invece? Non so perché ma ti sento vicino, dove sei? Cosa hai fatto? Sei diventato quello che volevi? Vorrei incontrarti, ringraziarti ed aiutarti, se il tuo sogno non si fosse ancora realizzato. Ho davvero bisogno di parlarti. Questo cerchio che mi collega a te deve chiudersi, altrimenti non posso andare avanti. E temo che il ronzio possa ritornare e farmi impazzire.   
“Junno.”
“Uhn?”
“Come hai detto che si chiama il gruppo?”
WK, che sta per Wasurenai Kizuna.”
Annuisco e chiudo gli occhi. Torno a perdermi nei miei pensieri.
Junno, se solo sapessi quanto tu somigli a quella persona... mi dispiace, forse avrei fatto meglio a non incontrarti mai.
 
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Tsuzuku... *continua*
   
 
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