Titolo: Puoi mentire agli altri ma non a te stessa
Citazione scelta: Chiudi gli occhi e credi solo a quel che vedi dentro
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi: Damon e Elena
Genere: Romantico/Introspettivo
Avvertimenti: One Shot
Rating: Verde
Nda: Shot ambientata al termine della puntata 3x18, Damon ha appena scoperto che il paletto di Alaric è sparito e a nasconderlo è stato proprio il suo alter-ego cattivo, mentre Elena ha appena concluso la sua "chiaccherata" con Stefan e confusa si dirige verso casa.
Elena percorse veloce il vialetto della pensione dei
Salvatore e senza voltarsi indietro raggiunse la sua auto. Era stata
una
giornata strana e la sua conclusione non era stata da meno, ogni volta
che
parlava con Stefan il discorso virava inevitabilmente sul fratello e
tutto si
faceva confuso e nebuloso.
Anche questa volta non era stata capace di dire la
verità, aveva liquidato il discorso con un banale "Non so
quello che
provo", bugiarda era davvero una incredibile bugiarda e lo sapeva, ma
non
aveva avuto il coraggio di distruggere ancora una volta quel poco di
umanità
che Stefan aveva faticosamente ritrovato solo ed esclusivamente grazie
a quello
che provava per lei.
L'auto di Elena viaggiava silenziosa sulla strada, il buio avvolgeva
ogni
cosa e tutto sembrava così tranquillo e ammantato di pace da
sembrare surreale.
Nel profondo dell’animo della ragazza si faceva strada una
sensazione di
ansia, come se un macigno le impedisse di respirare e la stordisse.
Inizialmente non riuscì a capire ma in seguito tutto
diventò più chiaro, il
senso di colpa la stava schiacciando, ogni gesto diventava sempre
più difficile
e faticoso, l'aria nei polmoni faticava ad arrivare e in breve tempo si
rese
conto di non essere più in grado di guidare, così
decise di accostare e fare
due passi.
La brunetta scese velocemente dall'auto e cercò
faticosamente di calmarsi ma
l'unica cosa che ottenne fu di agitarsi ancora di più, non
riusciva a capire
come poteva essersi turbata così per la discussione con
Stefan, dopotutto non
era successo niente di strano, non aveva detto niente che poteva farla
sentire
in colpa, era stata come al solito molto brava a glissare
sull'argomento Damon.
Non appena nella sua mente prese forma il nome del vampiro il suo corpo
sussultò e a quel punto tutto le fu chiaro, non lo aveva
neppure cercato per
sapere se stava bene nonostante fosse a conoscenza del suo rapimento da
parte
di Rebekah, ma la cosa che la faceva sentire più in colpa
era il non essersi
opposta con più forza a Stefan e aver proseguito il piano
senza tentare di
salvarlo.
Elena afferrò la maniglia per aprire la portiera della
macchina con così tanta
forza da rischiare di romperla. Una volta a bordo non perse tempo e
girò la
chiave già inserita nel cruscotto e diede gas pronta a
partire, non sentì
nessun rumore provenire dal motore e l'auto non dava segni di volersi
muovere,
in preda alla rabbia la ragazza cominciò a colpire il
volante con dei pugni più
forte che poteva.
Aveva avuto mille occasioni per capire cosa provava e per
dirlo al vampiro, proprio ora che sapeva cosa dire era bloccata in
mezzo al
nulla.
Artigliò frustrata il telefono che aveva appoggiato sul
sedile del passeggero e
compose l'unico numero che aveva in mente, uno duo tre squilli ma
dall'altro
capo non ricevette nessuna risposta, possibile che Damon se la fosse
presa e
non le rispondesse, eppure era notte fonda e senza dubbio una sua
telefonata a
quell'ora significava che aveva bisogno del suo aiuto.
Non era da lui
abbandonarla, non lo avrebbe mai fatto.
La ragazza scese dall'auto e non avendo altra alternativa
cominciò a camminare
in direzione del pensionato. Dopotutto era il posto abitato
più vicino, più
camminava più il suo passo diventava veloce
finché non si ritrovò in pochi
minuti a correre a perdifiato con un solo pensiero che le faceva
scoppiare il
cervello, parlare con Damon. Doveva scusarsi per non averlo salvato e
per un
altro milione di cose.
Quando giunse davanti alla dimora dei Salvatore era sudata e aveva i
capelli tutti scompigliati, lasciò cadere a terra la borsa e
la
giacca che atterrarono
con tonfo sordo e a passi lenti e misurati si diresse verso la porta.
Quando fu
abbastanza vicina sentì chiaramente la voce dei due vampiri
decisamente troppo
alta per essere una discussione amichevole e capì che
stavano
litigando, si
avvicinò alla finestra e vide Damon scaraventare nel camino
un
bicchiere di
liquore, spaventata Elena fece un passo indietro. Non aveva mai
imparato a
gestire la rabbia di Damon, non aveva paura di lui ma ogni volta che si
infuriava perdeva il controllo e diventava imprevedibile e irrazionale,
praticamente tutto il contrario di lei.
Cercando di fare meno rumore possibile si allontanò dalla
finestra e decise
di attendere il termine della discussione prima di parlare con il
vampiro
moro.
Non riuscì neppure a scendere le scale del porticato
poiché Damon
spalancò la porta d'ingresso come una furia e
uscì in giardino.
Il vampiro si aspettava
tutto ma non un incontro con Elena a notte fonda e nel giardino di casa
sua,
per alcuni istanti si guardarono indecisi sul da farsi. Era una
situazione
alquanto strana, doveva essere a casa da alcune ore e poi cosa le era
successo,
sembrava che qualcuno l'avesse inseguita.
Il rumore sordo della porta d'ingresso che veniva sbattuta da Stefan li
risvegliò dai loro pensieri.
- Stai bene? - disse Damon passandosi nervosamente una mano tra i
capelli già
piuttosto scompigliati.
- Sì...No...Veramente la mia auto mi ha lasciata a piedi
poco lontano da qui,
così sono tornata indietro di corsa - spiegò la
ragazza con un filo di voce
come se si vergognasse.
- Vieni ti accompagno a casa e domani vado a recuperare la tua auto,
comunque
dovevi avvertire qualcuno, non puoi andartene in giro a notte fonda da
sola -
replicò Damon mentre si dirigeva verso la sua auto.
- Ma io ti ho chiamato e non mi hai risposto, se ce l'hai con me ti
capisco -
replicò la brunetta stando ben attenta a non guardarlo in
faccia.
- E sentiamo per cosa dovrei avercela con te, ormai quasi non mi
rivolgi la
parola? - disse a denti stretti il moro.
Elena trasse un respiro profondo e cercò di calmarsi il
più possibile, quel
ragazzo la mandava sempre su tutte le furie, era già
abbastanza difficile per
lei parlare di certe cose senza che lui facesse il suo solito teatrino
da vampiro
insensibile.
- Dovevo mollare tutto e venire a salvarti, tu lo fai sempre per me, mi
dispiace -.
- Va tutto bene, l'importante era portare a termine il piano, io ero un
danno
collaterale - rispose il vampiro fissandola dritta negli occhi.
Senza dire nient'altro Damon si diresse verso la sua auto e fece segno
a Elena
di seguirlo. Una volta a bordo partirono verso la casa della ragazza,
il
viaggio fu terribilmente silenzioso, nessuno dei due osava dire nulla,
quando
all'improvviso la ragazza sbottò e si voltò verso
Damon.
- Adesso basta, smettila di fare così, fermati, voglio
scendere! - urlò Elena
come una furia.
Damon inchiodò in mezzo alla strada e scese, grazie alla sua
velocità aggirò in un
istante l'auto e spalancò la portiera della ragazza
invitandola in modo poco
gentile a scendere.
- Cosa diavolo vuoi da me, sono il tuo cavalier servente e non ti va
bene, ti
lascio i tuoi spazi e non ti va bene, Damon Salvatore non è
la marionetta di
nessuno, questo te lo devi mettere bene in testa! - ringhiò
Damon ormai
furente.
La brunetta non rispose, ma il suo viso fu inondato da un mare di
lacrime che
scivolavano veloci lungo le guance.
La ragazza cercò inutilmente di frenare quel fiume in
piena, ma era impossibile, così cominciò ad
asciugare le lacrime convulsamente
con i palmi delle mani, tra un singhiozzo e l'altro Elena cercava
disperatamente di trovare le parole per iniziare un discorso che era
stato
rimandato ormai da troppo tempo.
- Non ci riesco, ho troppa paura - bisbigliò Elena tra un
singhiozzo e l'altro.
- Di cosa hai così paura, hai paura di me ? - disse il
vampiro con voce
tremante temendo la risposta.
- No, mai - replicò la ragazza perentoria.
Damon sussultò per la sicurezza e la determinazione con cui
la ragazza gli aveva
dato la risposta, non aveva vacillato neppure un secondo e non si era
neppure
fermata a pensarci, era davvero sicura di quello che stava dicendo,
senza
nessuna remora. Così si sentì in colpa per averla
fatta piangere, si avvicinò
alla ragazza e le accarezzò dolcemente il viso,
cercò di asciugarle almeno una
parte di lacrime, che nonostante i suoi tentativi continuavano a
inondare
copiose le guance di Elena.
- Ehi lo sai che puoi dirmi quello che vuoi, sono qui e ti ascolto -
disse
Damon dolcemente.
Elena avrebbe voluto parlare e raccontargli tutto il dolore che provava
ogni
volta che lo respingeva e lo allontanava in nome di un amore con Stefan
che
ormai non esisteva più da molto tempo.
Avrebbe voluto dichiarargli quello che
provava con belle parole ma nel suo cervello aleggiava solo il vuoto
più
totale, lui era lì per lei, disposto ancora una volta a
consolare le sue
sofferenze per il fratello e lei non aveva il coraggio di dirgli che le
sue sofferenze erano solo ed esclusivamente causate da lei stessa e dal
suo cervello
ottuso.
Una volta Damon le aveva detto che poteva mentire agli altri ma non a
se stessa, solo adesso capiva che aveva ragione, lui lo sapeva da
sempre, le
aveva letto nel profondo dell'anima e l'aveva capita come nessun altro
al
mondo, aveva mentito a se stessa per troppo tempo, quella notte avrebbe
trovato
il coraggio per ammettere a se stessa e a lui i suoi sentimenti.
- Mi manca il coraggio - sussurrò la brunetta tenendo gli
occhi bassi.
- Chiudi gli occhi e credi solo a quel che vedi dentro, se credi sia
giusto
dirmi questa cosa ti ascolterò qualunque essa sia - disse
Damon prendendo tra
le sue mani quella di Elena.
La ragazza seguì il consiglio del vampiro e chiuse gli
occhi, all'improvviso
tutto le sembrò così semplice e naturale, come
aveva potuto aspettare così
tanto a rendersi conto che Damon era sempre stato nel suo cuore.
Non era mai
stato importante se fosse stato buono o cattivo, l'unica cosa
importante era
che fosse con lei, sempre e comunque.
Ogni volta che la lasciava sola il
desiderio della sua presenza la assaliva prepotente, ogni volta che la
toccava
bramava un contatto più profondo e prolungato, tutte queste
cose erano state da
sempre davanti ai suoi occhi ma lei come se fosse stata cieca non le
aveva
viste.
Quella notte la sola possibilità di perderlo per sempre le
aveva ridato
la vista concedendole finalmente di realizzare qualcosa che sapeva da
sempre ma
che non aveva il coraggio di ammettere, lei amava Damon immensamente e
dolorosamente.
- Ti amo - sussurrò la ragazza mentre riapriva lentamente
gli occhi puntandoli
in quelli del vampiro.
Il vampiro non poteva credere a quello che le sue orecchie avevano
sentito, si
aspettava molte cose ma non una dichiarazione d'amore così
diretta e semplice.
Spiazzato rimase alcuni secondi a osservare quei meravigliosi occhi
castani
che lo scrutavano dolci e speranzosi, poi riprese il controllo del suo
corpo e
attirò la ragazza a sé stringendola in un
abbraccio colmo d'amore.
Non era mai
stato così felice sia in tutta la sua vita che nella sua non
vita.
Posò
entrambe le mani sulle guance della ragazza e avvicinò le
sue labbra fino a
sfiorare quelle rosa e morbide di Elena.
- Se il mio cuore fosse ancora vivo mi sarebbe saltato fuori dal petto,
non sai
quanto ho desiderato e sognato questo momento, credo che le mie
orecchie non
sentiranno mai niente di più bello di quello che mi hai
appena detto - disse il
vampiro sorridendo.
Elena sorrise dolcemente e appoggiò le sue labbra su quelle
del vampiro
colmando definitivamente la distanza, anche se minima, che era rimasta
tra
loro.
Fu un bacio ricco di amore e di dolcezza ma sopratutto di
consapevolezza di qualcosa che in fondo avevano sempre saputo entrambi.