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Autore: Fiery    23/04/2012    7 recensioni
[Jeremy/Rose - post 3x19]
«Perché sei ancora qui?» domandò Jeremy, ad un certo punto. Il fantasma non era ancora sparito, né aveva accennato a muoversi.
Rose si girò verso di lui, «In realtà non lo so, immagino che tu abbia ancora qualcosa da dirmi.» rispose, confusa quanto lui. Jeremy si rimise a sedere, sollevando entrambe le sopracciglia per rivolgere un’occhiata incuriosita, «Sei tu che mi trattieni… Damon ed Elena hanno altro a cui pensare al momento.» spiegò, con un sospiro stanco.
«Quello che volevo dirti, te l’ho detto.» replicò Jeremy, esausto.
«Non tutto, evidentemente.» replicò Rose sarcastica.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jeremy Gilbert, Rose Famil
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Personaggi/Pairing(s): Jeremy Gilbert, Rose.

Timeline: post-3x19. Jeremy, dopo il viaggio a Denver di Elena e Damon, decide di tornare a casa.

Warnings: spoiler.

Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono (del tipo, non sarei qui se fosse così, ecco ;O;).

Note: chiarisco che l’obiettivo della shot non è schierarsi né dalla parte Delena né dalla parte Stelena. È nata come un’introspezione di Jeremy, un dialogo con Rose che reputavo obbligatorio dopo che lei gli fa il suo discorso in macchina. Detto questo, buona lettura. :)

 

 

 

 

 

Tu non vedi ciò che vedo io

 

 

 

La sua stanza era rimasta uguale a prima: la scrivania piena di libri, l’armadio mezzo vuoto, un blocco da disegno abbandonato sulle lenzuola tirate del letto. Jeremy non se ne stupì neanche più di tanto, si limitò ad appoggiare il borsone per terra e sospirare, mentre la voce di Elena alle sue spalle gli dava il bentornato a casa.

«Ho solo pulito un po’, ma non ho toccato niente.» disse Elena, appoggiata a braccia incrociate contro lo stipite della porta.

Jeremy continuò a darle le spalle, camminando in direzione della finestra per controllare la strada: quando era a Denver, quell’istinto di protezione non ce l’aveva. Odiava la sensazione di doversi guardare sempre le spalle, e se n’era liberato non appena aveva messo piede fuori da Mystic Falls. Tornare a casa significava riprendersi anche quella sensazione.

«Hai bisogno di qualcosa?» domandò ancora lei.

Jeremy si girò per rivolgerle un debole sorriso, «No. Penso mi farò una doccia e poi andrò a dormire.»

Elena annuì lentamente, «Ok. Domattina puoi venire a scuola con me, per farti riammettere...» iniziò a dire, ma il ragazzo scosse la testa, interrompendola subito.

«Non c’è bisogno di farlo.» le disse tranquillo, mentre lei inarcava confusa le sopracciglia, «Evitare l’argomento “Damon”, intendo.»

Elena fece per aprire bocca, per giustificarsi, probabilmente. Per cercare di deviare l’argomento ancora una volta, per minimizzare un problema ben più grande di lei. Jeremy la conosceva, e dentro di sé sapeva perfettamente che le sue parole non avrebbero cambiato la realtà dei fatti.

«Non sono affari miei.» l’anticipò.

«Jeremy…»

«Buonanotte.»

La sorella gli rivolse un’ultima occhiata piena di preoccupazione, prima di sospirare e augurargli a sua volta, a mezza voce, la buonanotte. Si chiuse la porta della camera alle spalle, mentre un brivido di freddo percorreva la schiena di Jeremy; si voltò quasi d’istinto verso il letto, dove Rose lo fissava con un sorriso comprensivo.

«Le mie parole non sono servite a farti cambiare idea, vero?» domandò il fantasma, poggiando i palmi aperti delle mani sulle lenzuola. Jeremy roteò gli occhi, rivolgendo un altro sguardo verso il marciapiede: sotto la luce del lampione, Damon ed Elena stavano discutendo per l’ennesima volta. Il viaggio di ritorno a casa era proseguito in totale silenzio, evidentemente avevano aspettato che fossero da soli prima di scoppiare in una delle loro solite discussioni.

«Tu hai detto che vedi qualcosa che io non vedo, giusto?» chiese Jeremy, senza troppi giri di parole.

Rose annuì, rivolgendogli un’occhiata incuriosita, «Esatto.»

«Quello che hai detto, ha senso.» spostò lo sguardo dalla finestra al volto di Rose, «Ma tu non conosci Stefan.» aggiunse deciso.

«Non ne ho bisogno. So che tipo di amore può darle, ma non è il tipo di amore di cui Elena ha bisogno, secondo me.» ribatté Rose, mentre Jeremy si sedeva accanto a lei.

«Sai di cos’ha bisogno davvero mia sorella?» le chiese Jeremy, guardandola dritto negli occhi, «Ha bisogno di tranquillità. Dopo tutto quello che le è successo, ha bisogno di qualcuno che la faccia sentire al sicuro, che rispetti le sue decisioni e che si fidi di lei.»

Rose sollevò un sopracciglio, accigliata, «Non credi che Damon sia capace di fidarsi di lei?»

«Quello che credo io non ha importanza.» rispose Jeremy, incrociando le mani e appoggiando i gomiti sulle ginocchia, «Per quanto mi riguarda, ho mille motivi per non volere Damon accanto ad Elena. Motivi che, comunque, non hanno importanza per lei. Non di fronte ai suoi sentimenti.»

«Non mi avevano detto quanto tu fossi riflessivo.» sdrammatizzò Rose, facendolo sorridere debolmente.

«Non lo sono.» negò Jeremy mentre si stringeva nelle spalle, «Ma so cosa vuol dire essere innamorati, e quanto possa cambiare le persone.»

Il fantasma sospirò, facendo per allungare una mano in direzione della spalla di Jeremy. La ritrasse quasi immediatamente, con un sorriso triste sulle labbra nel rendersi conto che lui non avrebbe sentito niente; e anche se fosse stato il contrario, non sarebbe servito a confortarlo o dargli sostegno.

«Quindi sei “Team Stefan”?» continuò a scherzare.

«Non tifo per nessuno dei due.» rispose Jeremy, divertito dal suo modo di sdrammatizzare la situazione, «Non è che fate delle specie di scommesse, dall’altra parte, vero?»

Rose scoppiò a ridere, «In un certo senso. In qualche modo dobbiamo occupare il tempo, no?»

Sentirono la porta di casa sbattere, segno che Elena era rientrata; Jeremy sospirò, stendendosi di schiena sul materasso e appoggiando le mani incrociate sulla pancia. Rose rimase seduta accanto a lui, in silenzio.

«Perché sei ancora qui?» domandò Jeremy, ad un certo punto. Il fantasma non era ancora sparito, né aveva accennato a muoversi.

Rose si girò verso di lui, «In realtà non lo so, immagino che tu abbia ancora qualcosa da dirmi.» rispose, confusa quanto lui. Jeremy si rimise a sedere, sollevando entrambe le sopracciglia per rivolgere un’occhiata incuriosita, «Sei tu che mi trattieni… Damon ed Elena hanno altro a cui pensare al momento.» spiegò, con un sospiro stanco.

«Quello che volevo dirti, te l’ho detto.» replicò Jeremy, esausto.

«Non tutto, evidentemente.» replicò Rose sarcastica.

Rimasero qualche altro minuto in silenzio, prima che Jeremy alzasse lo sguardo su di lei, «Mia sorella non ha bisogno di qualcuno che le stravolga la vita, più di quanto non lo sia già.» iniziò a parlare, esprimendo i suoi pensieri, «Né di qualcuno che la protegga e non le faccia mai del male.»

Rose evitò di esprimere di nuovo il suo punto di vista, si limitò ad annuire, «E di chi ha bisogno, allora?»

«Di nessuno.» rispose Jeremy, lasciandola per un attimo spiazzata dalla sua risposta, sincera e inaspettata.

«Tutti abbiamo bisogno di qualcuno.» ribatté Rose, poco convinta delle affermazioni del sedicenne.

«Lei ha sempre avuto qualcuno accanto: Matt, Stefan e ora Damon.» puntualizzò, sicuro della sua opinione, «Ma nessuno si è accorto che ha perso sé stessa, con tutto ciò che è successo da quando i nostri genitori sono morti. Stefan l’ha fatta sentire di nuovo viva, è vero.» ricordò le parole scritte sul diario della sorella, quando l’aveva letto l’anno prima ed era venuto a conoscenza di quel mondo che gli era stato nascosto per non farlo soffrire, «E Damon l’aiuta a mettere in discussione la sua vita, come dici tu.»

«E non è un bene?»

«Non dovrebbe essere qualcun altro a metterla in discussione o farla sentire viva.» affermò Jeremy.

Rose arricciò le labbra in una smorfia, annuendo suo malgrado, «Forse.» disse mentre Jeremy ritornava a stendersi di schiena, portando le mani al viso per soffocare uno sbadiglio. Il fantasma lo fissò, prima di sorridere, «Sei un buon fratello, Jeremy.»

Il giovane tolse le mani dal viso, per scoccarle un’occhiata sorpresa, «Non mi conosci neanche.»

«Tu non vedi ciò che vedo io.» ripeté Rose, sorridendogli un’ultima volta. Jeremy si ritrovò a fissare il vuoto in una manciata di secondi, costringendolo a rimettersi a sedere confuso. Prima di potersene accorgere, un sorriso gli spuntò sulle labbra.

  
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