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Autore: costanzamalatesta    23/04/2012    1 recensioni
Si stiracchiò beata e con un balzo si alzò veloce dal letto.
Sentiva in cucina sua madre che stava iniziando a prepararle la colazione.
Aveva lo stomaco chiuso ma non aveva il coraggio di dirglielo. Non quella mattina.
Quella mattina era il 13 agosto.
Mancavano due giorni al 15, a Ferragosto, ma non era quella la motivazione della sua euforia
...l'inizio di un viaggio, l'inizio di una vacanza particolare... forse l'inizio di tutto...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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InterRail Global Youth 2nd Class 319
 
 
La sveglia suonò alle 7 meno un quarto.
Ma era una pura formalità
Era dalle 6 che giaceva nel letto con gli occhi aperti aspettando il suono prolungato della sveglia che mai come in quel momento le sembrò così giulivo e pieno di allegria.
 
In genere sbuffava ed inviava i peggiori epiteti a quell’affarino di metallo argenteo con quei numerini digitali di colore nero che, a suo modesto parere, giravano troppo in fretta.
 
Ma quella mattina invece era il 13 agosto e niente le sembrò più eccitante di quel suono.
Fissò il soffitto dove il sole, penetrando dalle persiane, disegnava delle linee di luce dorata sulla parete.
Si stiracchiò beata e con un balzo si alzò veloce dal letto.
Sentiva in cucina sua madre che stava iniziando a prepararle la colazione.
Aveva lo stomaco chiuso ma non aveva il coraggio di dirglielo. Non quella mattina.
Quella mattina era il 13 agosto.
Mancavano due giorni al 15, a Ferragosto, ma non era quella la motivazione della sua euforia.
 
Il 13 agosto era la data stabilita per la partenza.
Partenza con la P maiuscola.
La partenza delle 9,00 dal binario 4 Firenze S. M. Novella
 
Avevano progettato quell’ itinerario fin da aprile.
 
Avevano litigato con le rispettive famiglie per effettuare quel viaggio.
 
Avevano utilizzato tutte le argomentazioni possibili per farlo sembrare un viaggio come un altro.
 
Avevano scaricato testimonianze, diari di viaggio, faq e quant’altro avesse potuto far essere tranquilli i genitori.
 
Forse non c’erano riuscite del tutto.
 
Certo il 100 ottenuto all’esame di maturità aveva contribuito da ammorbidire gli animi.
Erano due brave ragazze, avevano sputato sangue durante quell’anno, perché solo loro sapevano cosa avevano in progetto, quindi questo viaggio se lo erano guadagnato!
 
<< inter…. Che ? >> chiese sua madre la prima volta che fece rotolare la parola dalla bocca come se snocciolasse un ritornello
<< interraill . e’ un modo di viaggiare in treno >> spiegò Chiara.
 
<< con chi gioca l’inter ? >> le urlò il nonno dalla cucina, erano ospiti da loro per alcuni giorni. Forse non doveva sollevare l’argomento in quel periodo. C’era già abbastanza confusione in casa
 
<< papà non gioca con nessuno l’inter. Tranquillo >> la mamma urlò per farsi sentire meglio
 
<< ecco perché altrimenti mi trasferivo in salotto con …con….con coso…quello lì …come si chiama che non lo dico che sennò mi prendete in giro >> replicò nonno Giorgio affacciandosi sulla porta, si riferiva a sky naturalmente.
<< nessun problema, tranquillo, torna pure di là >> spiegò la mamma gentilmente
 
Era il 2 Aprile ed avevano deciso che quella sarebbe stata la fatidica sera nella  quale entrambe, lei e Mati, detta anche Tilde nei momenti di nervosismo o Matilde nelle occasioni solenni, avrebbero esposto il loro concetto di premio per la maturità.
 
Era dalla quarta Liceo che agognavano a quel tipo di viaggio.
Un viaggio per l’Europa in treno con l’interrail.
Un modo di viaggiare molto free,  che ti faceva toccare con mano la libertà di essere ogni giorno, o quasi in posti nuovi.
La libertà di viaggiare di notte e di ritrovarsi al mattino in una nuova città europea.
Senza contare il fatto che sarebbe state a contatto con tantissima gente, che avrebbero fatto nuove amicizie, certo sporadiche, ma comunque che avrebbero arricchito il loro bagaglio culturale.
 
<< interrail …!?!..>> il padre di Chiara si battè perplesso le dita sulla bocca
<< mi pare di averlo già sentito ma non so dove…in treno eh? …vi sposterete con il treno..? >>  ripeteva a se stesso quanto aveva detto Chiara, per assimilare il significato.
<< si,…>> Chiara si schiarì la voce << viaggeremo in treno >> e si fermò lì.
Meglio non dire che avevano intenzione di viaggiare in treno di notte per recuperare tempo. Magari un accennino giusto per tacitare la coscienza
<< volevamo viaggiare di notte….>> e si fermò volutamente lasciando le parole sospese in aria
 
<< ma non è un po’ costoso prendere la cuccetta ? >> la mamma intervenne dubbiosa.
Chiara rimase incerta, quella domanda l’aveva colta impreparata..
 
<< ma non è un po’ costoso viaggiare in cuccetta ? >> chiese la mamma di Matilde.
Oh, Mio Dio! E adesso ? cosa doveva rispondere? Si erano preparate tutte le domande possibili ed immaginabili con le adeguate  risposte esaurienti, sulle quali nessuno avrebbe potuto obiettare e quindi il consenso sarebbe venuto liscio come l’olio …
E  adesso quella domanda
Cosa doveva rispondere?
Che non avrebbero preso alcuna cuccetta ma che avrebbero dormito nello scompartimento durante il viaggio notturno?
Con una frase così altro che consenso liscio come l’olio, sarebbe stato un NON consenso amaro come il veleno!
 
D’altra parte non voleva mentire ai genitori, però era anche vero che durante due spostamenti avrebbero preso la cuccetta , quindi le fu facile rispondere
<< no, non è troppo caro poi non tutte le notti dormiremo in treno, ma prenoteremo anche negli ostelli >> aveva glissato bene, aveva detto una mezza verità ma la sua coscienza era a posto.
<< beh, vedremo >> rispose suo padre
<< siamo ancora ad Aprile >>
 
chi glie lo diceva a lui adesso che volevano prenotare entro maggio per avere degli sconti in più ? Matilde decise che per quella sera poteva bastare.
Intanto aveva introdotto l’argomento che, a prima vista le sembrava accettato, quindi meglio lasciare tutto così e ritornarci sopra tra un po’.
Perché in pratica non aveva detto niente, cioè non aveva ancora detto che sarebbero state fuori 22 giorni.
 
<< come premio se prendo 100…>> buttò lì Chiara mordendosi la lingua, ma che cazzo stava dicendo? Si rendeva conto cosa volesse dire prendere 100? Voleva dire avere il massimo o quasi in tutte le materie, voleva dire giornate di studio matto e disperatissimo come il Leopardi.
Ma ormai l’aveva detto.
I suoi genitori la guardarono piacevolmente sorpresi
<<….certo…>> iniziò a dire sua madre
 <<…certo…con un cento…sarebbe proprio impossibile dirti di no…>> proseguì arrendevole suo padre
<< si, se ne può riparlare, dopo il cento >> dopo che? Ma era matto? Il cento sarebbe arrivato a luglio e loro dovevano prenotare entro maggio per avere uno sconto speciale.
 
E se il 100 non fosse arrivato ?
Santa Maria Del Carmine!
 
Aveva sproloquiato, come era il suo solito, le parole le erano uscite di bocca ancora prima che il cervello si fosse reso conto di cosa stesse dicendo.
E adesso era in quel guaio perché o prendeva 100 o non partiva, senza contare le pene dell’inferno che avrebbe dovuto patire al momento che avrebbe rivelato le varie destinazioni ed il periodo in cui sarebbero state fuori.
 
Prenotarono comunque, o la va o la spacca si dissero. Meglio essere positive.
 
Affrontarono di nuovo l’argomento a maggio
Approfittarono di una cena per poter affrontare, questa volta  insieme, i genitori.
Dopo varie perplessità espresse dai genitori, dopo vari non-vi-mandiamo-sole-in-giro-per-l’europa-per-22-giorni-ma-perché-non-potete-andare-a-fare-una-vacanza-in-Grecia-come-fanno-tutti? Riuscirono a spuntarla grazie alla promessa del 100.
“O 100 o morte”! questo divenne il loro motto da quel momento lì in poi. E fecero davvero di tutto per ottenerlo. Quando lessero i risultati sui tabelloni non poterono che abbracciarsi e baciarsi
 
                                                                     *****.....*****
 
 
Arrivarono in stazione camminando sospese a mezz’aria.
Jeans, maglietta bianca annodata di lato, occhiali da sole ray ban neri e zaini in spalla.
Si mischiarono alla moltitudine che in quella mattinata di agosto si affollava sulla banchina. C’erano tantissimi turisti che arrivavano e che ripartivano, tanti ragazzi e ragazze che come loro si apprestavano a far ritorno a casa o a partire per le vacanze.
Tanti gli stranieri, come sempre del resto.
Firenze era un a meta molto ricercata e non poteva essere altrimenti viste le bellezze che popolavano la città.
 
Salirono sul treno che le avrebbe portate a Milano e da lì poi sarebbero partite per Amsterdam.
La carrozza  era di quelle grandi con molti posti .
Si sedettero l’una a fianco all’altra ma Chiara afferrò subito il braccio dell’amica con preoccupazione
<< oddio Mati, devo sapere da che parte viaggerà il treno. Lo sai che mi viene il vomito se vado al contrario. Potrei chiederlo al controllore appena arriva. Ma sicuramente quando arriva saremo già in movimento e quindi io dovrei già essermene accorta da che parte stiamo andando……e se i posti davanti a me sono occupati? Come faccio? Che gli dico? Scusate facciamo a cambio o vi vomiterò sulle scarpe molto presto…
<< Chiara, la soluzione è più semplice di quanto sembri >> iniziò Matilde
<< ah si? >>
<< certo, mettiti di fronte a me, così al massimo dobbiamo scambiarci di posto noi >> concluse sorridendo.
<< Mati sei un genio! Che fortuna che viaggio con te! Cioè non voglio dire che viaggio con te perché sei un genio…voglio dire che viaggio con te perché siamo amichissime e non farei un viaggio così con nessun altro……….. a parte Robert Pattinson naturalmente >> aggiunse sorridendo all’amica.
 
Matilde guardò Chiara con un misto di simpatia e benevolenza. Si conoscevano fin dall’asilo.
 
Chiara era…..era…..
Chiara era Chiara e basta.
 
Con la testa tra le nuvole, che si incartava quando doveva spiegarsi.
Ingenua come poche, vedeva il mondo a colori ed aveva una fiducia incondizionata nel prossimo.
Forse era per questo che tutti quelli che la conoscevano presto si sentivano in dovere di proteggerla. Forse quella non era il tipo di vacanza ideale per una come lei.
 
Avrebbe dovuto starle vicina per non perderla….nel vero senso della parola perché Chiara tendeva ad attardarsi davanti alle vetrine, o davanti ad un quadro, mentre tu convinta di averla accanto continuavi a camminare spedita.
Chiara era capace di piangere vedendo una signora anziana camminare con il bastone o davanti ad un tramonto, Chiara aveva un cuore immenso come il mare ed era impossibile non volerle bene.
 
Matilde era un po’ più disincantata, alcune vicissitudini l’avevano fatta crescere con i piedi per terra ma il connubio con Chiara le faceva uscire fuori quella sua parte sognatrice che era sempre piacevole da sperimentare.
 
Erano assorte ognuna nei propri pensieri quando il treno si mosse lentamente con un lieve beccheggio che le fece sbandare leggermente sul sedile.
Si era seduta dalla parte giusta.
Era già un segno positivo del destino.
Chiara iniziò a studiare il percorso che avrebbero fatto mentre Matilde guardava sorridendo la banchina scorrere via sotto i suoi occhi.
Si guardarono e sorrisero.
<< inizia l’avventura >> esclamò Matilde
<< amen. >> terminò Chiara alzando il librettino esplicativo dell’interrail    
<< faccio un ultimo controllo sui tempi di arrivo >>
 
Il gruppo di ragazzi e ragazze arrivò dal lato opposto per cui solo Mati fu in grado di vederli tutti al completo mentre entravano.
Sei ragazzi e tre ragazze.
Tutti con gli zaini in spalla, cappello borsalino in paglia ed occhiali da sole.
 
Vide che valutavano la carrozza deserta, a parte loro due, che calcolavano i posti disponibili ed il sorriso soddisfatto di sapere che sarebbero stati tutti insieme e non avrebbero dovuto separarsi e distribuirsi tra le varie carrozze.
 chissà di che nazionalità erano. Forse tedeschi o svedesi visto il colore biondo, quasi bianco dei capelli.
Ammassarono gli zaini su di un gruppo di sedili e poi presero posto un po’ a casaccio buttandosi sui sedili.
Due ragazzi presero posto nei sedili sullo stesso lato di Matilde, solo il corridoio li separava.
 
Chiara sbirciò da sopra il librettino.
Vide prima di tutto un paio di bermuda arancio carota.
 
Gay.
Lo classificò immediatamente.
Doveva essere gay.
Una persona normale non avrebbe potuto indossare quel punto di arancio.
I polpacci che uscivano dai bermuda era ben sviluppati e terminavano in un paio di scarpe di tela di un colore indefinito che poteva essere un rosso sbiaditissimo ... rosa... erano rosa! ... sbiadite o non sbiadite aveva delle scarpe di tela rosa!
Questo confermò la teoria del gay.
Le spalle erano poderose, i bicipiti scolpiti e le braccia forti coperte da una peluria bionda.
Quando sollevò lo zaino la maglietta si alzò dietro mettendo in mostra la vita bassa dei bermuda ed i fianchi stretti .
I muscoli delle braccia si gonfiarono tirando leggermente la manica mentre le dita affusolate e lunghe spingevano lo zaino sulla reticella.
Forte del fatto di essere protetta da un paio di occhiali scuri sbirciò più in alto e vide una cascata di capelli lisci, fini, biondissimi, quasi bianchi che coprivano il collo.
Invidiò quel colore, lei povera e misera italiana poteva contare solo su di una capigliatura castana. Ibrida.
Come al solito.
Avrebbe potuto avere i capelli nerissimi, con riflessi bluastri come Matilde o biondi come sua sorella Claudia.
Invece aveva i capelli di un normale castano, un bel color fango o cacca in pratica.
Fortuna che gli era andata meglio con gli occhi anche se avrebbe preferito averli neri come Matilde perché quando lei ti guardava con quegli occhi così scuri e profondi  non eri in grado di mentirle…dovevi dire la verità per forza.
 
I suoi occhi erano di un bel colore blu........ma comunque sempre blu....come tante altre. Ultimamente il blu ormai era diventato molto comune ed era decisamente in fase discendente in fatto di apprezzamento.
 
Comunque, voleva vederlo in viso per poter essere in grado di  agognare al suicidio, alla vista di tanto spreco.
Ma perché i più belli erano gay?...... O già impegnati?
 
 
Il ragazzo si voltò, si tolse gli occhiali e si passò una mano sugli occhi stropicciandoseli, decisamente  aveva dormito veramente poco. Lanciò uno sguardo alle due ragazze sedute sui sedili di fianco a loro.
 
La mora, da dietro le lenti scure,  stava osservando apertamente tutti quanti e seguiva incuriosita i loro movimenti.
 
L’altra, con i capelli di un bel colore, ma che colore erano? Non era bravo con le definizioni, ma li avrebbe definiti castani con dei bei riflessi ramati.
Aveva in mano un librettino che teneva alto davanti al viso e, visto anche la posizione, stava osservando solo loro due. Vide il movimento rapido degli occhi che tornarono subito ad abbassarsi.  Gli scappò un mezzo sorriso.
 
Chiara come si accorse dello sguardo del ragazzo abbassò subito gli occhi arrossendo.
Se n’era accorto.
Si era accorto che lo stava guardando.
Che figura di merda appena partiti.
Speriamo scendano subito.
 
Continuò a sbirciare i due da dietro le lenti.
Quello che aveva i capelli biondissimi e che l’aveva scoperta ad osservarlo era stupendo. Un viso da Dio greco.
Naso dritto, fine , gli zigomi alti, le guance scarne, ricoperte da una leggera barbetta che doveva essere di due o 3 giorni al massimo ( Giulio, alias suo fratello, docet) occhi chiarissimi, non li aveva visti bene per cui era indecisa tra un grigio o un azzurro.
I capelli erano spioventi sul volto, per cui si ritrovava spesso a  spostarli all’indietro con un movimento della mano altamente sexy.
La sua impressione era che lui fosse pienamente consapevole della sua bellezza.
Peccato di nuovo per quel piccolissimo neo in quella perfezione assoluta.
Stava con il ragazzo a fianco a lui?
Non le sembrava.
L’altro era anche lui biondo, più scuro, ma non aveva segni evidenti di gayerismo.
Quando poi una ragazza del gruppo gli si avvicinò e gli dette un bel bacio sulla bocca ….completo di accessori, fu sicura .
Non era gay.
 
A dire il vero che l’altro fosse gay lo aveva dedotto dall’abbigliamento…però scusate solo un gay poteva indossare quell’accozzaglia di colori degna di una Drag Queen.
 
Era una comitiva piuttosto allegra.
Dovevano essere tedeschi, da quel che potevano capire ascoltando il suono della lingua ed afferrando qua e là un Arschlock, Fick dich, Scheiße,  Stachel, zicke,  hauptdick che punteggiavano i discorsi, rispettivamente vaffanculo, fottiti, merda, cazzo, stronza, testa di cazzo.
 
Il tedesco non lo conoscevano, avevano studiato inglese, francese e spagnolo. Ma i loro compagni che avevano scelto come 3° lingua il tedesco, invece che spagnolo come lei, Mati ed altri otto o nove, avevano provveduto a mettere al corrente la restante parte di classe, delle migliori imprecazioni in lingua tedesca.
Imprecazioni DOC naturalmente!
 Certo che per essere tedeschi, che se li immaginava freddi e compassati, di confusione ne facevano parecchia, si urlavano le cose da un sedile all’altro come se fossero da soli, e del resto era come se lo fossero…e chi li capiva?
 
Cercava in tutti i modi di distogliere lo sguardo ma non ci riusciva, decise allora di mettersi a conversare con Matilde che la guardava sogghignando mentre lei le faceva smorfie strane.
 
Il trillo del telefono le venne in aiuto, fino a un certo punto perché  la suoneria di Pink Raise your glass iniziò a vibrare sonoramente attirando l’attenzione di tutti mentre lei si affannava a cercare il cellulare dentro la borsa, perché il cellulare era una delle cose che non veniva mai alla luce al primo colpo? Stavano per arrivare a metà canzone quando in quel caos chiamato borsa riuscì ad afferrarlo ed a rispondere con un affannato
 << pronto ?>>
<< volevi far ascoltare tutta la canzone all’ intero treno, dì la verità >>
Chiara rise con un trillo argentino che si innalzò sopra i sedili, inondò il vagone e ricade come mille scintille sulle teste degli occupanti, che si ritrovarono tutti a sorridere. Era l’effetto della risata di Chiara, pensò Matilde, era così pura che portava buonumore ovunque
<< Danielinoooo! >> esclamò a voce alta ridendo per poi giustificarsi << non sono riuscita ad afferrarlo subito, come al solito >> continuò gorgheggiando poi rivolta a Matilde
<< sono quel cerebroleso di Daniele con Marta la cinciallegra >> scostò dall’orecchio il cellulare e fece cenno a Matilde di avvicinarsi in modo da ascoltare anche lei.
     << ma siete sole? >>
<< no, siamo con un gruppo di tedeschi che non capiscono una cippa lippa di quel che diciamo >> spiegò Chiara << voi dove siete ? >>
     << stiamo andando a fare un salto alla Rinascente >>
<< Oddio, Marta se vai alla rinascente vai nel reparto intimo, a destra ci sono esposti dei reggiseni in pizzo, prendimene uno rosa shocking misura….
Si sentì la voce di Daniele << una seconda scarsa ….. >>
<< Danieluccio non guardarti per te, se sei scarsuccio non è detto che lo siano anche gli altri >> trillò Chiara << si dà il caso che me ne sia comprato uno l’altro ieri in pizzo nero, e la terza era perfetta >>
      << OK. Lo stai indossando adesso ? >>
<< ma sei scemo? Secondo te mi metto il reggiseno di pizzo, con quello che mi è costato, per un viaggio ? >> alzò gli occhi al cielo ed incontrò un paio di occhi grigi che la stavano osservando curiosi…Oh My God! ma capiva?
<< è un amico, stiamo scherzando >> si giustificò affannata mentre l’altro gli sorrideva ed alzava il pollice, ok, non capiva niente. meno male.
<< Marta potresti dargli un ceffone da parte mia? Meno male che nessuno capisce altrimenti ci prenderebbero per dei pazzi. Dove siete andati ieri sera? >>
      << siamo andati da Puccio. Ma eravamo in pochi la maggior parte è partita per le vacanze >>
<< a proposito di Puccio perché l’altra sera mi avete dato buca? Mi avete lasciato lì con Mister muscolo e il brontosauro che in due non fanno un cervello sano >>
     << volevamo venire >> si intromise Marta << poi Daniele si è messo a fare zapping ed abbiamo beccato su sky “Il bambino con il pigiama a righe “ per cui non abbiamo potuto fare a meno di guardarlo. Pensavamo che da Puccio ci fossero anche Piero e Matilde per cui non ci siamo preoccupati. >>
Matilde sorrise cercando di farsi perdonare.
Sorrise anche al ragazzo biondo che le stava guardando con faccia completamente attonita.
Non capisce un acca di quello che stiamo dicendo
<< invece non c’erano per cui mi sono dovuta sorbire quell’idiota di mister muscolo alias anche mano morta. Ho dovuto fronteggiare gli attacchi su tutti i fronti. Ma soprattutto è molto avvilente parlare con uno che ti fissa esclusivamente le tette. Ho avuto il dubbio di essere invisibile dall collo in su. Che poi cosa ci trovi, non lo so,  fossero come quelle di Claudia, lo capirei. Ma perché la natura ha dotato mia sorella di una 5° e me di una misera 3°? Non poteva dare una quarta ad entrambe per par condicio? >> le sembrò per un attimo che il ragazzo biondo le fissasse le tette, lo squadrò un attimo ma lui rimase immobile appoggiato con la testa al sedile, occhi chiusi ed auricolari nelle orecchie.
       << allora che ci raccontate di bello ? >>
<< siamo appena partite per cui per adesso il diario di bordo è un po’ scarno a parte il fatto che io non ho visto tutto il gruppo alle mie spalle, ma i due che riesco a vedere sono bonazzi in particolare uno che sospetto essere fortemente gay >>
la palpebra del ragazzo biondo tremò per un attimo
<< ci sentiamo domani per gli aggiornamenti, non vorrei scaricare il telefono che devo telefonare anche ai miei…see you later my dear! >> proseguì Chiara euforica.
 
Il controllore arrivò dopo circa un’ora. Si stavano avvicinando a Bologna.
<< Chiara, il controllore >>
se ne era accorta che era già davanti a loro mentre  stavano fantasticando su Amsterdam.
 
Matilde prese il biglietto, sul quale aveva annotato l’ora di partenza, dalla tasca anteriore dello zaino. Lo porse al controllore che lo guardò con attenzione restituendoglielo poi con un sorriso.
Intanto Chiara stava cercando il biglietto nella tracolla poggiata sul sedile a fianco a lei.
<< potrebbe intanto guardare i biglietti di loro due >> consigliò al controllore indicando i due ragazzi che avevano già in mano il biglietto.
Lei intanto cercava affannosamente nella borsa.
<< Chiara calmati. Cerca con  calma >> la consigliò Matilde.
Chiara si alzò, prese la borsa dal sedile accanto e la posizionò sul suo.
Si accovacciò davanti al sedile ed iniziò ad estrarre il materiale dalla borsa.
Una spazzola rosa.
Un pacchetto di gomme da masticare vuoto.
HiHo attaccato ad una piccola chiave
<< guarda Mati! >> Chiara si voltò felice verso di lei
<< ho trovato Hi Ho e la chiave della bicicletta! Lo dicevo che prima o poi sarebbe uscita fuori >>
<< peccato che sia un mese che vai in giro a piedi. Saperlo che era lì ……>> Matilde appoggiò i gomiti sulle ginocchia ed appoggiando il viso sui palmi delle mani si sporse in avanti per osservare se possibile, il contenuto della borsa.
Chiara si tolse gli occhiali e glie li porse. Poi alzò il viso verso il controllore e  sorridendo mosse la mano
<< mi scusi eh, faccio in un battibaleno, solo un attimo >>
 
Il ragazzo rimase folgorato da quegli occhi.
Occhi azzurro cielo, quasi pervinca, luminosissimi, sembravano avessero una retroilluminazione che li rendeva brillanti.
Rimase a fissarli inebetito mentre la ragazza continuava a far uscire dalla borsa quanto di più pittoresco poteva esserci.
Il controllore con un cenno del capo si era messo seduto sul sedile libero davanti a lui e con le gambe accavallate ed il braccio posato sullo schienale osservava stupito la quantità di roba che si stava ammucchiando sul sedile.
<< haaah! Eccolo! >> il controllore tirò un respiro di sollievo per poi tornare a disperarsi
intanto Chiara continuava
<< lo sapevo! Ti ricordi Mati quando il prof di informatica mi ha accusato di aver perso l’indirizzo email della Professoressa Housting dell’ Università di Cambrige? Bene! Lo sapevo che invece non l’avevo perso! Eccolo qui! >> e trionfante sventolò davanti al naso di Matilde un post-it giallo che aveva visto tempi migliori.
<< peccato! >> esclamò pronta Matilde << peccato che quello accadesse a gennaio e adesso siamo ad agosto e che non vedremo più neanche il prof. Di informatica. La scusi eh !?! Perché guardi che ce l’ha! Sono sicurissima >> continuò rivolgendosi al controllore che ormai stava entrando in fase incazzereccia anzi, in modalità doppia incazzatura, mentre anche i ragazzi del gruppo piano piano si erano affollati intorno per godersi la scenetta
<< glie l’ho dato io personalmente >> proseguì seria Matilde
<< e lei…… se lo è …>>
si guardarono entrambe e terminarono in coro
<< ……. messo in tasca >>
<< me lo sono messo in tasca >> replicò Chiara dandosi una pacca in fronte. Si alzò in piedi ed infilando la mano dentro i jeans tirò fuori il biglietto custodito dentro una piccola custodia di plastica morbida..
<< ecco >> esclamò trionfante. Il controllore afferrò il biglietto appose la firma e continuò sbuffando e mormorando
<< fossero tutte come lei neanche con un doppio turno riusciremmo a controllare tutto il treno. Buon viaggio >>
Chiara sbuffò contemplando la marea di roba sul sedile, poi disse allegra << beh, guardiamo il lato positivo della cosa. Se non altro è l’occasione buona per fare pulizia! >>
a Matilde sembrò di scorgere un accenno di sorriso sul volto del ragazzo biondo, ma fu un attimo.
Chiara si accovacciò di nuovo davanti al sedile per rimettere tutto in borsa, tranne le cose da buttare,  mettendo in mostra l’elastico di un paio di quelli che dovevano essere sicuramente boxer.
<< Chiara, scusa ma stai indossando un paio di boxer? >>
<< certo, sono anti stupro >>
dal sedile accanto si udì un colpo di tosse.
<< e questa che teoria sarebbe ? >>
<< aspetta. Finisco di rimettere tutto dentro e ti spiego >> fece una sommaria cernita del materiale da buttare, rimise la restante parte dentro la borsa in modo del tutto casuale, come potè osservare il biondo, poi sedette di nuovo di fronte a Matilde e riprese serafica:
<< allora, la teoria è questa: se io indosso il perizoma, a parte che per questi viaggi è scomodo, comunque chinandoti potresti scatenare delle fantasie maschili >>
<< come a questo qui accanto a noi? >> chiese sottovoce Matilde
<< no, quel bonazzo lì è gay purtroppo >> rispose accorata Chiara
<< sshhhh! Potrebbe sentirti parla a voce bassa!e questa convinzione da dove esce ? >> osservò Matilde perplessa mentre le sembrò che il ragazzo biondo si protendesse leggermente verso di loro…o era un’impressione?
Nahhhh al controllore aveva parlato in tedesco e in inglese.
<< allora prima di tutto non capisce minimamente quello che sto dicendo perché altrimenti avrebbe già reagito. Seconda cosa uno che indossa un paio di pantaloni  di quell’arancio brillante con le scarpe rosa non può che essere gay >>
<< a me sembrano rosse scolorite >>
<< sarà il rosso che è scolorito ma il dato oggettivo è che sono rosa. Ed è una vera sfortuna perché un bonazzo   così non è giusto se lo goda il genere maschile.   Dovrebbe essere un dono per le donne >> continuò Chiara a voce alta
<< certo che è buffo eh? Noi stiamo qui a chiacchierare di quanto sia bello questo tipo accanto a noi e lui neanche lo sa!    Il potere dell’ ignoranza delle lingue! >> continuò ridendo
<< carino è carino >> replicò Matilde
<< carinooooo ? >> Chiara si protese in avanti << Mati ma l’hai visto bene? Se mi dicessero di disegnare un Dio Greco lo disegnerei preciso preciso a lui >> proseguì guardandolo con la coda dell’occhio
<< naso dritto, perfetto, bocca da baciare, barbetta incolta , occhi grigio-azzurri, capelli biondi sugli occhi….Cavolo! un figo da paura! Chiama i pompieri che spengano l’incendio! >> rise buttando indietro la testa.
Si sbagliava lei, oppure  aveva sorriso di nuovo il figo da paura?
<< comunque per tornare alle mutande ti dicevo che i boxer non possono scatenare fantasie sessuali maschili, sono complicati da togliere e quindi sono perfetti come deterrente. Ne ho presi 10 paia a Gerardo e 10 a Gianluca >>
<< vuoi dire che stai viaggiando con 20 paia di mutande ? >> replicò Matilde sgranando gli occhi mentre il ragazzo biondo dava due o tre potenti colpi di tosse. Chiara lo guardò un attimo ma lui aveva il capo chino coperto dai capelli
<< per me si è preso un colpo di freddo. Senti che tosse >>
<< beh, due o tre colpetti soli >>
<< avrà dormito con il culo scoperto >>
<< Chiara la vuoi smettere? >> replicò Matilde ridendo << smettila di interessarti a lui >>
<< non mi sto interessando. Forse si, ma solo un pochino. D’altra parte guarda il fatto che sia gay mi fa venire un nervoso! Ce lo avessi fra le mani per una sera non so che gli farei >>
<< CHIARA! >> le urlò sconvolta Matilde
<< ma che ti sei bevuta a colazione? Non ti ho mai visto così e soprattutto sentito parlare in codesto modo! Ma che hai ? >>
<< sono euforica Mati!  Dannatamente euforica! E non riesco a contenere questa gioia che ho dentro! >> afferrò con le due mani le maniglie del poggiatesta ai lati e guardò in alto
<< grazie, per averci dato tutto questo >> mormorò.
 
<< Chiara ma tu dove hai messo i documenti e la carta ? >> le chiese Matilde tranquilla.
Ormai era appurato che i ragazzi in quello scompartimento non parlassero una parola di italiano, avevano sorriso loro ogni volta che si incrociavano con gli sguardi, ma niente di più.
Dal canto loro avrebbero potuto provare con l’inglese, ma erano un po’ intimorite da quel gruppo che sembrava ben affiatato, e non sapevano assolutamente come iniziare un qualsiasi discorso.
<< io ho messo i documenti e la carta nel marsupio piccolo che tengo sempre in vita e tu? >>
<< nella scatolina dei profilattici >>
Matilde rimase senza parole, mentre le sembrò che il ragazzo biondo si agitasse sul sedile. Lo sbirciò un attimo ma aveva la testa appoggiata allo schienale e gli occhi chiusi. Pareva dormisse.
Matilde aprì la bocca e la richiuse due o tre volte
<< puoi ripetere scusa ? >>
Chiara sbuffò << Mati ti credevo più pronta! Ho messo i documenti e la carta di credito nella scatolina dei profilattici di Giulio >>
<< hai preso i profilattici di tuo fratellooo!?! >> le sibilò sottovoce Matilde
<< ho detto forse di aver preso i profilattici? Ho preso solo la scatolina, i profilattici glie li ho lasciati nel cassetto. Credo che questa sia l’idea più geniale che mi sia mai venuta. Perché mi dici un posto più sicuro di questo? No, dico, chi verrebbe a cercare la carta o i soldi dentro una scatola di profillatici? >> fece un sorriso a 62 denti ed alzò entrambi i pollici
<< ma quando ti servirà dovrai tirare fuori la scatola davanti a tutti! >>
Chiara si fermò per un istante mentre il sorriso le moriva piano e mentre un accesso di tosse violento colpì il ragazzo biondo che, piegato in due sulla poltroncina tossiva in modo furibondo . Mentre i ragazzi del gruppo lo guardavano allarmati lui fece segno OK con la mano ed a gesti fece capire loro che gli era andata di traverso la saliva. Riuscì a calmarsi, poi si voltò verso Matilde e Chiara che lo fissavano preoccupate e, guardando Chiara negli occhi mormorò << sorry >> con la voce resa roca dall’ aver tossito molto, voce che fece venire i brividi a Chiara.
<< Dove pensi .........Hei! Sveglia! Chiara!? >> Matilde le sventolò la mano davanti
<< dove pensi di metterli allora ? perché è improponibile che tu mostri quella scatolina davanti a tutti! >>
<< OK! OK! È stata una pessima idea. Peccato mi sembrava così geniale! >>  si alzò, prese dallo zaino un piccolo marsupio, vi inserì dentro i soldi, la carta e i documenti, poi si alzò i capelli dietro per avere un po’ di refrigerio. Nel fare questo il nodo della maglietta si sollevò scoprendo l’inizio di un piccolo tatuaggio raffigurante l’ inizio della testa di un drago cinese.
 Il disegno continuava all’interno dei pantaloni
 ed il ragazzo biondo si scoprì ad essere curioso di vedere il corpo......del drago che si celava sotto i jeans.
Chiara guardò la scatoletta rossa ormai vuota tra le mani.
<< tutti i frutti >> mormorò perplessa continuando a leggere
<< banana. ..Banana? ciliegia….. Ciliegia? quando torno a casa chiedo a Giulio se i profilattici tutti i frutti hanno un perché logico. Forse sono ricchi di vitamina C ? anche se non capisco come si inserisca la vitamina C in un rapporto. Forse inserisca non è il verbo giusto>> proseguì sorridendo mentre anche Matilde iniziava a ridere
<< forse perché stimola le difese immunitarie >>
<< ah! Aah! >> Chiara iniziò a ridere più forte
<< forse utilizzi quelli con vitamina C  quando sei senza vestiti, magari in un luogo freddo, per non rischiare  di prenderti un bel raffreddore >> proseguì ridendo Chiara
<< o la tosse >> continuò aumentando l’attacco di risa ed ammiccando al ragazzo biondo che sorrideva apertamente adesso guardandole.
<< credi che capisca cosa stiamo dicendo ? >> ormai il riso la stava facendo da padrone, come spesso accadeva loro. Quando capitavano questi momenti era perfettamente inutile arginarlo, qualunque cosa facessero o dicessero serviva solo ad aumentare l’attacco. Dovevano aspettare che passasse da solo.
 
Quel << perfettamente dalla prima all’ultima parola >> arrivò tra loro come una doccia fredda.
Improvvisamente l’attacco di riso cessò di colpo e Chiara guardò terrorizzata il ragazzo che aveva parlato.
Il Dio greco appunto.
Rimase a fissarlo a bocca aperta
<< ...tu.......tu.....parli...tu...parli..la mia lingua? >> soffiò Chiara sgomenta
<< zi Buana. Io parlare dua lingua moldo bene >> la canzonò lui sorridendo
<< voglio dire, parli italiano ? >>
<< altrochè! Sono italiano. Abito a Firenze. >> replicò il Dio greco
<< Gesù! >>
<< Non arrivo a tanto. E neanche impegnandomi con tutte le mie forze ci arriverei, basta  Francesco. Francesco Hoffman, madre italiana e padre tedesco >> si alzò dal sedile e le tese la mano.
Lei allungò la sua di riflesso e se la trovò intrappolata in una mano forte, calda, con una presa vigorosa alla quale si sarebbe abbandonata volentieri
<< pi..pi..piacere Chi…Chiara >>
Rimasero a fissarsi negli occhi un attimo di troppo.
Grigio argento.
Era quello il color esatto degli occhi.
 
La voce di Matilde li riscosse
<< io sono Matilde, Mati per gli amici >>
Chiara sfilò la mano da quella di lui poi la portata della rivelazione le balzò davanti agli occhi.
Furibonda con un balzo si alzò in piedi
<< tuuuu >> lo apostrofò posizionandoglisi davanti
<< tuuuu…sei veramente un grandissimo stronzo! >> gli urlò Chiara rossa per la vergogna
<< da Gesù a stronzo il salto è notevole, come si dice : dalle stelle alle stalle >>
<< hai ascoltato tutto …..Oh Mio Dio! >> si portò la mano alla fronte << OH. Mio. Dio. Questa è la figura peggiore che abbia mai fatto in tutta la mia vita! >>
<< ma no, ma guarda >> intanto Francesco cercava di giustificarsi in modo precario
<< ma guarda un corno! Hai ascoltato tutto approfittando del fatto che avessimo frainteso >>
<< ma frainteso che ? se non ho aperto bocca ? >>
<< appunto! Proprio per quello! Non hai aperto bocca di proposito perché ti sei accorto che così potevi spiarci ! >>
<< spiarvi?! >> la faccia sbalordita di Francesco guardò prima Chiara e poi Matilde
<< e perché avrei dovuto spiarvi ? >>
<< forse per ascoltare quello che dicevamo? >>
<< a parte il fatto che sia stato molto interessante ascoltarvi, anzi molto divertente, buffo, ma che me ne fregava a me di stare a sentire voi? >>
<< A-ha lo ammetti! Dì pure che ci trovi due buffone…. Tanto ormai! >>
<< ho detto che è buffo ascoltarvi! Non che siete due buffone! È molto diverso! Volevo dire che siete simpatiche ed ascoltarvi è uno spasso! >> concluse Francesco portandosi indietro i capelli
<< lui è Kurt e quelli dietro sono Rachel, Hannie, Mathias, Claus, Lutz e Olivia e loro parlano solo tedesco ed inglese, non capiscono una parola di italiano a parte buongiorno, buonasera eccetera  >> i  componenti del gruppo, che nel frattempo si erano avvicinati per assistere al diverbio tra i due, salutarono ad uno ad uno.
<< voi parlate inglese? >> chiese loro Francesco
<< si parliamo inglese, francese e spagnolo >> rispose Matilde
<< bene, allora perché non vi unite a noi  e ci facciamo compagnia durante il viaggio? >>
<< a proposito >> aggiunse subito dopo in inglese
<< dove state andando ? >>
<< andiamo ad Amsterdam >> rispose brusca Chiara ancora arrabbiata
<< Matilde ti dispiacerebbe scambiarti il posto con me? Devo chiarire alcune cose con Miss. Simpatia >> aggiunse inarcando un sopracciglio. E mentre Chiara iniziava a protestare Francesco le si posizionò davanti
<< e ora dimmi pure tutto quello che vuoi >> aggiunse a bassa voce << in italiano, così gli altri non capiscono ! >> ammiccò ridendo
<< ci sei rimasta male ? avresti preferito che facessi finta di non capire per il resto del viaggio? A proposito. Per la cronaca >> e si rivolse anche a Matilde
<< andiamo anche noi ad Amsterdam >> . Si posizionò di traverso sul sedile appoggiandosi al lato dello schienale ed allungò le gambe in avanti arrivando fin sotto il sedile accanto a Chiara. Incrociò le braccia sul petto e le rivolse loro un sorriso sornione.
Guardò le gambe lunghe ed i muscoli che la stoffa leggera dei pantaloni non poteva nascondere e si ritrovò ad ammirare quel corpo molto virile. Virile?
Era leggermente in imbarazzo soprattutto sotto quegli occhi grigi che la scrutavano in modo così palese. Arrossì per l’imbarazzo e guardò disperata Matilde che nel frattempo aveva già intavolato una conversazione piacevole con quello che aveva detto Francesco  chiamarsi Kurt ed una delle ragazze, della quale non ricordava il nome….come degli altri del resto…i nomi le vorticavano in testa ma non riusciva ad associarli ai volti.
Diede alcuni leggeri colpi di tosse mentre Francesco si beava di quel suo imbarazzo che la rendeva adorabile.
Assolutamente adorabile.
Iniziava a sentirsi accaldata.
Lui non smetteva di fissarla ed aveva il cervello in completo stand by si affannò a pensare a qualcosa di importante per sottrarsi a quei magnetici occhi grigi che stavano facendo vacillare la sua teoria del gay
-  “ L’assioma è una proposizione o un principio che viene assunto come vero perché ritenuto evidente o perché fornisce il punto di partenza di un quadro teorico di riferimento” -
Le ci era voluto un anno, in II liceo,  per imparare quella definizione ed adesso le si affacciava di nuovo alla mente in momento che di matematico aveva poco. O forse no? Forse aveva un collegamento sulle sue supposizioni riguardanti i gusti sessuali del ragazzo che le  stava di fronte e che adesso la guardava con un sorriso malizioso stampato sulla faccia, quasi percepisse il dilemma a cui tentava invano di dare una risposta.
Possiamo fondare una dimostrazione su un paio di  pantaloni arancio ed un paio di scarpe rosa ?
 
<< che cos’hanno i miei pantaloni che non vanno ? >> le chiese guardandola da sotto le ciglia folte
era in grado di leggere nel pensiero?
< hou! Quelli >> Chiara indicò i pantaloni, perfettamente conscia del fatto che quella posizione leggermente sdraiata, la vita bassa e la maglietta leggermente alzata dalle braccia conserte,  mettevano in mostra una leggera peluria che dall’ombelico si insinuava maliziosamente fin sotto l’elastico delle mutande.
Era impazzita?
Neanche avesse mai visto un uomo nudo.
I suoi fratelli li vedeva tutti i giorni!
Ma questo non è tuo fratello le rispose una vocina provocante.
E’ gay. Ti sta chiaramente prendendo in giro non lo vedi?
<< allora che cos’ha questo colore che non va? Quando li ho presi al mercatino mi sembravano simpatici di un bell’arancio. Perfetti per agosto >> >>
<< troppo arancio, sembri un melone gigante >>
<< guarda, mi hanno attribuito i peggiori nomignoli, ma melone gigante mai >> rise lui buttando indietro la testa e mettendo in mostra il pomo d’adamo e la gola .
Mai come in quel momento Chiara desiderò essere un vampiro.
<< e adesso, signorina “una teoria per tutto” spiegami da cosa hai capito che sono gay. Quali sono stati i segnali che ti hanno messo in allarme? >> proseguì curioso
<< Ovvio! >> rispose determinata Chiara << dal colore dei pantaloni e dalle scarpe rosa >> detto così a voce alta , si rese conto che quegli argomenti erano piuttosto inconsistenti
<< non hai sentito prima, quando lo spiegavo a Matilde? >>
<< veramente mi sono bloccato al reggiseno di pizzo…>>
Arrossì vistosamente, quella parte se l’era completamente dimenticata, sbattè le palpebre e soffiò
<< hai sentito anche quello? >>
<< soprattutto quello >> replicò lui inarcando un sopracciglio e strizzando un occhio
<< per quanto anche il rosa shocking mi intrighi parecchio.  Che dici s’intonerebbe con l’arancio acceso? >> continuò ridendo apertamente
 
Non aveva risposto. Volutamente aveva glissato sul gay. Aggrottò leggermente le sopracciglia pensierosa.
Il tocco di due dita calde la riscossero dai suoi pensieri.
<< come mai queste rughe? A  cosa stai pensando di così grave? >> percorse con le dita le rughe che le si erano formate sulla fronte poi continuò percorrendo il naso piccolo guardandola assorto. Chiara trattenne il fiato a quel tocco e sgranò gli occhi mentre lui le si avvicinava lentamente guardandole ogni centimetro di pelle.
<< hai le efelidi! >>
<< si notano molto? >> esclamò apprensiva Chiara << le odio, se potessi le toglierei >>
<< no, invece sono molto carine, sono poche tra l’altro, potresti anche dare loro un nome >> proseguì intento a fissare il naso
 << questa qui sulla punta del naso io la chiamerei per esempio Rose, come Rose del Titanic, come lei si trova proprio sulla punta. Poi ecco ci sono Lisa e Laura che sono vicine vicine, sicuramente sono gemelle …quella invece sul labbro secondo me è un maschio, solo un maschio si posizionerebbe lì, in quel punto strategico…come vogliamo chiamare questo furbetto? >> sollevò gli occhi  e li fissò nei suoi. Grigio e celeste che si fusero in un unico sguardo. Annaspò in cerca d’aria, quel ragazzo le faceva un effetto strano, la faceva sentire tutta scombussolata. Mosse le labbra incerta, non aveva mai visto due occhi così chiari e così belli. Visto il colore sicuramente sarebbero potuto diventare freddi come il ghiaccio, e sicuramente non sarebbe stato piacevole.
<<….non lo so >> rispose piano
<< tranquilla >> le posò la mano sul ginocchio che divenne all’improvviso incandescente
<< abbiamo tutto il viaggio per trovargli un nome >> si riappoggiò allo schienale con ancora quel sorrisino strafottente stampato sulla bocca.
Lasciarla ancora con il dubbio se fosse gay o meno era troppo divertente. All’inizio quando aveva sentito quei commenti ci era rimasto un po’ male.
A dirla tutta si era proprio offeso.
Essere permaloso era uno dei suoi più grandi difetti.
Le scarpe è vero erano un po’ stinte perché a forza di lavarle ….
……erano le sue preferite, soprattutto quando lavorava alle scene.
Già.
Si era laureato in scenografia e stava per intraprendere il II° anno di “ Progettazione plastica per la scenografia teatrale ” e quando progettava e lavorava teneva sempre un paio di scarpe in tela rosse portandole allo sfinimento, finchè non cadevano a pezzi. E quel paio, a pezzi, non erano ancora cadute…si erano solo stinte.
Fece spallucce.
Per lui, nonostante provenisse dall’accademia di belle arti, ovvero la sublimazione del bello, perché immancabilmente quando si nominava l’accademia tutti pensavano ai ritratti di nudo ed i nudi erano tutti corpi bellissimi, l’aspetto esteriore non era importante.
Dietro uno straccione poteva nascondersi una mente brillante, una persona che in quanto a sapere poteva senza alcun dubbio superare un qualsiasi studente universitario.
 
<< Sei nato in Italia? >> la voce limpida di Chiara lo riscosse dalle sue riflessioni, alzò lo sguardo su di lei e la fissò per un attimo poi sorrise
<< certo >>
<< e allora com’è che siete tutti così affiatati ? >> chiese curiosa
Guardò il suo gruppo di amici  e le spiegò che tre di loro erano amici d’infanzia.
Abitavano nel paese di origine di suo padre, Germering, a 15 Km da Monaco di Baviera.
Lì aveva ancora i nonni per cui tutte le estati fin da quando era piccolo, alla fine della scuola preparavano armi e bagagli e lo portavano per tutta l’estate dai nonni per cui, anche se lì le vacanze scolastiche erano un po’ diverse, gioco forza si era fatto degli amici.
 Kurt, Olivia e Claus appunto.
Claus ed Olivia erano fratelli .
Gli altri li aveva conosciuti tramite loro, nel corso degli anni ed erano diventati una comitiva veramente affiatata.
Adesso che potevano andare e venire a loro piacimento durante il corso dell’anno, spesso, come in quella occasione appunto, si ritrovavano per dei viaggi.
 
Quell’estate erano venuti lì in Italia per affrontare un viaggio che li avrebbe portati in giro per l’Italia e per l’Europa.
Avevano già visitato Roma, Perugia, Siena, avevano fatto tappa a Firenze a casa di Francesco dove erano rimasti tre giorni, compreso il tempo per una mega doccia che aveva azzerato le riserve idriche toscane. Per il vestiario invece le ragazze avevano approfittato dell’occasione per il lavaggio di tutto quello che potevano. Lui invece aveva lasciato gli abiti sporchi e ne aveva ripresi altri puliti. Al suo ritorno avrebbe affrontato le ire di sua madre ma sarebbe stato sufficientemente appagato per sopportare tutto.
 
Aveva acquistato alcuni capi al mercatino rionale sotto casa, non era stato a sindacare molto sui colori o sulle forme aveva preso quello che gli era capitato della sua taglia, compresi quei pantaloni arancioni. Ma poi che avevano di così orrendo quei pantaloni? a parte il fatto che potevi essere individuato facilmente da un chilometro di distanza, ma non era un bersaglio mobile…e non c’era nessuna guerriglia in corso.
Guardò di nuovo la ragazza di fronte a lui, adesso stava osservando il paesaggio che scorreva rapido davanti a loro. Era veramente carina. Si mordicchiava leggermente il labbro inferiore mentre una ciocca di capelli le solleticava la gola. Con un gesto lento mosse la mano e si spostò la ciocca dietro l’orecchio. Aveva un orecchio piccolo, perfetto, il lobo era roseo, carnoso e gli nacque la voglia improvvisa di assaggiarlo e mordicchiarlo. Sentì un fremito nello stomaco ed una sensazione di calore nella zona bassa, ci mancava adesso che qualcuno giù in basso si svegliasse all’improvviso come un pivello adolescente, si mosse a disagio sul sedile e Chiara attirata da quel movimento si voltò verso di lui guardandolo curiosa ma nello stesso tempo attonita, come se fosse in attesa di qualcosa da lui.
Dio che occhi che aveva.
Non erano di un semplice blu, sembravano ci fossero sfumature viola, come Elizabeth Taylor.
Guardandola il sorriso gli nacque spontaneo così come la voglia di proteggerla
 
Il pensiero che lei lo credesse gay lo metteva un po’ a disagio, anche se lo divertiva il fatto di lasciarla nel dubbio perché vedeva chiaramente ogni tanto balenarle negli occhi una scintilla di incertezza e anche di speranza forse?
D’altra parte dopo la prima incazzatura, quando era passata alla sua definizione, si era sentito inorgoglito. “Dio Greco” non era un complimento che si sentiva tutti i giorni.
 
<< allora Chiara da Firenze cosa mi racconti di te ? >> chiese con sguardo sornione
<< niente di particolare >> ripose lei sbuffando, e già lì il labbro gli tremò leggermente all’insù ma represse il sorriso per non metterla in difficoltà, gli sembrava estremamente vulnerabile.
 
Era la prima volta che pensava questo di una ragazza.
In generale non era che si soffermasse poi molto a pensare su questo…pensava più a sensazioni corporee che cerebrali.
 
<< sono una ragazza semplice, con semplici amicizie. Mi sono diplomata  quest ’ anno al Liceo Linguistico
<< con quanto? >>
<< 100 >>
Fece un fischio << non è che sei una secchiona? >>
<< no…si….no…cioè …..hemmmm….>> com’era buffa quando faceva così sembrava un cucciolo smarrito
<< no ..che non lo sei…e quindi lo sei,…o si che non lo sei…e quindi non lo sei veramente…>> replicò serio mentre un lampo divertito illuminava quegli occhi color dell’argento
 
<< hemm…può definirsi secchiona una persona che ha studiato per quattro anni e mezzo in modo normale e metà anno  invece in modo feroce ed ossessivo? Se la risposta è si, allora, sono una secchiona. Se la risposta è no allora non lo sono >>
<< perché hai studiato come una matta ? >>
< perché la promozione con 100 era un requisito essenziale per poter fare questo viaggio, ed io non avevo alcuna intenzione di perdermelo! >> esclamò con foga
Francesco la guardò attentamente registrando le guance leggermente arrossate e le labbra appena socchiuse. Si riscosse e portò indietro i capelli con la mano a mò di rastrello, che tornarono subito a danzargli davanti agli occhi
<< stiamo divagando però, dove eravamo rimasti? Mi sembra al diploma >>
<< ma perché devo farti la mia autobiografia? >>
<< certo! Voglio sapere tutto di te! Da cosa mangi a colazione fino a cosa indossi per andare a letto, la parte relativa alla biancheria intima possiamo già archiviarla, ho già registrato il reggiseno nero e fucsia…argomento peraltro che mi attrae parecchio…tuttavia….. >> inarcò un sopracciglio mentre Chiara arrossiva fino alla radice dei capelli, e lasciò cadere la frase aspettando una reazione che, se conosceva l’animo umano come pensava, non poteva essere che una sola
<< tuttavia? >> ripetè Chiara
Eccola là, la logica reazione, mascherò un sorriso e riprese il discorso << …tuttavia…… >> pronunciò lentamente, mentre si strusciava la mano sulla bocca per mascherare il sorriso
<< un approfondimento sul perizoma ce lo farei volentieri >> riprese strizzandole un occhio.
Chiara arrossì di nuovo e gonfiò le guance ma rimase completamente muta a parte alcuni suoni inarticolati. E d’altronde che cosa avrebbe potuto dire ancora ? che la figura di merda stava divenendo di proporzioni bibliche? Abbassò gli occhi e prese ad osservarsi attentamente le mani come se da quell’indagine scrupolosa dipendesse l’esito del viaggio
Francesco si accigliò, non voleva ferirla in alcun modo << scusa. Ti ho messo in imbarazzo? >> le chiese dolcemente mentre con due dita le sollevava il mento. Lei scosse la testa e lo guardò dritto negli occhi cercando di ignorare il subbuglio nello stomaco nonostante il pensiero che fosse gay.
Francesco le lasciò il viso appoggiò entrambe le mani sul sedile e si appoggiò allo schienale e senza mai staccare gli occhi dai suoi iniziò << mi chiamo Francesco Offman, mio padre è di origine tedesca e mia madre è italiana, si sono conosciuti a Firenze, mio padre era in vacanza con alcuni amici più la sua ex perché cercavano di riallacciare i rapporti, pensavano di farlo durante quella vacanza. In realtà Cupido ha lanciato la sua freccia  una sera al bar più famoso di Firenze, quando il gruppo di ragazzi tedeschi e quello di alcune ragazze italiane si sono conosciuti e si sono aggregati. Insomma, si sono conosciuti, hanno passato una settimana insieme, sono rimasti in contatto e poi mio padre è tornato per lavoro, e non è stato un caso ma ha lottato per quella trasferta con i denti e poi……..sono nato io >> concluse sorridendo ed allargando le braccia e mimando un leggero inchino << ho 25 anni frequento l’ accademia di belle arti e da grande, vorrei fare lo scenografo, per adesso ho partecipato solo ad alcuni spettacoli organizzati qui a Firenze e dicono che sono bravino.
Non sono molto bravo nell’abbigliamento, in genere mi vesto come mi capita, e credo tu l’abbia notato >> Chiara sorrise
<< In genere quando dipingo le scene porto sempre un paio di scarpe di tela rosse e le porto fino alla loro fine estrema. Quelle che ho adesso sono scolorite e stanno per esalare il loro ultimo respiro ma fino a quel momento continuerò ad indossarle. Questi pantaloni li ho comprati al mercatino sotto casa mia e non sono stato a riflettere sul colore, mi occorrevano dei pantaloni perché ero rimasto con pochi capi e dovevo preparare lo zaino per la continuazione del viaggio, quindi l’urgenza era estrema. Non do importanza all’esteriorità ma all’essenza, non giudico le persone per come appaiono ma per quello che dicono e che pensano >>
Chiara si sentì a disagio, lei nel suo giudizio si era basata solo su di un paio di pantaloni ed un paio di scarpe
Fece una pausa << e per la cronaca non sono gay >> le tese la mano << perdonato? >> inconsapevolmente trattenne il fiato fino a quando la mano di Chiara si mosse ed aderì perfettamente alla sua. A quel punto le chiuse la mano tra le sue in una stretta calda che, insieme alla dichiarazione  di non essere gay, le fece partire il cuore in un battito accelerato accompagnato da alcuni sobbalzi. E Chiara era sicura che da quel momento in poi di sobbalzi ce ne sarebbero stati parecchi.
<< scusa se ti ho fatto credere di non sapere l’italiano e di essere gay non è stato voluto
<< no! >> lo fermò subito Chiara << la colpa è mia che in questo caso ho giudicato proprio dalle apparenze ed ho fatto uno sbaglio madornale, senza contare che mi sono comportata da perfetta superficiale. Se c’è qualcuno che deve chiedere scusa quella sono io >> finì la frase in un sussurro.
<< va bèh dai, non è stata così tragica in fondo oltre al gay mi sono preso anche.., com’ è che mi hai descritto? >> la guardò pensieroso facendo finta di impegnarsi per ricordare, quando aveva tutto stampato nella testa, picchiettandosi l’indice sul mento << naso dritto- perfetto, bocca da baciare, barbetta incolta…
Non lo lasciò finire, si sporse verso di lui e gli tappò la bocca con la mano mentre lui continuava a bofonchiare gli appellativi, sentiva il suo alito caldo sulle dita e questo le trasmise un senso di calore ed una eccitazione mai provata fino ad allora. Aveva avuto alcune storie ma  sensazioni di questo tipo non ne aveva avute con nessun’altro. Francesco era pericoloso, molto pericoloso. Era un raggio di sole nella sua vita, apoteosi della normalità.
 
Scesero tutti quanti alla stazione di Milano ed insieme, in modo del tutto naturale, come se fossero stati un gruppo unico fin dall’inizio, si diressero verso il bar. Inevitabilmente come se un autore nascosto avesse già scritto la trama, Francesco si avvicinò a Chiara e la guidò al bar tenendole il braccio. Era un semplice movimento ma lo scambio di energia che ne derivò lasciò spiazzati entrambi. Il ragazzo perché nonostante le sue numerose storie non aveva mai provato quella sensazione di struggente gioia per la quale vorresti tenerti stretta la persona che hai accanto. Lei perché per la prima volta provava un’attrazione forte per un ragazzo conosciuto da poco, attrazione che la rendeva insicura tanto che si sarebbe fatta guidare da lui anche in capo al mondo.
 
 
 
Si sedettero ad un tavolo del bar un pò isolato in modo da poter sistemare vicino a loro tutti i loro zaini, Francesco prese posto accanto a Chiara ignorando i sorrisi maliziosi degli altri.
cretini
 
I ragazzi chiesero se avessero già prenotato l’ostello ed alla risposta affermativa di Chiara e Matilde vollero sapere il nome. Matilde prese il foglio dove c’erano riassunte le tappe, quello che avrebbero dovuto/voluto vedere e gli indirizzi dei vari Ostelli che avevano prenotato.
<< si chiama  The Flying Pig Downtown Hostel s, Nieuwendijk 100 >>
<< ho capito! Io lo so qual’è! E’ vicino alla stazione e…alla zona rossa >>
<< WoW! Che bella notizia, visto che noi invece non abbiamo prenotato niente, perché non andiamo lì anche noi, se c’è posto naturalmente >> disse Lutz, poi aggiunse << se a voi non dispiace di continuare ad averci tra i piedi naturalmente >>
Matilde e Chiara si guardarono e poi voltandosi verso tutti risposero che a loro non dispiaceva affatto, anzi, era un vero piacere, e dicendo questo Chiara si voltò leggermente verso Francesco ed arrossì impercettibilmente.
<< allora è deciso, quando scendiamo  veniamo con voi per vedere se ci sono altri posti disponibili >>
<< perché non telefonate io ho il numero memorizzato sul cellulare >> propose Matilde allungando il cellulare a Lutz. Chiara avrebbe baciato Matilde per quella proposta. L’idea di poter rimanere ancora con quei ragazzi, cioè con Francesco, l’attirava enormemente ed in modo non del tutto innocente.
Dopo un breve colloquio telefonico Lutz esclamò << Evviva! Ci sono ancora posti, siamo tutti insieme al Flying Pig! Hei! ho un’altra idea >> si voltò verso gli altri << perché non continuiamo il viaggio insieme a loro? tutti insieme… Che ne dite?  >> chiese rivolgendosi a Matilde e Chiara << Non non abbiamo una meta precisa, per cui possiamo seguirvi nelle vostre tappe che ne dite Kiara e Matilde? >>
A Chiara il cuore diede di nuovo un balzo, non sapeva se mettersi a ridere o piangere per la contentezza. A dir la verità un po’ aveva fantasticato durante le varie pause a proposito della possibilità di diventare un’unica comitiva, ma, a causa della sua timidezza,  non avrebbe mai osato proporre un’idea del genere.
Sarebbe andata a piedi sui sampietrini roventi prima di superare l’imbarazzo di farsi uscire una proposta del genere.
Per fortuna ci aveva pensato quel ragazzone di 1,80 con i capelli rasati a zero come uno skinhead ed il tatuaggio che occupava tutta parte destra del collo.
Osservò ad uno ad uno i componenti del gruppo, Rachel con i capelli rosso carota ed un ciuffo rosa, Lutz appunto con quel taglio esasperato, Hannie con tutti i suoi orecchini che occupavano completamente il bordo esterno delle due orecchie, se avessero fatto una foto di gruppo e l’avesse inviata a suo padre, il colpo apoplettico era assicurato. Gli altri erano tutti nella norma, senza nessuna caratteristica particolare a parte Francesco che era bellissimo….e se ne accorgeva anche l’universo femminile presente al bar e in stazione.
 Era inutile, nessuna riusciva a non fissarlo, alcune rimanevano imbambolate come se i loro neuroni avessero deciso un ammutinamento.
Altre cercavano di attaccar bottone, ma Francesco era molto corretto e non lasciava spazio a nessuno, con grande gioia di Chiara che, comprendeva benissimo l’ammutinamento dei neuroni perché anche lei ogni volta che Francesco la guardava, sentiva i suoi  iniziare a ballare la samba come al veglione di fine anno.
Come adesso
Si accorse che tutti la stavano fissando in attesa di una risposta, solo che si era persa a guardare Francesco…..e non sapeva qual’era la domanda…che figura di m….
<< qual’era la domanda? >> chiese abbozzando un sorriso stentato di scusa mentre arrossiva. Evitò di voltarsi verso Francesco anche se sentiva il suo sguardo, lo sentiva proprio fisicamente, era un leggero pizzicore alla base del collo.
Lutz rise sonoramente << avevo proposto di unire le nostre forze e goderci questo viaggio insieme, in pratica saremmo noi, privi di alcun itinerario preciso, a seguire voi che avete ormai già pianificato le tappe >>
 
<< ma davvero verreste volentieri con noi? >> replicò sinceramente sorpresa Chiara
<< perché sei così sorpresa >> le chiese Rachel << è vero che non ci conosciamo molto ma voi siete molto simpatiche e a dir la verità anche noi, quindi perché no? >>
<< perché no? >> le fece eco Chiara
 
Francesco si accorse di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo.
L’idea di separarsi gli sembrava opprimente e all’improvviso quel viaggio, iniziato con tanto entusiasmo, non era più così allettante se prevedeva l’andare in direzioni diverse.
 
<< allora proporrei un brindisi >> Olivia alzò la sua lattina di Oransoda
<< alla compagnia dell’anello, giusto per citare Tolkien  >>
<< basta Olivia con questa saga >> esclamarono in coro gli altri esasperati, però tutti alzarono le loro bevande e fecero cin cin.
 
<< hei ragazzi, sono quasi le tre, sarà meglio avviarci al binario >>
si alzarono tutti quanti, Francesco aiutò Chiara ad indossare lo zaino sistemandole con cura gli spallacci che secondo lui erano troppo larghi e facevano scendere troppo lo zaino spostandole il baricentro e quindi rendendola più instabile.
Raggiunsero il binario ridendo e scherzando tra loro sotto gli sguardi curiosi e divertiti delle persone presenti sulla banchina, certo qualcuno aveva un po’ storto il naso a vedere i capelli rossi e rosa di Rachel o le orecchie di Hannie   o la testa completamente rasata di Lutz…. Ma a chi fregava?
A  lei no di certo! 
 
 
Francesco era salito con un agile salto e adesso la guardava dall’alto in basso << allora.. affrontiamo insieme questo viaggio ? Sei pronta? >>
Lei guardò quegli occhi argentati e sussurrò << sono pronta >> gli tese la mano e si lasciò tirare sulla carrozza e lì sul predellino lui le sfiorò le labbra con un bacio talmente dolce che la lasciò completamente svuotata ma piena di speranze.
Il loro viaggio era iniziato.



lo so che devo ancora finire un nuovo capitolo dell'altra storia, ma questa è nata così, in due pomeriggi ed ho voluto condividerla con voi!
spero vi sia piaciuta.
il viaggio con l'interail l'ha fatto un mio amico Berlino-Amsterdam-Parigi-Madrid-Bologna.. mica male eh?
un bacione a tutte
costanza
  
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