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Autore: OttoNoveTre    24/04/2012    9 recensioni
Caesar congedò il Tributo, accompagnato dall'ultimo scrosciante applauso del pubblico.
- E ora abbiamo con noi un ospite specialissimo! Non vi
nascondo la mia emozione, perché adesso accanto a me, per
questi Giochi della Memoria, avremo niente meno che la Donna dei
Bottoni, la mente più geniale di Capitol City, colei che ci
ha fatto sognare negli ultimi 24 anni, la Stratega Suprema Onoraria
Linda Ray!
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caesar Flickerman, Haymitch Abernathy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Alla fine avevano mandato avanti lei.

- Sei la sua preferita, Bebe, - aveva detto Nike spingendola verso il corridoio dei camerini.
Bussò alla porta con un colpetto lievissimo. Dato che dopo alcuni secondi stava ancora fissando la targa anticata, provò di nuovo. Questa volta sentì la voce dello Stratega.
- Avanti.
Scostò la porta e si affacciò. Lo Stratega era seduto di fronte allo specchio del camerino, con la chioma che tendeva al verde acido sotto tutte le lampadine a cornice.
- Ehm, signo… Stratega Supremo, signor Plauto.
Lo Stratega fece fare un mezzo giro alla poltrona di pelle. In una delle mani, avvolte da guanti brillantinati, teneva una custodia di velluto. Nell’altra un plico di carte. Linda riconobbe lo stemma degli Hunger Games.
- Oh, la mia Bebe Linda.
- Ehm, sì Stratega Supremo. Vedo… vedo che non è più impegnato adesso…
Fissò nervosa l’orologio: le lancette erano pericolosamente vicine al nove. Immaginò il presidente Ice che passeggiava avanti e indietro sopra il tappeto bianco e viola del salotto di rappresentanza. Plauto fissava un punto qualche centimetro sopra la sua testa. Linda si voltò per vedere se stava guardando qualcuno dietro di lei, ma il corridoio era vuoto.
- Ehm, Stratega, il presidente vorrebbe vedere i progetti.
Plauto si riscosse e diede segno di ricordarsi che c’era un altro essere umano nella stanza.
- I progetti. Certo.
- Sono… - deglutì, asciugandosi il sudore dalle tempie, - sono pronti, vero?
- Prontissimi, piccola Linda.
- Forse… forse non la soddisfano, Stratega?
- No. Sono perfetti. Non li cambierei di una virgola.
- Allora, ehm, dovremmo…
Si girò verso il corridoio per fare strada a Plauto. Quando sentì uno sparo e qualcosa di vischioso colarle sotto il colletto, passò la mano per pulirsi. Alla vista delle dita rosse e del grumo di materia grigia, capì che erano decisamente nei casini.

- Stratega Supremo Onorario? Tre minuti all’entrata in scena.
Linda sbatté le palpebre e si accorse che si stava fissando le dita da quando avevano mandato in onda il filmato sgranato della testa esplosa di Plauto. Ora sul palco il ragazzo nuovo, Caesar, intervistava il Tributo maschio del 12. Entrambi ridevano come matti.
- Quindi Haymitch, cosa pensi di fare stasera per rilassarti?
- Beh, un goccetto non sarebbe male, ma non lo dica a mia madre.
Gli spettatori nell’auditorium scoppiarono in un boato di risate e applausi. Haymitch del distretto 12 si era appena conquistato qualche sponsor in più. Approvò con occhio critico anche il completo nero carbone con gli inserti di filo scintillante.
Lo avrebbe messo almeno negli ultimi dieci sopravvissuti. No, otto: era carino e magari qualche ricca ragazzina avrebbe speso i suoi risparmi per quel bel faccino.
Caesar congedò il Tributo, accompagnato dall’ultimo scrosciante applauso del pubblico.
- E ora abbiamo con noi un ospite specialissimo! Non vi nascondo la mia emozione, perché adesso accanto a me, per questi Giochi della Memoria, avremo niente meno che la Donna dei Bottoni, la mente più geniale di Capitol City, colei che ci ha fatto sognare negli ultimi 24 anni, la Stratega Suprema Onoraria Linda Ray!
Linda mise su il suo sorriso più accattivante e scese i pochi gradini del palco. Si rivide nelle decine di palloni stroboscopici che calarono dal soffitto: tunica nera, un vezzo di sobrietà strano a Capitol City, ornata da gioielli bizantini. I corti capelli di un bianco argenteo erano cotonati, e le ricadevano in un’unica onda morbida sull’orecchio destro. Si godette lo stupore del pubblico alla vista delle centinaia di vene traslucide in cui pareva scorrere oro liquido, che finvano in volute e fiori sulla sua pelle color caffè.
Caesar le fece uno squisito baciamano e la scortò sulla poltrona.
- Mio cielo, Stratega Supremo, avevo già visto tinture del sangue, ma questa! – e le rigirò la mano, ammirando i fiumi dorati che si attorcigliavano attorno alle dita.
- Grazie, Caesar. E chiamami Bebe, altrimenti qui non mi riconoscerà nessuno con tutti quei nomi altisonanti.
Risata educata del pubblico.
- Come facciamo a non conoscerti? Ci hai regalato il treno…
- Quella in realtà non fu una delle mie trovate più felici.
Lo share aveva raggiunto il 99%.
- Modestissima. Ma non puoi liquidarmi così in fretta anche l’edizione 41: tutti noi ci siamo persi assieme ai tributi per i corridoi di quella nave da crociera. Fu tua anche l’idea della telecamera installata a spalla, giusto?
- L’idea mi era venuta visionando delle antiche pellicole cinematografiche. Spero che in sala non ci sia nessuno di quelli che mi hanno spedito videomessaggi indignati perché ho provocato mal di mare ai loro figlioli.
Altra risata dal pubblico, un po’ più forte.
- Signori, avete davanti a voi la donna che ha dominato la stanza dei bottoni per 24 anni, un record assoluto tra gli strateghi. Ogni anno i corvi del malaugurio aspettavano un flop, un’idea balzana, e invece la signora qui accanto a me ha visto passare tre Presidenti, prima di ritirarsi come una regina.
Dall’inizio del monologo di Caesar era scaturita dagli altoparlanti la canzone che lei aveva indicato come sottofondo, un pezzo classico per violoncello e clavicembalo, mentre scorrevano foto e filmati di Linda con i tributi, Linda con le onorificenze del presidente Ice, Linda in tournée per i distretti, Linda sulla sua chaise longue nell’attico di Capitol City, occhiali da sole e sigaretta col bocchino.
- Allora, Bebe, siamo ormai alla cinquantesima edizione dei giochi. Quest’anno sarà il tuo team a occuparsi del campo, mentre tu commenterai i giochi in diretta, qui con noi. Sappiamo tutti però che non hai fatto mancare i tuoi consigli. Ti prego, puoi darci qualche anticipazione?
- Nemmeno se mi sveli il segreto della tua superba tintura giallo limone, Caesar.
Il presentatore fece finta di nascondersi dietro la cartelletta per la vergogna, mentre il pubblico rideva ancora e applaudiva.
- Oh beh, immagino di dover pazientare fino a domattina, allora. Ma almeno dimmi, Bebe, qual è il segreto delle tue trovate?
Linda inspirò.
Davanti agli occhi di nuovo le immagini di un filmato sgranato e del pezzo di cervello sulla mano. Era ora di far tirare fuori i fazzoletti ai telespettatori.
- Devo tutto al mio mentore, il mai troppo compianto Stratega Supremo Plauto.
Aveva tirato fuori ad arte quel pezzo di filmato. Era stata Nike a riprendere il corpo con la videocamera di un telefonino, prima che arrivassero i Pacificatori. Linda l’aveva tenuto in serbo per quella serata, per il grande ingresso di Caesar e la sua altrettanto trionfale uscita di scena.
Sullo schermo dietro di loro passarono di nuovo le immagini della testa esplosa e dei fogli sparsi sul pavimento. Si riconobbe nella ragazzina basita che guardava le sue mani, il tappeto e poi in camera, prima che la registrazione si interrompesse di colpo. Allora cominciarono a scorrere immagini di Plauto, sorridente e vivo.
- Sei stata tu ad assistere all’incidente, vero?
- Esatto. Era l’anno dei primi Giochi della Memoria, i venticinquesimi. Plauto era molto stressato, dovevano essere una cosa grandiosa, degna di Panem e delle sue celebrazioni.
- Qual è stata la prima cosa a cui hai pensato quando hai visto la scena, Bebe?
Linda fece una pausa a effetto, si passò le unghie laccate d’oro sull’ultima punta del ciuffo, come per riflettere.
- Sai, Caesar, avevo un unico terrore: che il sangue fosse schizzato sui disegni, rendendoli indecifrabili. Per non parlare del conto della tintoria per il mio vestito!
La tensione in sala si spezzò con la risata del pubblico.
- Sarebbe stato un bel problema! Non credo che la carta sia resistente come le tute dei nostri Tributi, che alla fine dei giochi tornano come nuove. Ma dimmi ancora, Bebe, anche se capisco come per te rivangare questo episodio debba essere doloroso. - Caesar abbassò la voce e le prese con premura una mano. Lei abbassò le ciglia e sospirò leggermente. – Hai mai capito cosa portò Plauto al gesto folle che ce lo ha rubato così presto?
- Ci penso tutti i giorni da 24 anni, Caesar. Credo che l’unica risposta sia che molto spesso il genio è accompagnato da fragilità e debolezza.
- Quindi anche tu, Bebe, hai una debolezza? – Caesar si protese verso di lei e ammiccò. Linda arrossì e fece un broncio di rimprovero. Caesar giunse le mani con aria supplichevole. – Suvvia, qui lo puoi dire, siamo tra pochi intimi…
Risatina del pubblico, che si spense quasi subito nell’attesa.
- Ebbene lo devo confessare, Caesar. Non riesco a fare a meno della sponge-cake al matcha.
E così diede via libera all’ultima, fragorosa risata liberatoria di Caesar e del pubblico, che le tributò un applauso infinito. Caesar la aiutò ad alzarsi e lesse le ultime righe della sua cartelletta.
- Ma ora non cambiate canale, perché mi sa che quei tre mattacchioni hanno in serbo grandi cose per voi. Vi lascio a “Mai dire Hunger Games”, e buona notte a tutti!

- Stratega Supremo?
La voce arrivava da dietro di lei. Linda si voltò e con sorpresa riconobbe il Tributo del 12.
- Haymitch! Come trovi la vostra festa? L’ho introdotta io, fino ai Games 28 la notte prima vi mandavano a letto con le galline. Stupido, no? Non ho mai incontrato un Tributo che riuscisse a chiudere occhio, a meno di prendere una bella manciata di pillole.
Haymitch annuì, poi rimase in silenzio a capo chino. Un Pacificatore avanzò di qualche passo nella loro direzione, ma Linda lo allontanò con un gesto della mano.
- Vuoi dirmi qualcosa, Dodici?
- Mi chiedevo, signora, lei che ne ha viste tante – Dodici stritolava il suo calice di spumante, - non è che potrebbe… insomma, cosa devo fare per sopravvivere?
Giusto, nessun mentore riusciva mai a risponder fino in fondo a quello.
- Dodici, sai qual è la domanda che tutti vorrebbero farmi ma che non hanno il coraggio di fare?
Il ragazzino fu sorpreso di ricevere un altro quesito come risposta.
- Non… non lo so signora. Stratega Supremo. Forse come saranno i giochi domani?
- No, Dodici. Tutti si domandano come mai ho lasciato il comando proprio l’anno dei Giochi della Memoria. Tu che ne dici?
- Signora, io… aveva poche idee?
Linda sospirò.
- Io trabocco di idee su come complicarvi la vita, Dodici. Mi sono fatta da parte perché ho un brutto presentimento: tutte le cose hanno un confine che non si può superare. Una volta gente più saggia di noi la chiamava hybris. Ma, Dodici, questo non significa che con il confine tu non ci possa giocare.
- Signo… Stratega Supremo, ma questo come mi può aiutare domani?
Si vedeva un miglio lontano che il ragazzino era deluso. Vide avanzare dal fondo della sala il presidente Snow. Sarebbe stato il caso di prestargli un po’ attenzione.
- Dodici, sei un ragazzino sveglio. Mentre ci pensi, fai una cosa: resta vivo.








La tana di Otto
Incursione nel fandom di Hunger Games. Non sono propriamente una fan della trilogia, ma Suzanne Collins ha avuto delle buone intuizioni. Mi ha intrigato soprattutto la spettacolarizzazione della morte dei 24 tributi, come se li chiamassero per una specie di Giochi Senza Frontiere. In particolare, mi sarebbe piaciuto sapere di più su chi i giochi li organizza, ovvero gli streteghi. Così è nata la figura di "Bebe" Linda Ray, una specie di incrocio tra Mara Maionchi, Oprah e Goering. Il suo nome deriva da un vezzeggiativo in spagnolo che si usa con i bambini, starebbe per "bella bambina". 
La storia è ambientata subito prima dei cinquantesimi Hunger Games, l'edizione vinta da Haymitch. Linda è stata a capo dei giochi dal 25mo al 49mo, quindi, per poi diventare consulente, partecipare ai talk show e vendere a caro prezzo sue autobiografie o interviste sui "dietro le quinte" dei giochi. Ho immaginato che Caesar fosse un giovane presentatore all'epoca e che abbia fatto la sua prima seria conduzione nei cinquantesimi giochi.
Noticina notevole finale: la sponge cake al matcha è un pan di spagna al té verde.






   
 
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