Tanta
voglia di lei.
Mi
dispiace di svegliarti,
forse un uomo non sarò
ma d'un tratto so che devo lasciarti,
fra un minuto me ne andrò.
Duncan si
alzò dal letto
pigramente, cercando di non far alcun rumore per non svegliare la donna
che
giaceva al suo fianco.
Nella stanza
filtravano
alcuni raggi di sole che illuminavano le lenzuola scure e accarezzavano
il
volto pallido della donna che ancora dormiva tranquillamente. I suoi
lunghi
capelli neri erano illuminati oltre che dai raggi da delle meches
verdi, che
incorniciavano il viso abbinate al trucco ormai sbavato sugli occhi.
Si
infilò i boxer che erano
caduti a lato del letto e poi con un gesto rapido acchiappò
anche la maglietta
li vicino e se la infilò. Fatto ciò si
alzò dal letto e prese i jeans
ammucchiati in un angolo e gli infilò, lanciando
un’occhiata veloce alla
ragazza, notando solo allora che si era svegliata e lo stava osservando.
E non dici
una parola,
sei più piccola che mai
in silenzio morderai la lenzuola,
so che non perdonerai.
La coda
dell’occhio del
ragazzo la vide perfettamente mentre si girava nel letto mentre i suoi
occhi lo
disintegravano. Si girò formando un muro tra lei e quel
ragazzo che si stava
allacciando la cintura dei jeans, cercando di sfogare sulle lenzuola la
sua
ira.
Stava in
silenzio e Duncan
non sapeva se ringraziare o meno quell’assenza di
comunicazione verbale, anche
perché non sarebbe stato in grado in quel momento di
intrattenere un discorso
con lei. Per dire cosa poi? Che se ne stava andando?
La ragazza si
rannicchiò
sotto il lenzuolo leggero, come per poter scomparire da quel mondo che
continuava a portarle solo dolore. Serrò gli occhi cercando
di ricacciare
dentro due grosse lacrime che volevano a tutti i costi andare sul
cuscino,
cercando di pensare ad altro, di dimenticare quell’ennesima
notte con un uomo
che non l’amava.
Mi
dispiace devo andare
il mio posto è là,
il mio amore si potrebbe svegliare
chi la scalderà.
Il punk
ripensò al naso
lentigginoso della sua fidanzata e ai suoi occhi vispi che ogni giorno
lo
aspettavano con ansia e si illuminavano quando lo vedevano arrivare.
Quella
notte aveva dormito da sola e lui non l’aveva abbracciata,
nutrendosi del suo
profumo come aveva più volte fatto.
Prese la giacca
dal divano
in cui l’aveva malamente buttata la sera prima, scrollandola
per eliminare
tutte le pieghe e poterla indossare. Prima di uscire si
guardò qualche secondo
allo specchio, aggiustando con una mano la cresta verde che gli
illuminava il
volto. Subito dopo controllò di non avere succhiotti sul
collo, per non
insospettire la sua fidanzata nel suo ritorno a casa.
Strana
amica di una sera
io ringrazierò,
la tua pelle sconosciuta e sincera,
ma nella mente c'è tanta
tanta voglia di lei.
Guardò
nuovamente verso la camera
della ragazza con cui aveva passato la notte, una vera e propria notte
di fuoco
che non avrebbe dimenticato in fretta. Aveva sentito la
necessità di scappare
dalla monotonia della sua donna, assaporando una nuova carne e un nuovo
corpo.
Ma come si usa
dire a volte
bisogna perdersi per ritrovarsi. E quella volta Duncan si era perso,
aveva
toccato i limiti tradendo la donna che amava, per poter provare
quell’emozione
del tradimento, quella nuova sensazione che inizialmente
l’aveva appagato
totalmente, ma che già adesso gli stava facendo nascere
dentro un disagio.
Si era perso
per ritrovarsi,
si.
Si era perso in
quel modo
per capire che la donna che desiderava veramente non era quella che
conquistava
in una sera, ma era quella che era stata al suo fianco per tanto tempo,
con cui
aveva litigato tante volte e che ora gli avrebbe urlato dietro,
l’avrebbe
odiato per il suo gesto, ma che poi sarebbe tornata perché
sapeva che solo lui
poteva completare il suo mondo.
Lei si
muove e la sua mano,
dolcemente cerca me
e nel sonno sta abbracciando piano, piano
il suo uomo che non c'è.
La ragazza nel
letto si era
addormentata nuovamente, forse nel tentativo di trattenere le lacrime
si era
lasciata completamente andare al sonno, stanca di quella vita che la
circondava.
Duncan la vide
stringere il
cuscino abbracciandolo, mentre una mano della ragazza si spostava
nell’altro
lato del letto, cercando qualcuno che ormai se n’era andato,
cercando qualcuno
che le desse l’amore che da tanto tempo cercava.
Duncan si
avvicinò a lei e
la coprì bene con il lenzuolo, in modo che
quell’arietta che passava nella
stanza non la facesse ammalare e poi con sguardo risoluto
uscì dalla casa
chiudendosi piano la porta dietro di se.
Mi
dispiace devo andare
il mio posto è là,
il mio amore si potrebbe svegliare
chi la scalderà.
Nella
mente c'è tanta
tanta voglia di lei.
Il ragazzo
ripensò alla
donna che lo aspettava a casa e accelerò il passo,
impaziente di tornare a casa
da quella massa di capelli marroni, voglioso di stringerla in un
abbraccio.
Le avrebbe
chiesto scusa
come doveva, le avrebbe preparato la colazione e poi
l’avrebbe riempita di
coccole come lei amava che lui facesse. E le avrebbe sussurrato quanto
l’amava,
quanto si era accorto la sua vita fosse vuota senza di lei.
Duncan
sperò che la
fidanzata lo perdonasse e lo sperò con tutto il cuore,
dandosi dello stupido
per essersi accorto solo dopo una scivolata del genere del bene che
voleva alla
sua unica donna.
Chiudo gli occhi un
solo istante,
la tua porta è chiusa
già.
Ho capito che cos’era
importante,
il
mio posto è solo là.
Si
fermò un
momento chiudendo gli occhi e girandosi indietro prima di svoltare per
la via
e lasciare per sempre quella strada che non era solito frequentare e
notò il grosso
portone verde della casa della ragazza chiuso. Sospirò
ripensando alle pene
che doveva soffrire quella creatura così
sola e in fondo al cuore sperò che un giorno trovasse un
uomo che sarebbe
tornato da lei a testa bassa ammettendo i suoi errori come stava per
fare lui.
Le
era grato
per quello che gli aveva fatto capire, ma ora non aveva tempo di
compiangerla e
pensare a lei, nella sua mente solo un pensiero si stagliava, quello
della sua
fidanzata.
Duncan sorrise
al solo pensiero di quella ragazza così acida e comandina
che da anni era la
sua fidanzata e capì che il suo posto era là,
accanto a quella creatura che l’aveva
irrimediabilmente cambiato scippandogli il cuore.