Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: GuessWhat    24/04/2012    3 recensioni
Dal capitolo 9:
«Vi attendevo» sentenziò Arais Aignée «Accomodatevi.» ed i due eseguirono. Anche Grell non osava fare parola, vuoi per la vista di un vecchio, vuoi per il senso di fermo rispetto che egli incuteva.
Fu William a rompere il ghiaccio.
«Siamo stati mandati qui per..»
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«Ora che il tuo padroncino dorme, ti andrebbe una partita a dadi?»
La Regina Vittoria manda il suo fidato Cane da Guardia lontano da Londra, in una sperduta colonia inglese situata su un'isola africana al largo della Costa d'Oro: misteriose sparizioni ed omicidi dai risvolti disgustosi stanno sconvolgendo l'isola.
Tra zanzare, serpenti velenosi, leopardi, tarantole, erbette magiche, pappagalli parlanti e nuovi personaggi che daranno filo da torcere al Conte e al suo seguito, è chiaro fin da subito ai nostri eroi di sempre che un alone di mistero circonda l'isola, non meno oscura, ingannatrice e sanguinosa della capitale inglese.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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- Il sogno del Conte. -


Il leopardo balzò dal folto e azzannò il grosso gorilla al collo. Si ruzzolarono sulle rive fangose del fiume, lottando selvaggiamente l’uno ruggendo, l’altro urlando. Schizzi d’acqua misti a sangue e fango sporcarono il loro manto e si dispersero tutt’intorno mentre i pappagalli, sugli alberi là sopra, interruppero il loro canto per osservare la scena. Qualcuno, in un frullio di ali colorate, volò via.
Il gorilla spinse il leopardo nel fiume e tra i flutti la lotta infuriò senza posa; la corrente li trascinò sino ad un ponte e lì il primate batté il capo su uno dei piedi del ponte, fracassandoselo. L’urto fece cadere sulla testa del leopardo, che ora lottava non per la cena per ma sopravvivere alla corrente, una zucca essiccata posta sul ponte. Anche il capo del felino si ruppe e pure la zucca si spaccò in due. Ne fuoriuscì un’enorme massa nera che s’andava allargando sempre più. Scivolò sui resti dei due animali, sul fiume e sugli gli alberi, giunse fino alle montagne là in fondo e toccò anche il cielo. Fu tutto nero e senza tempo.
Poi il buio prese dei riflessi verdi lucidi come il carapace di uno scarabeo egiziano; si divise in due e da quei due in quattro e quattro. Fu la volta di otto piccole perle. Un grosso ragno nero con riflessi smeraldini troneggiava sui due animali morti nella lotta della sopravvivenza l’uno dall’altro. Li avvolse tra le sue lunghe zampe e li tirò con sé, sotto al suo addome rigonfio.
Biascicò qualcosa dai grossi denti acuminati.

Cosa? Cos’ha detto?

Lo ripeté nuovamente e ancora una volta, la sua voce era come una profonda eco nebbiosa, indistinta e lontana avvolta nel buio. Ancora una volta disse quelle parole incomprensibili e alla sua voce si sovrappose qualcos’altro.


« …Ino? »
Ciel Phantomhive aprì gli occhi.
« Ben svegliato, signorino. »
Il servitore completamente vestito di nero era ritto in piedi di fianco al suo letto, posto sotto l’oblò della nave. « Vi stavate lamentando nel sonno » e gli sorrise con la bocca, ma non con gli occhi. « Era forse il vostro un brutto sogno? » chiese in tono vago. Chiaro come il sole… la domanda era puramente retorica.
Il ragazzino si mise forse troppo velocemente a sedere non senza percepire un lieve giramento di testa, la vista disturbata per un attimo da sprazzi giallastri. Si posò una mano sulla fronte umida e si scostò dal viso le ciocche di capelli madidi di sudore e tutti appiccati. Si strinse al petto la camicia di lino, inspirando profondamente, fissando il pavimento di legno e i suoi piedi nudi che penzolavano. « Quanto manca allo sbarco? »
Il Conte aveva evitato la domanda. Niente di strano né di nuovo.
Sebastian gli diede le spalle e versò con mano ferma, ignorando il rollio della nave, il the nero alla menta nella tazza e non vi mise zucchero. La bevanda, in quel caso, non doveva compiacere il palato ma il corpo in cerca di refrigerio dalla calura. «Vi ho svegliato esattamente per questa motivazione, signorino. »
A passo incerto e stropicciandosi un occhio, Ciel Phantomhive si mise in piedi e si abbandonò disordinatamente sulla poltrona di vimini posta in un angolo della stanza. Non si sentiva molto bene: il suo colorito era tutt’altro che sano, assai pallido e lievemente verdastro, con due cerchi violetti intorno agli occhi grandi. Annuì e mugugnò appena, in modo che Sebastian capisse che aveva colto il messaggio; infatti il servitore gli rivolse il viso e con la tazza tenuta alta sul piattino, non un’oscillazione sul liquido scuro e profumato di menta, si avvicinò al suo padrone. « Lo sbarco è previsto tra circa un’ora e mezza. Mentre io preparo l’acqua del vostro bagno, voi potrete passeggiare sul ponte privato qui fuori dalla vostra cabina. »
« Sì.. Sì. » continuava a sentirsi poco bene, aveva qualcosa che si agitava impazzito nello stomaco, ma il ragazzino era ben deciso a non farci caso. Sebbene tremasse leggermente, prese la tazzina e sorseggiò il tè ad occhi chiusi e l’aria stanca. Sebastian scomparve nella stanza accanto lasciandolo solo con la tazza e il rollio della nave.
A malapena il Conte sentiva il sapore della menta, ma il suo corpo accaldato ringraziava l’effetto del the: il suo piccolo petto ne trasse subito giovamento. Respirò profondamente sentendosi un poco meglio, almeno per quanto riguardava il caldo e finalmente riuscì a riflettere col capo appena più leggero.
Terminò il tè, posò la tazza sul mobiletto al suo fianco e si mise in piedi. Ripercorse mentalmente le righe della lettera arrivata alla residenza Phantomhive col bollo della Regina, tre settimane prima.

Caro Conte Phantomhive,
Mi rincresce domandarVi questo favore e allontanarVi da Londra per un periodo piuttosto lungo, ma la Vostra presenza nel continente africano è oltremodo necessaria.
Come penso abbiate letto sulle testate dei giornali nella nostra colonia ghanese, sull’isola di Legun al largo della Costa d’Oro, sono stati segnalati svariati problemi che hanno a che fare con intralci del commercio.
Tuttavia le mie fonti più strette mi hanno informata che vi sono ben più ampi misfatti sotto una notizia di apparente disinteresse pubblico.
Sono state segnalate sull’isola un grandissimo numero di sparizioni di donne, bambini e uomini, le quali avvengono in modo ciclico e per categorie. L’ultima ondata di sparizioni riguarda giovani donne di età inferiore ad anni venticinque. Oltre a ciò, si aggiunge che i cadaveri sono stati ritrovati in condizioni veramente disgustose, privati degli organi interni all’altezza dell’addome. Mi addolora scrivere queste parole, ma Voi dovete sapere.
Si vocifera che la popolazione ashanti che non vive stabilmente nella colonia stia venerando un nuovo, sanguinoso culto, ma non vi sono molte informazioni su ciò: gli esploratori mandati nei territori ashanti non hanno fatto ritorno al campo base.
Per questo occorre che voi, Conte Phantomhive, mio fedele cane da guardia, vi rechiate là con la prima nave in partenza per l’isola.
Ad attendervi sarà il signor Nan Cee, guida dell’isola molto esperta e fedele alla bandiera inglese che si è offerto molto gentilmente di accompagnarvi in ogni vostra ricerca. Verrete condotti, se non vi saranno intoppi, da Lord Peverell, Governatore dell’isola, già informato del vostro arrivo tra tre settimane.
In Voi ripongo la mia fiducia.

Dal bagno accanto alla stanza da letto Ciel udì il suono dell’acqua che veniva fatta scorrere in una vasca. Ci sarebbe voluto ancora del tempo affinché fosse piena e il maggiordomo lo chiamasse per il bagno, quindi decise di reprimere la sensazione sgradevole, che si accresceva col caldo e il rollio della nave con qualche passo sul ponte privato, rimuginando sul contenuto della lettera per l’ennesima volta.
I suoi passi nudi percorrevano il ponte più alto della nave, chiuso da vetrate ampie che davano uno sguardo piacevole sul mare, ben più spettacolare del Tamigi. Era un’ampia distesa d’acqua dalle sfumature più intense del blu e si perdeva all’orizzonte lanciandosi nel cielo di un azzurro così carico che il Conte non aveva mai visto se non in alcuni dipinti, gioielli ed abiti ma mai sulla tela del firmamento.
La lettera della Regina, comunque, non scendeva in troppi dettagli. Era certo che nemmeno la cara Vittoria sapesse più di quanto gli aveva comunicato; mai una sola volta la Regina gli aveva taciuto qualche particolare su un caso, era una donna assennata e saggia e si rendeva certamente conto che serbargli segreti non avrebbe aiutato a risolvere i misteri che gli affidava.
Il caso a cui si apprestavano non era uno dei più semplici. Dovevano innanzitutto conoscere un luogo mai visto, e a quanto pareva dalla cartina, grande quasi il doppio di Londra. Inoltre il territorio era impervio, il clima insopportabile, pesante, caldissimo, umido all’inverosimile… Senza contare che erano nuovi alla popolazione locale e nelle colonie non sempre tutto filava liscio. Non si faceva prendere dal panico e rimaneva coi piedi per terra: la Regina non aveva menzionato qualche problema con gli inglesi nella colonia, parlava solamente di popolazioni indigene ostili…
Si appoggiò con la spalla alla vetrata, guardando di sotto i marinai che spostavano casse parlando in quel modo tanto diverso dal suo. La lingua degli uomini di mare sembrava quasi un dialetto a se stante, ma ciò che più creava domande nel ragazzino, era come riuscissero a stare in piedi sulla nave che si piegava da un lato e dall’altro e soprattutto per quale ragione il sorriso sul loro viso battuto e bruciato dal sole non spariva nonostante il piegarsi continuo dell’imbarcazione. Che rollava e rollava… buttò l’occhio alle onde per distrarsi, ma peggiorò solamente la sua condizione. Nuovamente lo stomaco si agitò e si sentì debole sulle ginocchia. Cocciuto, tentò di essere più forte della nausea.
Ma la nave si piegava e tornava su, andava e veniva, non stava mai ferma, scendeva e saliva, le onde arrivavano e battevano sul fianco dell’imbarcazione che si girava di nuovo, e di nuovo tornava, poi ancora giù, e su, e un’altra volta…

Bleargh.

Il buonissimo the alla menta insieme alla colazione del mattino e agli avanzi ancora da digerire della cena della sera prima si sparsero tristi sul ponte privato. Caduto sulle ginocchia, il Conte debole di stomaco non poté fare altro che cedere agli impulsi e ai conati mentre il suo maggiordomo accorreva veloce sulla porta, senza guanti e con le maniche della camicia arrotolate.
Sebastian rimase a guardarlo per una manciata di secondi, con un angolo delle labbra arricciato in un sorriso e un sopracciglio leggermente sollevato. Niente di strano, né di nuovo.
Quell’anima forte che, se avesse potuto non avrebbe ceduto neanche ai conati più selvaggi, era racchiusa in un corpo tanto fragile e malaticcio..! Si chinò al suo fianco e gli posò una mano sulla spalla, attese in quella posizione raccolta che il vomito terminasse e gli avvolse un braccio intorno al petto, l’altro sotto le gambette secche. Mentre lo portava verso il bagno, contemplò con distaccata beffardia il suo volto sudato e sporco di vomito. Assai sgradevole alla vista quel viso liscio e ancora infantile sporcato in quel modo, ma se non gli occhi, i suoi pensieri erano sufficientemente appagati.
« Sebastian! » tentò di tuonare il ragazzino ma l’urlo morì in una sottospecie di rantolo, dandogli un pugnetto al petto. « So camminare sulle mie gam… » si azzittì di colpo, reprimendo un conato per fortuna controllabile. Il sorriso del demone si allargò, mentre dalla nave si levava un fischio: il porto doveva essere quasi in vista, non c’era tempo di languire oltre. Sebastian fece sedere il contraente sul bordo della vasca, molto più piccola di quella presente nel bagno personale del Conte alla residenza, ma tant’era!
« Signorino, non cambiate veramente mai.. » bisbigliò tra sé e sé, iniziando ad assolvere il suo compito.

La mia prima (credo, per ora, unica) long fic.
Spero che l'inizio vi sia piaciuto!
Ho già in mente quasi tutti i passaggi della storia che spero vi terrà col fiato sospeso!
Saranno presenti oltre ai personaggi che Yana ci presenta più spesso, nuovi personaggi che daranno filo da torcere ai nostri eroi. Pronti a conoscere il chiassoso e ridanciano signor Nan Cee e il collezionista Lord Peverell? Per menzionarne solo alcuni..!
La pubblicazione di altre storie non verrà rallentata da questa storia, che ho intenzione di scrivere con calma e di correggere dove necessario. Voglio proprio cimentarmi in questa sfida.

P.S.: L'isola di Legun non esiste.
   
 
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