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Autore: aquariusff    24/04/2012    10 recensioni
Sequel di "A Piccoli Passi".
Questa storia è dedicata alla memoria di Francesca Zizi, una mia cara amica scomparsa prematuramente nel 2010 a soli 13 anni.
Chiuse gli occhi e immediatamente il ricordo del suo profumo le invase le narici. Dopo tutto il tempo che stavano insieme, quel profumo continuava a suscitare in lei emozioni sconvolgenti.
Riaprì gli occhi e riguardò la foto con una piccola smorfia sulle labbra.
-Torna presto da me, scimmione-
………L’acqua calda scivolava lungo la sua schiena, giù sul bacino stretto e precipitava lungo le sue gambe sottili.
Restò in silenzio, semi-nascosta dalla porta ad ammirare la perfezione del suo corpo, i suoi muscoli guizzanti, le spalle larghe e le sue mani, che afferravano un telo e lo stringevano intorno ai fianchi.
Era tornato!
…..Era così bello e affascinante e riusciva a toglierle il respiro quando le sue labbra si distendevano in un sorriso.
“Vieni qui”; l’attirò a sè e la strinse forte tra le braccia.
…..“Sei il solito scimmione, sfacciato e irriverente!” ed incrociò le braccia sul petto continuando a dargli le spalle.
Fece qualche passo verso di lei: ” Già, e questo ti fa impazzire , ammettilo”.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In via del tutto eccezionale ho postato di martedì visto che domani è festa. Il giorno di pubblicazione resta il mercoledì. Grazie a tutti coloro che vorranno leggerla e recensire.

In Loving Memory of Francesca Zizi.

(Amiche per sempre)

 

 

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CAPITOLO I

Un altro lungo e durissimo turno di notte era finito.
Monica si sfilò l’uniforme bianca e blu, che ormai era impregnata dell’odore di disinfettante e si rivestì velocemente.

Non vedeva l’ora di tornarsene a casa, infilarsi sotto la doccia e farsi una lunga dormita.

Ultimamente tra i turni di notte e lo studio era veramente stanca.

Si sciolse la coda e lasciò che i suoi riccioli neri cadessero  morbidi lungo la schiena; si diede una rapida occhiata allo specchio: si vedeva lontano un miglio che non dormiva da chissà quanto.

Era cambiata un pò nell’ultimo anno: aveva i capelli molto più lunghi, il volto si era leggermente assottigliato ma gli occhi, quelli erano rimasti sempre uguali: marroni e luminosi, pieni di calore anche se adesso risultavano cerchiati da scure occhiaie.

Raccolse tutte le sue cose, le infilò nel suo armadietto, poi prese la borsa e la chiave dell’auto e uscì di corsa dalla Uke.

Fuori, i primi raggi del sole cominciavano ad illuminare il nuovo giorno.

Salutò alcuni colleghi e poi si diresse verso la sua auto.

Mentre guidava verso casa, di tanto in tanto sbadigliava: era bello vedere la città che lentamente si risvegliava mentre lei non vedeva l’ora di andarsene a dormire.

Parcheggiò l’auto e salì le scale.

Aprì la porta del suo appartamentino e poi scaraventò le chiavi sulla libreria dell’ingresso.

Sorrise pensando a qualcuno che faceva lo stesso e che puntualmente rimproverava.

Diede una rapida occhiata alla foto sul ripiano: lei e Tom che sorridevano felici durante la loro vacanza alle Maldive: il cielo di un azzurro intensissimo, il mare cristallino e la sabbia bianca e sottile come sfondo e loro due abbracciati con i volti uno accanto all’altra che sorridevano felici.

 Se chiudeva gli occhi, poteva ancora a sentire sulla pelle il calore del sole, la brezza tiepida e il sapore di salsedine sulle labbra di Tom.

Giorni felici e spensierati in cui erano sempre insieme, senza telefono, lontano da tutto e tutti; solo loro due e troppo amore da donarsi.

Un brivido le corse lungo la schiena: quante cose erano cambiate nell’ultimo anno…..

Guardava Tom con i cornrows che avevano preso il posto dei suoi amatissimi dreads: era stato un autentico shock! 

Era  appena tornato dagli Stati Uniti, dove stava incidendo il  nuovo album e quando lo vide all’uscita dell’aeroporto, per poco non le prese un colpo!

Sospirò pesantemente.

Quanto le mancava.

Erano settimane che non si vedevano e più i giorni passavano e più la nostalgia diventava pungente.

Chiuse gli occhi e immediatamente sentì il suo profumo…

quel profumo  continuava a suscitare in lei emozioni sconvolgenti.

Riaprì gli occhi e riguardò la foto con una piccola smorfia sulle labbra.

-Torna presto  da me, scimmione-

Andò in cucina e prese il bollitore: una tazza di te era proprio quello che ci voleva.

Prese una bustina di tè all’arancia e la sistemò nella tazza, poi si avvicinò alla finestra e diede una rapida occhiata fuori.

Ormai era giorno e il solito, familiare caos urbano regnava indisturbato.

Si stiracchiò, sbadigliando sonoramente.

Lanciò un’occhiata infastidita ai libri che aveva lasciato il giorno prima sul tavolo della cucina.

Ancora qualche capitolo e avrebbe finito.

L’esame era  vicino ma non era preoccupata: quando Tom non era nei paraggi riusciva a studiare con maggiore impegno senza  nessuna “distrazione” perchè Tom…..beh lui era una grossa distrazione!

Sorrise maliziosa ma subito divenne malinconica, le mancavano da morire i suoi baci, le sue carezze, le notti passate ad amarsi follemente per poi addormentarsi l’uno tra le braccia dell’altra.

Non avrebbe mai immaginato di poter essere così felice accanto a lui.

Non si era  pentita di avergli dato quell’opportunità quel giorno sul lago quando la strinse forte tra le braccia impedendole di scappare via da lui, dai sentimenti che provava e da quei piccoli passi che giorno dopo giorno avevano rafforzato la loro storia.

Inge e Klaudia, non erano rimaste affatto sorprese quando alcuni giorni dopo, andarono a casa sua e si ritrovarono Tom Kaulitz, difronte, ad aprire loro la porta con indosso solo un paio di jeans.

Avevano sempre sospettato che fosse lui, l’uomo misterioso nella sua vita.

Marco invece non era affatto contento.

Dopo tutta la sofferenza che le aveva causato, non aveva appreso di buon grado la notizia della loro riappacificazione.

-Non è l’uomo giusto per te Monica, prima o poi ti farà soffrire di nuovo!- continuava a ripeterle come un disco rotto.

Era preoccupato e non poteva dargli torto: Tom non era uno stinco di santo ma lei  voleva dimostrargli a tutti i costi che si sbagliava.  

Restava il fatto che tra loro non correva buon sangue e Marco non perdeva mai occasione di ricordargli che lo teneva d’occhio e di stare attento perchè al primo passo falso gliel’avrebbe fatta pagare.

Il percorso fin lì era stato difficile e c’erano ancora molti ostacoli da superare: amare significa dipendere da un altro essere umano, abbandonarsi completamente consapevoli di essere fragili e vulnerabili e allo stesso tempo sentirsi forti ed invincibili perchè ricambiati.

Tom, invece, era uno spirito libero, un uomo che non sopportava vincoli o costrizioni, che adorava la sua libertà e per nessun motivo vi avrebbe rinunciato.

Sospirò di nuovo: quei torvi pensieri tornavano a tormentarla e a renderla insicura ma, per fortuna, passavano in fretta.

Le bastava un suo sorriso e, sebbene  non lo avrebbe mai ammesso, sapeva di essergli entrata nel cuore.

Lo capiva da come la guardava, dalle parole piene di tenerezza e di calore che le sussurrava e di come la faceva sentire.

Certe cose non si possono spiegare, si sentono perchè è il cuore che  le suggerisce: quando la stringeva forte tra le braccia e lo guardava negli occhi, sapeva che lui era tutta la sua vita, era tutto ciò che avrebbe mai potuto desiderare.

Il fischio del bollitore la riportò alla realtà.

Spense il fornello, versò l’acqua bollente nella tazza e lasciò che il liquido ambrato rilasciasse il suo aroma intenso.

Prese la tazza e andò a sedersi sul tavolo accanto alla finestra.

Non aveva perso quella pessima abitudine, ma Tom adorava vederla seduta lì con l’aria un pò assente mentre osservava fuori dalla finestra.

Accostò la tazza alle labbra e bevve lentamente, facendo attenzione a non scottarsi, persa nei suoi pensieri.

Appena finì, scese dal tavolo e appoggiò la tazza nel lavandino.

Andò in camera da letto, recuperò la maglietta extralarge di Tom che usava come pigiama e si recò in bagno.

Aprì il miscelatore della doccia e lentamente l’acqua cominciò a scendere piano.

Accese il suo i-pod e lo collegò alle casse che Tom le aveva montato nel bagno e lo posizionò sulla sua canzone preferita. Era un pezzo strumentale lento e dolcissimo che aveva il potere di rilassarla; poi  si tolse tutti i vestiti  e si infilò sotto la doccia.

Il getto di acqua calda la investì e lei chiuse gli occhi.

Quanto era piacevole! Un tiepido massaggio che le accarezzava piano il corpo intorpidito dalle troppe ore in piedi.

Prese lo shampo e cominciò lentamente a lavarsi i capelli e mentre il balsamo alla pesca tentava di domare i suoi ricci ribelli, prese il bagnoschiuma e lo versò su una morbida spugna.

Lentamente cominciò a passarla sul collo, sulle braccia e indugiò a lungo sulle gambe.

Era completamente ricoperta di schiuma profumata: si lasciò accarezzare dall’acqua che lentamente portò via ogni traccia di sapone.

Chiuse il rubinetto e uscì avvolgendosi in un morbido accappatoio di spugna e raccogliendo i capelli in un telo. Si asciugò velocemente ed indossò la maglietta che le arrivava fino alle ginocchia.

Sbadigliando e facendo fatica a tenere ancora gli occhi aperti, raggiunse la camera da letto; tirò le pesanti tende, scostò da un lato il piumino e si infilò a letto.

Non appena adagiò la testa sul cuscino, chiuse gli occhi  e si addormentò profondamente.

Erano passate  solo un paio d’ore ed era immersa in un sogno confuso quando improvvisamente un rumore sordo, una specie di tonfo la fece sobbalzare.

Si levò di scatto: il cuore che batteva velocemente nel petto; la vista ancora un pò annebbiata e si sentiva intontita e spaventata.

Non sapeva se stesse ancora dormendo o se fosse sveglia; cos’era quel rumore? E da dove proveniva? Forse erano entrati dei ladri in casa.

Deglutì a vuoto poi, tirò un grosso respiro e silenziosamente scese dal letto.

Facendo attenzione a non produrre nemmeno il più piccolo suono,  si affacciò dalla porta della camera da letto.

Non c’era nessuno.

Respirò di sollievo rilassando i muscoli tesi e scattanti: aveva sognato!

Sorrise scuotendo la testa mentre se ne tornava a letto; si infilò sotto il piumino, vi si accoccolò comodamente ed infine chiuse gli occhi.

Ancora quel rumore!

Stavolta era sveglia e si era resa conto che il rumore proveniva dal bagno.

Scese dal letto e a passi felini percorse il corridoio ma, avvicinandosi al bagno, sentì il rumore dell’acqua nella doccia e sul pavimento notò degli indumenti: una camicia a quadroni, un paio di jeans, una maglietta…

Aprì delicatamente la porta del bagno e improvvisamente, il cuore cominciò a battere forte, mentre un largo sorriso le si disegnò sulle labbra.

L’acqua calda scivolava lungo la sua schiena, giù sul bacino stretto e precipitava lungo le sue gambe sottili.

Restò in silenzio, semi-nascosta dalla porta ad ammirare la perfezione del suo corpo, i suoi muscoli guizzanti, le spalle larghe e le sue mani, che afferravano un telo e lo stringevano intorno ai fianchi.

Era tornato!

Si avvicinò lentamente.

Lui non la sentì entrare.

Era immerso in una nuvola di vapore e aveva la testa coperta da un asciugamani che si tamponava le treccine nere.

Monica gli circondò i fianchi in un abbraccio e con le labbra gli sfiorò delicatamente la schiena

                                                                                               

………………..continua 

  
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