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Autore: MrsHousekeeper    24/04/2012    0 recensioni
Traduzione della bellissima "Something Old" scritta da Maple Fay su ff.net. Mrs. Hughes ha lasciato Downton Abbey, a causa di un certo maggiordomo e di una gran brutta situazione che sembra non poter trovare soluzione. Ma è davvero così? Oppure anche la ferita più grave, con il tempo, smette di sanguinare? Carson/Hughes molto atipica, ambientata qualche anno dopo il Christmas Special.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qui, secondo capitolo. Grazie a voi che state leggendo...

Noterete, probabilmente, un discreto altalenare dal "voi" al "tu" e viceversa nel dialogo finale: è stata, da parte mia, una scelta voluta. Un modo per esprimere l'impetuosità dei sentimenti di Elsie, combattuta tra l'impeto - che la fa optare per un concitato "tu" - e il dignitoso distacco che desidera mettere tra lei e Carson... Non so, a me sembra una scelta sensata. L'ultima parola, però, sta a voi. Buona lettura :)

« Sono letteralmente andato a sbattere contro Mrs. Hughes, oggi, mentre rientravo dal club. »

I bruschi respiri e le esclamazioni sconvolte non bastarono a svegliare il bambino. « Tu cosa? » boccheggiò Cora, battendo rapidamente le palpebre. « È a Londra ora? Come sta? »

« È ancora a servizio? » Edith si accigliò un poco, accarezzandosi con gentilezza il ventre.

« E perché mai non dovrebbe? » Mary roteò gli occhi e mise il piccolo Reggie nella culla per poi sedersi sul letto della sorella. « Lei non ha assolutamente alcuna ragione di vergognarsi, in tutto questo. »

Edith sollevò un sopracciglio con una punta di derisione, senza che tuttavia ci fosse malizia sul suo viso. « Pensavo che tu avessi sempre preferito Carson a Mrs. Hughes, Mary, no? »

« Quello, » disse la moglie di Matthew Crawley a denti stretti, sollevando il mento provocatoriamente, « era prima. »

« Posso solo ricordarti che se non fosse stato per tua suocera noi non ci saremmo mai trovati in questa situazione, tanto per cominciare? »

« Edith, » Cora rimproverò la sua figlia più giovane e si accigliò. « Dovremmo essere grati che la cugina Isobel abbia fatto ciò che ha fatto. Solo pensare che la cosa potesse andare avanti senza che nessuno sapesse... Se lei non ci avesse detto cosa aveva visto... »

« Esatto! Avresti voluto che Mrs. Hughes affrontasse quell'umiliazione da sola, senza poterlo dire a nessuno? »

« Mi dispiace, » sospirò Edith, e si appoggiò all'indietro, premendosi le dita contro le tempie. « Questo bambino mi fa dire un sacco di cose prive di senso. Se è una femmina la chiamerò Violet... Vedi? Eccoci di nuovo! Ma lasciamo perdere questo – papà, hai l'indirizzo di Mrs. Hughes? Mi piacerebbe molto contattarla. »

Mary socchiuse gli occhi. « Che cosa hai in mente? »

« Be', Anthony insiste che assumiamo una nuova governante, così pensavo che... »

« E tu la faresti vivere e lavorare così vicino a Downton? Pensi che sarebbe saggio? »

« Perché non chiediamo a lei se sarebbe interessata o no? » intervenne Cora, coprendo la mano di Edith con la propria. « Non può essere felice a Londra, è un posto che non le è mai piaciuto. » Si voltò di nuovo verso il marito con un sorriso incoraggiante. « Allora, Robert? Cosa ci dici di quell'indirizzo? »

Lui annuì ed estrasse un pezzo di carta dal portafogli, rigirandoselo tra le mani con un sorriso poco convinto. « Ce l'ho... Però, Edith, è fuori discussione che tu faccia tutta quella strada fino a Lambeth, non nelle tue condizioni! »

« Allora dovremo solo far sì che Mrs. Hughes venga a trovarci a Grantham House, papà, non è vero? »

Mary sospirò e si alzò per controllare suo figlio, scoccando al padre un'occhiata d'intesa nel passargli davanti. « Assicurati di dare a Carson il pomeriggio libero, o sarà un bagno di sangue. »

. _ . _ . _ . _ . _ . _ . _ . _ . _ . _ . _ .

Forse avrebbe dovuto chiedersi la ragione dell'impazienza di sua signoria di averlo fuori di casa per l'intero pomeriggio – soprattutto dopo aver sentito per caso le cameriere parlare di un ospite invitato per il tè – ma alla fine aveva deciso di rassegnarsi e dedicarsi così ad alcune commissioni per le quali non aveva avuto tempo fino ad allora.

Aveva però portato tutto a termine piuttosto velocemente, e un quarto d'ora dopo le cinque già era di ritorno. Non appena si voltò per raggiungere l'ingresso della servitù, la porta principale si aprì e una figura femminile ne uscì, accomiatandosi da chiunque stesse tenendo la porta aperta, quasi certamente Thomas.

La donna non se ne andò subito, ma si fermò a dire qualcosa a Thomas, accarezzandogli una manica con gentilezza. Charles corrugò le sopracciglia e si fermò sul gradino più in alto, profondamente incuriosito dall'identità della strana ospite – finché non dedicò un'occhiata più attenta al suo cappotto verde scuro, e si rese conto che non era un'estranea, dopo tutto.

Per il tempo che le servì per scendere le scale, lui già l'aspettava in fondo, guardando in alto, assaporando la vista di lei. Aveva perso peso, e c'erano nuove linee sul suo viso: tutt'altro che sorprendente, considerando tutto ciò che stava passando – tutto ciò che lui le stava costringendo a passare.

Era persa nei suoi pensieri, la mente che vagava tanto lontano che lui dovette afferrarla per il polso perché lei lo guardasse.

« Elsie. »

Lei tremò e sottrasse il braccio alla sua presa con forza, le labbra strette in una linea sottile, ogni colorito scomparso dal suo volto.

« Non ho niente da dirvi, Mr. Carson, » tagliò corto, e si mosse per allontanarsi. Velocemente lui si spostò fino a trovarsi di fronte a lei, bloccandole il passaggio, i due gradini che ancora lei non aveva sceso a mettere i loro visi quasi allo stesso livello.

« Ti prego, Elsie. Devi capire, devi lasciarmi spiegare - »

« Stammi a sentire, » lo interruppe, i suoi occhi che scagliavano saette direttamente contro il cuore dell'uomo. « Io non devo fare niente, non più. So cosa stai per dire, e so che probabilmente credi che sia vero – ma come potrei farlo io? » Emise un lungo, greve respiro e scosse la testa, senza guardarlo negli occhi. « Dovrei probabilmente augurarti una piacevole serata, e chiederti di porgere i miei omaggi alla tua adorabile moglie, ma non lo farò. » Un'unica lacrima scivolò lungo la sua guancia e lei sollevò la mano guantata per asciugarla. « A quanto pare non sono una bugiarda brava quanto voi. Addio, Mr. Carson. »

Lui fissò la sua sagoma che si allontanava finché non fu scomparsa dietro l'angolo, quindi, lentamente, tornò a voltarsi, diretto a testa bassa all'ingresso della servitù.

Come può questo essere successo a noi, Elsie?

A/N Se troverete il tempo di lasciare un commento, be': farete di me una fantranslater felice :P

  
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